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Il Pensiero di Angeli in Astronave
Angeli in Astronave è distaccato da tutti coloro che professano amore…e in realtà guadagnano con la sapienza che non gli appartiene… ribadisco …nomi altisonanti … artefatti di strani effetti speciali …visivi o non… strumentalizzare… gruppi di appartenenza…donazioni … plagio… bugie da effetto… mancanza di umiltà… falsi nel pubblico…violenti nelle mura domestiche… guru e maestri …diffidate da ogni cosa artefatta… l’Amore unisce in semplicità…non ha bisogno di una carta scritta…la Verità non si vende ne si compra…fatene tesoro… Dolbyjack!
"Con riferimento al Decreto legislativo 9 aprile 2003, n.70 che si occupa di Attuazione della direttiva 2000/31/CE. Facendo anche riferimento al libro verde sulla tutela dei minori e della dignità umana nei servizi audiovisivi e di informazione COM (96) 483, il presente sito web: (Angeli in Astronave) è fruibile a soli Maggiorenni e pertanto proibito a tutti coloro che siano sofferenti psichici o vulnerabili ad informazioni di questo tipo e quindi influenzabili dal punto di vista psicologico.”
Buona Navigazione Cari Angeli, Namasté..
Video Discosure-Nibiru e Mauro Biglino
Riflessioni
Disclose.tv - ANONYMOUS MESSAGE TO NASA ABOUT ETS
http://www.disclose.tv/action/viewvideo/104638/ANONYMOUS_MESSAGE_TO_NASA_ABOUT_ETS/ Agenzia spaziale più importante del mondo, ti abbiamo osservato e ascoltato per molto tempo, siamo contrariati dalle tue costanti smentite e insabbiamenti, sappiamo tutti i tuoi piccoli e sporchi segreti e i trucchetti che usi. Sappiamo come hai falsato tutte le immagini della superfce dei pianeti e dei satelliti che li circondano, sappiamo come hai falsato e nascosto la verità al mondo. Ora abbiamo abbastanza filmati immagini e informazioni che tu non hai. Saremo capaci di mostrare la verità e lo faremo presto, pensi che stiamo bleffando? allora ascolta, la complessità della loro abilità è incomprensibile[...]l'ormeggio dei loro veicoli sembra molto NASA(non diciamo di più) è per i tuoi trucchi?Sappiamo anche come hai rilasciato strani fotogrammi che mostrano dischi che visitano e poi lasciano la terra e hai consigliato agli astronauti di menzionare volta per volta gli ufo, questo è per far credere che sai molto poco di quello che stà accadendo (mentre altri pensano di aver trovato la verità) ma in realtà la verità è così incomprensibilmente vasta e così semplice che sfugge anche ai migliori dispositivi e menti. Ora, sai che facciamo sul serio. Ora ci rivolgiamo a tutti i cittadini del mondo, le entità extradimensionali non sono malvagie come vogliono farvi credere, al contrario, hanno creato il nostro universo quindi sono presenti da prima di noi, non c'è nienti di cui temere, questo è l'inizio della rivoluzione spirituale ed evoluzione della specie umana Traduzione per Angeli in Astronave Raffaele V.
Articoli Importanti
sabato 1 agosto 2009
INCONTRI RAVVICINATI: COME COMPORTARSI
INCONTRI RAVVICINATI: COME COMPORTARSI
Come comportarsi in caso di Abduction? Per prima cosa bisogna capire in che tipo di abduction siamo capitati e con che tipo di alieni abbiamo a che fare. Questi possono essere fortemente simili agli umani, totalmente dissimili (come grigi o rettiliani) o robotici. Lo stesso rapimento può essere una classica abduction notturna o un incontro casuale su una strada, magari nottetempo.
Una delle cose principali da ricordarsi, qualsiasi sia il tipo di alieno, è che in quasi tutte le società ET la totale mancanza di controllo sulle proprie emozioni e paure è considerato qualcosa di tipico degli animali e delle creature "inferiori" - se mi passate il termine. Provate ad avere una reazione scomposta e disarticolata e vi vedrete trattato alla stessa stregua di un animale rabbioso, ossia - con ogni probabilità - immobilizzato tramite un raggio di qualche tipo, oppure fatto svenire. A questo punto le vostre possibilità di controllare gli eventi però sono praticamente nulle, ragion per cui, per quanto sia comprensibilmente difficile, cercate di rimanere freddi e (apparentemente) imperturbabili. Quando venite avvicinato dagli ET, per quanto appaiano grandi o minacciosi, rimanete fermi - questo sempre che siate troppo vicini per avere altra scelta, se vi trovate a cento-duecento metri allontanarvi potrebbe non essere una cattiva idea! Se vi viene rivolta qualche domanda telepaticamente, rispondete alla stessa maniera. Ricordate che nella maggior parte dei casi vi trovate di fronte a degli alieni che nell'arco di pochi secondi devono decidere se hanno di fronte un animale pericoloso (e gli esseri umani possono esserlo parecchio - molto spesso hanno paura di noi!)oppure un essere civilizzato. Convinceteli che si tratta del secondo caso, agite da loro pari, rammentate che gli esseri umani hanno nel loro DNA una fortissima eredità stellare che non teme confronti, comportatevi con tutta l'educazione, il coraggio e la nobiltà d'animo di cui siete capaci: immaginate di ricevere la visita di una persona importante e di voler fare buona impressione, anche se il vostro interlocutore è un rettiliano alto 2 metri e 40 con la pelle squamata: Dietro quell'aspetto c'è una mente che può essere impressionata da voi - nel bene o nel male - quanto voi lo siete da lui. Altra cosa: cercate - per quanto vi sia possibile - di far capire che determinate cose per voi sono normali. Parlo specialmente ai repeaters, i quali, anche se non rammentano alla perfezione tutte le loro esperienze, sanno benissimo che quello che stanno vivendo non è certo il loro primo incontro. Se avete avuto la fortuna di fare cose come Tai Chi chuan, Yoga, meditazione o arti marziali, mostrate ai visitatori la vostra padronanza delle energie e della mente. Quando Trevis Walton venne rapito dai grigi e portato su di un disco negli anni '70, come prima reazione, per vincere la paura, il falegname statunitense si mise in una posizione di Karate (che all'epoca praticava) ed emise un forte ma controllato Kiai, l'urlo con cui i karateka nipponici cercano di scoraggiare gli avversari e far crescere la propria energia. La cosa funzionò al di là delle più rosee aspettative per Walton, tanto che - caso rarissimo nelle abductions - i grigi abbandonarono la sala e dopo pochi minuti Walton fu raggiunto da un paio di più comunicativi nordici.
INSTAURARE UN RAPPORTO
Se il vostro interlocutore non vi rivolge nessun tipo di comunicazione, allora provate a farlo voi. Sgombrate la mente da qualsiasi pensiero e "pensate" molto chiaramente e a "voce alta" quello che volete comunicare allo straniero. Anche questo verrà recepito come un segno di civiltà da parte vostra, un pò come se un aborigeno australiano vi dicesse: "volete una tazza di tè, signori?" A questo punto le reazioni degli ET possono essere diverse: se si tratta di esseri robotici, (o robot biologici, come cloni di qualche tipo) questi probabilmente rimarranno confusi sul da farsi e chiederanno delucidazioni - o addirittura l'intervento - di un superiore. Se invece si tratta di una razza di stampo nordico o fortemente umanoide, è probabile che vi venga rivolta la "parola" e vi venga detto qualcosa, il che dovrebbe - il condizionale è d'obbligo - portare ad una relazione paritaria di qualche tipo. Se invece avete la sfortuna di trovarvi di fronte a razze molto particolari come quella rettiliana o insettoide, allora la nottata si preannuncia lunga. Questo perchè, a dirla breve, queste razze considerano l'essere umano (e i mammiferi in generale)come un essere inferiore e non lo valutano granchè, qualsiasi cosa possa fare. Va detto però che, mentre per gli insettoidi c'è poco da fare, a parte cercare di attrarre la loro curiosità intellettuale, con i rettiliani le cose si fanno diverse: questi infatti sono perlopiù una razza guerriera, nella quale però orbitano anche scienziati e biologi, con la quale forse avrete a che fare. Se vi ritrovate con qualche "guerriero" rettiliano vero e proprio, allora la vostra unica possibilità di evitare una serata davvero traumatizzante è quella di farvi apprezzare per delle qualità guerriere, sempre che le abbiate. Il coraggio, l'essere sprezzanti e avere comunque una sorta di senso dell'onore (anche se il loro è abbastanza distorto) potrebbe aiutarvi a farvi valutare positivamente in qualche maniera.
UN FUTURO CATACLISMA
Ricordate che se LORO sono venuti DA VOI vuol dire che avete qualcosa che gli interessa. Questo qualcosa può essere il vostro DNA (in quel caso preparatevi ad essere sbattuti senza tanti complimenti su un lettino medico), altre parti fisiologiche come sangue o sperma o ovuli, oppure quello che gli interessa SIETE VOI. Se il caso è questo, allora ricordate che siete voi che potete cambiare di molto la qualità delle vostre abductions. Siete stanchi di essere sbattuti di quà e di là, paralizzati, senza capire nulla di quello che vi stanno facendo? Cercare di mostrare loro un'altro aspetto di voi stessi: quello migliore, quello "stellare". Nell'80% dei casi noterete un aumento del rispetto nei vostri confronti, o comunque un cambio di "abitudini": facilmente inizierete a frequentare alieni di diverso tipo, o assisterete a vere e proprie lezioni.
Se quello che dicono molti addotti è vero, allora la realtà delle abductions va ricondotta ad un discorso di sopravvivenza ad un futuro cataclisma di qualche tipo, a cui la razza umana dovrà essere in qualche modo preparata. Dato che la diffusione pubblica di questa notizia creerebbe un panico impensabile, alcune "alte sfere" (in parte umane, in parte della famosa "federazione") avrebbero deciso di non rendere di pubblico dominio questa informazione, e di far "preparare" la popolazione al futuro cataclisma selezionando la gente più idonea e preparandola a ricoprire determinati ruoli: dal militare, al medico, al pilota di astronavi, allo scienziato. Tale selezione, però, per essere efficace, deve essere globale e mondiale, ma come attuare tutto ciò senza spaventare l'opinione pubblica? L'idea fu quella di prendere la gente di notte, sottoporla a determinati test, e, se questi vengono superati, le persone entrano in un vero e proprio training, affrontano scuole e corsi di preparazione di vario tipo, alla fine dei quali prendono addirittura una specie di laurea (la cui consegna è rammentata da moltissimi addotti). Al momento X, ossia quando ce ne sarà bisogno, tutte le cose che i "selezionati" avranno imparato verranno "sbloccate" e rammentate all'improvviso, e queste persone potranno entrare in azione fin da subito per poter aiutare chi ne avrà bisogno. Insomma, se per qualche motivo siete dei Repeaters, ossia degli alieni vi fanno visite notturne con una frequenza impressionante, allora è probabile che qualche razza (o più di una) vi ritenga interessante per questo progetto. Va rammentato però che queste razza ET hanno anche degli "interessi privati", ad esempio i grigi hanno difficoltà di riproduzione, per cui una volta che hanno avuto il "permesso" federale e terrestre per selezionare dei terrestri non è escluso che, tra il lusco e il brusco, approfittino di queste operazioni per "intascarsi" del materiale genetico a loro utile. Insomma, la situazione è sicuramente variegata, ma se mantenete i nervi saldi e vi dimostrate forti e sicuri di voi, allora quasi certamente le vostre abductions saranno meno traumatiche.
http://www.strangedays.it/aliendream/05_IR-comecomportarsi.html
IL REGNO SOTTOMARINO
IL REGNO SOTTOMARINO
Acqua. Il globo ne è coperto per più di due terzi. Mari, laghi e fiumi lo avvolgono come un fitto mantello carico di vita. Forse il nome più adatto per il pianeta dovrebbe essere "Acqua", non "Terra". Territorio immenso, davanti al quale anche il cuore degli esploratori più intrepidi e dei conquistatori più grandi ha tremato. E il nome di chi è riuscito a strappare agli oceani i segreti delle rotte e delle correnti per giungere sano e salvo su terre inesplorate è entrato nella leggenda. Se nel Medioevo infatti nulla incuteva più timore dell'ignoto, di cui il mare era incarnazione ideale, ancora oggi, quando satelliti da milioni di dollari collegano in reti informatiche nazioni lontane in tempo reale, il mare rimane ancora un mistero. Nei suoi abissi, come la fossa delle Marianne nel Pacifico, la fortissima pressione, capace di schiacciare sottomarini, batiscafi e sonde di profondità, viene sopportata da specie animali ancora non catalogate. Così, se sconosciuti esseri dei fondali resistono per dote naturale a miliardi di tonnellate d'acqua, cosa ancora possono nascondere gli oceani?
