di Giovanni Falcicchia – Gli studi scientifici per la previsione dei terremoti sono ai loro primi stadi. Un importante filone di ricerca è quello basato sul calcolo delle probabilità. Non si tratta di previsioni deterministiche. La logica è di utilizzare la collocazione spazio-temporale degli eventi passati, per calcolare la probabilità che, in una data regione e in un prefissato intervallo di tempo, si verifichi un nuovo evento sismico.
A tal fine, quindi è molto importante poter contare su una consistente quantità di dati storici.
Almeno sotto questo punto di vista possiamo ritenerci fortunati, avendo a disposizione una grande mole di dati e testimonianze sui terremoti avvenuti negli ultimi venti secoli.
In Italia, gli studi in questo settore hanno avuto come cardine, il lavoro svolto dai ricercatori dell’INGV: Faenza et al., nel 2003. Essi hanno suddiviso il territorio italiano in diverse zone e con i dati sui terremoti di magnitudo Mw ≥ 5.5, avvenuti In Italia dal 1600 in poi, hanno costruito una mappa sulla probabilità che accadano nuovi eventi di quel tipo in una certa regione. Il lavoro menzionato e i risultati ottenuti sono di dominio pubblico, liberamente disponibili in rete.
Volendo aggiungere un piccolo contributo, ho calcolato la probabilità che in Italia accadano eventi disastrosi, con Magnitudo del momento sismico Mw ≥ 6.5. Questi sono terremoti che sul nostro territorio hanno effetti devastanti: le vittime si contano a migliaia, spesso decine di migliaia. Nelle zone prossime all’epicentro la distruzione è totale. Per avere un’idea concreta, gli ultimi eventi in Emilia e all’Aquila, avendo avuto magnitudo inferiori a 6.5, non rientrano in questa categoria. L’ultimo sisma con tali caratteristiche è stato quello in Irpinia nel 1980.
Come base di dati ho attinto dal database DBMI11, anch’esso disponibile sul sito INGV.
Ho considerato i terremoti avvenuti in Italia dal 1400 in poi, lavorando su base mensile, con Mw ≥ 6.45 (che si approssima a 6.5). La metodologia è quella indicata da Faenza et al. nel citato lavoro, con la semplificazione di considerare il territorio italiano come un’unica regione sulla quale eseguire i calcoli. Nell’analisi dei dati, si è inoltre ritenuto opportuno partire dal 1400, anziché dal 1600, perché per gli eventi di maggiore intensità si può andare più lontano nel tempo, senza che l’insieme dei dati perda di valenza statistica.
Il grafico affianco illustra l’andamento della funzione di ripartizione del set di dati analizzato.
Sull’asse delle X è riportato l’intervallo di tempo trascorso, in mesi, tra due scosse consecutive. Sulle Y è riportata la probabilità che dopo una scossa se ne verifichi una seconda entro X mesi successivi alla prima. Osserviamo che nel 40% dei casi la seconda scossa accade entro solo cinque anni dalla prima. Nel 60% dei casi, la seconda scossa avviene entro dieci anni dalla prima. Nonostante ciò, sui sei secoli analizzati, il tempo medio trascorso tra due eventi consecutivi è di circa diciotto anni. Questi numeri indicano che i terremoti tendono a raggrupparsi nel tempo, oltre che nello spazio. Pertanto, quando accadrà un nuovo evento, molto probabilmente esso non sarà isolato.
Diamo ora i risultati numerici ottenuti (non ricavabili direttamente dal precedente grafico):
A oggi (settembre 2012), la probabilità che in Italia si verifichi un terremoto con Mw ≥ 6.5
- è del 15% entro i prossimi 5 anni,
- del 33% entro i prossimi 10 anni,
- del 68% entro i prossimi 20 anni.
