NEW YORK - Alcuni droni americani potrebbero sorvolare Bengasi e altre localita' nell'est della Libia pronti a colpire chi ha effettuato l'attacco alla sede diplomatica Usa di Bengasi. Lo riporta la Cnn citando alcune fonti, secondo le quali la proposta di usare droni dovrebbe essere approvata a breve dal Pentagono e dalla Casa Bianca
"Sarà fatta giustizia": lo ha detto il presidente americano, Barack Obama, assicurando che gli Stati Uniti lavoreranno con le autorità libiche per individuare e assicurare alla giustizia "gli assassini" autori dell'attacco all'ambasciata Usa in Libia. Gli Stati Uniti - afferma Obama - "condannano nei termini più forti" gli attacchi in Libia, costati la vita a 4 americani e caduti nell'anniversario dell'11 settembre, mentre l'America ricordava gli attacchi terroristici. Obama definisce gli attacchi "oltraggiosi" e sottolinea che gli Stati Uniti lavoreranno con il governo libico per portare davanti alla giustizia chi ha compiuto tale attacco. "Nessun attacco" terroristico scuoterà la determinazione americana, assicura Obama.
Duecento Marines sono in partenza per la Libia, per "rafforzare la sicurezza nelle sedi diplomatiche di Tripoli e Bengasi": lo scrive l'emittente americana Nbc sul suo sito online citando funzionari dell'amministrazione Usa. Secondo altre fonti, altre unità sono in partenza per Kabul e il Cairo, sempre per incrementare il livello di sicurezza.
L'ambasciatore americano in Libia, Chris Stevens, è rimasto ucciso ieri nell'assalto contro la sede di rappresentanza Usa a Bengasi, assieme a un funzionario e due Marines. Il diplomatico era arrivato nel pomeriggio nella 'capitale' della Cirenaica per raccogliere gli umori alla vigilia della nomina del nuovo premier libico, prevista oggi. In serata, poco dopo le 21.30, una folla inferocita e armata ha preso d'assalto l'edificio: dopo una feroce sparatoria a colpi di Rpg e armi automatiche, i dimostranti hanno appiccato le fiamme alla struttura, che si trova all'interno di un compound, e issato la bandiera nera islamica dopo aver strappato e bruciato quella americana. Alcuni testimoni che hanno chiesto l'anonimato hanno riferito di aver notato numerosi membri della milizia islamica Ansar Al-Sharia tra i dimostranti, e secondo fonti concordanti, i violenti scontri a fuoco sono andati avanti per diverse ore, almeno tre. La milizia è nota perché è attiva nella regione, qualche volta ha tentato raid dimostrativi nel centro della città, incontrando però la ferma ostilità della popolazione e delle altre milizie armate del dopo-Gheddafi. Scorrazzano nelle zone desertiche a sud, dove i miliziani sono stati protagonisti di numerosi atti di intimidazione anche ai danni di cittadini italiani. L'assalto di ieri è iniziato con "un gran botto", secondo alcune testimonianze le esplosioni sarebbero state alla fine almeno dieci. In serata anche l'ambasciata americana del Cairo era stata presa d'assalto dai dimostranti a causa del film su Maometto prodotto da copti negli Usa considerato offensivo per l'Islam. La circostanza ha fatto collegare l'assalto di Bengasi alla pellicola. "L'Islam è un cancro. La pellicola é un film politico, non un film religioso": così Sam Bacile, regista e produttore del film ha descritto al Wall Street Journal il senso del suo lungometraggio. Ma secondo i siti collegati alla galassia di al Qaida, il film è solo una falsa pista: la morte dell'ambasciatore Usa è "una reazione della milizia Ansar Al-Sharia alla conferma della morte di Abu al-Libi", il libico numero 2 di Al Qaida, arrivata ieri da Ayman al Zawahiri. Il 5 giugno scorso gli Usa avevano confermato la morte del libico. Quella sera una bomba è esplosa proprio davanti alla sede del consolato Usa di Bengasi. Secondo le autorità libiche, invece, dietro l'attacco ci sarebbero fedelissimi dell'ex dittatore Muammar Gheddafi.
Il presidente Usa Barack Obama condanna duramente gli "attacchi oltraggiosi" che hanno portato all'uccisione dell'ambasciatore e di altri tre americani. Il presidente ha dato ordine di fornire tutte le risorse necessarie per la sicurezza del personale Usa in Libia e per aumentare le misure di sicurezza in tutte le sedi diplomatiche statunitensi nel mondo. E' quanto si legge in una nota della Casa Bianca. Intanto la prima seduta del Congresso generale nazionale libico, che era in programma per oggi, è stata annullata per motivi di sicurezza. Lo si apprende a Tunisi, dove sta facendo rientro il presidente della repubblica, Moncef Marzouki, che avrebbe dovuto presenziare alla seduta inaugurale dell'assemblea.
"Condanniamo con la massima fermezza questo efferato gesto che non siamo in grado al momento di attribuire a un particolare filone. Rimarremo a fianco delle autorità della nuova Libia democratica che non lesineranno gli sforzi per impedire che il nuovo corso libico sia preso in ostaggio". Lo afferma il premier Mario Monti.
Anche l'Unione europea condanna con forza lo "spregevole attacco" e si appella alle autorità libiche affinché prendano"senza indugio tutte le misure necessarie per proteggere le vite di tutti i diplomatici e del personale straniero" che lavora nel paese. "Sono profondamente scioccata - afferma l'Alto rappresentante Ue per la politica estera, Catherine Ashton - e condanno questi attacchi nella maniera più forte possibile".
"Le notizie da Bengasi suscitano orrore e sdegno", ha detto il ministro degli Esteri Giulio Terzi. "Esprimo la più sincera e profonda solidarietà - ha aggiunto - agli Usa".
"Questa violenza senza senso dovrebbe scuotere le coscienze dei popoli di tutte le fedi religiose in tutto il mondo". Lo ha detto il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, a proposito dell'attacco mortale all'ambasciata Usa in Libia.
"Gli Stati Uniti d'America non devono mai scusarsi per aver difeso i propri valori". Così il candidato repubblicano alla Casa Bianca, Mitt Romney, attacca l'amministrazione Obama, e in particolare la nota diffusa dall'ambasciata del Cairo. "E' stato un errore gravissimo, non tolleriamo attacchi a cittadini Usa".
Un "vile atto terroristico, che merita la più ferma esecrazione, colpisce l'impegno degli Usa e degli altri Paesi della comunità internazionale, ad iniziare dall'Italia, per sostenere la ricostruzione della Libia e la sua transizione democratica". Così il presidente Napolitano in un messaggio al presidente americano Barack Obama.
"Il mondo deve restare unito di fronte a tali atti", ha detto il presidente americano, Barack Obama, parlando alla Casa Bianca dell'uccisione di quattro americani in seguito all'attacco dell'ambasciata Usa in Libia. "Non c'é giustificazione a questo tipo di violenza senza senso", ha affermato il presidente americano Barack Obama, che ha poi spiegato che gli attacchi non romperanno i legami fra gli Stati Uniti e la Libia.
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