Gli imprenditori vedono l’inasprirsi della competizione e chiedono aiuto a UE e NATO! L’industria tedesca rompe un tabù: impegno militare per accedere ai giacimenti
l governo di Berlino dovrebbe aiutare l’industria tedesca a garantirsi libero accesso alle materie prime e alle terre rare sparse per il mondo, se necessario anche con l’appoggio delle forze armate. È la richiesta avanzata da Dierk Paskert, direttore della «Alleanza per le materie prime», una società che riunisce big come ThyssenKrupp, Bmw, Bosch, Volkswagen, Bayer e punta a lanciare progetti di cooperazione e sfruttamento di giacimenti di petrolio, gas o terre rare all’estero. Una richiesta molto delicata in un Paese in cui tre anni fa un capo dello Stato - Horst Kohler - si dimise dopo le critiche ricevute per aver dichiarato che un’operazione militare all’estero può rivelarsi indispensabile per difendere gli interessi economici nazionali.
Ora, intervistato dall’«Handelsblatt», Paskert lancia il suo appello: abbiamo bisogno di una politica di scambi con l’estero e di sicurezza orientata in modo strategico. «Insieme ai nostri partner nella Ue e nella Nato dovremo assumerci ancora più responsabilità sulle questioni del commercio estero e della sicurezza», nota. La competizione per le materie prime «è notevolmente aumentata, per questo faremmo bene a unire le forze e collaborare». L’approvvigionamento ha un'importanza geopolitica, ricorda Paskert: «La presenza dell’esercito Usa nel Golfo Persico o il massiccio potenziamento delle forze navali cinesi serve proprio a proteggere questi interessi».
L’industria tedesca, riassume l’«Handelsblatt», desidera un maggiore impegno statale e militare per assicurare l’accesso alle materie prime. E trova ascolto a Berlino: tale accesso è un «tema strategico» per la politica estera tedesca.
L’argomento delle materie prime è da tempo al centro dell’attenzione della politica e dell’economia tedesca. La Germania si muove su due binari: statale, con accordi di cooperazione per lo sfruttamento delle materie prime locali firmati con Mongolia, Kazakistan e da ultimo, a fine gennaio, col Cile; e privato, con la nascita, l’anno scorso, dell’Alleanza per le materie prime, fortemente sponsorizzata dalla Confindustria tedesca. La Repubblica federale, che negli ultimi dieci anni ha quasi triplicato le sue importazioni di materie prime, teme di trovarsi tagliata fuori in futuro dall’accesso a metalli chiave come il litio, essenziale per le batterie delle auto elettriche.
Il tema è talmente sentito a Berlino che in cancelleria starebbero pensando di creare un nuovo coordinatore per le questioni di sicurezza. Il suo compito: aiutare le industrie strategiche, garantire il futuro delle proprie tecnologie di difesa e contribuire all’accesso alle materie prime.
La discussa vendita di carri armati tedeschi al regime dell’Arabia Saudita, Paese ricco di petrolio, punterebbe proprio ad assicurare gli interessi nazionali: si tratta di appoggiare i partner strategici politicamente, ma anche con tecnologie militari, prima di essere eventualmente costretti a inviare propri soldati.
Fonti:
La Stampa del 19/02/2013 (http://www.selpress.com/unibs/esr_p1.asp)
http://www.marx21.it/internazionale/europa/21812-qin-guerra-per-le-materie-primeq.html
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