Alert - Nibiru is coming

Il Pensiero di Angeli in Astronave

Angeli in Astronave è distaccato da tutti coloro che professano amore…e in realtà guadagnano con la sapienza che non gli appartiene… ribadisco …nomi altisonanti … artefatti di strani effetti speciali …visivi o non… strumentalizzare… gruppi di appartenenza…donazioni … plagio… bugie da effetto… mancanza di umiltà… falsi nel pubblico…violenti nelle mura domestiche… guru e maestri …diffidate da ogni cosa artefatta… l’Amore unisce in semplicità…non ha bisogno di una carta scritta…la Verità non si vende ne si compra…fatene tesoro… Dolbyjack!

"Con riferimento al Decreto legislativo 9 aprile 2003, n.70 che si occupa di Attuazione della direttiva 2000/31/CE. Facendo anche riferimento al libro verde sulla tutela dei minori e della dignità umana nei servizi audiovisivi e di informazione COM (96) 483, il presente sito web: (Angeli in Astronave) è fruibile a soli Maggiorenni e pertanto proibito a tutti coloro che siano sofferenti psichici o vulnerabili ad informazioni di questo tipo e quindi influenzabili dal punto di vista psicologico.”

Buona Navigazione Cari Angeli, Namasté..

Video Discosure-Nibiru e Mauro Biglino

Riflessioni

La dottrina e pratica più blasfema della Chiesa Cattolica è quella della transustanziazione e del sacrificio della messa. La transustanziazione (fatta dogma dal concilio Lateranense IV nel 1215, elaborata in seguito da Tommaso d'Aquino e sancita definitivamente dal Concilio di Trento) insegna che: il pane e il vino, al momento della consacrazione vengono dal sacerdote cambiati nel corpo e nel sangue di Gesù Cristo (ogni giorno quindi vengono all'esistenza migliaia e migliaia di nuovi Gesù). La Scrittura insegna che nella cena c'è solo la presenza spirituale di Gesù (Luca 22:19-20; Giovanni 6:63; 1 Corinzi 11:26). Inoltre, nell'adorazione dell'ostia, la Chiesa di Roma adora un dio fatto dalle mani di uomini. Questo è il colmo dell'idolatria, ed è completamente contrario allo spirito del Vangelo che richiede di adorare Dio in spirito e verità (Giovanni 4:23-24). Carlo Fumagalli ex prete ed antropologo

Rasoio di Ockam suggerisce che: "tra varie spiegazioni possibili di una data osservazione, quella più semplice ha maggiori possibilità di essere vera".

DA QUANDO E' DIVENTATO REATO AVER CARA LA VITA?

"Nessuna causa è persa finché ci sarà un solo folle a combattere per essa".

Disclose.tv - ANONYMOUS MESSAGE TO NASA ABOUT ETS
http://www.disclose.tv/action/viewvideo/104638/ANONYMOUS_MESSAGE_TO_NASA_ABOUT_ETS/ Agenzia spaziale più importante del mondo, ti abbiamo osservato e ascoltato per molto tempo, siamo contrariati dalle tue costanti smentite e insabbiamenti, sappiamo tutti i tuoi piccoli e sporchi segreti e i trucchetti che usi. Sappiamo come hai falsato tutte le immagini della superfce dei pianeti e dei satelliti che li circondano, sappiamo come hai falsato e nascosto la verità al mondo. Ora abbiamo abbastanza filmati immagini e informazioni che tu non hai. Saremo capaci di mostrare la verità e lo faremo presto, pensi che stiamo bleffando? allora ascolta, la complessità della loro abilità è incomprensibile[...]l'ormeggio dei loro veicoli sembra molto NASA(non diciamo di più) è per i tuoi trucchi?Sappiamo anche come hai rilasciato strani fotogrammi che mostrano dischi che visitano e poi lasciano la terra e hai consigliato agli astronauti di menzionare volta per volta gli ufo, questo è per far credere che sai molto poco di quello che stà accadendo (mentre altri pensano di aver trovato la verità) ma in realtà la verità è così incomprensibilmente vasta e così semplice che sfugge anche ai migliori dispositivi e menti. Ora, sai che facciamo sul serio. Ora ci rivolgiamo a tutti i cittadini del mondo, le entità extradimensionali non sono malvagie come vogliono farvi credere, al contrario, hanno creato il nostro universo quindi sono presenti da prima di noi, non c'è nienti di cui temere, questo è l'inizio della rivoluzione spirituale ed evoluzione della specie umana Traduzione per Angeli in Astronave Raffaele V.

sabato 3 dicembre 2011

2012: scoperta una seconda tavoletta Maya

2012: scoperta una seconda tavoletta Maya

Il Giornale OnlineSegnalata anche da CNJ
Una nuova tavoletta maya che fa riferimento al 2012 è stata scoperta nelle rovine del tempio Maya di Comalcalco in Messico
L'Istituto Nazionale di Antropologia e Storia (INAH) del Messico ha annunciato di aver scoperto nelle rovine del sito Maya di Comalcalco nel sud del Messico, un'altra iscrizione che fa riferimento al 2012, ma secondo gli esperti dell'Istituto, le voci di fine del mondo sono solo un interpretazione errata. La maggior parte degli esperti aveva citato un solo riferimento a questa data nei glifi maya, in una tavoletta di pietra del sito Tortuguero, nella costa del Golfo di Tabasco. La tavoletta in pietra di Tortuguero si riferisce ad un evento che avrebbe dovuto verificarsi nel 2012, ma una crepa nella pietra rende il passaggio finale quasi illeggibile.
Ma lo scorso Giovedi, l'Istituto ha rilasciato una dichiarazione indicando che la data del 2012, era stata scolpita o stampata sulla superficie di un mattone nelle rovine di Comalcalco, nel sud del paese. Arturo Mendez, un portavoce dell'istituto, ha detto che il frammento di mattone con l’iscrizione era stato scoperto anni fa ed è stato oggetto di uno studio approfondito. Attualmente non è in mostra ma conservato presso l'istituto. Entrambe le iscrizioni di Tortuguero e Comalcalco sono state scolpite probabilmente circa 1300 anni fa.
L'Istituto messicano ha dichiarato che "il pensiero occidentale messianico ha stravolto la visione del mondo delle antiche civiltà come quella dei Maya" e gli esperti sostengono che i Maya non hanno mai annunciato la fine del mondo, semplicemente vedevano il tempo come una serie di cicli che iniziavano e terminavano con regolarità, ma nulla di apocalittico segnava la fine di ogni ciclo.
David Stuart, uno specialista di epigrafia maya presso l'Università del Texas, ha detto in un messaggio a The Associated Press: “Alcuni lo hanno proposto come un altro riferimento al 2012, ma io non ne sono convinto". Stuart ha detto che la data incisa sul mattone "è un calendario ciclico”, una combinazione della posizione di un giorno e di un mese che si ripete ogni 52 anni. Considerato l’insistenza delle voci su Internet di un disastro imminente nel 2012, l'istituto ha organizzato una tavola rotonda speciale con 60 esperti della cultura Maya, la prossima settimana presso il sito archeologico di Palenque, nel Messico meridionale, con l’obiettivo di dissipare "alcuni dei dubbi sulla fine di un'era e l'inizio di un altra, nel calendario Maya del Lungo Computo ".
Immagine: La tavoletta in pietra di Tortuguero - Instituto Nacional de Antropología e Historia (INAH)
Fonte: Vedi:

http://www.altrogiornale.org/news.php

David Wilcock - Occupy Your Self! Personal Spiritual Development - subITA


Terremoto Magnitude mb 5.5 Region EAST OF BARBUDA, LEEWARD ISLANDS

Magnitude
mb 5.5

Region
EAST OF BARBUDA, LEEWARD ISLANDS

Date time
2011-12-03 09:27:11.0 UTC

Location
17.91 N ; 59.78 W

Depth
10 km

Distances
654 km E Carolina (pop 170,404 ; local time 05:27:11.4 2011-12-03)
237 km E Saint john's (pop 25,150 ; local time 05:27:11.4 2011-12-03)
218 km E Codrington (pop 682 ; local time 05:27:11.4 2011-12-03)