RISORSE INESAURIBILI
Secondo quegli scienziati che sostengono la teoria della nascita della vita dagli oceani, il vero futuro dell'uomo sarà nel mare. Plancton, piccoli pesci e soprattutto coltivazioni massive di vari tipi di alghe e piante ibride marino/terrestri potrebbero fornire cibo in quantità, dato che presto i prodotti coltivati a terra non basteranno più per rispondere al fabbisogno nutrizionale di un'umanità in continua crescita demografica. E fra alcuni brillanti ricercatori si fa strada l'idea che il problema della sovrappopolazione potrebbe venir risolto in futuro costruendo enormi città sopra titaniche piattaforme marine. In Giappone - Paese da sempre alle prese con problemi di spazio e di incremento demografico - è in pieno sviluppo un progetto del genere, mentre a sei miglia dalle coste britanniche una ex isola artificiale usata come roccaforte armata dagli inglesi nella 2° Guerra Mondiale è stata acquistata nel 1966 da un facoltoso uomo d'affari e rinominata "Principato di Sealand". Autodichiaratosi Stato indipendente (come il Vaticano o San Marino) nel 1967, Sealand batte moneta ed emette francobolli propri e attualmente, dopo lunghe dispute legali, la sua sovranità è stata riconosciuta dalla Comunità Europea. Bizzarria da magnati, o preludio a una prossima fioritura di staterelli acquatici indipendenti? Viene da immaginare un futuro dominato da un nuovo feudalesimo marinaro, con "Sealords" pronti a tutto per accaparrarsi le riserve ittiche migliori, uno scenario degno del film "Waterworld". È comunque certo, stando ancora agli scienziati, che nei prossimi decenni l'esaurimento delle scorte di petrolio porterà l'uomo a considerare diverse fonti di energia: quella eolica (vento), quella solare e, naturalmente, quella idrica. Insomma, l'acqua diverrà l'ago della bilancia della nostra vita e non è escluso che attorno al possesso e allo sfruttamento del prezioso liquido si scatenino autentiche guerre.
POSEIDON E IL RE PESCATORE
Non c'è popolo che, vivendo di pesca, non abbia appreso a rispettare e temere il mare, e ad amarlo. Per i Greci, Ponto, il mare, assieme a Urano e Gea, era la più antica delle divinità. Più tardi le sue mansioni vennero rilevate dal potente Poseidon, ma nei miti ellenici rimase sempre, anche se più in ombra, la figura del "vecchio saggio" del mare, quel Nereo che tutti i segreti conosceva ma che a pochi rivelava, e solo se costretto. Simile a Nereo è la divinità norvegese conosciuta come "Njord il ricco", padrone delle imbarcazioni di Asgard, che dimorava nel sicuro porto di Noatùn, nome che riecheggia tanto il Noè biblico (Noah in ebraico) che Nettuno. I miti di Nereo/Njord ci riconducono all'idea del mare come custode di tesori nascosti e di conoscenze dimenticate, mentre Poseidon incarna maggiormente la potenza delle acque, ora devastatrici, ora apportatrici di vita e fertilità. Le leggende elleniche narrano di favolose città sottomarine in cui Poseidon viveva con la consorte Anfitrite e la sua corte di Tritoni e di leggiadre Nereidi, esseri anfibi, per i quali il mare era habitat naturale. Oggi alcuni studiosi sostengono che in realtà i miti antichi avessero un fondamento di verità, e che forse in tempi remotissimi una razza anfibia giunse sulla Terra da altri pianeti e colonizzò i nostri fondali marini. Solo fantasia? Può darsi, ma molto spesso oggetti discoidali argentati o luminosi vengono visti immergersi nei flutti marini o uscirne. Proprio sulla scorta di queste teorie l'americano Michael Turner, autore e disegnatore di fumetti, ha creato la serie Fathom, best seller in USA, in cui narra le gesta di esseri acquatici dotati di una tecnologia fantascientifica, viventi negli abissi del nostro pianeta. Le antiche leggende, oggi, nell'immaginario collettivo si fondono alla fantascienza. Tornando ai miti, secondo i greci fu Poseidon, con un sol colpo di tridente, a far sorgere dalle acque un intero continente per donarlo alla bella semidea Clito di cui s'era invaghito, e sempre per lei in quel luogo fece erigere una città circondata da tre enormi canali circolari, che in seguito battezzò Atlantide. Platone nelle sue opere "Timeo" e "Crizia" descrive con dovizia di particolari Atlantide e la sua fine, avvenuta in un giorno e una notte per volontà di Zeus. Anche se inghiottita dai flutti, Atlantide continua a far parlare di sé: archeologi, sommozzatori, esploratori e medium sono sulle tracce del continente scomparso, mentre la leggenda vuole che un giorno Atlantide risorgerà dalle acque per essere abitata di nuovo, ma solo quando l'umanità ne sarà degna.
RAZZE ANFIBIE
Ai Greci si affiancano gli Irlandesi, per i quali il mare era il regno di Manhannan McLir, capace di superare migliaia di leghe in pochi minuti grazie al suo "carro volante", mentre nelle leggende arturiane si parla diffusamente del "Re Pescatore", un saggio essere semidivino che abitava in un irraggiungibile castello sommerso e il cui compito era quello di custodire il Sacro Graal. Lo stesso Lancillotto fu cresciuto dal popolo delle acque: vuole la tradizione che egli trascorresse la sua infanzia in un palazzo eretto nelle profondità di un lago, accudito da una donna, la "dama del lago", che donò la spada Excalibur a Re Artù (*). Per questo motivo il migliore cavaliere della Tavola Rotonda nei testi provenzali venne detto "Lancelot du Lac", Lancillotto del Lago. Solo leggende? Oppure ai tempi di Re Artù una razza anfibia venuta secoli prima da altri mondi continuava a vivere nelle acque e a interagire con la vita ed il destino degli uomini? E se così fosse, questi esseri anfibi esistono ancora adesso? La fiction se ne è interessata. Nel telefilm "SeaQuest", trasmesso di recente sulle reti Mediaset ad ore impossibili (le tre del mattino), si immagina che in un prossimo futuro un sottomarino ipertecnologico simile all'Enterprise venga a contatto con diverse razze aliene abitanti nella nostra biosfera marina, idea ripresa in maniera immaginifica anche nell'ottimo "The Abyss", purtroppo nella sua versione cinematografica tagliato di sue parti essenziali, quelle che ne avrebbero fatto un potente monito a tutta l'umanità. O ancora, "L'Ultima Onda" di Peter Weir, dove la forza della natura supera, come accade spesso nella realtà, la fantasia.
(*) La prima spada di Artù, quella estratta dalla roccia, non era Excalibur. Secondo alcune fonti si trattava di quella usata da Davide per decapitare Golia.
PASQUA E LE BERMUDA
Segni della presenza di antiche civiltà collegate al mare sussistono ancora oggi. Nel Pacifico, poco distante dalle coste peruviane, l'isola di Pasqua continua a sconcertare gli studiosi. Le enormi teste votive, dette Moai, secondo il ricercatore Erich Von Däniken sarebbero state intagliate nella roccia con un potente strumento laser. Le teorie del ricercatore svizzero non sono poi così eccentriche: alcune di queste statue pesano 600 tonnellate e sono alte 20 metri, e gli studiosi non riescono a spiegare che tipo di utensili abbiano usato gli isolani per scolpirle. Al largo delle coste delle Bermuda, invece; fin dal secolo scorso, navi e aerei svaniscono nel nulla, mentre gli ultimi contatti radio fanno riferimento a stranissimi sconvolgimenti nel cielo e nelle acque, con relativo malfunzionamento di tutta la strumentazione di bordo. Negli anni '70 un aereo privato con a bordo una coppia di giovani sposi contattò la torre di controllo delle Bahamas. I coniugi erano terrorizzati, dato che sotto di loro vedevano solamente il mare e avevano poco carburante. "Eppure - dicevano - secondo gli strumenti dovremmo essere proprio sulla città"! I due rimasero in contatto con la torre di controllo per due ore, durante le quali i due affermarono di girare in tondo a bassa quota, mentre i clienti di un albergo locale si lamentavano con il direttore per il fragore di un aereo, che però nel cielo limpido non si vedeva! Alla fine, il contatto radio si interruppe e di loro si perse ogni traccia.
LA SFIDA DEL FUTURO
Forse ancora oggi i discendenti di una civiltà stellare anfibia risiedono nelle profondità marine del nostro pianeta? L'ipotesi è suggestiva. Il sumerologo Zecharia Sitchin sostiene che alcune antiche tavole cuneiformi descrivono l'arrivo sul nostro mondo di esseri divini, i Nephilim e gli Annunaki. Al principio - dicono i testi sumeri - gli Annunaki presero il controllo delle acque, e il loro capo, il divino Enki, fu venerato come "Sovrano del Mondo e Re del Mare". Non a caso l'altro nome di Enki era Ea, e infatti ancora oggi in francese acqua si dice "eau". Riminescenze di fatti e persone realmente esistite o miti e leggende appartenenti ad un'epoca passata? Difficile dirlo. Di sicuro, il mare rappresenta la sfida del futuro almeno quanto le stelle, e se l'uomo riuscirà a convivere in armonia con l'ecosistema marino, allora troverà inesauribili ricchezze e forse anche alcune risposte sulle nostre vere origini.
Aspettando di guardare con la vista della Verità…Intervallo
Buon giorno divoratori della verità… E’ ora di cambiare .
Divoratori Della Verità andava bene un Tempo fa … Ora la maggior parte di Voi… avverte il Futuro che si apre davanti alla vostra vista..la tanta ambita …ETERNTA’
Molti di voi tra poche Albe Sarete il Futuro di questa amata Terrà Voi sarete la Nuova Umanità… Nella crescita della nuova Dimensione… Sarete insieme a Tutti coloro che fanno parte del vasto Universo .
Una riflessione… Aspettiamo di vedere … magari molte Sfere luminose… Dischi volanti… astronavi… Questo accadrà… Ma se riflettete…
Molti messaggi che arrivano dalla Federazione… dicono….che la Verità vi sarà svelata… senza causare danno … la verità sarà resa accessibile a tutti gli umani … sentiremo verità molti fatti…esempio… Terra Cava… Lemuria… Nibiru… ecc. Anche se non Vediamo i Fratelli Dello spazio…con la vista limitata…Loro sono vicini a noi .Le verità esce fuori giorno dopo giorno…anche se vecchia quella verità… vale oggi…perchè la consapevolezza è ormai germogliata in Voi…
Siate svegli Carissimi… voi siete il futuro della Nuova Umanità…Siate in amore con Tutti…
P.S. se potete … e non è una mortificazione per voi… non toccate carne per tre settimane… ascolterete un messaggio D’amore… I Fratelli minori…il mondo Animale…sono coloro che ci danno vibrazioni alte… Provateci… vi sentirete …. a voi i commenti … tre settimane ….
Buona Marotana… Dolbyjack
venerdì 31 luglio 2009
TUNGUSKA - IL MACCHINARIO ALIENO
TUNGUSKA - IL MACCHINARIO ALIENO
Segnalato da Zret
Tunguska, qualcosa salverà la Terra?
di Gianluca Viappiani
In Siberia esisterebbe una struttura aliena capace di distruggere o deviare i corpi celesti in rotta di collisione con il nostro pianeta.
Premessa
La mattina del 30 Giugno 1908 alle ore 7,14, un meteorite roccioso di 60 metri di diametro penetra l’ atmosfera ed esplode sopra la Siberia Orientale a circa 6-8 Km d’altezza. L’ energia liberata è spaventosa, pari a 1000 bombe atomiche come quella di Hiroshima, la foresta è rasa al suolo per oltre 2000 Km².
