La vita oltre la vita
Intervista completa a Peter Fenwick, il neuropsichiatria inglese, che ha studiato il fenomeno della morte apparente.
Come è possibile vedere qualcosa, avere dei pensieri se il cervello non funziona? A questo intende rispondere la ricerca di Sam Parnia. A questo proposito, ci colleghiamo con il dottor Peter Fenwick, noto neuropsichiatra inglese, che ha collaborato agli esperimenti del dottor Parnia. Sentiamo da lui se ci sono stati sviluppi in questa ricerca.
Dottor Fenwick, in tal senso, a che punto è la vostra sperimentazione?
Mi consenta di spiegarle questo: quando il cuore si ferma, il cervello smette di funzionare, dopo 11 secondi non c’è attività logica. Se si chiede alla gente che ha avuto l’esperienza di pre-morte che cosa succede, dicono che quando il cervello cessa di funzionare ci si allontana dal corpo e si assiste al processo di rianimazione. Se riusciremo veramente a dimostrare che queste persone hanno acquisito delle informazioni nel momento in cui hanno abbandonato il loro corpo e il cervello non lavora più, saremo in grado di dire che la mente e il cervello non sono la stessa cosa. Durante l’esperimento avremo una telecamera che riprende il processo di rianimazione, così sapremo tutto quello che succede. Inoltre avremo un display a cristalli liquidi sopra il tavolo operatorio ma rivolto verso l’alto, insomma uno schermo piatto su cui appaiono dei disegni.
Dunque se ti allontani dal corpo e fluttui verso il soffitto mentre sei privo di conoscenza e il cervello non lavora, e riesci a guardare il tuo corpo, a vedere i disegni che compaiono sullo schermo e a dire quali erano una volta che ti riprendi, allora sapremmo che quando il cervello non funziona si possono ancora vedere quei disegni. Da ciò si dedurrebbe che la mente è una cosa e il cervello un’altra.
Lei si è dato un anno di tempo per capire se quest’esperimento porterà o meno dei frutti. Quest’anno ancora non è finito. C’è qualche esempio, qualche fatto particolare che nel frattempo è successo, che è già successo?
Una mia studentessa, Penny Sartori, nel Galles, ha fatto questi esperimenti. Ha preso delle carte con sopra dei simboli e le ha messe sul monitor accanto al letto, il monitor su cui sono indicati il battito cardiaco, le pulsazioni, la pressione e tutto il resto. Qui c’è il monitor, qui c’è la persona priva di conoscenza con la testa così, e l’équipe la sta rianimando, e Penny ha messo delle carte sul monitor.
Penny ha saputo che circa 8 persone si sono staccate dal corpo e sono andate verso il soffitto. Cosa pensate che abbiano guardato? Quando sono sul soffitto guardano una sola cosa: loro stessi. Non si guardano intorno nella stanza, non si chiedono se qualche bravo dottore ha messo delle carte in giro, a loro non interessa, non guardano le carte, osservano il processo di rianimazione. Quindi anche se abbiamo avuto delle persone che si sono allontanate dal corpo, queste persone non hanno guardato le carte. Allora adesso, invece di mettere le carte sul monitor, metteremo questo schermo in mezzo, così se le persone guardano il loro corpo dovranno vedere lo schermo. Dunque sapremo che cosa succede, ed è una gran cosa, ma non abbiamo ancora fatto esperimenti adeguati perché quelle persone guardavano soltanto il loro corpo.
Professore, lei ha appena terminato di scrivere un libro sulla reincarnazione. Questa serie di esperimenti hanno cambiato qualcosa in lei? La sua fede è la stessa o è diventata diversa?
Se il lavoro che stiamo facendo cambia le mie convinzioni sulla reincarnazione? Se possiamo dimostrare veramente che la mente e il cervello sono separati esiste la possibilità che la coscienza continui oltre la vita. Se saremo in grado di dimostrare questo, tutta l’idea... tutta l’idea buddista della reincarnazione diventa una possibilità. Ma il primo passo è stabilire se la mente e il cervello sono la stessa cosa.
Lei pensa ci sia una differenza tra la coscienza e anima?
Se c’è una differenza tra la coscienza e l’anima? E’ una domanda davvero interessante, una domanda molto importante. La scienza, la scienza italiana attuale di Galileo dà una risposta molto chiara: il pensiero è creata dal cervello, quindi non c’è bisogno di un’anima. Io penso che le prove comincino a dare un’indicazione contraria a questo. Ora sappiamo che nelle 24 ore che precedono la morte, il moribondo vede dei parenti morti venuti ad aiutarlo a morire. A volte il moribondo stesso va a trovare i parenti morti e parla con loro, c’è questa divisione della coscienza del moribondo che in punto di morte va a trovare altra gente.
Questo tipo di ricerca cosa potrà portare a tutti noi?
L’importanza di questa ricerca è che può suggerire che la coscienza continua dopo la morte, e che la mente e il cervello non sono la stessa cosa. L’altro insegnamento che si trae dall’esperienza pre-morte è che sei responsabile, sei responsabile di tutto quello che hai fatto. Se noi riuscissimo veramente a capire questo e lo credessimo, saremmo molto diversi. Immagini di essere un uomo politico e di agire un po’ come i politici: il suo comportamento non sarebbe lo stesso. Vede, il mondo sarebbe diverso. Le due cose che si comprenderebbero sarebbero la responsabilità personale e la vita che continua oltre la morte. Questo cambierebbe tutto.
Grazie Professore, piacere di averla incontrata.
Grazie.
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