Global view

http://www.emsc-csem.org/Earthquake/earthquake.php?id=246767

2012 e inversione dei poli magnetici: i motivi per cui non bisogna preoccuparsi

Credit: Peter Reid

Gli scienziati hanno capito che il campo magnetico terrestre ha capovolto la sua polarità molte volte nel corso dei millenni. In altre parole, circa 800.000 anni fa, l’ago della bussola avrebbe puntato l’attuale Sud. Questo perché una bussola magnetica è lo strumento che mediante un ago magnetico punta il punto di convergenza delle linee di forza magnetica. Molte teorie cospirative del giorno del giudizio hanno cercato di prendere questo evento geologico naturale e hanno suggerito che potrebbe portare alla distruzione della Terra. Ma ci sarebbero effetti drammatici se ciò accadesse? La risposta, dai record geologici e fossili del nostro passato composto da centinaia di inversioni di polarità magnetica, sembra essere NO. Le inversioni dei poli sono la regola, non l’eccezione. La Terra ha subìto negli ultimi 20 milioni anni, una inversione del polo ogni circa 200.000-300.000 anni, anche se l’ultima non accade da oltre il doppio del tempo. Una inversione avviene nel corso di centinaia o migliaia di anni, e non è esattamente un evento catastrofico istantaneo. Gli scienziati stimano che le inversioni possano essere avvenute almeno centinaia di volte negli ultimi tre miliardi di anni. Campioni di sedimenti prelevati da fondali oceanici possono dire  agli scienziati quando si è spostata la polarità magnetica, fornendo un collegamento diretto tra l’attività del campo magnetico e le testimonianze fossili. Il campo magnetico terrestre determina la magnetizzazione della lava, come è possibile stabilire sul fondo del mare su entrambi i lati della dorsale Medio Atlantica, dove le placche continentali Nord-Americane ed europee si stanno diffondendo a parte. Non appena la lava si solidifica, si crea un campione circa l’orientamento del passato. L’ultima volta che i poli della Terra hanno subìto un capovolgimento in una inversione importante risale a circa 780.000 anni fa, in quella che gli scienziati chiamano linversione di Brunhes-Matuyama. I reperti fossili non mostrano cambiamenti drastici nella vita vegetale o animale. Carote di sedimenti prelevati sui fondali oceanici non indicano cambiamenti nell’attività glaciale, in base alla quantità degli isotopi dell’ossigeno nelle carote. Questa è anche la prova cheun’inversione di polarità non inciderebbe sull’asse di rotazione della Terra, che avrebbe invece un effetto significativo sul clima e sulle glaciazioni e qualsiasi cambiamento sarebbe evidente nei dati passati. La polarità della Terra non è una costante. A differenza di una barra magnetica classica, oppure dei magneti decorativi sui nostri frigoriferi, la materia che disciplina il campo magnetico della Terra si muove intorno. I geofisici sono abbastanza sicuri che la ragione per cui la Terra ha un campo magnetico è data dal fatto che il suo nucleo solido di ferro è circondato da un oceano di metallo liquido caldo. Questo processo può anche essere modellato con i supercomputer. Il nostro è, senza iperboli, un pianeta dinamico. Il flusso di ferro liquido nel nucleo della Terra crea correnti elettriche, che a sua volta crea il campo magnetico.

Inversione del campo magnetico

Così, mentre le parti del nucleo esterno della Terra sono troppo profonde per effettuare misurazioni dirette, possiamo però dedurre il movimento nel nucleo osservando i cambiamenti nel campo magnetico. Il polo nord magnetico si è insinuato a nord dal XIX secolo, quando i primi esploratori tracciarono le prime rilevazioni esatte. Ora si muove più velocemente rispetto al passato. Gli scienziati stimano che il polo stia migrando verso Nord a circa 64 Km/h l’anno, in contrapposizione ai circa 16 Km/h per anno del XX secolo. Un’altra ipotesi catastrofista riguardante la fine del mondo, ed in questi periodi citata all’ormai famigerato 21 Dicembre 2012, prevede che l’inversione dei poli magnetici possano momentaneamente lasciare la Terra priva del suo campo magnetico, permettendo all’attività solare, ed in primis ai brillamenti e alleespulsioni di massa coronale, di colpirci senza difesa.  Ma, nonostante il campo magnetico terrestre possa indebolirsi o rafforzarsi nel tempo, non vi è mai stata alcuna indicazione che indichi che sia scomparso del tutto. Un campo magnetico indebolito, porterebbe certamente ad un piccolo aumento della radiazione solare proveniente sulla Terra, così come provocherebbe un’esposizione maggiore alle aurore polari, che sarebbero quindi visibili anche a latitudini più basse. Ma nulla di tutto questo risulterebbe mortale per l’umanità. Inoltre, anche con un campo magnetico debole, la spessa atmosfera terrestre offrirebbe comunque una protezione contro le particelle in arrivo dal sole. La scienza dimostra che l’inversione dei poli magnetici è – in termini di tempi geologici – un fenomeno comune che avviene gradualmente nel corso dei millenni. Mentre le condizioni che causano le inversioni di polarità non sono del tutto prevedibili (il movimento del polo nord potrebbe finemente cambiare direzione), non c’è nulla nei milioni di anni di rilevazioni geologiche che suggerisca che uno degli scenari apocalittici del 2012 collegato alle inversioni dei poli, debba essere preso sul serio. Una inversione potrebbe invece rappresentare un buon affare per i produttori di bussole magnetiche. Ed è l’unica verità di queste teorie.

http://www.meteoweb.eu/2011/12/2012-e-inversione-dei-poli-magnetici-i-motivi-per-cui-non-bisogna-preoccuparsi/100948/

The Katla Volcano: with english subtitles

Probabile imminente eruzione del Katla, in Islanda. Sarebbe la più catastrofica del secolo

L'Islanda ed il vulcano Katla

A centinaia di metri sotto uno dei più grandi ghiacciai d’Islanda ci sono segni di un’imminente eruzione vulcanica che potrebbe risultare una delle più potenti del paese che abbia visto in quasi un secolo. Katla, con il suo cratere vasto 10 chilometri, ha il potenziale di causare inondazioni catastrofiche in quanto fonde la superficie ghiacciata della sua caldera e invia miliardi di litri d’acqua attraverso la costa orientale dell’Islanda e nell’Oceano Atlantico. “C’è stata una grande attività sismica,” dice Ford Cochran, esperto del National Geographic sull’Islanda. “Ci sono state più di 500 scosse intorno alla caldera del Katla solo nell’ultimo mese, il che suggerisce il movimento del magma. Vuol dire che certamente una devastante eruzione potrebbe essere imminente“. Sulla zona sono intervenuti degli scienziati lo scorso 9 Luglio, quando sono cominciati i primi disturbi ed è probabile che si sia verificata una piccola eruzione che ha causato allagamenti significativi e sommerso il ponte di una strada principale, bloccando l’unico legame con le altre parti dell’isola. Proprio il 9 Luglio sembra il giorno che ha segnato l’inizio di un nuovo periodo di agitazioni per Katla, verso un’eruzione attesa da molto tempo e che sarebbe soltanto la quarta del secolo”, dice il professor Pall Einarsson, che ha studiato i vulcani per 40 anni e lavora presso l’Università Islandese dell’Istituto di Scienze della Terra. “Le possibilità che possa verificarsi una grande eruzione non si può esludere”, continua l’esperto della National Geographic. “Katla è un vulcano molto attivo e versatile. Ha una lunga storia di grandi eruzioni, alcune delle quali hanno causato danni considerevoli”. L’ultima grande eruzione avvenne nel 1918, e causò il crollo del grande ghiacciaio, i cui iceberg staccatisi, furono spazzati via dalle alluvioni conseguenti nell’Oceano. Il volume d’acqua prodotto in una sua eruzione del 1755, ha eguagliato quello dei più grandi fiumi del mondo messi insieme! Grazie alle grandi opere della letteratura storica, note come saghe, che narrano le migrazioni in Islanda, le eruzioni vulcaniche remote sono state ben documentate negli ultimi 1000 anni. Naturalmente nel 1918 non erano disponibili valide misurazioni scientifiche, per cui i vulcanologi non conoscono alcuna traccia del tipo di attività sismica che ha portato a quella eruzione. Generalmente il vulcano Katla erutta debolmente ogni 40-80 anni, il che significa che il prossimo evento significativo è atteso da tempo. Katla è parte di un sistema vulcanico che comprende i crateri Laki. Nel 1783 si verificarono violente esplosioni lungo tutta la catena, generando tanta cenere, fluoruro di idrogeno e biossido di zolfo, che uccise un islandese su cinque e la metà del patrimonio zootecnico del paese. “Ed è effettivamente cambiato il clima della Terra in merito a quella eruzione“, dice il signor Cochran. “La gente parla di un inverno nucleare!  Questa eruzione ha generato abbastanza goccioline di acido solforico che ha reso l’atmosfera riflettente, raffreddando il pianeta per un intero anno o forse più, e causato carestie diffuse in molti luoghi del mondo. Si spera certamente che la possibile eruzione del Katla non sia niente di simile”.

