Maestro, insomma dobbiamo aver paura o no di arrivare al 21 dicembre 2012?
«No, nessuna paura. Ci vuole riflessione, meditazione e preparazione interiore per quello che avverrà». Quindi qualcosa succederà, qualche catastrofe...«Secondo lei, già non viviamo in un mondo di catastrofi? Quello che ci succede, tutto intorno, non le sembra abbastanza catastrofico? Le guerre continue, l’odio religioso, il disastro nucleare in Giappone, interi popoli, in Africa, spazzati via dalle carestie e dai genocidi. Ma poi ci sono le catastrofi quotidiane. Perché il primo vero disastro, la prima distruzione è quella della famiglia».
Vuole dire che l’apocalisse nasce dalle famiglie sfasciate?
«Certo! Crede che sia una società forte, sana, equilibrata quella in cui la famiglia è abbandonata a se stessa, i genitori si separano, i figli vivono senza modelli autentici, davanti alla televisione e al computer, convinti che l’unico modo per essere felici sia quello di avere soldi, droga, o vivere un sesso estremo, senza amore».
Allora, se la catastrofe già la stiamo vivendo, ammesso che ci si arrivi tutti interi, a questo 21 dicembre 2012, comincerà poi un tempo più felice, o almeno più sereno?
«Gli antichi maya hanno lasciato messaggi scritti nelle piramidi e nel loro celebre calendario. Quel che hanno registrato è il cambio di frequenza che si verifica costantemente nel pianeta, attraverso fenomeni naturali (equinozi, solstizi, ecc.) Si tratta di uno scambio di energie nella terra ma anche dentro l’uomo». E che si legge davvero nel famoso calendario maya? « Il calendario maya non è una divinazione, è un’informazione che segna una trasformazione dell’umanità. La data del 21 dicembre segna la fine di un ciclo “vibratorio” che l’umanità ha vissuto e si genera un nuovo movimento. Non un momento di distruzione, ma il mondo si avvierà verso un’evoluzione di tipo spirituale. Che non coincide con la fine fisica dell’universo, ma con una coscienza nuova di come vivere, in sintonia con la terra e con le forze della natura. Un tempo più sereno e, speriamo, felice. Questa data, poi, è considerata centrale praticamente in tutte le culture antiche e anche per molte profezie di diverse religioni, che le attribuiscono il significato di svolta dell’umanità».
Perché ha deciso di parlare adesso del vero senso di questi messaggi?«Sul mondo maya si parla tanto, e da molto tempo, con i più svariati punti di vista. I veri maya finora hanno mantenuto il silenzio, perché sanno che c’è un tempo per ogni cosa. Ora il tempo è maturo, è arrivato il momento di aprire i sacri sigilli e lasciare che le pietre, dove è già stato tutto scritto e codificato, possano parlare». A colloquio finito, prima di ritornare nel sole cocente e nel traffico impazzito della città, Quetzasha ci regala un ciondolo: «In ogni caso», spiega sempre sorridente e serafico, «questo amuleto potrà proteggerla dalla fine del mondo».
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