Il mondo si accorgerà di quest’evento solo vent’anni dopo grazie alla caparbietà di uno scienziato di nome Leonard Kulik, senza il quale sarebbe rimasto un avvenimento pressoché sconosciuto. Qualcuno potrebbe addirittura domandarsi perché la comunità scientifica è tuttora interessata a un fatto capitato un secolo fa. In realtà esistono diversi motivi che lo rendono ancora estremamente interessante e attuale:
- perché è stata la più imponente deflagrazione di un meteorite a memoria d’ uomo che si possa studiare;
- perché comprendere la dinamica dell’esplosione di Tunguska può aiutare a difenderci da minacce simili future;
- perché se tale esplosione dovesse accadere nel nostro tempo, con buone probabilità sarebbe scambiata per un attacco nucleare da parte di una potenza straniera, in quanto gli effetti conseguiti sono del tutto simili a quelli di un’esplosione di tipo atomico;
- perché non sono mai stati trovati resti del corpo cosmico esploso a Tunguska, nessun cratere, nessun frammento, solo micro particelle incastrate negli alberi sopravvissuti alla catastrofe.
Teoria su Tunguska
Nel corso degli anni sono state elaborate tantissime teorie su Tunguska, ma nessuna è mai riuscita a chiarire completamente quel che è avvenuto in quel ormai lontano 30 giugno 1908. Da qualche anno a questa parte, sta avanzando l’ipotesi della presenza in Siberia di una costruzione tecnologica non terrestre atta a difendere la Terra dalle minacce dei corpi celesti in rotta di collisione con il nostro pianeta. L’installazione aliena sarebbe intervenuta a Tunguska sottraendoci da una catastrofe ben maggiore.
Vediamo chi ha ideato questa teoria. Si tratta di due ricercatori che in maniera del tutto indipendente sono arrivati a conclusioni simili:
- il Dr. Costantino Paglialunga
Laureato in Chimica presso l’Università di Camerino. Svolge attività di libero professionista dopo aver insegnato, per oltre 20 anni, chimica. Ha condotto una serie di ricerche, in particolare nel territorio russo. Ha frequentato per svariati anni l’ambiente cosmonauticorusso.
- il Dr. Valery Mikhailovich Uvarov
Capo del Dipartimento di Ricerche Ufologiche, Paleoscienza e paleotecnologia al National Security Academy di San Pietroburgo Russia.
Come funziona l’impianto?
La distruzione o la deviazione dei corpi celesti afferma Uvarov, si ottiene utilizzando enormi globi di plasma, prodotti dal “macchinario alieno”.
“Quello che nel 1908 migliaia di persone videro in gran parte della Siberia era il loro volo, con il risultato che i testimoni dell’evento di Tunguska attribuirono l’intero fenomeno alla comparsa di una serie di fulmini globulari! Apparentemente le sfere di “Plasma” sono prodotte da un generatore di energia situato nelle profondità della Terra”. Troviamo importanti conferme dell’esistenza di questa installazione nei racconti tradizionali della popolazione locale situata vicino alla zona dell’esplosione di Tunguska. Le leggende narrano di “fulmini ardenti”, “sfere fiammeggianti” e di tremende esplosioni col risultato che per centinaia di chilometri la superficie circostante si è ridotta ad un deserto disseminato di rocce. Il nome antico di questi luoghi in lingua Yakuta è Ulyuyu Cherkechekh, che significa “Valle della Morte”.
Cartina elaborata da Costantino Paglialunga, il cerchio rosso rappresenta l'area dei testimoni dell'evento di Tunguska, quello blu l'ubicazione dell'installazione aliena.
Ma una teoria come questa deve necessariamente avere riscontri concreti che la rendono credibile. A tal proposito si potrà trovare nelle frasi seguenti una raccolta esaustiva di informazioni.
Parametri di riscontro
L’evento accaduto a Tunguska è solo l’apice di una serie di manifestazioni cominciate ben due mesi prima. Questi fenomeni "anomali" sono imputati secondo Valery Mikhailovich Uvarov a effetti collaterali dell’impianto siberiano mentre attingeva energia dal pianeta, al fine di produrre enormi globi di plasma destinati a distruggere il corpo cosmico.
1) L’ubicazione stessa dell’installazione non sembra essere casuale: il periodico scientifico Russo Tekhnika Molodiozhi (numero 1, 1984) avrebbe pubblicato l'esito di una ricerca che parla di una "super-amomalia" magnetica (definita il terzo polo magnetico terrestre) le cui origini arrivano da una profondità di mezzo raggio terrestre, sotto la Siberia orientale. Questa sembrerebbe l’ubicazione e la fonte dalla quale si alimenta il macchinario alieno.
2) L’effetto dell’installazione fu così potente che nei giorni precedenti l’esplosione del 30 giugno, in molti paesi d’ Europa, così come nella Siberia Occidentale, l’oscurità notturna fu sostituita da un’insolita luminosità, come se quelle aree stessero sperimentando il fenomeno delle “notti bianche” tipico dell’estate ad alta latitudine. Ovunque facevano la loro comparsa nubi argentee che si estendevano da est a ovest lungo le linee di forza, risplendenti nella luce dell’alba e del crepuscolo. Probabilmente questa enorme energia sprigionata era un effetto collaterale dell’installazione che stava immagazzinando una grande quantità di energia dal pianeta.
Fenomeno delle notti bianche a San Pietroburgo
“Un’attenta disamina delle anomalie ottiche riscontrate nel periodo tra giugno e luglio del 1908 conferma la supposizione che i primi segni fossero ravvisati già diversi giorni prima della caduta del meteorite: si suppone il 23, 25 o 29 giugno. Tali anomalie includono anomali bagliori nel cielo, nubi nottilucenti luminose non viste prima, disturbi nel normale cammino dei punti neutri Arago e Babinet e la comparsa di aloni solari prolungati. All’inizio del 1° luglio scomparvero in maniera esponenziale”. (Vladimir N. Vasilyev Planet.Space Sci., vol.46, N.2/3., 1998)
Il grafico elaborato da Vladimir Vasilyev evidenzia le anomalie riscontrate nei giorni precedenti l’evento
3) Prima e dopo l'esplosione di Tunguska furono registrate in Antartico delle Aurore Boreali non previste, cioè non provocate dal sole. Lo studio è stato pubblicato negli anni '60 dagli studiosi Kovalevsky, Ivanov, Plehkhanov,Zhuravlyov e Zolotov. La domanda è questa: Come possono esserci aurore boreali se non è il Sole a provocarle? Forse è un altro "effetto collaterale" dell'impianto Siberiano?
Aurora Boreale
4) Il professor L. Weber dell’ Università di Kiel osservò deviazioni regolari, periodiche e inusuali dell’ago della bussola. Questo effetto si ripeté ogni pomeriggio dal 27 giugno fino al 30 giugno 1908 (il giorno dell’evento). Le registrazioni sembravano quelle di tempeste geomagnetiche, in genere associate con l’attività elettrica solare, che però non erano previste per quel periodo. Da cosa furono generate queste anomalie: un altro effetto collaterale dell’impianto siberiano?
Università di Kiel
5) Secondo le ricerche del geofisico Andrei Ol’khovatov proprio il giorno della immane catastrofe in quella zona erano in corso sia perturbazioni simiche che meteorologiche di grande entità. Come ha notato E. Krinov, uno dei ricercatori che si è occupato di Tunguska: “Vi era la sensazione dell’avvicinarsi di qualche insolito fenomeno naturale”. E’ lecito pensare che tutta quella zona fosse soggetta a sconvolgimenti ambientali dovuti all’enorme energia raccolta dall’installazione.
6) Nei prossimi punti di questo paragrafo si elencheranno vari avvenimenti che fondano la loro attendibilità sulle dichiarazioni dei testimoni, quindi senza alcun riscontro scientifico che ne sostenga la veridicità:
A) I primi a venire a conoscenza dell’incombente calamità furono gli sciamani delle tribù locali: due mesi prima dell’esplosione nella taiga iniziarono a circolare voci sulla prossima fine del mondo. Gli sciamani (dopo aver appreso dagli antenati il volere degli dei) cominciarono a spostarsi da un insediamento all’altro, avvertendo le popolazioni limitrofe dell’imminente cataclisma, le quali cominciarono a trasferirsi con le proprie mandrie in posti più sicuri.
L’esodo degli Evenki iniziò subito dopo il raduno, avvenuto nel mese di maggio, di tutti i clan nomadi. “Gli anziani stabilirono che bisognava cambiare il tracciato ciclico delle loro emigrazioni e che i clan dovevano spostarsi assieme lungo quello nuovo. Vi fu quindi un’importante circostanza rituale nella quale il annunciò la . Anche gli animali selvatici, rispondendo istintivamente all’influsso negativo del crescente campo elettromagnetico, cominciarono ad andarsene. Gli uccelli abbandonarono le loro aree di nidificazione, i cigni lasciarono i laghi, i pesci scomparvero dai fiumi. Un’immensa distesa di taiga, estesa varie decine di migliaia di chilometri quadrati, perse la propria fauna; nelle zone di pericolo rimasero soltanto coloro che non credevano alle parole degli sciamani.
Sciamano fotografato durante un rito
B) Uvarov riferisce la generazione delle sfere di plasma riportando i resoconti dei testimoni: “A nord-ovest comparve una colonna infuocata a forma di lancia di circa 6 metri di diametro. Una volta scomparsa, si udirono cinque forti e secche detonazioni, come colpi di cannone, distinte e a breve distanza le une dalle altre”. “Dalla stazione commerciale di Teteria furono avvistate colonne di fuoco in direzione nord. Anche in altri luoghi (Kezma, Nizhne-Ilimsk,Vitim) che non si trovavano lungo un’ unica direttrice, si osservarono "colonne di fuoco".
C) Presso la miniera di Stepanovsky (vicina alla città di yuzhno-Eniseisk), trenta minuti prima della caduta del meteorite iniziò un terremoto…
In questo istante un testimone che si trovava nei pressi di un piccolo lago improvvisamente vide questi prosciugarsi e dal fondo aprirsi come dei battenti di una porta. Sui bordi delle due gigantesche ante erano visibili delle dentellature. Il testimone preso dal panico fuggì e solo dopo aver percorso una considerevole distanza cadde; potè quindi osservare da lontano che al posto del lago ora si innalzava una "colonna di luce splendente", alla cui sommità si trovava una sfera, il tutto accompagnato da un terribile rimbombante ronzio. I suoi abiti presero fuoco ma senza fiamma e le radiazioni gli bruciarono viso e orecchi.
D) Persone sbalordite asseriscono di aver visto volteggiare sopra il sito dello schianto i globi di plasma sino a tarda sera. Questo fatto fu notato da gran parte degli osservatori.
E) La “Valle della Morte”, il luogo dove sarebbe ubicata l’installazione aliena, si estende per oltre 100000 chilometri quadrati. Il territorio è una massa uniforme di acquitrini, alternati da una taiga pressoché inaccessibile. In quest’area esistono testimonianze della presenza di oggetti metallici di origine ignota, realizzate con un metallo sconosciuto che assomiglia al rame, ricoperte da una patina simile allo smeriglio talmente dura che neanche uno scalpello è in grado di graffiarla.
Intorno a questi “calderoni” la vegetazione crescerebbe in maniera abnorme e all’interno la temperatura sarebbe mite anche al clima più rigido. In tempi passati i cacciatori che vi hanno pernottato sono morti o si sono ammalati gravemente, il che fa pensare ad una qualche forma di radiazione. Non esistono foto che provino l’esistenza di queste costruzioni, gli unici riscontri, oltre alle testimonianze, sono antiche denominazioni di luoghi parzialmente tramandate nel tempo: “torrente del calderone”, “casa di ferro”, “posto del calderone”, “il grande calderone affondato”, “luogo della fiocina a tre lati” ecc. che però risultano introvabili dato che ognuno di questi toponimi rappresenta centinaia se non migliaia di chilometri quadrati in un ambiente tra i meno ospitali del pianeta.
Costantino Paglialunga ci riferisce di un’importante testimonianza: «Fu il generale dell'aeronautica russa Vasily Alekseev, ex agente del Kgb, a svelarmi quella che forse è la parte più importante dell'enigma. Mi disse che nella zona più disabitata della Siberia esistevano costruzioni metalliche che non erano terrestri». «Mi raccontò che i militari russi sono da molti anni al corrente dell'esistenza in Siberia di strane costruzioni metalliche non terrestri. La zona è stata per molto tempo sotto segreto militare con il divieto di sorvolo. E quella zona è tuttora superprotetta perché vi sono stati trovati importanti giacimenti di diamanti e d'oro».