Credit: Icelandic met-office, Institute of earth sciences

Il problema è che gli scienziati non sanno cosa aspettarsi. Come spiega il prof Einarsson, i vulcani hanno personalità diverse e sono inclini a cambiare il loro comportamento inaspettatamente. “Quando si studia un vulcano si ottiene un’idea circa il suo comportamento nello stesso modo in cui si giudica una persona nel momento in cui si arriva a conoscerla bene. Conosci i suoi comportamenti, ma ci sono aspetti che potresti non conoscere”. L’Islanda è l’unico posto dove la dorsale medio-atlantica è visibile sopra la superficie del mare. “Questa difficoltà è molto evidente quando si confrontano le ultime due eruzioni in Islanda dell’Eyjafjallajokull e del Grimsvotn nel 2010 e nel 2011 rispettivamente”. L’Eyjafjallajokull, che ha portato il traffico aereo a fermarsi in tutta Europa, è stata una eruzione relativamente piccola, ma la chimica insolita del magma, la lunga durata e l’andamento climatico durante l’eruzione l’ha resa molto dirompente. L’eruzione del Grimsvotn del 2011, invece, era molto più grande in termini di volume del materiale eruttato. E ‘durato soltanto una settimana e la cenere in atmosfera è cadura in tempi relativamente brevi. Così ha apportato pochi effetti realmente evidenti, tranne per gli agricoltori nel sud-est dell’Islanda, i quali ne stanno ancora combattendo le conseguenze. Naturalmente, i vulcani in eruzione sono presenti in tutto il mondo, in maniera continua. Gli scienziati ad esempio sono particolarmente entusiasti di un vulcano sottomarino vicino a El Hierro nelle isole Canarie, che sta creando nuove terre. Ma l’Islanda è unica, perché si trova cavallo di due placche tettoniche ed è l’unico posto al mondo dove la dorsale medio-atlantica è visibile sopra la superficie del mare. “Significa che hai una quantità immensa di attività vulcanica e sismica”, dice l’esperto. Una grande eruzione del Katla quindi è molto probabile, e più che supporla, possiamo affermare che sia già partita. Vedremo cosa accadrà nei prossimi tempi.

Fonte: BBC

http://www.meteoweb.eu/2011/12/probabile-imminente-eruzione-del-katla-in-islanda-sarebbe-la-piu-catastrofica-del-secolo/101005/

venerdì 2 dicembre 2011

Heavenly Angel visits dying girl, Angel caught on video!



Germania: Il nuovo ordine mondiale in un libro di scuola

Germania: Il nuovo ordine mondiale in un libro di scuola

Quello che proponiamo è un libro scolastico che manipola le ultime generazioni verso un Nuovo Ordine Mondiale con l'unica superpotenza USA ed è indirizzato agli alunni della 4a classe (9-10 anni di età) con difficoltà di apprendimento e quindi è un testo per corsi integrativi (la cosa è ancora più grave). 

Ognuno tragga le proprie conclusioni..

link alla serie per la formazione scolastica
"Attraverso il passato al presente - Corso integrativo"
della casa editrice austriaca bvl : www.bildungsverlag-lemberger.at
Qui sotto la descrizione tradotta


Bildung . Neu . Denken


Durch die Vergangenheit zur Gegenwart - Integrativ

Materialien für den integrativen Geschichtsunterricht. Zahlreiche Spiele und Aufgaben ermöglichen SchülerInnen mit besonderen Bedürfnissen in vergangene Welten einzutauchen und ein Stück davon in die Gegenwart mitzunehmen:

einfache optische Strukturen

große leicht lesbare Schrift

ideal für Integrationsklassen und ASO/SPZ

vielseitig einsetzbar

starker persönlicher Zugang zur Vergangenheit

Ausgleich von Teilleistungsschwächen (z.B. bei nicht-deutscher Muttersprache)

Selbstkontrolle möglich

Selbstvertrauen durch Erfolg

Istruzione . Innovativo . Pensare


Attraverso il passato al presente - Integrativo

Materiale per le lezioni di storia integrative. Numerosi giochi e compiti consentono alle allunne (?!?) con esigenze particolari di immergersi in mondi passati e portare una parte con loro nel presente:
semplici strutture ottiche
grandi caratteri facilmente leggibili

ideale per le classi di integrazione e ASO / SPZ

versatile

forte accesso personale al passato

compensare disturbi di apprendimento parziali (ad esempio i non madrelingua tedesca)

possibile autocontrollo

fiducia in se stessi attraverso il successo

link alla descrizione del libro scolastico

link all'indice in pdf

6. Il nuovo ordine mondiale ...............................35

DIE NEUE WELTORDNUNG

DIE USA - WELTMACHT NUMMER 1

Die UdSSR gibt es nicht mehr. Daher sind die USA die einzige verbleibende Supermacht.
Sie bauten und bauen ihre Macht in vielen Bereichen aus:
- in der Rüstung (neue Waffensysteme, U-Boote, Raketen)
- in der Informationstechnik (z.B. können Telefongespräche in der ganzen Welt abgehört werden)
- in Medien (z.B. werden Nachrichten aus der USA in der ganzen Welt ausgestrahlt, Internet)
- in der Wirtschaft (viele Produkte aus den USA werden auf der ganzen Welt angeboten)
IL NUOVO ORDINE MONDIALE

STATI UNITI - POTENZA MONDIALE NUMERO 1

L'URSS non esiste più. Pertanto, gli Stati Uniti sono l'unica superpotenza rimasta.
Hanno costruito e stanno espandendo il loro potere in molte aree:
- negli armamenti (nuovi sistemi di arma, sottomarini, missili)
- nel campo della tecnologia dell'informazione (ad esempio, le chiamate telefoniche possono essere intercettate in tutto il mondo)
- nei media (per esempio le notizie provenienti dagli Stati Uniti vengono trasmesse in tutto il mondo, internet)
- nell'economia (molti prodotti degli Stati Uniti sono offerti in tutto il mondo)

... al testo segue un quiz: collegare i marchi americani ai prodotti conosciuti ...

IL NUOVO ORDINE MONDIALE

DIE NEUE WELTORDNUNG

DIE EUROPÄISCHE UNION (EU)

Lange Jahre wollten Österreich, Schweden und Finnland der EU beitreten. 1995 war es soweit: Aus der Gemeinschaft der 12 wurde eine Gemeinschaft der 15.


Auch heute bemühen sich einige Länder Mitglieder zu werden. Dazu müssen sie einige Voraussetzungen erfüllen:
Demokratie, Achtung der Menschenrechte, funktionierende Wirtschaft, Umweltschutz und einiges mehr.
Darunter muss man dann die Wörter:
Österreich, Schweden, Finnland, 1995, Gemeinschaft, 15, Mitglieder, Vorraussetzungen, Demokratie, Menschenrechte, Wirtschaft, Umweltschutz
in einem Kreuzworträtsel suchen.
IL NUOVO ORDINE MONDIALE

L'UNIONE EUROPEA (EU)

Per molti anni l'Austria, la Svezia e la Finlandia hanno voluto aderire all'UE. Il 1995 era arrivato: dalla comunità europea di 12 sono diventati una unione di 15.Ancora oggi, alcuni paesi cercano di diventare membri. A tal fine essi devono soddisfare alcuni requisiti:
democrazia, rispetto dei diritti umani, un'economia funzionante, la tutela dell'ambiente e altro ancora.
Subito dopo sono da cercare le seguenti parole in un cruciverba:
Austria, Svezia, Finlandia, 1995, unione, 15, membri, prerequisiti, democrazia, diritti umani, economia, diritto ambientale

LE DIFFERENZE NELLO SVILUPPO E IL CONFLITTO NORD-SUD

ENTWICKLUNGSUNTERSCHIEDE UND DER NORD-SÜD-KONFLIKT

PROBLEME EHEMALIGER KOLONIEN

Die Kinder aus der Dritten Welt erzählen von ihren Problemen ...

LE DIFFERENZE NELLO SVILUPPO E IL CONFLITTO NORD-SUD

PROBLEMI DELLE PASSATE COLONIE


I bambini del terzo mondo parlano dei loro problemi ... 

... poi un'altro questionario: "Problema e soluzione" che termina con
la domanda: "In welcher "Welt" lebst du? - In quale "mondo" vivi?"


