Il famoso eretico Giordano Bruno, finito sul rogo il 17 Febbraio 1600, oltre alla sua visione filosofica del mondo, ci ha lasciato delle annotazioni che fanno riferimento al futuro dell’umanità. Infatti nei suoi scritti e studi sono incluse alcune riflessioni interessanti che qualcuno ha ribattezzato come ‘profezie’ screditando però la lungimiranza dello scienziato che riuscì persino a ipotizzare la fine del mondo con un linguaggio medioevale e profetico ma anche scientificamente condivisibile ai giorni nostri.
“L’uomo viaggerà nel cosmo e dal cosmo, apprenderà il giorno della sua fine..
[...] proprio quando l’uomo si crederà padrone
del cosmo molte ricche città faranno la fine di Sodoma e Gomorra
[...] un Sole Nero inghiottirà nello spazio il sole, la luna, e tutti pianeti che ruotano intorno al sole”
(bibliografia: “De l’infinito Universo et mondi”)
Significative sono queste ultime due righe che, oltre ad attestare come Bruno avesse abbracciato la visione copernicana del mondo, confermano l’apparizione di un secondo Sole Nero perché non luminoso, così come non è luminoso un pianeta al confronto di una stella. Forse Giordano Bruno si riferirva ad una stella oscura, una Nana Bruna, ovvero la Dark Star dove orbitano alcuni pianeti giganti come Planet X-Nibiru?
UN FORTE CAMPO GRAVITAZIONALE
Il «Sole Nero» inghiottirà tutti i pianeti a causa del suo forte campo gravitazionale, dovuto ad una massa così consistente che influenzerà pesantemente persino il campo gravitazionale solare. L’umanità apprenderà dall’osservazione del cielo «il giorno della sua fine», nel momento in cui «viaggerà nel cosmo».
Solo nel novecento l’uomo ha iniziato a compiere viaggi nello spazio, è quindi certo che Bruno prevede che gli avvenimenti di cui parla si verificheranno in una data non precisata a partire dal XX secolo e non prima.
Giordano Bruno, filosofo astronomo e scrittore, nato a Nola nel 1548, nonostante l’inquisizione ecclesiastica infliggesse il carcere e le torture, si rifiutò sempre di rinnegare le sue idee e fu arso vivo a Roma in Campo dei Fiori il 17 febbraio 1600.
Il suo torto fu di aver aderito alla visione copernicana, contrapponendo ad un universo chiuso e finito, infiniti universi. Il 1584 è l’anno in cui scrive “De l’infinito universo et mondi”,
nel quale tratta il problema dell’essere dal punto di vista COSMOLOGICO: “l’essere è lo spazio infinito con i mondi innumerevoli” e dal punto di vista sotto l’aspetto METAFISICO: “l’essere è l’infinito stesso”.
ASPETTO COSMOLOGICO
Aveva ragione Giordano Bruno? Il nostro potrebbe essere solo uno degli infiniti universi? Ebbene dopo 400 anni gli astronomi cominciano a chiedersi cosa c’era prima del Big Bang. Il nostro universo potrebbe essere emerso da un punto di un altro universo, dove la gravità è così intensa da piegare lo spazio attorno a sé e dove l’universo nascente appare come un buco nero, al cui interno però si sviluppa un altro spazio.
La scienza sta cercando di capire che cosa ci fosse prima di quell’esplosione, prima cioè della nascita stessa dell’universo. Tutto lascia intravedere la possibilità che, prima del nostro, ci siano stati molti altri Big Bang, e molti altri universi. Secondo alcuni studiosi di meccanica quantistica, la nostra stessa realtà si sdoppia ogniqualvolta una particella ha la possibilità di comportarsi in modi diversi e di conseguenza di dare vita a due universi paralleli.
Sembra insomma che dopo esserci abituati all’idea che, né la Terra, né il Sole, né la nostra galassia sono al centro del creato, dovremo presto accettare anche quella di non appartenere all’unico universo esistente.
Le costanti naturali fissate all’epoca del Big Bang, come la carica dell’elettrone o la velocità della luce, sembrano straordinariamente calibrate per favorire la nascita di un universo in cui possa emergere la coscienza.
Se la gravità fosse stata leggermente più forte, le stelle avrebbero bruciato il loro combustibile nucleare in meno di un anno. Se invece la forza che tiene insieme i nuclei degli atomi fosse stata appena più debole, gli astri non si sarebbero mai formati.
Insomma la vita sulla Terra è il risultato di circostanze così specifiche e restrittive da essere un evento di per sé altamente improbabile.
Ciò porta a pensare ed ammettere, quasi per esigenza logica, che si formino di continuo interi universi, ognuno con caratteristiche diverse. Alla fine, il nostro firmamento sarebbe uno tra i tanti “universi innumerevoli”, ipotesi che tanto successo sta riscuotendo tra i cosmologi.
ASPETTO METAFISICO
Giordano Bruno va oltre la fisica e afferma l’unità infinita dell’essere superiore ed inferiore. L’anima, le forme, la materia, sono – “prope nihil” – quasi nulla poiché non sono qualificazioni che hanno senso nella dimensione dell’unità infinita. L’universo è il modo di manifestarsi dell’uno che non può non manifestarsi, così che dal punto di vista metafisico abbiamo la sparizione della differenza. Il destino celeste non è quello dell’assoluta permanenza, della felicità e del premio, dell’esistenza liberata dal dolore, ma è un modo di parlare, una consolazione dell’esistenza, una “species phantastica”. L’eguaglianza metafisica del cielo e della terra abolisce il sentimento della speranza cristiana, come sentimento sensato. La concezione dell’infinito corrisponde al problema esistenziale di vivere in una dimensione senza centro e senza sponde e, al limite, senza significato.
Redazione Segnidalcielo
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