“In tempi passati i più audaci tra i cacciatori locali presero a trascorrere la notte in quelle stanze; perché al loro interno la temperatura era mite, poi però costoro iniziarono ad ammalarsi gravemente e quelli che avevano passato li diverse notti di seguito ben presto morirono”.
6) Negli archivi dell’ex osservatorio meteorologico e magnetico di Irkutsk, sono state scoperte annotazioni scritte da A. K. Kokorin, osservatore meteorologico, a circa 600 chilometri di distanza dal luogo dell’esplosione di Tunguska. Nel suo registro, nella sezione “Note”, è contenuto un commento di eccezionale importanza, il quale indica che nella circostanza in questione vi era più di un corpo in volo.
“Alle 7.00 due cerchi (sfere) infuocati di dimensioni gigantesche ( 60 metri di diametro secondo le testimonianze oculari) sono apparsi In direzione nord, per poi scomparire a distanza di 4 minuti; subito dopo il loro allontanamento si è udito un forte rumore , simile a quello dl vento, che si propagava da nord a sud e che è durato circa 5 minuti, ad esso sono seguiti suoni e tuoni, come detonazioni di enormi armi da fuoco, che hanno fatto tremare le finestre. Queste sono durate 2 minuti …. e ad esse è seguito un suono secco come quello di un colpo di fucile, questi ultimi suoni sono durati 2 minuti. Tutto è avvenuto in piena luce del giorno.”
Si tratterebbe delle sfere che si stavano dirigendo sul luogo dell’esplosione; da notare l’ora dell’ avvistamento: le 7,00 AM. L’esplosione di Tunguska avvenne alle 7,14.
7) Il geofisico Andrei Ol’khovatov afferma che la disposizione degli alberi attorno all’epicentro dell’esplosione, non suggerisce in alcun modo l’idea del violento impatto di un corpo celeste, bensì l’effetto vorticoso di un plasma di altissima energia: infatti questo effetto di vortice che avrebbe fatto letteralmente ruotare gli alberi – come di fatto si è verificato nell’area dopo l’esplosione – è maggiormente pronunciato nell’epicentro che non a 20 chilometri di distanza da esso. Invece, se la causa dell’esplosione fosse stata un corpo celeste si sarebbe dovuto osservare l’esatto contrario.
Tratto da “L’interpretazione tettonica dell’evento di Tunguska del 1908”.
Cartina elaborata da Ol’ Khovatov che mostra la disposizione non regolare degli alberi abbattuti
8) E’ risaputo che alcune chiazze di vegetazione nel luogo dell’esplosione sono rimaste misteriosamente intatte. Merito probabilmente delle nuvole a “pecorelle”, che avrebbero protetto alcuni sprazzi di terreno dal rogo irradiante. I testimoni raccontano dell’esplosione come una grande luce improvvisa “cinquantamila volte più luminosa del sole” accompagnata da un “calore terribile” e da una “spaventosa lingua di fumo nero”.
L’ astronomo Felix Zigel scrisse nel 1961 su Znaniye-Sila: “Secondo le testimonianze raccolte si può affermare che l’ energia radiale dell’esplosione di Tunguska era pari a un’ alta percentuale dell’ energia totale.
Un esplosione chimica è da escludersi perché in un scoppio di questo genere il rapporto dei parametri è molto inferiore”. Zigel ha stimato la temperatura: essa fu di decine di milioni di gradi. Guardando i rami bruciati nella zona del disastro Zigel capì inoltre che il calore fu istantaneo e non causato da un incendio. Zolotov, eminente geofisico, durante una spedizione da lui guidata a Tunguska tra il 1959-1960 osservò un alternarsi di parti bruciate e parti intatte in tutta la zona e un alternarsi di rami bruciati e rami incolumi nello stesso albero completamente arso. Zigel commentò: “Ciò significa che la bruciatura degli alberi fu causata da una radiazione luminosa proveniente dalla zona dell’esplosione e che le bruciature sugli alberi furono possibili solo la dove rami e foglie non schermavano la corteccia.
9) Secondo le testimonianze raccolte, la mattina dell’evento il popolo dei Tungusi osservò scariche elettriche a cielo sereno “come fulmini” che colpirono violentemente il terreno. In corrispondenza dell’epicentro gli scienziati hanno scoperto luoghi in cui l’80% degli alberi sono stati colpiti. A riprova di quanto accaduto il ritrovamento di una folgorite atipica nei pressi dell’epicentro.
Rappresentazione dei fulmini a cielo sereno prima dell’impatto del meteorite
A destra dell’immagine la folgorite ritrovata a Tunguska. La parte mancante sulla sinistra è stata usata per le relative analisi. (Fonte Costantino Paglialunga )
La folgorite è un ammasso di vetro creato dall' energia rilasciata da un fulmine o da un'analoga scarica elettrica su un terreno sabbioso ricco di quarzo. (DaWikipedia, l'enciclopedia on-line)
Da notare la differenza nell’immagine tra le folgoriti “classiche” sulla sinistra e quella anomala sulla destra recuperata a Tunguska, indice che i fulmini caduti quella mattina nella taiga non avevano un’origine naturale.
10) Si scoprì che gli alberi e le piante cresciute dopo l’esplosione del 1908 invece di raggiungere i 7-8 metri d’altezza nella loro crescita, in realtà hanno raggiunto l’altezza di 17-22 metri, dimensioni che in natura si possono conseguire solo dopo duecento o trecento anni. Il suddetto risultato è stato ottenuto in circa 60 anni. La circonferenza dei tronchi degli stessi alberi, inoltre, ha raggiunto un valore quattro volte superiore quello normale giacché gli anelli, prima del 1908, avevano uno spessore medio di 0,42 mm e dopo l’esplosione presentavano anelli dell’ordine di 5- 10 mm.
Lo scienziato Sobolev ha parlato di un cambiamento genetico per spiegare queste anomalie che hanno causato una velocità d’accrescimento come minimo 100 volte superiore a quella normale; tale effetto però afferma lo studioso, “Non può essere attribuito esclusivamente ad una esplosione nucleare o qualcosa di simile. Viene spontaneo però credere che delle radiazioni particolari, con un livello molto intenso, abbiano colpito quella vasta area ed abbiano dato uno stimolo notevole alla crescita d’ogni genere di vegetazione. Nella Tunguska non si sono verificati effetti di natura nucleare, naturalmente per come noi li conosciamo, per il semplice fatto che la vita in quella zona si è perpetuata ed accresciuta, pur avendo avuto un impulso nell’aumento di ritmo riproduttivo cellulare”.
Anelli di accrescimento di una pianta nella zona dell’esplosione di Tunguska, notare la crescita anomala dell’albero dopo il 1908. Fonte CNR Bologna
11) Sono state trovate lievi tracce di radioattività negli alberi e negli strati di ghiaccio polare risalenti al 1908.
Il Dr. N. Deskov ha raccolto voci relative ad alcune malattie che hanno interessato la popolazione locale dopo l’evento di Tunguska.
Nel 1927 i testimoni raccontarono ai ricercatori russi di una strana malattia che aveva colpito le renne: presentavano strane cicatrici sulla pelle. Si racconta di un testimone che si addentrò nella zona degli alberi abbattuti e che morì successivamente tra dolori lancinanti come se qualcosa lo stesse bruciando internamente.
Come potrebbero essersi svolti i fatti.
Sono le ore 7, 14 di quel nefasto 30 giugno 1908, un gigantesco corpo celeste penetra a gran velocità nell’atmosfera terrestre. Prima di impattare al suolo una schiera di enormi globi di plasma lo intercettano e lo distruggono. La deflagrazione produce un ' energia pari a 1000 bombe atomiche a fissione nucleare. La colonna di fuoco alta 80 Km ed il boato vengono osservati ed uditi a centinaia di chilometri di distanza, l'onda d'urto, registrata dai sismografi, compie due volte il giro della Terra.
La foresta viene rasa al suolo per oltre 2000 chilometri quadrati, ogni forma di vita rimasta nella taiga soccombe brutalmente. Ottanta milioni di alberi sono barbaramente mutilati, abbattuti, molti altri carbonizzati. Mentre ancora il mondo frastornato si domandava cos’era successo, gli sciamani insieme alle tribù sopravvissute compivano riti di ringraziamento a favore di quegli antichi quanto provvidenziali dèi che li avevano salvati. L’uomo civilizzato prenderà coscienza dell’evento solo 20 anni dopo quando nel 1927 verrà organizzata una spedizione capitanata da Leonid Kulik, geologo dell'Accademia delle Scienze, che partirà alla ricerca di un cratere che non troverà mai. Ad aspettarlo però uno scenario desolante e spettrale.
In questa indagine ho cercato di elencare tutte quegli studi che rendono ammissibile l’ipotesi appena discussa, per ulteriori informazioni e approfondimenti invito il lettore alla visione delle ricerche di: Costantino Paglialunga e Valery Mikhailovich Uvarov Nexus n°51-57-58-59. Quest’ ultima reperibile in versione inglese su
Bibliografia:
J.Baxter/T.Atkins – Il fuoco venuto dal cielo - Sperling & Kupfer/Milano 1978 Jack Stoneley - Tunguska: la dallo spazio - Longanesi & C. Milano 1978.
Furneaux Rupert - Spaziali in Siberia - Sugarco Edizioni 1979.
Andrei Yu. Ol'khovatov- The tectonic interpretation of the 1908 Tunguska event-Russia, Moscow 1991
N.V. Vasilyev – Il problema del meteorite di Tunguska oggi (tradotto in italiano dalla D.ssa Ilaria Alfieri) 1998.
Jonn Gribbin – Enciclopedia di Astronomia e Cosmologia – Garzanti 1998.
Nanni Riccobono - Tunguska - Rizzoli 2000.
Valery Uvarov - La misteriosa valle della morte siberiana - Nexus n° 51-57-58-59 2003-2004.
Mircea Eliade – Lo Sciamanesimo- Edizioni Mediterranee 2005.
Costantino Paglialunga – Il mistero della Tunguska 2° Edizione - 2008.
Giorgio Pattera – Dopo 100 anni il mistero di Tunguska continua – Notiziario Ufo N°74 2008.
Luca Gasparini, Enrico Bonatti e Giuseppe Longo- Il mistero di Tunguska- Le scienze N°479 2008.
Massimo Teodorani – Sfere di luce – Macro Edizioni 2008
Antonio de Blasi, Angelo Piemontese, Fabio Stefanelli- Dal caso Tunguska a 99942 Aphohis -Clueb Bologna 2008
Fonte: tunguska-siberia.blogspot.com - (Autore: Gianluca Viappiani)
I bisogni di uno contano piu' di quelli dei molti.
Salve ! Tra meno di 27 ore termina la Maratona Angeli in Astronave…
Un pensierino voglio proporre a tutti voi…
Volete che la Maratona prosegua ancora per altri 7 giorni?
I primi 5 che commenteranno si… sarò lieto di proseguire…fino al giorno 8 di Agosto… sono solo un po cotto… ma ( I bisogni di uno contano piu' di quelli dei molti. )
Spesso temiamo cio' che non riusciamo a capire. La miglior difesa e' la conoscenza... Aspetto i vostri 5 commenti… e se sarete in 7 … avrò molta carica…
Aspetto i vostri commenti…
L'irreale non esiste. Dolbyjack
La Profezia Celestiale
Innanzitutto, voglio ringraziare l'utente YT Majinbueb per la geniale idea di mettere i "titoli di coda" del film, mi è piaciuto tanto trovare questo video. Grazie mille Majinbueb
La profezia di Celestino, bellissimo libro, film affascinante... C'è però un problema, anzi un errore, ho letto in giro che il titolo originale, è The Celestine Prophecy, che tradotto dall'inglese letteralmente sarebbe La Profezia Celestiale, altrimenti, ci sarebbe stato il genitivo anglosassone, quindi, a quanto ho capito non si tratta di una profezia fatta dal Papa Celestino V, questa forma di pensiero, non è la più esatta, si tratta realmente di una profezia, io ed altri miei amici, l'abbiamo letto e abbimo visto il film, e devo dirvi che se guardato e letto con la giusta prospettiva, questa grande opera di James Redfield, è reale, io e la mia cerchia di amici, l'abbiamo preso quasi come bibbia, lo consiglio a tutti coloro i quali sentono una vibrazione più alta crescer dentro, e anche a chi ne è solo incuriosito. Buona Vita a tutti Voi
La suprema legge dell'Attrazione
Legge dell'attrazione, processo mistico attraverso il quale ogni persona, ogni essere vivente, ognuno di Noi, può realizzare qualsiasi cosa voglia...
