Che cambiamento vogliamo
Rosa
Sento molti anelare ad un cambiamento, un desiderio molto diffuso.
Un termine però decisamente abusato, soprattutto in questi tempi di crisi e di arretramento...quasi una formula magica, un toccasana, buono per tutte le stagioni adatto ad ogni occasione.
Ottimo per tutte le bocche, persino per definire il nulla assoluto e la stagnazione.
Viene usato dalla politica che da tempo immemorabile non fa altro che conservare e difendere sé stessa.
Viene usato nella vita pratica per definire un rinnovamento che è quasi sempre elaborazione e ridefinizione del già visto.
Viene usato dagli spiritualisti per descrivere una necessità, che troppo spesso, non viene definita, rimanendo una sorta di promessa, un sogno da realizzare quando e se si creeranno le condizioni.
Ho la netta impressione che capiti quasi sempre che l'idea del "cambiamento" venga applicata a compartimenti stagni, riguardi cioè solo una parte dell'esperienza umana e del suo percorso, ignorandone e sottovalutandone altre, una sorta di metodologia tutta esterna da applicare a spezzoni della nostra vita, ma che non riguarda mai il suo complesso e soprattutto l'interiore sentire e vivere del protagonista del percorso.
Così avviene, a mio parere, che si possa essere in un milione in piazza alla mattina ed il pomeriggio ritrovarsi litigare davanti ad un Outlet o ad un negozio di tecnologia avanzata.
Diventa tristemente normale che si cerchi, che so...un cambiamento di struttura di potere, anche radicale, ma poi ci si sottoponga al ricatto culturale del medesimo sistema, accendendo quotidianamente la "scatola dei sogni" divenendone così vittime volontarie, quasi proteggendolo.
Critici a parole ed in alcune occasioni, ma complessivamente vittime e complici dei meccanismi sviluppati dal sistema a misura e convenienza delle multinazionali che lo mantengono e guidano.
Finisce con l'essere troppo facile ed ovvio dire che il cambiamento inizia da sé stessi.
E' una grandissima verità, che si ripete sin troppo spesso.
Però è solo applicando il concetto nella pratica che si inizia realmente un percorso virtuoso.
Perchè solo rendendolo reale in ogni minuta parte della propria esistenza, ci si risveglia alla comprensione di come esso significhi azioni e pratiche quotidiane, modi di fare e di porsi rispetto al mondo ed alla gente, sistemi d'ascolto e di percezione...insomma, di quanto riguardi tutta l'esperienza che definiamo il nostro percorso.
Non può esistere un cambiamento rateale o parziale, che riguardi per esempio solo la sfera del lavoro, inteso in termini personali o collettivi, se questa modificazione non investe e riguarda tutto il modo che si ha di intenderlo.
Non si può modificare un effetto se non si comprende e si modifica la causa e quest'ultima non la si può cambiare se non intervenendo sui motivi ed i postulati che la sorreggono.
Tutto questo non è un ragionamento avulso, ma una serie di piccoli passi, pratiche, per l'appunto minute e quotidiane.
Non c'è cambiamento senza una serie di domande rivolte a sé stessi...senza una decisione interiore che lo propizi.
La realtà si cambia partendo dalla discussione e modificazione dei motivi di ciascuno ed è inizialmente una disciplina personale, solo successivamente diviene collettiva mettendola in comune, ma cercando, mediante l'empatia e la compassione di trasporre parte della propria anima in questo.
Un milione di motivi diversi, solo a tratti unificati da obbiettivi momentanei e del tutto pratici, anche riuniti nel medesimo spazio restano un milione di individui, un milione di visioni ed aspettative diverse.
Unificati unicamente dalla condivisione della cultura sistemica. Per assurdo, questo milione di individui rischiano di avere una maggiore comunità sui gusti televisivi, che sulla visione del mondo.
Solo quando si crea una scintilla di collegamento fra loro, quando in qualche modo entrano contatto...spostano l'energia e cambiano il mondo. Se si riuscisse a condividere qualche cosa di più che la sola rabbia per la lesione di alcuni nostri diritti e se questo si sapesse renderlo relazione, manifestazione d'amore ed empatia, condivisione di necessità, allora nulla potrebbe opporsi alla carica energetica e di volontà che ne sarebbe conseguenza.
Tutto attorno cambierebbe perché noi siamo cambiati, la nostra filosofia è cambiata, la nostra spiritualità si è evoluta ed ha modificato, piegato la realtà.
Sin qui non si è diviso il mondo in due fazioni. Non si è affrontata la contrapposizione parlando di noi o di loro, non si è accennato alle èlites ed al potere, che pure esistono; ma l'acquisizione di una nuova visione farebbe comprendere come e quanto pochi essi siano e quanto il loro potere derivi dalla massa che sfruttano e dall'energia che gli viene concessa come nutrimento.
Senza questa energia essi si rivelerebbero per quello che sono cioè mostruosi e patetici vampiri che esistono semplicemente perchè succhiano il sangue altrui...il nostro, nello specifico!
Si dice che persino una divinità finisca per "morire" senza il nutrimento dei suoi fedeli.
Namastè
http://eliotroporosa.blogspot.it/2012/04/che-cambiamento-vogliamo.html#more
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