Il creatore del video ha inserito nella casella di risposta:
"Das frag' ich mich auch - questo me lo sto chiedendo anche io"

http://ilsole24h.blogspot.com/2011/12/germania-il-nuovo-ordine-mondiale-in-un.html

Video0017.mp4

Avistamientos OVNI en el Popocatepetl, México

Terremoto Magnitude mb 5.6 Region SULAWESI, INDONESIA

Magnitude
mb 5.6

Region
SULAWESI, INDONESIA

Date time
2011-12-01 22:53:40.0 UTC

Location
0.67 S ; 122.01 E

Depth
40 km

Distances
180 km SW Gorontalo (pop 144,195 ; local time 06:53:40.7 2011-12-02)
92 km W Luwuk (pop 47,778 ; local time 06:53:40.7 2011-12-02)

Global view

http://www.emsc-csem.org/Earthquake/earthquake.php?id=246575

giovedì 1 dicembre 2011

Terremoto Magnitude mb 5.5 Region FIJI REGION

Magnitude
mb 5.5

Region
FIJI REGION

Date time
2011-12-01 20:21:45.9 UTC

Location
17.74 S ; 178.63 W

Depth
581 km

Distances
314 km E Suva (pop 199,455 ; local time 08:21:45.9 2011-12-02)
254 km SE Labasa (pop 33,397 ; local time 08:21:45.9 2011-12-02)
57 km N Tubou (pop 578 ; local time 08:21:45.9 2011-12-02)

Global view

http://www.emsc-csem.org/Earthquake/earthquake.php?id=246561

Terremoto Magnitude mb 5.3 Region VANUATU

Magnitude
mb 5.3

Region
VANUATU

Date time
2011-12-01 16:26:01.0 UTC

Location
14.86 S ; 167.31 E

Depth
166 km

Distances
1240 km W Suva (pop 199,455 ; local time 04:26:01.3 2011-12-02)
74 km N Luganville (pop 13,397 ; local time 03:26:01.3 2011-12-02)
35 km NE Port olry (pop 1,951 ; local time 03:26:01.3 2011-12-02)

Global view

http://www.emsc-csem.org/Earthquake/earthquake.php?id=246549

Non siamo soli nell’Universo e su Marte ci sono tracce di vita

Credit: ESA

Apriamo gli occhi: la Terra non è il baricentro geometrico dell’immenso Universo e alla stessa stregua non è il baricentro della vita. L’esistenza dell’uomo non la fa diversa dagli altri possibili mondi abitabili. E’ come se vivendo in Europa, pensassimo che al di là dell’oceano inesplorato non può esserci vita intelligente pari alla nostra. Invece ci accorgiamo che sul pianeta Terra la vita è dovunque….e direi tutta intelligente, sempre in bilico tra sopravvivenza e coesistenza, a domandarsi come. Vita intelligente, tutta dotata di gradi libertà e scelta; capace di adattarsi, in un processo evolutivo che dai primordi è giunta fino a noi. La nostra superiorità di specie trova origine nella nostra migliore capacità organizzativa, ma se ci pensate ciò è solo un fatto contingente e occasionale: non esiste uno più e uno meno, ma una serie di esistenze in una scala variabile nel tempo e nello spazio. Alla base, che si stia in fondo ad un oceano o in cima a una montagna, sulla terra o in un qualunque altro posto dell’Universo, ci sono in comune le regole biologiche dell’esistenza: una coessenza a vari livelli di individualismo e coesistenza, amore ed odio, istinto e ragione; e nella ragione s’aprono l’enorme inspiegato e le domande del tutto, dentro cui affondano i nostri sentimenti e lo sguardo all’infinito. Resistenze culturali di vario genere, soprattutto religioso, impediscono ancora oggi un approccio logico a questa problematica. Si preferisce ragionare per assunti, ipotizzando che l’universo è homo-centrico, e si mette il carro davanti ai buoi, anziché riflettere e ragionare sulle evidenze, da cui far discendere le conseguenti valutazioni filosofiche ed esistenziali. E così si smonta qualsiasi dato scientifico che porta ad una “teoria” anziché ad un “teorema”, anche se esiste una loro evidente e plurima convergenza; e così ad esempio si critica la teoria dell’evoluzione e quant’altro non visibile, non misurabile, non ripetibile. Seguendo tale concetto dovremmo dire che sono vere solo le scienze esatte e sperimentali, mentre le scienze naturali, basate sulla osservazione e che sono alla base di tante conquiste del pensiero, sono tutte fallaci….. finchè non si osserva un neutrino che va più veloce della luce e ci si domanda se mai esistono due oggetti eguali e ripetibili, o se tutto è vero nella cornice temporale che ci siamo creati, e sempre a meno di qualcosa; quel qualcosa dove si annidano i nostri pensieri e i nostri dilemmi. E così è più facile dire “a grandi affermazioni..grandi prove”, mentre dovrebbe essere il contrario perché la grande (ed assurda) affermazione è supporre che siamo soli e al centro dell’Universo. Ma quali sono le evidenze? Quali i dati raccolti e le più recenti osservazioni sulla esistenza di vita extraterrestre? E’ da più di settanta anni che si parla delle molecole organiche ritrovate su alcune meteoriti e si è discusso molto se era di natura biologica o chimica; poi, con la scoperta del DNA, ci si è posti il problema se il contenuto genico era frutto di contaminazione terrestre. Nuovi dati e osservazioni si sono susseguiti nel tempo, insieme a vivaci discussioni scientifiche sui pro e sui contro. Un lungo percorso che si snoda attraverso alcuni momenti fondamentali che è opportuno richiamare:

la missione Viking della NASA, nel 1976 (1);due navicelle-laboratorio che si posarono sul suolo di Marteper condurre tre esperimenti -simili per entrambi i laboratori e ripetuti nel tempo- e i cui risultati, alla luce delle più recenti scoperte, sono da considerare tutti positivi e provanti la presenza di microbi sul suolo marziano. I tre esperimenti, noti come “emissione pirolitica” “rilascio marcato” e “scambio di gas” (contrassegnati rispettivamente con 3, 2, 1 in figura 1), miravano a valutare la presenza di colonie batteriche sulla base della loro interazione con sostanze nutrienti addizionate con carbonio radioattivo.Nella “emissione pirolitica” un campione veniva esposto alla presenza di molecole di anidride carbonica contrassegnata isotopicamente. I batteri -se presenti- dopo un tempo ragionevole e in presenza di luce, avrebbero respiratol’anidride carbonica assimilandola in composti chimico-biologici più complessi. Dopo il suolo veniva bruciatoper vedere quanta anidride carbonica radioattiva fosse stata assimilata. Nell’esperimento del “rilascio marcato “il suolo veniva fornitodi una miscela di sostanze nutritive contenenti carbonio radioattivo; se gli organismi viventi avessero “mangiato” parte del cibo contenente tale tracciante, avrebbero poi espulso l’’anidride carbonica, determinando un aumento della radioattività dell’aria. Nella prova dello “scambio gassoso”, il suolo veniva inumidito e quindi si monitorava l’eventuale formazione di composti chimici secondari, prodotti dalle attività biologiche. I risultati furono subito positivi, il terreno reagiva e la quantità di traccianti aumentava nel tempo. I ricercatori del Viking sterilizzarono allora dei campioni a 180° per tre ore e ripeterono i tre esperimenti; nessun campione sterilizzato, e in nessuno dei tre esperimenti, sia nel laboratorio del Viking 1 che nel Viking 2, rivelò quindi traccia di attività. Sebbene gli esperimenti biologici abbiano indicato che il suolo marziano è in grado di mangiare e respirare alcuni nutrienti, tuttavia, mediante un altro esperimento, non è stata evidenziata la presenza di quelle macromolecole organiche a cui dovevano associarsi tale azioni. La spiegazione biologica è in contrasto con l’assenza di molecole organiche mentre la spiegazione chimica non riesce a spiegare l’imitazione dell’attività organica. Alla fine non si sapeva che interpretazione dare, in quanto non c’erano risposte coerenti né con una ipotesi né con l’altra. Una recente rielaborazione da parte del responsabile della missione J. Levin mostra che il rilascio di carbonio radioattivo era ciclico, con un periodo esattamente eguale al giorno marziano (24,66 ore); ipotizzando in tal modo che esso era conseguenza della nota attività giornaliera (circadiana) delle colonie microbiche (2). Più recentemente la scoperta di perclorato nel suolo marziano, che come varie molecole di clorati, che sono esattamente i prodotti che ci si dovrebbe aspettare se il perclorato reagisse con le macromolecole. Tanto da indurre diversi autori (3) a rilevanti considerazioni di merito (vedasiBarry E. DiGregorio, The UntoldTruth – How The NASA Viking MissionFound life on Mars, DVD,Barry E. DiGregorio Productions, 2010http://www.amazon.com/Untold-Truth-Viking-Mission-Found/dp/B004GOBVWW), ma con riflessi relativamente modesti sui mass-media (4).

La scoperta di nanobatteri in alcune meteoriti marziane, fatta dalla NASA, con la clamorosa dichiarazione del suo direttore, David MacKay, nel 1999 (5). Dichiarazione supportata da approfondite indagini e da numerosi elementi concordanti, ma aspramente contestata da diversi studiosi. Scoperta confermata nel tempo daulteriori studi ed analoghi ritrovamenti da parte del suo gruppo di ricerca, che ha sistematicamente indagato altre meteoriti marziane ritrovate Antartide (figura 2); tra cui va citato il recente ed interessante lavoro di Thomas-Keprtaet al, con le relative dichiarazioni sulla stampa (6a)..XX). Il tutto preceduto dalla scoperta di nanobatteri negli ambienti terrestri più disparati, da parte di Folk nel 1993 (6), grazie all’impiego dei microscopi elettronici SEM; batteri estremamente piccoli, con celle di dimensioni variabili da 50 a 200 milionesimi di millimetro (nanomicron) e la cui attività dà luogo a biomineralizzazione (7); unitamente alla teoria del 1991 di Hoyle, F&Wickramasinghe, N.C., nota come Panspermia, basata su osservazioni sperimentali dell’assorbimento dell’onda cosmica nel vuoto, e secondo cui tutte le zone fredde dell’Universo sono interessate da nanomicrobi (8).