Tali valori sono già di per sé, spaventosamente alti; ma l’aspetto ancor più inquietante è che essi aumentano sempre di più, con il passare del tempo. Ipotizziamo di non avere alcun nuovo forte sisma per altri dieci anni: cioè, fino al settembre 2022. Sarebbero quindi trascorsi quarantadue anni dall’ultimo forte terremoto (Irpinia 1980). Il calcolo delle probabilità fornirebbe i seguenti risultati:
Al settembre 2022 la probabilità che si verifichi un sisma di magnitudo 6.5 o maggiore, sarebbe:
- del 30% per i successivi 5 anni,
- del 52% per i successivi 10 anni,
- dell’87 % per i successivi 20 anni.
La logica conseguenza di tutto ciò è che il momento di un nuovo catastrofico sisma si avvicina inesorabilmente. Ed è proprio questo elemento che è poco considerato. Le perplessità nascono dall’atteggiamento della gran parte dell’opinione pubblica: spesso si costata superficialità o peggio ancora, un insulso fatalismo. Di sicuro tali posizioni non danno alcun valido contributo per quella che è una delle più serie minacce per le nostre popolazioni.
Come se quel che è avvenuto tra il 1905 e il 1915, con tre terremoti distruttivi e un totale di 150.000 vittime debba essere irripetibile. Probabilmente associamo alla nostra modernità una sorta di scudo protettivo dietro il quale crogiolarsi tranquilli e soddisfatti. Oggi ci sembra quasi impossibile poter essere solo sfiorati da grandi cataclismi naturali. Purtroppo non è così: la Terra segue i suoi ritmi geologici e noi non abbiamo alcuna possibilità di modificarli.
Abbiamo però gli strumenti scientifici per decifrare le leggi della natura. Non utilizzarli sarebbe assurdo.
Che cosa fare allora? L’unica cosa sensata da fare, nel più breve tempo possibile, è adeguare alle norme antisimiche vigenti, tutte le costruzioni o almeno quelle più frequentate: abitazioni, scuole, ospedali eccetera. Questo consiglio diventa un obbligo civile, nelle zone a più alto rischio sismico. La classificazione del rischio sismico del territorio italiano è stata realizzata con notevole accuratezza. Se ne deve tener conto come primo è più importante elemento per la costruzione di nuove abitazioni o per la valutazione di quelle già esistenti.
Qualcuno potrebbe obbiettare che quest’approccio al problema non fornisce con precisione, il luogo di un possibile nuovo, grande sisma. Il terremoto di Avezzano nel 1915, (Mw = 7.0 e 33.000 vittime) è stato avvertito in Lombardia come in Sicilia, seminando distruzione e morte in una vastissima area dell’Italia centrale. Con eventi di questo tipo non ha alcun senso disquisire su qualche chilometro in più o in meno da un nuovo, eventuale epicentro.
Diamo adesso qualche ulteriore spunto di riflessione.
I terremoti con Mw ≥ 6.5, dal 1400 a oggi, sono stati 39. La Magnitudo media del loro momento sismico è stata Mw = 6.8. Un sisma di tale tipo rilascia un’energia pari all’esplosione di circa 16 milioni di tonnellate di tritolo. Le più recenti stime assegnano alla bomba nucleare di Hiroshima, un’energia pari a 16.000 tonnellate di tritolo, che corrisponde all’energia di un terremoto di magnitudo 4.8; esattamente un millesimo di quella liberata da un sisma di magnitudo 6.8.
Cambiamo campo; qualcosa di più divertente. Chi non conosce il gioco del lotto?
Ebbene, giocando due numeri su una ruota del popolarissimo gioco, la probabilità di fare il cosiddetto ambo secco è dello 0.25%. Un sessantesimo della probabilità che si verifichi un forte terremoto nei prossimi 5 anni (15 %).
In definitiva: La probabilità che in Italia, nei prossimi cinque anni, si verifichi un terremoto di potenza pari a 1000 volte la bomba di Hiroshima, è 60 volte (il 6000% in più) la probabilità di fare ambo al gioco del lotto!
http://www.meteoweb.eu/2012/09/terremoti-un-calcolo-agghiacciante/152063/
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