È il color rosso sangue delle pareti il primo elemento che ha colpito gli archeologi dell’Istituto nazionale messicano per l’Antropologia e la Storia (INAH) che per la prima volta hanno potuto esplorare una tomba di 1.500 anni fa la cui esistenza era nota già dal 1999, ma in cui finora erano potuti entrare solo virtualmente grazie a una sonda munita di minitelecamera.
Oltre agli straordinari dipinti rossi, la tomba contiene anche 11 vasi e vari pezzi in giada. Il rosso, simbolo del sangue e della forza vitale per i Maya, era usato spesso per adornare le tombe dei sovrani, spiega David Stuart della University of Texas di Austin. Ma l’identità del suo occupante non è ancora nota. La tomba si trova a Palenque, nell’attuale Messico meridionale; fu un importante centro politico e religioso dei Maya dal 500 al 700 a.C., e oggi è uno dei più importanti siti archeologici delle Americhe.
Benché finora non siano state avvistate ossa, si ritiene che la tomba custodisca i resti di di K’uk’ B’ahlam, che regnò dal 431 al 435 d.C e fu il fondatore della dinastia Pakal. Ma secondo i ricercatori, lo stile della tomba e il vasellame in essa contenuto rimandano a un periodo più tardo. Palenque non era una delle più grandi città maya, ma ha restituito agli archeologi un tesoro di iscrizioni, rilievi, strutture architettoniche di immenso valore scientifico.
L’impossibilità di accedere alla tomba ha fatto si che queste nove figure umane dipinte che adornano le pareti della tomba si conservassero. Non si sa chi o cosa rappresentino queste figure, ma lo stile del disegno ha permesso di datarle tra il 400 e il 550 d.C., corrispondente alla prima fase di questa città-stato dei Maya.
I murali color cremisi che costituiscono la principale caratteristica della tomba sono in realtà abbastanza inusuali per Palenque, sito rinomato per le immagini molto realistiche, dice Stuart. “Qui invece sono più schematiche, come se fossero state dipinte in fretta”. L’Impero Maya, che si estendeva dal Messico meridionale attraverso il Guatemala e nel Belize settentrionale, fiorì dal 250 al 900 d.C., quando finì misteriosamente.
Il re “Serpente Giaguaro”
Una delle pareti della tomba raffigura il sovrano di Palenque Kan Bahlam – Serpente Giaguaro – che sfoggia un elaborato copricapo e uno scudo. Come le altre otto figure dipinte nella tomba, anche questo forse rappresenta un antenato regale dell’occupante della tomba, ipotizza Stuart.
“La raffigurazione di nove antenati sembra ricorrere anche in altre sepolture reali di Palenque, come ad esempio la grande tomba dello stesso Pakal situata nel Tempio delle Iscrizioni”.
Pakal, il più celebre sovrano di questa regione, salì al potere nel 615 d.C all’età di 12 anni e regnò fin dopo gli 80. Trasformò Palenque in una metropoli fiorente; ma poiché gran parte degli edifici da lui costruiti vennero edificati su altri già esistenti, poco si sa del periodo che precedette il suo regno.
Se la nuova tomba, come i ricercatori sospettano, è più antica di quella di Pakal, potrebbe offrire preziose testimonianze sul periodo che precedette il celebre sovrano.
I prossimi scavi contribuiranno a datare la tomba e forse a identificare con certezza l’identità del defunto. Il team dell’INAH è composto da circa 60 persone, ma nella tomba possono entrare al massimo in gruppi di due o tre, e muniti di tute speciali per non alterare la temperatura e l’umidità all’interno della sepoltura.
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