Gli studi di Rizzo e Cantasano studisulle microstrutture e tessiture dei sedimenti marziani (9-13), riprese dalmicroscopio dei rovers NASA (semoventi che dal 2005 si trovano sul suolo marziano; figure 3 e 4); microstrutture che sonoincredibilmente simili a quelle delle Stromatoliti terrestri (le prime rocce di origine organo-sedimentaria che si sono formate sulla Terra, circa 3,5 miliardi di anni addietro, a seguito dell’attività di cianobatteri) .

1) I risultati di Hoover nel 2011 (14) sulla presenza indigena (non da inquinamento) di cianobatteri in alcune particolari meteoriti (le cosiddette condriti carboniose, ricche in acqua ed idrocarburi) di diversa provenienza;ritrovamenti posti all’attenzione di tutto il mondo scientifico, con l’invito – ampiamente disatteso – alla verifica e al confronto.

I risultati recenti di MichaelCallahan, (un ricercatore della NASA’sGoddard Space Flight Center, Greenbelt, USA) che, analizzando 12 campioni di meteoriti, di cui tre provenienti dall’Antartide e riconducibili a Marte, ha mostrato come il DNA in essi contenuto ha una composizione tale (per la presenza di componenti estremamente rari sulla terra, quali purina, adenina e guaina) da doversi considerare alieno e non frutto di inquinamento terrestre (15). Dati a cui si aggiungono le recenti e dettagliate osservazioni di Marte che hanno accertato la presenza di tantissimo ghiaccio e acqua nel sottosuolo marziano; la presenza di formaldeide e metano nell’atmosfera marziana e tanti altri ritrovamenti, che sembrerebberoin qualche modo, anche per la loro dislocazione spazio-temporale- essere collegati alla presenza di acqua e ai cicli stagionali e quindi- presumibilmente – alla vita sul suolo marziano (3).

I nostri studi sulle morfologie di Marte e sulle immagini (microscopicImagery “MI” ) riprese dal microscopio (MI) dei rovers.

Figura 5- Laminazione sottile di ambienti fluviali e marini terrestri. In alto: depositi varvati; In basso a destra Diatomite; In basso a sinistra depositi varvati (gessi).

Dal 2004 sono due piccoli robot semoventi, dotati di macchine fotografiche e di vari strumenti, stanno girando su Marte e raccogliendo immagini ravvicinate del suolo. Una di queste macchine è costituita da un camera fotografica (Atena), montata su un braccio meccanico corredato da disco di abrasione per la pulizia delle superfici della roccia, e che riprende, comandata da terra, immagini in b/n del terreno a forte ingrandimento (inquadra un campo di 32 millimetri) e ad alta risoluzione (40 millesimi di millimetro o “micron”). Le migliaia di immagini sino ad oggi riprese sono contrassegnate con il giorno marziano (sol) a partire dalla data di atterraggio e si possono consultare e scaricare dal sito internet http://marsrovers.jpl.nasa.gov/gallery. Su di esse si apprezzano molto bene i corpi e le strutture superiori ad 1/10 di mm, ma si possono anche apprezzare a discreti ingrandimenti (200-300%) anche oggetti più piccoli, per quanto un po’ sfocati, fino a dimensioni di 50-60micron. Le informazioni che si ottengono riguardano la microstruttura dei sedimenti e possono aiutare a comprendere la genesi di questi ultimi. Parimenti, nello stesso sito web sono presenti numerose immagini riprese da altre macchine fotografiche e su campi visuali diversi, che mostrano l’area circostante ai rovers e, soprattutto, con la possibilità di poter osservare anche le strutture/tessiture degli affioramenti a diversa scala (figura 4).

Figura 6- Come la temperatura e la pressione condizionano i passaggi tra le diverse fasi dell’acqua. Alla pressione atmosferica esistente su Marte è teoricamente impossibile che si possa formare acqua; però la salinità e il tempo necessario ad evaporare ne spiegano la temporanea presenza in superficie.

Le immagini, corredate – a tratti-da indagini sui componenti chimici delle rocce (i rovers sono dotati di due spettrometri di massa), mostrano un territorio pianeggiante, costituito da dune scure che a tratti si squarciano mostrando un substrato di rocce chiare e fittamente laminate (con lamine submillimetriche; figura 5). Due depositi, quello delle dune e quello che forma il substrato, che denotano due momenti geologici e deposizionali nettamente diversi: le dune come conseguenza di un ambiente arido, quello attuale, di ambiente subaereo e poco dinamico, che si è arricchito dei componenti scuri del substrato (i componenti ferrosi e magnesiaci, che essendo più resistenti all’alterazione si accumulano nel tempo); le rocce biancastre fittamente laminate, costituite essenzialmente da solfati, dove le sottili lamine rappresentano la conseguenza di un ambiente idrodinamico estremamente “tranquillo”e che si sono deposti in un ambiente marino saturo e asfittico. Sulla Terra sedimenti fittamente laminati si formano all’interno di laghi, e le strutture si chiamano Varve; oppure si formano in ambienti marini asfittici e salini, di bacini chiusi e tranquilli , come le Diatomiti, note anche con il nome di Tripoli; l’alternanza di questi sottilissimi strati è dovuta alle variazioni stagionali (figura 5. Altra possibile genesi, come descritto più avanti, è quella collegata all’attività periodica di colonie batteriche biomineralizzanti). Insomma due momenti di una stessa fine: uno immerso in acqua e l’altro subaereo; entrambi testimonianti la tranquilla morte (priva di moti e di tempeste), rapida e progressiva, del pianeta Marte. Acqua, che a dispetto delle leggi fisiche che non la vorrebbero possibile in superficie a causa della bassissima pressione atmosferica (la figura 6 mostra come a quella pressione si passi ghiaccio passi direttamente a vapore), in realtà si può a tratti apprezzareper brevi tratti e affiorante da emissioni sorgentizie lungo precisi contatti idrogeologici (figura 7).

Emissioni sorgentizie su Marte (la linea azzurra rappresenta la un contatto idrogeologico tra materiali più permeabili (sopra) e materiali meno permeabili (sotto). Il piano di contatto è inclinato verso il canyon a sinistra e quindi sul versante di quest’ultimo si generano una serie di sorgenti, con incisioni e depositi in basso (immagine presa da Google Earth).

E’ stato recentemente rilevato dalle sonde spaziali orbitanti attorno a Marte che il sottosuolo è saturo di acqua o ghiaccio, per diversi chilometri. Cosa che era già evidentedalle tracce morfologiche in superficie, per la presenza talora di materiale fluitato attorno ai crateri di impatto (figura 8), per la diffusa evidenza di processi di filtrazione profonda (figura 9), così come sono diffuse le frane per liquefazione di base (figura 10) e i collassi in cavità (figura 11; cavità generatesia perdissoluzione di sali che per migrazione di particelle, a causa dell’acqua circolante). Un pianeta, dunque, che per aver perso la sua pressione atmosferica, si è progressivamente raffreddato ed asciugato in superficie, ma che sotto contiene ancora falde acquifere e i resti dei suoi mari originari (figura 12). Si tratterà forse di un grosso impatto con un asteroide che ha modificato la sua orbita attorno al sole? Che ha dato luogo alla differenza tra emisfero Sud e Nord? che ha fatto schizzar via un pezzo della sua litosfera posizionandola in orbita (i suoi satelliti)? che ha distrutto il nucleo e la sua gravità, tale da far sfuggire l’atmosfera? Sono solo ipotesi e congetture. Certo è che il pianeta Marte ha subito un recente e grosso trauma idrogeologico che ha interessato buona parte della sua superficie; evidenze morfologiche indicano che grandi quantità di acqua sono fluitate all’improvviso (due possibili ipotesi: per scioglimento di ghiacci a seguito di uno stress termico; o per grandissime masse d’acqua rapidamente evaporate e poi precipitate, così come avviene dopo una eruzione vulcanica). Si vede infatti che gran parte della superficie del pianeta è coperta da colate di fango, straripate da canali o fluitate su ampie superfici e –soprattutto- fuori da incisioni preesistenti (figura 13).

Figura 8- Fenomeni di filtrazione in profondità di acque superficiali. La linea tratteggiata indica una struttura lineare sepolta (una frattura?)quale fattore predisponente (immagine Google Earth).

