Si aggrava la situazione sulla piattaforma di estrazione petrolifera Elgin nel Mare del Nord dove da domenica e’ in corso una fuga di gas. La Total, principale azionista del giacimento, ha evacuato tutto il personale; il rischio e’ che se cambiasse il vento, che attualmente soffia da Ovest Nord-Ovest, il gas possa entrare in contatto con fonti di calore presenti sulla piattaforma innescando un’esplosione. Anche la Shell, che ha diverse piattaforme petrolifere nell’area, ha evacuato il suo personale da quelle limitrofe. Secondo la Total, che ha comunque predisposto un’area di esclusione attorno alla piattaforma, il rischio di disastro ambientale e’ ridotto, non sono d’accordo con questa tesi le associazioni ambientaliste norvegesi che invece sostengono che la gravita’ della situazione sia sottostimata. La Piattaforma Elgin e’ nel Mare del Nord, a 150 miglia (270km) delle coste della Scozia, di fronte alle coste Norvegesi. Dalla piattaforma si estraggono 140 mila barili di petrolio equivalente al giorno, maggiore azionista e’ la Total con il 46,2% del totale delle quote. Eni ha il 21,8%, BG il 14,1%, E.ON il 5,2%, Exxon Mobil il 4,4%, Chevron il 3,9% e altri il 4,4%. Ieri i titoli delle due societa’ capofila sono scesi rispettivamente del 6,7% e dell’1,4%. Oggi a Milano il titolo Eni e’ stabile. La compagnia ha fatto rilevare gia’ da ieri che la perdita di produzione potrebbe essere pari 25 mila barili di petrolio equivalenti al giorno.
Qualora non si riuscisse a fermare la perdita, potrebbe essere necessario scavare un’altro pozzo accanto a quello danneggiato. Secondo gli esperti, questa operazione pero’ potrebbe richiedere fino a 6 mesi di tempo. La piattaforma e’ poggiata su un fondale di 90 metri, una profondita’ che consente di intervenire con relativa facilita’. Da un punto di vista ambientale, il rischio non e’ paragonabile a quello derivante da uno sversamento petrolifero di pari portata, dalla Elgin infatti si estraggono gas e condensati che si disperdono nell’ambiente.
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