Vi consiglio un libro, è dei coniugi Jerry ed Esther Hicks, il titolo è "chiedi e ti sarà dato" a me, è stato regalato, ed è il più bel regalo che abbia mai ricevuto da un amico, ve lo consiglio con tutto il cuore.
Buona Vita a tutti Voi, esseri speciali.
I NATIVI AMERICANI, POPOLO DELLE STELLE
I NATIVI AMERICANI, POPOLO DELLE STELLE
Nella storia dei nativi non è difficile trovare persone dotate del dono della visione, ma con Alce Nero, della tribù dei Sioux Oglala, abbiamo la fortuna di poterle leggere, in quanto furono messe su carta dallo scrittore John G. Neirhardt, nel lontano 1931, quando il cugino del grande Cavallo Pazzo era già sessantottenne, e decise che era tempo che i posteri conoscessero quello che lui sapeva dell'ignoto. È infatti dal suo libro (pubblicato dalla Adelphi) che estraiamo i brani e le immagini della sua storia. Alce Nero aveva quattro anni quando udì le voci per la prima volta. "Era come se qualcuno mi chiamasse, ma non c'era nessuno vicino. Questo successe più di una volta, e ogni volta mi faceva paura, e tornavo di corsa a casa". Molti channellers, così vengono chiamati coloro che ricevono messaggi telepatici o vocali da entità aliene, raccontano di aver avuto un inizio simile dei loro contatti. Una voce che sembra apparire dal nulla che chiama e ti costringe a voltarti alla ricerca della fonte del suono.
LA GRANDE VISIONE
Circa un anno dopo, il piccolo Alce Nero ebbe quella che lui chiama la prima visione. "Una tempesta di tuoni si avvicinava dalla parte dove tramonta il Sole, e proprio quando entravo a cavallo in un bosco vidi un tiranno posato su un ramo. Questo non fu un sogno, avvenne davvero. Stavo per scoccare una freccia quando l'uccello parlò e disse: "Tutte quelle nuvole di sopra sono da una parte. Forse voleva dire che tutte le nuvole mi stavano guardando. E poi disse: "Ascolta! Una voce ti chiama!". Allora alzai lo sguardo alle nuvole e vidi scendere due uomini, la testa in giù come frecce che cadono; e mentre si avvicinavano, cantavano un canto sacro e il tuono era come il rullare di un tamburo. Io ve lo canterò. Il canto e il rullo del tamburo erano così:
"Guarda, una voce sacra ti chiama; per tutto il cielo una voce sacra chiama."
Io ero rimasto a guardarli, immobile, e venivano da Nord, ma quando stavano per raggiungermi, girarono dalla parte dove tramonta il sole, e a un tratto erano due oche. Poi scomparvero, e cadde la pioggia con un grande vento e molto rumore. Io non raccontai questa visione a nessuno. Mi piaceva ricordarla, ma avevo paura di raccontarla."
Alce Nero sottolinea che non si trattava di un sogno, ma di un evento reale. Anche questo contraddistingue i protagonisti di incontri ravvicinati: si dibattono tra la loro certezza dell'esperienza che vivono e il timore che con il tempo e i commenti degli altri, il tutto si riduca ad uno strano sogno. Anche coloro che confondono le apparizioni di alieni con angeli ultraterreni, parlano di un canto sacro che si diffonde nell'aria. Comunque, Alce Nero continuò a sentire le voci per altri quattro anni; erano diventate parte integrante della sua vita, lo accompagnavano nella sua crescita. Ormai non ci faceva più caso. Le sentiva chiamare il suo nome, ma non sapeva cosa volessero da lui. A nove anni ebbe la "grande visione". "Era l'estate dei miei nove anni, e la nostra gente si spostava lentamente verso le montagne rocciose. Una sera ci accampammo e io andai a mangiare nella tenda di Anca d'Uomo. Mentre mangiavo, udii una voce che diceva: "è giunta l'ora, ti stanno chiamando". La voce era così forte e chiara che ci credetti, e pensai che dovevo andare dove la voce voleva che andassi. Così mi alzai e uscii. Ma non appena ero uscito dalla tenda, cominciarono a farmi male le due cosce, e ad un tratto fu come svegliarsi da un sogno, e non c'era più nessuna voce. Allora ritornai nella tenda, ma non volevo più mangiare. Anca d'Uomo mi guardò in un modo strano e mi domandò che mi succedeva. Gli dissi che le gambe mi dolevano. Il mattino dopo levammo le tende. Scesi da cavallo e mi si piegarono le gambe, non potevo camminare. I ragazzi mi aiutarono ad alzarmi e mi misero a cavallo. Quella sera quando ci accampammo ero malato. Mi si erano gonfiate moltissimo le gambe e le braccia, e anche la faccia era tutta gonfia. Una volta accampati, stavo sdraiato nella mia tenda e mia madre e mio padre erano seduti accanto a me. Potevo vedere attraverso l'apertura della tenda e c'erano due uomini che scendevano dalle nuvole, a testa in giù, come frecce che cadono, e capii che erano gli stessi che avevo visti prima. Questa volta ciascuno portava una lunga lancia, e queste lance dardeggiavano lampi a zig-zag. Gli uomini scesero a terra e rimasero ad una certa distanza, mi guardavano e dicevano: "Presto vieni! I tuoi avi ti chiamano!". Poi si voltarono e si levarono in aria come frecce lanciate dall'arco. Quando mi alzai per seguirlo le gambe non mi dolevano più e mi sentivo molto leggero. Uscii dalla tenda e lassù, dove stavano andando gli uomini con le lance fiammeggianti, vidi avvicinarsi molto velocemente una piccola nuvola. Venne e si abbassò e mi prese e ritornò al luogo da dove era venuta, volando velocemente. E quando guardai in basso vidi laggiù mia madre e mio padre, e mi rattristai all'idea di lasciarli soli. Poi non ci fu che l'aria e la velocità della nuvoletta che mi portava e quei due uomini che ancora ci guidavano in alto sulle nuvole bianche che erano ammucchiate come montagne e in esse vivevano e saltavano e lampeggiavano gli esseri del tuono. A un tratto non ci fu altro che un mondo di nuvole e tutto era silenzioso".
ESSERI NON UMANI
Non è difficile dare un'interpretazione "ufologica" a questa visione di Alce Nero, anche perché non è la prima volta che ci troviamo di fronte a descrizioni del genere, siano esse di rapiti o di profeti della bibbia. Mosè, Noè, Enoch... parlano tutti della nuvola che si avvicina e li porta via verso un'entità superiore. E di "lance che emanavano lampi", forse apparecchiature elettroniche. Probabilmente, come riportato più volte dagli addotti, Alce Nero vive la propria esperienza a metà tra il piano fisico e quello astrale, lo si evince quando dice di sentirsi molto leggero e di non patire più le pene fisiche. Notevole la descrizione del volo aereo, quando la "nube" lo solleva per portarlo "da dove era venuta" e lui vede il mondo sottostante allontanarsi. (...) "Poi mentre camminavamo, c'era davanti a noi una nuvola grande come una montagna che si trasformò in una tenda, e un arcobaleno era la porta aperta della tenda; e attraverso la porta vidi sei vecchi seduti uno accanto all'altro". Evidentemente doveva trattarsi di un'astronave di immense proporzioni, in cui poi entrarono (si trasformò in tenda). Spesso l'ingresso degli UFO è protetto da campi energetici, e questo potrebbe spiegare la "porta arcobaleno", a meno non si trattasse addirittura di una sorta di teletrasporto. Il racconto continua: "Il più vecchio degli avi parlò con voce gentile e disse: 'Entra pure e non avere paura. I tuoi avi in tutto il mondo siedono a consiglio e ti hanno fatto chiamare per insegnarti'. Allora entrai e mi trovai davanti ai sei, e sembravano più vecchi di quanto possa esserlo un uomo: vecchi come le montagne, come le stelle. Tremavo di paura perché sapevo che quelli non erano dei vecchi bensì i poteri del mondo (Alce Nero comprende di trovarsi di fronte ad esseri non umani). L'avo parlò di nuovo: 'Guardali da quella parte dove il sole tramonta, gli Esseri del Tuono. Li vedrai e da loro avrai il mio potere; e ti porteranno fino al centro alto e solitario della terra perché tu possa vedere. Fino al luogo stesso dove il sole splende continuamente, ti porteranno perché tu capisca'. Levai lo sguardo e vidi che l'arcobaleno mandava fiamme saltellanti di molti colori sulla mia testa". Ricordiamo nuovamente come anche i profeti biblici parlino di edifici di cristallo o velivoli multicolore. Nel testo seguono molte profezie che si riferiscono evidentemente al triste destino della nazione rossa e al ruolo di Alce Nero nella vicenda. (...)"Il sesto avo, si alzò e varcò con passo malfermo la porta dell'arcobaleno, e mentre lo seguivo ero a cavallo del baio che mi aveva portato in quel luogo. (...) Così cominciai a cavalcare verso l'Est per la strada temibile, e dietro di me venivano gli uomini a cavallo, e molto lontano, sulla strada temibile, la stella del mattino sorgeva tenue. Guardai sotto di me, dove la terra era silenziosa, avvolta in una luce verde malaticcia. (...) Io ero il capo di tutti i cieli che cavalcava lassù, e quando mi guardai indietro, i dodici cavalli neri si impennarono e balzarono tutti e tuonarono, e le loro criniere e code scagliavano turbini di grandine e le loro nari sbuffavano lampi. E quando guardai di nuovo in basso vidi la grandine obliqua che cadeva e la lunga pioggia pungente, e dove noi passavamo gli alberi si chinavano a terra e tutte le montagne si oscuravano. Continuammo a cavalcare e la terra divenne di nuovo luminosa. Potevo vedere i colli e le vallate che ci passavano sotto. (...) Voi capite, avevo cavalcato con le nuvole della tempesta".
