venerdì 18 novembre 2011

Nuvoletta radioattiva, da giallo in farsa. Il laboratorio ungherese smentisce l’Iaea

Foto Siebhur
articolo di Blogeko
di Maria Ferdinanda Piva

Da giallo a farsa. Secondo la Iaea, l’agenzia dell’Onu per l’energia nucleare, la nuvoletta radioattiva di Iodio 131 a spasso da molti giorni sui cieli di mezza Europa verrebbe dall’Institute of Isotopes Ltd, che in Ungheria produce isotopi per usi medici, industriali e di ricerca.
Ma il direttore del laboratorio, Lakatos Mihály, ha affidato una vigorosa smentita ad un comunicato stampa e a un’intervista all’agenzia Reuters.
Dice in sostanza che, dall’inizio dell’anno, le emissioni in atmosfera provenienti dall’istituto sono state pari soltanto al 39% del limite massimo annuale, e che esse semmai possono contribuire a spiegare un aumento della radioattività a Budapest: ma non altrove.
I giornalisti di Abc News hanno vanamente chiesto alla Iaea di ribattere. L’agenzia li ha invitati a girare le domande all’autorità ungherese per l’energia nucleare: che non ha risposto.
Siamo almeno al punto di prima, insomma: nebbia totale. Con qualche particolare in più, a patto di cercarlo col lanternino.
L’associazione ambientalista Bellona, attiva nell’Europa nord orientale, ha fatto un lavoro meritorio riunendo in un comunicato stampa (lo trovate in fondo) i link alle notizie giornalistiche e alle dichiarazioni delle varie autorità nazionali europee relative alla misteriosa nuvoletta di Iodio 131.
Come nota Bellona, mancano informazioni dettagliate sull’entità dell’aumento della radioattività. Tutti dicono che è molto modesto, che non ci sono rischi per la salute (ma esiste un seppur debole aumento della radioattività davvero privo di effetti collaterali?), però non sono disponibili dati puntuali – Becquerel al metro cubo di aria – per toccare con mano.
Inoltre, dice sempre Bellona, l’aumento di Iodio 131 è stato riscontrato nell’intera fascia che va dalla Svezia all’Austria: questo induce a sospettare che il rilascio di radioattività nell’atmosfera non sia stato poi così trascurabile e che in qualche ignoto luogo, ossia vicino alla fonte, la concentrazione sia più elevata e tale da comportare rischi per la salute.
Il comunicato stampa di Bellona è stato pubblicato ieri, contemporaneamente a quello della Iaea che identifica il laboratorio ungherese come sorgente. Bellona non prende nemmeno in considerazione questa pista.
Dice piuttosto: lo Iodio 131 deriva dalla fissione dell’uranio, che ha luogo nei reattori nucleari commerciali (quelli che producono elettricità) o gestiti da enti di ricerca. Un ente che usi iodio radioattivo per scopi medici o farmaceutici ben difficilmente ne possiede abbastanza per provocare un aumento della radioattività in un’area così vasta.
Più o meno, è anche quel che afferma l’Institute of Isotopes. Il laboratorio dice di aver emesso nell’atmosfera 300 Gigabecquerel fra gennaio e maggio, e altri 324 Gigabecquerel fra settembre e novembre; complessivamente costituiscono il 39% del limite annuale, e dunque spiegano una parte dello Iodio 131 individuato nell’atmosfera a Budapest: ma non quello individuato negli altri Paesi europei.
La caccia alla fonte è ancora aperta: ed è inquietante il fatto che la Iaea e le varie autorità nazionali, in tutto questo tempo, non sono ancora riuscite ad individuarla. I francesi hanno detto che cercheranno di calcolare l’origine dello Iodio 131. Se verrà fuori qualcosa, lo saprete.


L’Institute of Isotopes Ltd e il suo comunicato stampa sulla nube di Iodio 131: la traduzione automatica di Google non sembra aggiungere altri particolari sostanziali rispetto a quelli riportati da Reuters; se passa di qui qualcuno che legge l’ungherese, una traduzione migliore è la benvenuta



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