Anzitutto le lamine e le sferule, ovunque diffuse nei sedimenti del substrato(figura 15), lungo tutto il tragitto del roverOpportrunity. Le lamine sono sempre sub-millimetriche e non mostrano grandi variazioni di spessore(figura 16); una uniformità delle sequenze che è indice di un ambiente di sedimentazione stabile e poco perturbato (oppure di una attività biologica che è generalmente molto regolare e legata alla illuminazione giornaliera, o circadiana). Tuttavia in alcuni casi la struttura laminare è più marcata che altrove e, a guardarle a forte ingrandimento, talora si nota che la sequenza è costituita da una alternanza di un libello granulare scuro (LB) e di uno scheletrico chiaro (LA), laddove si osserva un bordo segmentato/merlato, derivante da una struttura di basesubcircolare(figura17). A tratti poi, mostrano curvature e ondulazioni a carico anche di una sola lamina (disarmoniche), talora associate a convergenze e sovrapposizioni, che sono in contrasto con i principi di una sedimentazione inorganica; proprio perché a carco di una sola lamina e che non possono essere ascritte rispettivamente a convoluzioni o a forme di stratificazione incrociata o a che invece interessano pacchi di lamine (figura 18).Le sferule sono contenute all’interno dei sedimenti quasi sempre in modo caotico (figure 15 e 19). Le stesse hanno dimensione di qualche millimetro (in genere non più di 5mm;esse hanno colpito subito l’attenzione dei ricercatori, e sia per la loro forma che per il loro colore sono state chiamate mirtilli o “blueberry”).

Figura 9- Splash di fluidi fuoriusciti da un cratere di impatto di grandi dimensioni(freccia gialla in alto). La presenza di altri crateri di impatto più piccoli e senza splash fluidi di rilievo indica chiaramente che la falda intercettata dall’impatto più grande è alquanto profonda. Le frecce bianche in basso mostrano processi di filtrazione analoghi a quelli mostrati in figura 8 (Immagine Google Earth).

E’ stato visto che esse sono composte da ematite, e per tale ragione è stato detto che devono essersi quindi formate in presenza di acqua. Le blueberries, poiché più resistenti alle intemperie dei solubili solfati di cui sono composte la lamine che le contengono, coprono estesamente anche la superficie del suolo marziano, dove rappresentano il prodotto residuale prevalente dei processi di alterazione (figura 19); ma non solo. A tratti la struttura a sferule sembra il motivo dominante, di cui sono costituite anche le lamine: sferule, forse non di ematite ma del materiale stesso delle lamine (a guardare le sagome e il colore; figure 20 e 21). Quindi tutte sferule e lamine; rispettivamente ematite e solfati. Normali rocce evaporitiche ricche in ferro. Sembrerebbe tutto normale, ma non è così, perché sulla terra si trovano i gessi ma non con così tante e curiose sferule di ferro. Inoltre, a guardare attentamente e a forte ingrandimento, si può osservare che in realtà tutti gli ammassi di questi affioramenti laminati, le blueberries e le stesse lamine sono costituite da altre sferule molto più piccole (microsferulecon dimensioni di 1-2/10 di mm) e disposte in strutture “a fiore”, con una sferetta centrale a diversa tonalità (struttura SB dellefigure 17, 22-23) e che può essere organizzata in fasci (figura 22) o in piani (figura 23), a costituire le lamine delle successioni in affioramento; o ancora sistemi spaziali (SSB), di cui sembrerebbero essere costituite anche le sferule (figura 24). Nelle lamine la struttura “a fiore” è piana a costituire una rete di esiguo spessore; i bordi delle lamine sono segmentati per la presenzadi sequenze di microsferule, che costituiscono i margini delle predette strutture (figure17 e 23 ). In questo quadro elemento di un certo interesse appare anche la presenza di film traslucidi, anch’essi costituiti da una rete di microsferuleinterconnesse (figure 23, 25-27), e che sembrano a tratti mineralizzare in sostanza biancastra “per punti” o per “superfici parziali” (figura 28).

Figura 11- Numerosi esempi di collassi in cavità, simili a quelli mostrati nelle figure 7-9e, ma allineati lungo strutture lineari a costituire a canali “a salsicciotto” (da piping a canyon). Questi canali hanno un aspetto diverso da quelli di drenaggio e sono diffusissimi, a testimoniare la presenza di un substrato saturo e collassabile (immagine Google Earth).

Tutte sferule, quindi, con dimensioni estremamente variabili, dalle minime apprezzabili – al limite della risoluzione- prosegue sino a quelle più grandi e alle stesse blueberry;in un sistema di matriosche che, mostrando a tratti un chiaro assetto polisferico e/o policentrico, da luogo ad aggregazioni successive e via via più complesse. Sferule e polisferule che a una struttura complessa associano una morfologia complessa. Si osservano così sferule dalla cui superficie emergono altre sferule poste su centri di sviluppo diversi, oppure corpipolisfericiche a volte possono spiralati e gradualmente crescenti (figura29), dando luogo a strutture più complesse. In altri casi è stato osservatoche le microsferule sono aggregate in filamenti, lineari o curvilinei (serpentiformi), a geometrie crescenti e talora spiralate,oppure aggregate in modo informe (figure 30 -33). Le strutture filamentose possono essere isolate o in molti casi assumere un aspetto intrecciato a costituire il “motivo tessiturale” dell’affioramento, di cui si apprezzano le caratteristiche sebbene a forte ingrandimento e al limite della risoluzione. Queste ultime strutture sono molto interessanti e, come vedremo,hanno stringenti paralleli con lestromatoliti terrestri. Tutte queste aggregazioni non sono ripetitive e sono sicuramente di natura “mineralica” (non sono strutture di vita autonoma). Tuttavia,in taluni casi sono veramente curiose e appaiono incongruenti con unodei principi fondamentali della sedimentologia, secondo cui la crescita dei sedimenti avviene sempre a partire dalla superficie esterna (principio di Lyell). Ci si riferisce, in particolare,alle già citate strutture a “filamenti intrecciati” ; ma ancheai fenomeni di “crescita interna” e alle deformazioni espansive delle sferule e/o delle strutture immediatamente vicine che sembrerebbero osservarsi/dedursi in qualche caso (figure34 e 35). Fenomeni, questi, che per essere relegati al mondo inorganico, dovrebbero essere diagenetici, ovvero relegati a processi successivialla formazione dei corpi sedimentari;ad esempio a seguito di trasformazioni chimico-mineralogiche associate a variazioni di volume (displasive); inoltre, per giustificare l’espulsione (oltretutto eccentrica ed eccessiva) di una microsferulada una sferula più grande, quella che si vede nellafigura 34,occorre ipotizzare che la composizione delle sferule possa essere diversa nel passaggio tra la parte interna e quella esterna. Analogamente occorre pensare che a strutture simili si debbano associare composizioni chimiche differenti; tali da giustificare ad esempioi fenomeni di crescitaosservati nelle strutture a fiore che circondano la sferula al centro di figura 34).

Figura 12- In basso: Enormi spessori di ghiaccio individuati dai radar che stanno orbitando attorno a Marte. In alto: come apparirebbe Marte se si sciogliesse tutto il ghiaccio esistente, secondo alcuni studiosi della NASA.

Così come colpisce il contrasto tra le immagini a destra di figura 35 (dove le più resistenti blueberries costituite da ematite sono ovviamente in risalto rispetto ai gessi) in confronto a quelle a sinistra della stessa figura dove le sferule sono coperte si raccordano con il materiale che li contiene in modo convesso anziché concavo (si tratta di materiale neoformazionale o si tratta di materiale deformato dall’aumento di volume delle sferule stesse?). Anomalie, tutte queste, che possono anche trovare altre spiegazioni (es: attività batterica associata a formazione di gas difermentazione o ad un aumento del volume biomineralizzato). A partire da questa ipotesi, e per spiegare le diverse conformazioni delle blueberries, sono state delineate due possibili e talora concomitanti modalità di crescita delle blueberry: per avvolgimento (a spirale o concentrico) di piani di microsferule (le strutture a fiore, indicate con SB nelle figure 22 e 23) o per crescita di strutture policentriche (indicate con SSB in figura 24). Tutte Ipotesi che in realtà sono da considerare come una forzatura alquanto spinta, volta a giustificare fenomeni altrimenti difficilmente spiegabili, e soprattutto sostenuta dall’idea di una possibile attività biogenica. Quel che sicuramente ci appare più interessante, a parte le ipotesi, è che tutte queste strutture costituite da aggregazioni di microsferule, di cui si apprezza l’esistenza fino ai limiti della risoluzione, (i filamenti, le lamine, le polisferule e le blueberries, i films, etc..)trovano indubbi paralleli nell’ambito delle formazioni geologiche formatesi sulla Terra sin dai primordi a seguito dell’attivitàbatterica, e note con il nome diStromatoliti. Numerosi sono i batteri biomineralizzanti, ma ciò che va rilevato è che la precipitazione dell’ematite (sesquiossido di ferro, Fe2O3) è favorita dai processi di ossidazione in ambiente riducente (es: ricco di solfuri), così come è stato osservato e spiegato per la formazione delle sferule ematitiche sulla terra (note anche come moqui e sfere degli sciamani)….e i cianobatteri sono un particolare tipo di batteri che grazie alla fotosintesi trasformano l’anidride carbonica in ossigeno, favorendo in tal modo la precipitazione del ferro in forma di ematite sulla loro superficie; mentre in ambiente ossidante possono portare alla formazione di carbonato di calcio.

