settembre 29
08:062015
by admin
Sembra la barzelletta dell’anno, questa della scoperta dell’acqua salata su Marte. Sono anni che le sonde spaziali a partire dai Rover Opportunity, Curiosity e non ultima la Mro (Mars Reconnaissance Orbiter), avevano analizzato il suolo marziano alla ricerca di acqua ghiacciata e micro-organismi che potevano dare esito positivo sulla ricerca di vita aliena sul pianeta Rosso.
Nel 2011 alcuni quotidiani pubblicarono la notizia dettata dalla NASA e riguardante appunto ghiaccio e acqua trovati sulla superficie di Marte. Ecco uno stralcio di questa notizia pubblicata da Focus. “A quanto pare, su Marte potrebbe esserci molto più ghiaccio di quanto si pensava, nascosto sotto la sua superficie. Non si tratta comunque di una novità, ma questa volta la vera sorpresa è che grandi depositi di ghiaccio potrebbero trovarsi non molto lontano dall’equatore marziano.
Le osservazioni effettuate da due sonde, Mars Reconnaissance Orbiter (MRO) della NASA e Mars Express dell’ESA hanno infatti rilevato dei chiari indizi circa la presenza di vasti depositi di ghiaccio poco a sud dell’equatore, tra cui anche intorno al cratere da impatto Holden, che si stima nasconda sotto la sua superficie da 50 a 500 kg per metro quadrato di ghiaccio d’acqua ad una profondità di soli 2-3 metri. Si tratta della primissima prova della presenza di ghiaccio a latitudini tropicali su Marte, che possono arrivare anche fino a solo 25°.”
Insomma, una scoperta vecchia di 5-6 anni, che dimostra ancora una volta gli inganni e le menzogne dell’ente spaziale americano, che come solito, si spazzola la barba leccandosi i baffi, dando notizia di una scoperta eclatante, come appunto quella dell’Acqua salata, quando di acqua e ghiaccio, già se ne parlava nel 2010.
Secondo i “testoni” della NASA-JPL di Pasadena, il nuovo metodo di analisi spettroscopica effettuata dalla sonda MRO, rivela la natura di un discusso fenomeno geologico che si rinnova ad ogni “estate” sul Pianeta Rosso: la comparsa stagionale di strisce di terra bagnata su alcuni pendii. Dunque su Marte c’è acqua allo stato liquido, probabilmente salata, almeno nei periodi più caldi dell’anno marziano. Quindi, su Marte scorre acqua liquida, quella sciolta dai ghiacci marziani e quella salata che scorre nei piccoli ruscelli, che compaiono periodicamente, lasciando striature scure la cui origine, secondo la NASA, era finora un mistero. La prova, pubblicata su Nature Geoscience, arriva dal satellite americano Mro (Mars Reconnaissance Orbiter).
Come scrive l’agenzia di stampa ANSA, l’acqua compare solo in alcune stagioni, sotto forma di gocce che si condensano all’interno di stretti canali larghi poche decine di centimetri e considerati a lungo un mistero sin dalla prima scoperta, avvenuta negli anni ’70. Da allora vengono indicati con la sigla Rsl (dall’inglese ‘Recurring slope lineae) e da subito è nato il sospetto che i minuscoli canali fossero disegnati dallo scorrimento di piccole quantità di acqua salata, che si condensa durante i mesi più caldi.
Le strisce scure sulla superficie di Marte sono la prova che sul pianeta scorre acqua, e che è salata (fonte: NASA/JPL/University of Arizona)
Ghiaccio nel Gale Crater che si trova alla base del Mount Sharp su Marte. la foto risale al 2010
Il mistero delle striature scure
Finora le immagini satellitari avevano osservato la formazione di linee scure, lunghe fino a 5 metri, lungo i pendii marziani, a latitudini e quote molto differenti. Queste linee scure hanno la caratteristica di comparire e allungarsi sempre più durante le stagioni calde per poi svanire in quelle più fredde. La capacità degli strumenti non permetteva però di definire con certezza se i canali potessero essere provocati dall’acqua oppure da qualche altro fenomeno ancora non compreso. La presenza di sali idrati negli stessi momenti in cui le linee si formano è adesso, per i ricercatori, la prova attesa da tempo dell’esistenza su Marte di acqua allo stato liquido, seppur in piccole tracce.
La lunga ‘caccia’ all’acqua marziana
Come in un puzzle complicato, a raccontare la storia dell’acqua marziana è stato un insieme di tessere, diventate sempre più numerose negli ultimi anni. A dare nuovo impulso alla ‘caccia’ all’acqua marziana sono stati soprattutto i satelliti europei e americani in orbita attorno al pianeta rosso, insieme ai rover che esplorano la superficie.
Un contributo importante si deve ai radar Marsis e Sharad, a bordo rispettivamente del satellite europeo Mars Express e dell’americano Mro (Mars Reconnaissance Orbiter): hanno fornito i primi elementi precisi sulla presenza di ghiaccio d’acqua ed entrambi parlano italiano.
Nel 2008 appare chiaro che molte delle formazioni che si osservano su Marte sono state modellate da grandi masse d’acqua paragonabili al Mississippi, fuoriuscite velocemente dal sottosuolo. Dello stesso anno è la scoperta, basata sui dati del satellite Mro che antichissimi ghiacciai hanno scavato lunghi canali sul pianeta.
Una scoperta retrodatata
Come detto sopra, la MRO (lo stesso satellite che ha permesso di scoprire che l’acqua scorre ancora su Marte) ha scoperto che l’acqua su Marte è scomparsa soltanto due miliardi di anni fa, ossia un miliardo di anni più a lungo di quanto si pensasse, modellandone la superficie e aumentando la possibilità della comparsa di forme di vita.
Un’altra sonda americana, Mars Odissey, aveva fornito le prove dell’esistenza di un grande oceano poco profondo, che occupava per due terzi la superficie del pianeta. Accanto ad esso esisteva un secondo oceano, molto più piccolo e giovane. Una scoperta confermata nel 2010, quando nuovi dati hanno ricostruito l’antico aspetto di Marte: un pianeta blu, con un grande oceano nell’emisfero Nord e la terraferma costellata di laghi e solcata da almeno 40.000 fiumi.
Un quadro arricchito, nel 2010, dalla scoperta che Marte è un pianeta molto più attivo di quanto si credesse, e nel 2012 dalla scoperta di rocce scavate dallo scorrere dell’acqua: il letto di un antico fiume marziano.
a cura di Miguel H.
Redazione Segnidalcielo
http://www.segnidalcielo.it/marte-la-nasa-annuncia-la-scoperta-dellacqua-calda-anzi-no-la-scoperta-dellacqua-salata/