"HAI VISTO TUTTO L'UNIVERSO"
Alce Nero usa il paragone dei cavalli per descrivere un mezzo di locomozione, un velivolo che gli consente di spostarsi da un luogo all'altro in volo. Addirittura afferma che lo spostamento d'aria provocato dal loro passaggio smuoveva gli alberi! Nella sua chiara esposizione, descrive questi mezzi di trasporto come "provocatori di tempeste", con turbini di lampi e grandine che ne fuoriescono. Un'altra similitudine con i racconti di Enoch, che parla delle macchine che fabbricano grandine e pioggia. (...) "Fino a quel momento non mi ero accorto di come ero vestito, ma adesso vidi che ero dipinto tutto di rosso, e le mie articolazioni dipinte di nero, con strisce bianche sulle articolazioni. Il mio cavallo baio era tutto coperto di strisce di lampo e la sua criniera era di nuvola. E quando respiravo il mio alito era di lampo." Che ad Alce Nero sia stata fornita una qualche specie di tuta o indumento protettivo? Probabilmente non era la prima volta che un nativo vedeva simili scafandri. Forse da qui è nata la loro usanza di dipingersi i colori di guerra sul corpo e sui loro cavalli. "Ora due uomini mi guidavano, la testa in avanti come due frecce in volo verso l'alto; erano i due che mi avevano portato su dalla terra. E mentre io li seguivo sul baio, si trasformarono in quattro stormi di oche che volavano in cerchi, uno sopra ciascuno dei quadranti, e intanto mandavano una voce sacra: Br-r-r-p, br-r-r-p, br-r-r-p, br-r-r-p!" La prima parte del testo sembrerebbe descrivere una squadra di velivoli in formazione, mentre per quanto riguarda la seconda... se si prova a pronunciare le voci 'sacre', sembra davvero trattarsi di una specie di suono elettronico! "Allora vidi davanti a me l'arcobaleno che fiammeggiava sopra la testa dei Sei Avi, fatta di nuvola e con tetto di nuvola, e cucita con stringhe di lampo; (...) Allora il più vecchio di tutti disse: "Nipote, hai visto tutto l'Universo. Adesso ritornerai col potere al luogo da dove sei venuto". Io guardai in basso e vidi il mio popolo, e tutti stavano bene ed erano felici, tranne uno, che giaceva come i morti; e quello che giaceva ero io. E adesso la tenda fatta di nuvola e con tetto di nuvola cominciò ad ondeggiare, come mossa dal vento (il famoso volo a "foglia morta" degli UFO?) e la porta fiammeggiante dell'arcobaleno diventava sempre meno brillante. Varcai la porta e mi incamminai da solo. Mi sentii smarrito e molto solo. Una voce sopra di me disse: "Guarda indietro!" Era un'aquila chiazzata che volava sopra di me e parlava. Dove prima c'era la tenda dell'arcobaleno fiammeggiante, fatta di nuvola con tetto di nuvola, vidi solo l'alta montagna rocciosa. Ora mi trovavo solo con i piedi sulla terra, solo, con l'aquila chiazzata che mi proteggeva. Scorgevo da lontano il villaggio della mia gente e camminavo molto in fretta perché adesso sentivo la voglia di tornare a casa. Poi vidi la mia tenda e vidi mio padre e mia madre che si chinavano sopra un bambino malato, su me stesso. Quando entrai nella tenda qualcuno diceva: "il bambino riprende conoscenza, dovresti fargli bere un sorso d'acqua". Mi ritrovai seduto ed ero triste perché né mia madre né mio padre sembravano sapere che ero stato così lontano. Quando mi ritrovai con mio padre e mia madre nella tenda, avevo ancora la faccia tutta gonfia e anche le gambe e le braccia, ma mi sentivo benissimo e volevo alzarmi. I miei genitori non volevano. Mi dissero che ero stato molto male per dodici giorni, tutto il tempo insensibile e immobile come un morto, e mi aveva riportato alla vita Cacciatore di turbini, lo stregone. Io sapevo che erano stati gli Avi nella tenda dell'arcobaleno fiammeggiante a guarirmi, ma non osavo dirlo. Tutti erano contenti perché ero vivo, ma io lì disteso pensavo al luogo meraviglioso dove ero stato e a tutto ciò che avevo visto, e ciò mi rattristava; perché mi sembrava che tutti avrebbero dovuto saperlo ma avevo paura di dirlo. La sera, Cacciatore di turbini disse a mio padre: 'Tuo figlio è seduto in maniera sacra. Non so cosa sia, ma c'è qualcosa di speciale che deve compiere, perché quando sono entrato ho visto un potere che gli brillava come una luce dentro il corpo'. La mattina dopo tutto il gonfiore era scomparso e mi sentivo bene, ma ciò che vedevo intorno mi sembrava strano, come se fosse lontano. Ricordo che per ben dodici giorni non volli vedere nessuno, e sembrava che non appartenessi più alla mia gente. Erano quasi come stranieri. Me ne andavo da solo, lontano dal villaggio e pensavo alla mia visione e desideravo di ritornarci ancora una volta. Non mangiavo molto, avevo soltanto la nostalgia del luogo dove ero stato."
IL RISPETTO PER LA NATURA
Ecco ripresentarsi il senso di smarrimento e solitudine che attanaglia i contattati quando si ritrovano soli sulla Terra, lontani dai loro "amici" alieni e dai luoghi che sentono molto più familiari di quelli terreni. Vivono un senso di estraneità, di disperazione e di alienazione. Tutto ciò che li circonda non è quello che ricordano, non gli appartiene. Come l'immagine di angeli caduti su un mondo selvaggio e materiale a cui è impedito il ritorno al cielo. L'aquila chiazzata che ritorna spesso nelle sue descrizioni potrebbe essere un'astronave. Il suo racconto continua e anche qui, è presente il punto di vista riscontrato praticamente sempre nei discorsi degli alieni: la terra è la Madre, e le creature che la abitano, "alate, pelose o con le gambe", come dicono i Lakota, sono preziose. Gli animali vanno rispettati alla stregua dei fratelli umani, non si uccidono e non si mangiano: "Un giorno, non molto tempo dopo, ero uscito con l'arco e le frecce che mi aveva dato mio nonno, e mentre camminavo pensando alla mia visione a un tratto mi sentii molto strano, e per un attimo mi sembrò che l'arco e le frecce che il Primo Avo mi aveva dato nella Tenda dell'Arcobaleno Fiammeggiante. Poi scoprii che erano solo quelli che aveva fatto mio nonno, e mi sentii ridicolo e cercai di costringermi a pensare che si trattava solo di un sogno. Così pensai che era meglio dimenticare la visione e cacciare qualcosa con le frecce. C'era un cespuglio e sul cespuglio un uccellino; ma quando stavo per scoccare una freccia mi sentii di nuovo strano, e ricordai che dovevo essere come un parente per gli uccelli e così non tirai nulla. Poi scesi verso un ruscello sentendomi ridicolo perché avevo lasciato scappare l'uccellino, e quando vidi un ranocchio verde, lo uccisi subito con una frecciata. Ma quando lo raccolsi per le zampe, pensai: 'Adesso l'ho ucciso'. E mi venne voglia di piangere". Il piccolo Alce Nero si dibatte tra la sua coscienza aliena e i principi che gli sono stati inculcati dalla nascita su questa Terra. Il concetto viene ribadito in un altro avvenimento: "A undici anni, poco prima del tramonto, apparvero nuvole di rondini che ci volavano tutto intorno alla testa. Era come la mia visione, e ciò mi fece una strana impressione. I ragazzi cercavano di colpire le rondini con i sassi e io soffrivo a vederli, ma non potevo dirglielo. Presi un sasso e feci come se volessi gettarlo anch'io, ma non lo gettai. Le rondini sembravano sacre. Nessuno riusciva a colpirne una, e quando ci pensai, capii che naturalmente non potevano." Sembra che gli uccelli fossero un segno del "cielo".
LE SUE ULTIME PAROLE
Alce Nero continua il suo racconto, descrivendo nei dettagli ciò che gli era stato mostrato, e purtroppo, coincide tutto fino in fondo al triste destino del popolo rosso. Il povero sciamano, oltre ad aver dovuto assistere alla fine della sua gente, ha sofferto dell'abbandono dei suoi Avi, che non l'hanno assistito nel provare a salvare il Cerchio magico, l'albero sacro, insomma, la vita e la dignità di un'intera popolazione. Queste tra le ultime parole di Alce Nero, divenute oggi il manifesto dei Nativi:
"Avo mio, Grande Spirito: ti mando una voce, senza dimenticare nulla di ciò che hai fatto, le stelle dell'universo e le erbe della terra. Al centro del mondo mi hai portato, e mi hai mostrato la bontà e la bellezza e la stranezza della terra verdeggiante, l'unica Madre; e le forme delle cose nello spirito, come dovrebbero essere, e le ho viste. Nel centro di questo cerchio sacro hai detto che io avrei dovuto far fiorire l'albero. Oggi ti mando una voce per un popolo preso dalla disperazione. Con le lacrime sulla faccia, o Grande Spirito, debbo adesso dirti che l'albero non è mai fiorito. Qui mi vedi, ridotto come un vecchio pietoso, e sono decaduto e non ho fatto nulla. L'albero si è seccato, Avo, Avo mio! Può darsi che qualche piccola radice dell'albero sacro ancora sia viva. Allora nutrila, perché possa buttare foglie e fiori e riempirsi di uccelli cantori. Ascoltami, non per me ma per il mio popolo, io sono vecchio. Ascoltami perché essi possano ancora una volta ritornare entro il cerchio sacro e trovare la buona strada rossa, l'albero protettore! Nel mio dolore vi mando una debole voce, o Sei Poteri del Mondo! Ascoltatemi nel mio dolore, perché può darsi che non vi richiami mai più. Oh, fate che il mio popolo viva!"
LILY FAMILIARI
http://www.strangedays.it/aliendream/19_nativiamericani.html
UN UFO DI 300 ANNI FA
UN UFO DI 300 ANNI FA
L'arte pittorica ha sempre rappresentato, nei secoli passati, soggetti concreti: paesaggi, icone religiose, personaggi storici, credenze popolari.
Come spiegare allora, la presenza di dischi volanti sullo sfondo di pitture del Settecento?
Esistono diversi casi di strane rappresentazioni pittoriche, considerate testimonianze di avvistamenti alieni, risalenti ad epoche passate. Ne abbiamo analizzato due in particolare: La Madonna e San Giovannino, attribuita alla scuola di Filippo Lippi (XV Sec.) e La Natività del Pinturicchio.
Nel primo quadro, dietro l'immagine della Madonna, è stato scoperto, per la prima volta dall'Architetto Daniele Bedini, la raffigurazione di un disco volante. L'oggetto appare sulla destra della tela, di forma ovoidale, luminoso e sembra in movimento nel cielo.
Alcuni hanno identificato lo strano elemento con la stella di Betlemme.
Ma come è possibile che una raffigurazione simbolica importante come quella della stella miracolosa, sia rappresentata da uno strano oggetto di colore metallico opaco? E come è possibile che, dall'altra parte della tela, sia stato dipinto anche il sole: in un contesto diurno, cosa c'entra il passaggio della stella? Come poteva essere visibile?
Altro quadro sul quale riflettere, è La Natività del Pinturicchio, risalente agli inizi del Cinquecento e conservata presso la Cappella Baglioni, nella Chiesa di Santa Maria Maggiore a Spello (PG).
Nel dipinto, che rappresenta anch'esso una scena tipica della Natività, con Maria, Giuseppe e il Bambinello, compresi i pastori in adorazione, è raffigurato, in alto, un elemento sferico metallico che, rispetto a tutta la raffigurazione, è sproporzionatamente grande. Sono forse entrambe prove di avvistamenti alieni? Il mistero rimane.
Certo è che, nelle epoche passate, quando la scrittura non era ancosa così diffusa, uno dei pochi mezzi a disposizione per trasferire esperienze e sapere era proprio la pittura.
Gli autori dei due dipinti hanno forse voluto nascondere e tramandare nei secoli un avvistamento alieno, a chi, con occhio attento, avrebbe potuto capire...
ASTRONAVI BIOLOGICHE * PRIMA PARTE *
ASTRONAVI BIOLOGICHE
* PRIMA PARTE *
Astronavi biologiche e piloti sintetici, macchine pensanti e astronauti geneticamente modificati. Sembra un racconto di fantascienza ma è quanto prepara la NASA per il prossimo viaggio verso Marte. Una tecnologia che forse l'ente spaziale ha desunto dai reperti alieni rinvenuti a Roswell e sulla Luna.
Macchine. Nel senso lato del termine, lo siamo anche noi. Macchine che pensano, che sudano, che elaborano. Milioni di dati che scorrono sotto la superficie della pelle, attraverso il nostro complesso neurale. Sensazioni di caldo, umido, ruvido, veloce, equilibrio, aspro, luminoso, voci sgradevoli o richiami lontani, qualcosa nella tasca o un refolo di vento che gela la pelle. Sensazioni, pensieri considerazioni astratte, continue compensazioni nel camminare, distribuire il peso, calibrare le espressioni facciali, trovare i tasti su di una tastiera senza guardare perché la nostra mente ormai li ha memorizzati, come i numeri di cellulare che conosciamo a memoria, come i nomi dei nostri amici, parenti, uomini famosi, personaggi storici, di attualità o persino di fiction: tutti memorizzati in uno spazio fisico grande più o meno come un melone, assieme a tutte le nostre esperienze di vita, le strade che abbiamo attraversato e gli errori fatti.
Nel mondo occidentale, in seguito a una lunga tradizione scientifica e razionale, consideriamo le macchine qualcosa di freddo e asettico, qualcosa che funziona per eseguire un lavoro o assolvere uno scopo in maniera determinata e meccanica, senza sensibilità, intelligenza o capacità di scelta. Associamo le macchine alle automobili, alle televisioni, ai tostapane, agli orologi di precisione o ai laser. Eppure, per altre culture, per altri punti di vista, il termine macchina è associabile perfettamente a qualcosa di biologico. D’altro canto, persino il moto dell’universo stesso e dei pianeti, il pulsare delle stelle, così come i ritmi della natura, la crescita delle cellule, il battere del cuore, sono tutti meccanismi perfetti. Ma non li definiremmo mai qualcosa di freddo e inumano.
Negli ultimi anni, numerosi testimoni di incontri ravvicinati o ex insiders governativi hanno parlato di “astronavi biologiche”, e per complicare ancora di più la scena, di piloti creati ad hoc per guidare dette astronavi, anch’essi in parte robotici, in parte biologici. Ma questo genere di tecnologia è davvero concepibile? E su che presupposti si baserebbe? Soprattutto, per quale motivo sarebbe stato necessario, per degli alieni, creare strutture ibride meccanico/biologiche?