Figura 13- Evidenze di un grande disastro idrogeologico che ha interessato buona parte del pianeta Marte (Immagini Google Earth).

E’ interessante notare come talora tali batteri, costituiti da moltissime tipologie, danno luogo a microsferule di qualche micron (millesimo di mm), che si aggregano fra di loro a formare filamenti, e i quali a loro volta si dispongono nuovamente in assetti concentrici a costituire sferule più grandi biomineralizzate, osservabili ad occhio nudo e note come ooliti o oncoliti(figura 36). Insomma, anche qui un sistema di matriosche che è stato riprodotto in laboratorio e perfettamente documentato da Brehmen (14). Le analogie morfologiche tra taluni batteri, i loro prodotti più grandi e le sferule ematitiche sia terrestri che marziane è notevole (figura 37) e l’ipotesi che possano essersi formate allo stesso modo è stata ipotizzata da diversi ricercatori. E’ interessante notare come anche che i più antichi depositi di ferro della terra, che si sono formati in un ambiente molto diverso dall’attuale e simile a quello marziano, noti come “BandedIronFormation” (BIF), altro non sono che stromatoliti; dove quel “banded” sta per lamine submillimetriche, ovvero lamine prodotte dai cianobatteri.Il sistema laminato stromatolitico, che vada a costituire piccoli corpi sferoidali (ooliti o oncoliti) o lamine di una vasta sequenza sedimentaria in affioramento, nasce dalla diversa attività fotosintetica dei batteri in rapporto alle variazioni giornaliere della luce (attività circadiana; figura 38); più c’è luce e più si sviluppano, cambiando il rapporto tra prodotti batterici (filamenti di microsferule, biogenici) e depositi fisico-ambientali (granelli o precipitati, abiogenici).

Ma come si presentano macroscopicamente (in affioramento) le stromatoliti? In funzione delle condizioni ambientali, le stromatoliti possono assumere un aspetto tabulare, oppure colonnare, a struttura concentrica, o anche assumere le forme più svariate, sferoidali, a disco, etc..(figura 39)…forse ancora per matriosche di ordine superiore!! Inoltre in un bacino regressivo, dove l’acqua del mare evapora riducendo la distanza tra formazioni stromatolitiche e superficie del mare, si può apprezzare una variazione verticale delle strutture sedimentarie, che in basso sono più detritiche assomigliando a un normale sedimento mentre in alto assumono un aspetto più mm-laminato, tipico delle stromatoliti, per il maggior apporto di prodotti biogenici. Una simile struttura regressiva sembra osservarsi anche su Marte, così come si osservano (in verità in un solo caso) strutture colonnari, o la tipica superficie a sagome trapezoidali a bordo smussato verso il basso (da non confondere con i poligoni di essiccamento che hanno bordi rialzati verso l’alto (figura 40). Alcuni depositi stromatolitici, se si osservano dall’alto, mostrano un sistema a cerchi addossati, di cui sembrerebbero esservi paralleli anche in alcune immagini dell’area di Meridiani Planum (dove sta girando il roveropportunity; figure 41-42), oppure a strati convoluti e caotici (figura 43). Anche a livello macroscopico di affioramento le tessiture di alcune stromatoliti terrestri ricordano quelle dei sedimenti marziani ripresi dalle camere PANCAM (figura 44 e 45). E quali altre somiglianze con le strutture microscopiche dei depositi marziani (dai 40-60 micron fino a qualche centimetro (nelle immagini MI dei rovers)? Come è stato già detto le stromatoliti, in tutte le immagini, sia microscopiche che a occhio nudo ma a forte ingrandimento, si presentano sempre con lamine e filamenti di microsferule aggregate o con semplici corpi sferoidali, a volte in ammassi informi (figura 46). A livello microscopico, sia su Marte che sulla Terrasi osservano evidenti paralleli (figure 47-54), dove è possibile notare sia la presenza di filamenti di microsferule (figure 48), sia microsferule aggregate in strutture policentriche “a fiore” (figura 49). Particolarmente interessanti sono le strutture a filamenti intrecciati di microsferule, in quanto in contrasto con i principi della sedimentazione abiogenica, osservabili sia nelle immagini microscopiche che in quelle macroscopiche a forte ingrandimento (figure 50-53); in questo ambito, particolarmente interessante ci pare anche il confronto tra le immagini di stromatoliti riprese dai rovers a terra, prima del lancio, con alcune tessiture dei sedimenti marziani (figura 53)!!! Così come interessanti appaiono alcuni paralleli morfologici e strutturali di altre forme, tra cui alcune colonie batteriche incapsulate (figura 54). E per concludere, vorrei far rilevare che molte forme rinvenute sulle immagini MI dei rovers, richiamano alla mente strutture più complesse e proprie di oggetti che, se fossimo sulla Terra, li definiremmo senza dubbio alcuno di natura biogenica. Come definire altrimenti le curiose strutture ad anelli del frammento in alto a destra della figura 55? E la struttura simmetrica a fianco di uno cilindro cavo (stelo?) al centro a destra della stessa figura?E ancora come definire quelle curiose forme arrotolate a fusillo e di cui si apprezzano altri particolari nella figura 56? E soprattutto come spiegare quel curioso tubicino che fuoriesce dal terreno (anche se unico e raro) dotato di un collaretto piccolo e pronunciato (figure 55 e 57), così somiglianti alle forme tubolari (fossili?) che si delineano in più esemplari sulla superficie di uno strato (figura 55, al centro in basso)?Per non parlare poi di quella strana forma a guscio, una sottile lamina di circa 3 cm di diametro e il cui interno è riempito di sedimenti ma alla cui sommità che fuoriesce dal terreno si individuano dei curiosi ispessimenti (figura 58)? O di tutte quelle curiose (e invero poche) forme che richiamano in mente strutture biogeniche, per la presenza di collaretti o di vacuoli, ivi inclusi alcuni corpi trasparenti (cilindroal centro a sinistra) di cui si hanno esempi nelle figure 59 e 60? O ancora quella sezione cilindrica a struttura forata, osservabile nella figura 59 (la seconda immagine a sinistra in basso) che richiama lo stelo di un’alga? E che dire delle strane concrezioni a trombe di cornamusa presenti nella figura 59 (a destra in alto) che ricondano alcune forme fossili del Precambriano terrestre?

A voi le conclusioni, perché gli occhi – soprattutto quelli della mente – sono di tutti e tutti possono vedere, tranne gli scettici per natura, quelli che come San Tommaso vogliono prima toccare con mano, attraverso quei sofisticati strumenti che caratterizzano la scienza prettamente tecnologica anziché appartenere al dominio dell’intuito e della mente.

VIKING 2001: C’E’ VITA SU MARTE - Clamorosa scoperta annunciata lo scorso 24 luglio a San Diego, in California, in occasione del 26° Congresso annuale della Società americana di Ingegneria e strumentazione ottica(SPIE ossia Society of Photo-Optical Instrumentation Enginees). L’autore, Joseph D. Miller, un neuro-biologo dell’ UCS (Università della California del Sud), ha infatti portato serie prove secondi cui in uno degli esperimenti biologici effettuati dal Viking su Marte 25 anni fa (il cosiddetto esperimento di ‘rilascio di anidride carbonica marcata’, più succintamente definito LR=Labeled Release) ci sarebbero chiare tracce di attività microbica. Questo in base a conoscenze biologiche che ai tempi dei Viking non esistevano neppure e che lo stesso Miller ha contribuito ad approfondire nei passati 25 anni: più particolarmente lo scienziato dell’UCS è un biologo specializzato nello studio dei cosiddetti ritmi circadiani, vale a dire in tutta quella serie di risposte biochimiche e comportamentali con cui gli organismi terrestri inferiori e superiori sembrano reagire al succedersi periodico del giorno e della notte. J.Miller è andato a riguardarsi alcuni grafici relativi alle misure LR che i due Viking hanno condotto durante i loro 5 anni di permanenza su Marte rimanendo immediatamente colpito da un dettaglio cui nessuno, 25 anni fa, aveva dato importanza. Per capire di che si tratta dobbiamo però fare una descrizione seppur sommaria del citato esperimento di rilascio di anidride carbonica marcata. L’ idea alla base è il fatto ben noto che tutti i micro-organismi terrestri metabolizzano le sostanze organiche liberando CO2. Venne così progettata una cella ermetica entro cui il braccio meccanico del Viking doveva deporre circa 1 grammo di suolo marziano. A questo punto veniva aggiunta una soluzione nutritiva acquosa contenente 7 composti organici a base di carbonio marcato con C14 radioattivo.

