ANGELO AQUARO
NEW YORK - L'ultima volta in cui la faglia tremò con quell'intensità Los Angeles era un villaggio di 4mila anime che appena dieci anni prima si era svegliato negli States dopo un secolo di torpore messicano: non c'era neppure la ferrovia. Ma oggi questa è la seconda città d'America e il nuovo Big One colpirebbe almeno 4 milioni di persone. O forse sarebbe meglio dire "colpirà". Quando? Da questo momento in poi ogni momento è buono: anzi pessimo. Gli scienziati hanno rifatto i conti e scoperto che addirittura siamo già in ritardo.
Un terremoto catastrofico si ripete nella faglia di Sant'Andrea in un lasso di tempo che va dai 45 ai 144 anni. E se la media fa 95 il dato che colpisce è quello là: l'ultima volta. Che fu appunto nel 1857: 153 anni fa. "Se volete che qualcuno vi dica quando ci sarà il prossimo terremoto basta dare un'occhiata a queste cifre": Lisa Grant Ludwig parla con la freddezza della sismologa ma il suo studio sta già facendo tremare la California.
La brutta notizia ha svegliato i lettori del "Los Angeles Times" che dormivano sonni tranquilli. Per carità: qui il sistema di controlli e allarmi è puntigliosissimo e l'ultima prova generale del disastro s'è tenuta nel novembre di un paio di anni fa con i piani di evacuazione diligentemente simulati in tutto lo stato. Il fatto però è che le previsioni vengono fatte sullo studio del terreno. E gli ultimi disponibili risalivano agli anni '70: quando gli scienziati sentenziarono che i terremoti nella faglia di Sant'Andrea - il fulcro della placca nordamericana - si ripetevano ogni 250-400 anni.
Gli studi che Grant Ludwig ha condotto con l'università di California nel Corrizo Plain hanno portato invece a una drastica revisione dei tempi. Le analisi condotte in profondità per risalire alle "tracce" degli sconquassamenti della terra sono riuscite a ricostruire una nuova cronologia. E la sequenza maledetta in questo particolare punto della faglia sarebbe appunto questa: 1417, 1462, 1565, 1614, 1713.
Il Corrizo Plain è ad appena 100 miglia da Los Angeles. Il Big One del 1857 - generato però in un'altra parte della faglia - fu di 7.9 di magnitudine della scala Richter. Così potente - durò fino a tre minuti - che provocò in alcuni punti la liquefazione del terreno: nella zona di Stockton gli alberi "annegarono" nella terra. E oggi che cosa succederebbe? "Vedreste i palazzi crollare, la gente intrappolata, le autostrade collassare: distruzione dappertutto" dice alla Fox tv Kelly Huston, che di professione non fa la sceneggiatrice di kolossal a Hollwywood ma la segreteria della Protezione civile a Los Angeles.
Che fare? "Non è il tipo di notizia che dovrebbe spingerci a rannicchiarci in posizione fetale... Anzi: proprio questa scoperta ci deve far ricordare le attività base di prevenzione" dice il geofisico Ken Hudnut. Sarà. Ma l'unica consolazione, ricorda la stessa Grant Ludwig, è che non tutti i terremoti della sequenza sono stati così disastrosi, toccando il massimo di 7.9 e il minimo di 6.5.
Il Big One è da sempre l'incubo della California ma finora la paura era stata esorcizzata dal sospetto che la faglia fosse entrata in una fase di "riposo". Il terremoto di Haiti all'inizio dell'anno aveva riamplificato i timori: la faglia di Enriquillo, quella che si è aperta sotto Port Au Prince, è proprio quella che mette in comunicazione la placca caraibica con la faglia di Sant'Andrea. Ora lo studio, pubblicato da "Geology", è suonato come un campanello d'allarme perfino per gli esperti dell'Usgs, l'ente federale che vigila su terremoti e altre disgrazie geologiche, che ha subito spedito un suo team. Arrivano i nostri: ma stavolta non è un film.
fonte: www.repubblica.it
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