I ‘robot biologici’ di Corso
In ufologia si iniziò a parlare di astronavi biologiche con il colonnello Philip Corso, che come tutti sanno (o dovrebbero) lavorò dal 1960 al ’62 ad un progetto segreto del Pentagono proteso a ottenere dei progressi tecnologici consistenti grazie all’analisi di alcune apparecchiature trovate a bordo del velivolo alieno caduto a Roswell, New Mexico, nel 1947. A detta di Corso, le misteriose creature che guidavano la navetta erano EBE, Entità Biologiche Extraterrestri, una sorta di robot biologici (formati cioè non da parti meccaniche ma grazie a un’avanzata ingegneria genetica) programmati per resistere alle condizioni estreme dei viaggi spaziali e a saper guidare un’astronave grazie a una particolare interfaccia neurale di cui erano dotati, grazie alla quale erano in grado di connettersi con l’astronave quasi ne fossero una parte integrante. Questo tipo di affermazioni da parte di Corso, più che altre, lasciarono interdetti e un po’ scettici molti ricercatori che da anni si interessavano al fenomeno. Era difficile per tutti concepire qualcosa di diverso dai robusti astronauti NASA tutti muscoli e capelli rasati e accento del Wisconsin o dell’Oklahoma, che salivano masticando gomme su di un rottame metallico pieno di carburante puntato come un dito verso il cielo, immaginare un concetto come un velivolo parzialmente biologico, e un pilota parzialmente tecnologico. Il nostro stesso concetto di democrazia si basa sul fatto che esistono cose e persone, entità biologiche con diritti e strumenti, mezzi, cose che non ne hanno. Anche se di recente diversi ricercatori hanno scoperto che persino le piante hanno un loro modo di ragionare, e che una forma di coscienza o consapevolezza è rinvenibile fino negli insetti o addirittura negli organismi cellulari, per noi esseri umani il concetto di una macchina biologica rimane comunque un assioma quasi inconcepibile, se non addirittura una contraddizione in termini.
Negli anni, altri hanno parlato di eventi che avrebbero riguardato interazioni con entità di altri mondi, e delle loro tecnologie. Il contattista messicano Carlos Dìaz, ad esempio, che dal 1981 avrebbe avuto dei contatti con esseri di altri mondi, è diventato famoso per le sue foto che ritraggono velivoli discoidali luminescenti, che lui definisce “Ships of Light”, astronavi di luce. Nel corso delle sue interviste, ha dichiarato spesso che a quanto gli è stato spiegato, quelle astronavi dai colori caldi erano in realtà degli organismi viventi.
Anche Bob Lazar, lo scienziato che sostiene di aver lavorato nella famigerata Area 51, ha parlato a suo tempo di alcune caratteristiche tecniche dei dischi volanti tenuti nella base militare USA. Stando a Lazar, ad esempio, internamente il pavimento dei dischi era formato da una sostanza spugnosa e gommosa, violacea, che diventava tesa e compatta quando si accendevano i motori a curvatura. Apparentemente, il pavimento sembrava formato da una sorta di pelle, ed era caldo e lievemente umido al tatto. Anche lo sportello di accesso del disco su cui lavorò Lazar era caratterizzato da proprietà sconcertanti: si apriva grazie a una sorta di telecomando a distanza, ma una volta richiuso, lo sportello non era più visibile, appariva in effetti alla vista una parete liscia e continua di metallo, anch’esso caldo. Nella descrizione di Lazar, era come se se gli atomi del metallo si fondessero tra di loro, come una ferita che si richiude. Anche questa caratteristica avvicinerebbe il concetto delle astronavi di origine aliena più a una sorta di essere organico che a una semplice macchina.
Un altro ricercatore ben noto ai lettori più attenti, lo scomparso William Hamilton, ex pilota USAF ed esperto di sistemi informatici, fece a suo tempo delle interessanti affermazioni sulla reale natura degli UFO: “Nel corso delle mie ricerche ho scoperto un certo numero di elementi alla base della tecnologia UFO. Mi riferisco ad Orfeo Angelucci, che ho avuto modo di conoscere, il quale dichiarava di aver avuto esperienze di contatto, negli anni dal 1953 al 1955 e raccontava che i dischi volanti che aveva visto e gli esseri che aveva incontrato, provenivano da un’altra dimensione temporale. E gli oggetti non erano costruiti come noi costruiamo gli aerei oppure le automobili, no, gli oggetti crescevano, come fa un cristallo… tutti i sistemi di cui necessitavano crescevano internamente, proprio come nel sistema del corpo umano, o di un fiore. Gli UFO vivono attraverso un processo organico.”
Alcune notizie sulle EBE vennero a suo tempo divulgate dal dottor Dan Burisch nella seconda metà del 2002, in particolare in merito agli studi da lui condotti su un presunto extraterrestre nell’Area 51 a partire dal 1986. Burisch, che è un microbiologo, venne condotto in un laboratorio sotterraneo, dove studiò la biologia dell’essere alieno definito J-Rod, apparentemente un classico grigio. Dato che apparentemente J-Rod soffriva di una degenerazione dei tessuti nervosi, a Burisch fu chiesto di prelevare del tessuto dal braccio dell’essere per effettuare degli esami medici. A detta del microbiologo, c’era una profonda interconnessione biologica tra la creatura e la tecnologia dell’astronave. J-Rod in qualche modo era stato programmato geneticamente per fungere da interfaccia biofisico con l’astronave, tramite innesti nelle mani e la testa. Questo tipo di EBE possedevano sulle mani una sorta di cuscinetti dove sono presenti nervi scoperti protetti da varie glicoproteine che vengono selettivamente spinte all’esterno o all’interno con l’azione dei capillari, quasi come se una guaina viscosa permettesse a J-Rod di avere un interfaccia diretto con la nave. Stando a Burish, la biologia di quel tipo di creature era molto complessa ma anche estremamente compromessa, anche da alcune schede mediche riservate giunte in suo possesso sembrava che essi fossero affetti da diverse patologie virali. È possibile che in qualche maniera la struttura genetica delle EBE, studiata appositamente per coincidere e funzionare in parallelo con delle strutture biotecnologiche delle astronavi, fossero particolarmente delicate, tanto che a contatto con alcuni elementi inquinanti del nostro pianeta potesse danneggiarsi o infettarsi.
Il ricercatore americano Derrel Sims da anni compie attenti esami sugli impianti metallici estratti agli addotti. Questi oggetti risultano nascosti, o meglio “avvolti” in una specie di bozzolo biologico che non evidenzia alcuna reazione infiammatoria, né cronica né acuta. Qualcosa che i patologi non credevano possibile, eppure sono stati proprio i rapporti patologici a confermarlo. “Ecco cosa si constata”, afferma Sims: “Nessun punto d’entrata, nessuna lesione e nessuna cognizione da parte delle persone in questione di come gli oggetti si trovino dentro il loro corpo, a parte la consapevolezza di una qualche manifestazione aliena, suffragata dalla testimonianza di altre persone presenti agli eventi. Nessuna reazione infiammatoria a corpi estranei che certi segni visibili comprovano essere stati innestati anche 40 anni prima. Incredibile”.
È possibile che la perizia che dimostrano gli alieni nel far coesistere impianti tecnologici all’interno di corpi biologici umani evitando ogni tipo di rigetto derivi dalla loro lunga esperienza nel campo della medicina e dell’ingegneria genetica tesa a creare entità biotecnologiche, astronauti umanoidi ibridi? E i bozzoli biologici di cui parla Bonvin, potrebbero essere dei tessuti creati in laboratorio per facilitare la coesistenza di impianti tecnologici installati in entità biologiche programmate geneticamente per vivere nello spazio?
Astronauti geneticamente modificati
L’idea di creare ad hoc un essere umano metà biologico metà sintetico perché diventi tutt’uno con una astronave e sia adatto a vivere nello spazio sembra pura fantascienza. Eppure, i recenti studi della NASA per il futuro viaggio umano verso Marte ha portato a incredibili, sconvolgenti conclusioni. Nonostante per gli Stati Uniti trovare velocemente una via per il pianeta rosso sia imperativo, le difficoltà non mancano. È di pochi mesi fa la notizia che ora gli scienziati americani stanno conducendo enormi ricerche per scoprire i possibili danni cerebrali causati da una lunga esposizione ai raggi solari senza la protezione delle fasce di Van Allen. Gli scienziati difatti temono che l’incredibile quantità di radiazioni cosmiche e solari a cui saranno sottoposti gli astronauti potrebbe danneggiare pesantemente il loro cervello, fino a ridurli addirittura in stato vegetativo, sempre che riescano a sopravvivere. Lo chiamano il "Fattore Rischio 29" alla NASA, e il problema dei raggi cosmici e solari è talmente decisivo che viene definito “show-stopper”, cioè un problema che porta lo show del viaggio verso Marte a fermarsi, questo perché schermare tutta l’astronave dalle radiazioni la farebbe aumentare vertiginosamente di peso, e di conseguenza troppo pesante per essere spinta con successo fino a Marte, che rammentiamolo, dista ben 38 milioni di miglia dalla Terra. Ora gli scienziati più praticamente stanno cercando dei farmaci che stimolino la biologia umana, rafforzando i neuroni cerebrali, impedendogli di subire passivamente i deleteri effetti dei raggi cosmici per un prolungato periodo di tempo. Il progetto, a il quale la NASA ha stanziato ben 14 milioni di dollari per la ricerca, non solo eliminerà (si spera) i rischi per gli astronauti, ma potrebbe avere dei risultati positivi anche per le malattie neurologiche, come l’Alzheimer.
A parte il fattore Rischio 29, alla NASA hanno analizzato altri 45 punti di rischio per la salute degli astronauti in un viaggio che dovrebbe durare, nel migliore dei casi, almeno due anni. Questi vanno da osteoporosi accelerata, dolori articolari, difficoltà di movimento, incapacità di guarire spontaneamente da piccoli malesseri, la mancanza di abbastanza scorte di cibo e, naturalmente, la forte possibilità di screzi e “tensione interpersonale” " tra i vari membri dell’equipaggio. Ma questo lo immaginavamo già dai tempi del primo “Grande Fratello” televisivo.
Per rendere le cose più complicate, una possibile traiettoria della futura astronave prevede di navigare prima verso Venere, girargli attorno e sfruttare il suo “effetto fionda” gravitazionale per acquistare velocità, quindi uscire dall’orbita e dirigersi verso Marte. Ma questo, naturalmente, vorrebbe dire avvicinare ancora di più l’equipaggio al sole, per diversi mesi. “Stiamo parlando di reazioni ignote delle radiazioni nei confronti del corpo umano, cose che abbiamo visto forse solo dopo i disastri atomici come Chernobyl. In effetti, il sole è una sorta di gigantesco reattore nucleare”, sostengono alla NASA. Capite da soli quanto le possibilità che tale viaggio riesca, oltretutto entro breve tempo, sono assai rare. A detta di alcuni esperti NASA, per poter vivere nello spazio, gli astronauti dovrebbero subite delle trasformazioni biochimiche, o mutazioni del codice genetico, diventando così quasi una sorta di ibridi, resistenti a tutte le avversità di un volo spaziale.