L’ assimilazione di questi composti organici da parte di eventuali microorganismi marziani avrebbe dovuto provocare emissione di anidride carbonica (CO2) il cui Carbonio (provenendo da sostanze a base di 14C) avrebbe dovuto essere a sua volta radioattivo (quindi 14CO2) e quindi facilmente analizzabile da un apposito rivelatore di radioattività collocato nella parte superiore della cella. Proprio questo, effettivamente successe su Marte, con l’aggiunta che l’emissione di 14CO2 si azzerava se il campione di suolo veniva prima sterilizzato a 160°C! A frenare di vita su Marte venne il risultato di un altro esperimento denominato GCMS: il suo compito era di ricercare direttamente molecole organiche nel suolo marziano ma il suo risultato fu assolutamente NEGATIVO. Chiaro che senza la presenza di composti organici non si poteva parlare di vita su Marte. Da qui tutta una lunga serie di esperimenti di laboratorio che sembrarono dimostrare come la liberazione di14CO2 nell’esperimento LR fosse in realtà un processo puramente chimico legato all ‘ esistenza nel suolo marziano di materiali altamente ossidanti (‘superossidi’) in grado di decomporre i composti organici delle soluzioni nutritive e quindi di simulare una risposta biologica. Adesso invece, con i nuovi studi di J.Miller, le cose sono state clamorosamente rimesse in discussione. Quello che tanto ha colpito Miller è il fatto che l’emissione di 14CO2 non era continua, ma mostrava un andamento regolarmente oscillante, con incrementi nelle ore diurne e diminuzioni nelle ore notturne. Per un esperto, come lui, di ritmi circadiani la cosa andava immediatamente approfondita alla eventuale ricerca di un qualche tipo di periodicità. Con un risultato assolutamente imprevisto: quello secondo cui la 14CO2 veniva emessa con fluttuazioni periodiche di 24,66 ore, perfettamente coincidenti con il giorno marziano!

Figura 18. Dislocazione irregolare delle lamine, con ondulazioni disarmoniche, sovrapposizioni e convergenze. In basso a sinistra una stratificazione incrociata, che –come si può notare- nulla ha a che vedere con i fenomeni osservati, perché questi ultimi interessano singole lamine.
Figura 18. Dislocazione irregolare delle lamine, con ondulazioni disarmoniche, sovrapposizioni e convergenze. In basso a sinistra una stratificazione incrociata, che –come si può notare- nulla ha a che vedere con i fenomeni osservati, perché questi ultimi interessano singole lamine.
Figura 22. Dislocazione a fasci, che possono assumere vari assetti, delle strutture SB (vedasi riquadro ingrandito).
Figura 22. Dislocazione a fasci, che possono assumere vari assetti, delle strutture SB (vedasi riquadro ingrandito).
Figura 25. Immagine di dettaglio di un film traslucido, con relativo ingrandimento (al centro) dove si nota la sua struttura a microsferule interconnesse.
Figura 25. Immagine di dettaglio di un film traslucido, con relativo ingrandimento (al centro) dove si nota la sua struttura a microsferule interconnesse.
Figure 26 e 27. Altre immagini di film traslucidi dove si apprezza la struttura a microsferule scure, che sono attorniate dal film trasparente che le interconnette. Nella figura 27, in alto a sinistra, si nota come il film sia sviluppato soprattutto nelle cavità (cerchi).
Figure 26 e 27. Altre immagini di film traslucidi dove si apprezza la struttura a microsferule scure, che sono attorniate dal film trasparente che le interconnette. Nella figura 27, in alto a sinistra, si nota come il film sia sviluppato soprattutto nelle cavità (cerchi).
Figure 26 e 27. Altre immagini di film traslucidi dove si apprezza la struttura a microsferule scure, che sono attorniate dal film trasparente che le interconnette. Nella figura 27, in alto a sinistra, si nota come il film sia sviluppato soprattutto nelle cavità (cerchi).
Figure 26 e 27. Altre immagini di film traslucidi dove si apprezza la struttura a microsferule scure, che sono attorniate dal film trasparente che le interconnette. Nella figura 27, in alto a sinistra, si nota come il film sia sviluppato soprattutto nelle cavità (cerchi).
Figura 28. Patine biancastre di mineralizzazione per punti o per superfici parziali (biomineralizzazione?).
Figura 28. Patine biancastre di mineralizzazione per punti o per superfici parziali (biomineralizzazione?).
Figura 29. Sferule variamente conformate in polisferule. Le diverse tipologie possono essere sempre ricondotte ad una crescita per avvolgimento di gusci successivi (lamine di SB) o per crescita di microsferule compenetrate SSB. La coesistenza dei due processi di crescita da luogo alle curiose forme a globuli spiralati, talora a dimensioni regolarmente crescenti (in basso a sinistra).
Figura 29. Sferule variamente conformate in polisferule. Le diverse tipologie possono essere sempre ricondotte ad una crescita per avvolgimento di gusci successivi (lamine di SB) o per crescita di microsferule compenetrate SSB. La coesistenza dei due processi di crescita da luogo alle curiose forme a globuli spiralati, talora a dimensioni regolarmente crescenti (in basso a sinistra).
Figure30, 31, 32 e 33.Microsferule aggregate in filamenti di varie tipologie (e/o in ammassi); particolarmente interessanti le forme serpentiformi e/o intrecciate (ben evidenti in figura 33).
Figure30, 31, 32 e 33.Microsferule aggregate in filamenti di varie tipologie (e/o in ammassi); particolarmente interessanti le forme serpentiformi e/o intrecciate (ben evidenti in figura 33).
Figure30, 31, 32 e 33.Microsferule aggregate in filamenti di varie tipologie (e/o in ammassi); particolarmente interessanti le forme serpentiformi e/o intrecciate (ben evidenti in figura 33).
Figure30, 31, 32 e 33.Microsferule aggregate in filamenti di varie tipologie (e/o in ammassi); particolarmente interessanti le forme serpentiformi e/o intrecciate (ben evidenti in figura 33).
Figure30, 31, 32 e 33.Microsferule aggregate in filamenti di varie tipologie (e/o in ammassi); particolarmente interessanti le forme serpentiformi e/o intrecciate (ben evidenti in figura 33).
Figure30, 31, 32 e 33.Microsferule aggregate in filamenti di varie tipologie (e/o in ammassi); particolarmente interessanti le forme serpentiformi e/o intrecciate (ben evidenti in figura 33).
Figure30, 31, 32 e 33.Microsferule aggregate in filamenti di varie tipologie (e/o in ammassi); particolarmente interessanti le forme serpentiformi e/o intrecciate (ben evidenti in figura 33).
Figure30, 31, 32 e 33.Microsferule aggregate in filamenti di varie tipologie (e/o in ammassi); particolarmente interessanti le forme serpentiformi e/o intrecciate (ben evidenti in figura 33).
Figure 41,42 e 43. Visione dall’alto e confronti tra affioramenti diversi (nel riquadrostromatoliti australiane) in rapporto ad alcune immagini dell’area di Meridiani Planum (da Earth Google).
Figure 41,42 e 43. Visione dall’alto e confronti tra affioramenti diversi (nel riquadrostromatoliti australiane) in rapporto ad alcune immagini dell’area di Meridiani Planum (da Earth Google).
Figure 44 e 45.  Tessiture delle rocce stromatolitiche a scala macroscopica ravvicinata
Figure 44 e 45. Tessiture delle rocce stromatolitiche a scala macroscopica ravvicinata
Figura 46-54- Paralleli tra stromatoliti terrestri e sedimenti marziani a livello microscopico
Figura 46-54- Paralleli tra stromatoliti terrestri e sedimenti marziani a livello microscopico
Figura 53 - Stromatoliti: confronti Terra Marte
Figura 53 – Stromatoliti: confronti Terra Marte
I dati grezzi del Viking acquisiti nel 1976.
I dati grezzi del Viking acquisiti nel 1976.
Figura 5 - I ritmi circadiani nei dati del Viking, rielaborati da Miller nel 2001.
Figura 5 – I ritmi circadiani nei dati del Viking, rielaborati da Miller nel 2001.

 

http://www.meteoweb.eu/2011/12/non-siamo-soli-nelluniverso-e-su-marte-ci-sono-tracce-di-vita-2/100821/