Sempre in ritardo. Le domande giuste, purtroppo, in questo Paese vengono poste sempre troppo tardi. A giochi fatti. Mentre il sistema della Protezione civile se ne va bellamente a rotoli, con il governo che ritira l’articolo 16 di un ddl in discussione alla Camera che avrebbe di fatto trasformato in una spa il dipartimento, nessuno si sta domandando come sia stata fatta, e se sia stata fatta, la bonifica dell’area e delle acque dell’area dell’arsenale de La Maddalena. Si sa solo che sono stati spesi circa 80 milioni di euro per effettuare questa bonfica. Ma in che modo, con quali risultati, è un mistero. Quel cantiere, e quella bonifica, sono stati fatti con le logiche del “sistema”, in deroga (come dimostrerebbero le inchieste in corso) alle normative di controllo. Non solo quelle della Corte dei conti ma anche quelle della Via. Segreto di Stato. Tutta quella vicenda, quel cantiere di complessivi 280 milioni di euro, è stata tenuta nascosta con l’applicazione del segreto.
Nessuno sta facendo le domande giuste. Quell’area bonificata è stata una base di sommergibili nucleari della Us Navy. Quindi in quelle acque hanno operato, sostato e sono stati sottoposti a manutenzione numerosi reattori nucleari necessari alla propulsione dei sommergibili. Senza parlare poi di decine e decine di testate nucleari.
Sapere chi ha effettuato e come quella bonifica, che tipo di sostanze ed eventualmente quali tipi di materiali radianti (se ce n’erano) sono stati trovati e soprattutto come e dove eventualmente sono stati messi in sicurezza: queste sono le domande che nessuno sta facendo.
Dopo aver visto le strutture del G8 sardo già ridotte alla fatiscenza in vari punti dopo solo pochi mesi dalla consegna non ci rassicura affatto. Non può rassicurarci leggendo quell’intreccio di imprese a affari e favori e scambi (in rigorosa deroga a ogni regola) che sta emergendo in questi giorni.
Anni fa gli ambientalisti liguri si opposero al dragaggio dei fondali del porto di La Spezia. La paura che si liberassero di colpo enorme quantità di inquinanti smuovendo il limo della rada spezzina era molto forte e a ragione. Poi d’improvviso si trovarono un imprevedibile alleato in quella battaglia: la Marina militare. Perché i militari. Vista la presenza di un dei più grandi arsenali italiani, della Oto Melara e, nonostante sia stato negato a più riprese, di un’area nell’arsenale forse destinata alla sosta di battelli (forse anche a tecnologia nucleare vista la presenza di uno specifico piano di emergenza i caso di incidente nucleare) a propulsione nucleare, l’opposizione della Marina è comprensibile. In una logica di opposizione del Segreto di Stato.
Come oggi anche allora certe domande non vennero fatte. Almeno non vennero fatte con abbastanza forza. Con la giusta chiarezza.
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