Esseri viventi meccanici
Il primo a parlare di astronavi biologiche fu nel 1953 lo scrittore di fantascienza Robert Sheckley, , in un suo racconto intitolato “Specialist”. In questo racconto, un umano chiamato Pusher prende parte a una relazione simbiotica con un’astronave assieme ad altri alieni, diventando tutt’uno con una astronave biologica definita bioship. Ogni essere aveva una funzione diversa, prestando le proprie qualità organiche all’astronave. La funzione dell’umano era quella di usare il potere derivante dall’uso della sua ghiandola pineale per accelerare la nave stellare fino a una velocità 8 volte superiore a quella della luce. Benché questa fosse solo una storia di fantascienza, sono molti i resoconti di IR3 e IR4 in cui i testimoni narrano un modo simile di concepire le astronavi e il loro utilizzo. Nei racconti dei testimoni, i piloti alieni sembrano in grado di sentire l’astronave “soffrire” in determinati casi, e in altri la maniera in cui l’astronave svolge le sue funzioni sono assimilabili a funzioni organiche: la respirazione della bioship climatizza la nave, le rotture dello scafo vengono percepite come ferite, e una sorta di sistema automatico simile al sistema immunitario provvede a richiuderle, mentre il sistema di guida e di movimento della nave è simile al nostro sistema nervoso e motorio. In questa ottica, guidare un’astronave – specie di grosse dimensioni come una astronave madre – sarebbe impossibile se questa non avesse in sé una serie di funzioni automatiche organiche. In tal modo, guidare tale mezzo sarebbe più simile a cavalcare un grosso animale che a pilotare uno strumento metallico. Nel recente remake della serie TV Battlestar Galactica si descrive come le astronavi madre dei Cyloni siano guidate e coordinate da una creatura ibrida, metà computer e metà umanoide, che elabora costantemente i dati di navigazione e che vede le stelle nella sua mente. Per quanto questi concetti possano apparire inconcepibili a prima vista, è proprio così che le creature aliene di Roswell guidavano la loro astronave, stando alle rivelazioni di insider comeCorso ed altri. Stando alle testimonianze di chi partecipò al recupero delle EBE precipitate a Roswell, New Mexico, nel 1947, almeno due di esse, benché ferite, stringevano spasmodicamente due strane tastiere, quasi fossero terrorizzate di perderle. Tali tastiere vennero poi rese famose da alcuni spezzoni video che le mostravano: sembravanodei rettangoli di metallo leggero, simile all’alluminio, di circa 60 cm di lunghezza e 25 di larghezza, spesse 5 cm. Tali “tastiere” avevano due ordinidi foridisposti ad arco (uno superiore, l’altro inferiore), mentre nel centro della stessa si notava l’incavo per poggiare una mano a sei ditasulla stessa tastiera. Qualcuno ha ipotizzato che dei raggi di luce simili a fotocellule uscissero dai fori, e che le EBE dessero i comandi al velivolointerrompendo temporaneamente la fotocellula, ottenendo un azione simile a spingere un pulsante. Ma perché stringevano così forsennatamente le tastiere? È possibile che fungessero, vista la mole, anche da Hard Disk, e che contenessero dunque anche tutti i dati di navigazione stellare? Se così fosse, senza tali tastiere essi non sarebbero mai tornati a casa. E la delicatezza necessaria nell’utilizzo di tali tastiere avrebbe reso logico la presenza di recettori nervosi particolari sui polpastrelli delle EBE, proprio come quelli che secondo le testimonianze aveva J-Rod.
Ma una domanda mi rimaneva: perché mai fare una scanalatura sulle tastiere per fissare la mano al proprio posto? Non vedevano, i piloti alieni, dove dovevano mettere le mani?
Di recente stavo svolgendo un lavoro, e mi venne chiesto di informarmi sulla tecnologia necessaria per creare un sito web per non vedenti. Incuriosito, iniziai a navigare tra siti che vendevano apparecchi di nuovissima generazione che permettevano l’uso del PC, ma anche di internet, ai non vedenti. Fu un lieve shock ritrovare in quei cataloghi la copia quasi identica delle tastiere di Roswell. Come è fatta una tastiera braille per non vedenti? Innanzitutto c’è una scanalatura o una “guida” che indica in maniera tattile al non vedente dove deve mettere le dita. In certi casi tale guida è formata direttamente da dei grossi tasti – uno per ogni dito – che possono venire azionati singolarmente. Oltre ad altri bottoni, vicino ai polsi c’è una stringa di minuscoli elementi che si possono alzare a seconda del testo letto dal PC, eseguendo la “traduzione” braille in tempo reale, e un’altra fila di tasti configurabili.
Tutte le tastiere per non vedenti hanno una base di concezione simile, e sempre uguale. Solo una tastiera per “vedenti” fa eccezione (anche se viene spesso usata da chi ha disagi o disabilità) e assomiglia lievemente a quelle braille, la DataHand Pro, formata da due quadrati in cui si “alloggiano” le mani in un incavo, e nel punto in cui si muove il polpastrello ci sono dei pulsanti cliccabili. Per pura coincidenza, proprio la tastiera DataHand venne scelta per apparire nel film “Contact” del 1997, come “controller” della macchina per i viaggi spaziali comandata da Jodie Foster.
Ma cosa vuol dire tutto questo? È ovvio che le EBE ci vedevano benissimo, lo dicono i testimoni e si evinceva anche dai rapporti autoptici di White Sands. Ma allora perché le tastiere “per ciechi?” Si può pilotare un’astronave senza occhi? Risposta: sì, se i tuoi occhi sono tutt’uno con le telecamere esterne dell’astronave.
Gli occhi elettronici dell’HMDS
L’Helmet Mounted Display System (HMDS) della VSI ha volato per la prima volta a bordo dell’F-35 Lightning II, indossato dal pilota collaudatore Jon Beesley della Lockheed Martin. Frutto del quinquennale lavoro di sviluppo della Vision Systems International, LLC, il nuovo casco ha completato tutti i test di sicurezza in volo permettendo un’espulsione del seggiolino a 450 KEAS (knots equivalent air speed), con integrità strutturale fino a 600 KEAS. Sostituendo il tradizionale HUD, l’HMDS, dotato di sofisticati sistemi di processazione grafica e head-tracking, si interfaccia con l’avanzata architettura avionica del Joint Strike Fighter fornendo al pilota informazioni critiche aggiornate proiettandole direttamente sul visore dell’elmetto, rendendo così possibile l’ingaggio di obiettivi fuori asse, in condizione ognitempo, e aumentando drasticamente la situational e tactical awareness grazie alla convergenza di dati proveniente dalla sensor fusion del velivolo. L’F-35 è il primo caccia a volare con una versione più evoluta di un casco di tipo HUD (head-up display), una tecnologia che già al suo primo apparire, negli anni ’70, fu una autentica rivoluzione.
L'Head-Up Display (visore a testa alta), o semplicemente HUD, è un tipo di display che permette la visualizzazione dei dati di volo (ad esempio quota, velocità e beccheggio) senza dover costringere lo sguardo a soffermarsi sui vari strumenti nella cabina (o abitacolo). Questa tecnica è stata inizialmente introdotta per l'aviazione militare ma è stata in seguito adottata anche dall'aviazione civile, implementata su veicoli terrestri e marittimi oltre che in varie applicazioni di altri settori.
Ad oggi esistono due tipi di HUD: Fisso, in cui l'utilizzatore guarda attraverso uno schermo trasparente montato sul pannello degli strumenti dell'aereo o sul cruscotto del veicolo. Gli aerei commerciali e gli altri veicoli terrestri e marittimi hanno installati apparati di questo genere. Il sistema determina l'immagine da presentare conformemente all'orientamento del veicolo. La dimensione ed il peso dello schermo possono essere di gran lunga superiori che per la seconda categoria di HUD. Integrato nel casco o nell'elmetto, in cui il display installato sulla visiera o su un mirino ottico si muove assieme alla testa del pilota. Questa tipologia richiede un più sofisticato sistema di monitoraggio degli spostamenti del corpo per stabilire rapidamente le immagini da proiettare a video. L'apparecchiatura sia ad elmetto che a mirino monoculare fonda la propria accuratezza sul corretto ancoraggio alla testa del pilota, per evitare eventuali errori di prospettiva e parallasse.
Nel casco HDM di nuovissima concezione, invece, le cose sono ancora più complesse: il casco HMD è dotato della possibilità di creare un “HUD” virtuale, afferma la VSI, visualizzando all’interno del casco alcuni simboli e dati così come mostrando immagini diurne o niotturne ottenuta dalle telecamere esterne dell’F-35’a 360° grazie a dei sensori a infrarossi e sensori di bersaglio elettro-ottici. Al posto dei vecchi CRTs (Cathode Ray Tubes), lo helmet mounted display system possiede due proiettori su matrici diagonali a cristalli liquidi (LCD) di 0.7 pollici, risoluzione 1280 per1024, una per ciascun lato dell’elmetto, su cui vengono proiettate le immagini di ripresa e i simboli di navigazione in tempo reale, in sovraimpressione e trasparenza rispetto alla visuale a vista. Le immagini del visore notturno sono trasmesse al casco via cavo ottico tramite vista binoculare in un campo delimitato da 40 gradi orizzontale a 30 gradi verticale. Le immagini trasmesse dal DAS all’elmetto vengono generate in tempo reale dai sistemi elettronici del caccia, basandosi sugli imput del VSI electromagnetic head tracking system.
“Rimpiazzare i vecchi caschi HUD con i nuovissimi HDM (helmet-mounted display) richiede però un precisissimo tracciamento elettronico dei movimenti della tsta del pilota, e un calcolo dei dati grafici velocissimo, a bassa latenza”, afferma la VSI, società di joint venture tra la Elbit Systems’ company EFW e la Rockwell Collins che producono il Joint Helmet-Mounted Cueing System usato dai moderni caccia USA. Difatti in questa tecnologia, in certi casi sono impercettibili movimenti della testa del pilota ad azionare dei comandi di accesso ai menù, o addirittura il movimento degli occhi. "La cosa migliore per evitare che il pilota si distraesse durante il volo, dovendo egli fare diverse cose, era di avere tutte queste funzionalità unite in un unico strumento." Gestendo direttamente l’avionica del caccia e i dati dei sensori, lo HMD diventa così un virtual HUD con gestione delle immagini riprese di lato o da dietro, eventualmente anche zoomabili. Inoltre lo HMD provvede dettagli sulle performance del proprio aereo, informazioni su minacce in arrivo o acquisizioni di bersaglio, gestione del radar e immagini a onde medie o quasi infrarosso (near-infrared - IR) provenienti da sei sensori IR montati sul caccia e un sensore per la visione notturna montato sul casco. Da un punto di vista percettivo, secondo Branyan la somma delle immagini fornite in tempo reale dai sensori – che cambia a seconda dell’inclinazione del casco - darà al pilota la sensazione di poter vedere a 360° attorno a sé, addirittura dove la visuale in teoria gli sarebbe coperta dalle paratie laterali o dal pavimento del caccia, quasi come una realtà virtuale di un videogioco.
I problemi però esistono, e risiedono nella perfetta aderenza che il casco deve avere rispetto alla testa del pilota, per garantire una precisa lettura dei movimenti del capo e degli occhi. Per garantire al pilota la corretta visualizzazione delle informazioni è necessario che il casco calzi alla perfezione, tanto che è necessario misurare la testa di ogni singolo pilota con uno scanner laser (questo sia per l'HMD del Typhoon sia per quello del JSF). Dunque ogni singolo casco è in realtà un pezzo unico confezionato su misura del pilota. I "semplici" HMS (Helmet Mounted Sight) sono naturalmente di diverse misure come i cappelli, ma non individuali, mentre i moderni HMD (Helmet Mounted Display) sono in effetti individuali: il primo volo di test dell' HMD per l' F-35 si è svolto con un paio di settimane di ritardo rispetto al previsto, perchè il collaudatore della Lockheed per cui era stato confezionato il casco era malato, e nessun altro poteva indossarlo al posto suo. Difatti non basta avere la stessa misura di circonferenza cranica per avere una visione corretta con lo HMD, perché anche tra persone con la stessa circonferenza cranica, la posizione delle pupille è variabilissima. In sintesi, si viene a creare una tale fusione tra il casco HMD e il pilota, che i due diventano una cosa unica, e se il pilota perdesse il suo casco individuale non potrebbe più gestire correttamente il suo caccia.
Da dove ha evinto questa tecnologia l’aeronautica americana? È possibile che anche questa tecnologia dei caschi HUD o la più recente HMD sia derivata dai reperti trovati a Roswell nel 1947? Se così fosse, si inizierebbe a capire perché sul velivolo di Roswell fosse necessario avere delle tastiere “per ciechi”: con un casco HDM ovviamente tutta l’attenzione visiva del pilota sarebbe stata focalizzata sul pilotaggio e gli obiettivi di guida, e una “fusione” dei precettori nervosi delle mani con le tastiere di guida avrebbe consentito un controllo praticamente perfetto sull’astronave. Esistono, a conferma di questa ipotesi, altri racconti di alcuni ex insiders militari o NASA, alcuni dei quali persino suffragati da dei video. Come il racconto della pilota aliena “Monna Lisa”.
* fine prima parte - continua *
http://www.strangedays.it/aliendream/astronavi_biologiche_monalisa01.html