2012: UN ALTRO DILUVIO?
Cosa racchiude in realtà il mito del diluvio universale? Quando si verificò? Dove? Le acque sommersero tutta le Terra o solo una parte di essa?Ogni popolo ne riporta il ricordo. Platone ci informa che "...dal fuoco e dall'acqua ebbero luogo le distruzioni più grandi, ma se ne verificarono altre di molti altri tipi, come narrato sotto la forma di miti; ma in realtà significa un mutamento nel corso degli astri che ruotano intorno alla Terra. La distruzione della Terra si ripete a lunghi intervalli di tempo per una deviazione del movimento dei corpi che circolano in cielo e tutto ciò che è presente sulla Terra finisce per eccesso di fuoco o travolto dalle acque."
Cosa significa tale affermazione? I corpi, ossia i pianeti, cambiano le loro orbite causando cicliche catastrofi planetarie? Quale cataclisma cambiò l'aspetto della Terra e annientò la sua popolazione? Quale potenza devastatrice fu capace di scatenare "le acque con onde alte come montagne", come recita la Sura di Hud, far tremare la terra fino alle radici, spaccare i monti e sollevarli mentre le stelle cadevano dal cielo, come si narra nell'epica dell'Edda? Far salire Tiahuanaco e inabissare Atlantide nelle profondità dell'Oceano? Dove si trovano le prove che tutto questo sia avvenuto? Nelle antiche mappe, come quella i Buache, dove l'Antartide è raffigurato privo di ghiacci? Se è vero che "gli uomini sono stati distrutti e lo saranno ancora in vari modi", il quinto Sole, la nostra Era, terminerà nel 2012 come predetto dal popolo Maya?
Quante domande.
Gli avvenimenti che costituiscono la trama del nostro passato si riferiscono a poche migliaia di anni e quindi del tutto insufficienti a stabilirne l'esatta cronologia e ricostruzione storica. Nonostante la nostra indole ci spinga ad atteggiamenti tipici di superdei che tutto pretendono di sapere, nessuno è in grado di conoscere come si sia realmente formato il sistema solare.
ipotesi della formazione del sistema solare
Il mito del diluvio giunge attraverso il racconto della Bibbia; va tenuto conto che l'autore non conosceva le Ere geologiche, il Big Bang e non poteva sapere che l'ultima era glaciale era finita circa 12.000 anni fa; non poteva quindi datare il diluvio.
Non è affatto semplice cercare di stabilire il momento in cui si è verificata quella catastrofe definita "universale" e quale possa essere considerata tale data l'enormità del tempo trascorso e considerando, inoltre, che l'instabilità del sistema solare ha generato molti eventi catastrofici, con diverse inondazioni e distruzioni di civiltà.
Sulle steli rinvenute a Quiriga sono state rilevate datazioni che ci lasciano senza spiegazioni; la Stele "F" riporta la data di 90 milioni di anni fa; ma la più antica incisa sulla pietra risale a ben 400 milioni di anni fa. Le nostre conoscenze indicano l'inizio delle ere glaciali a 340.000 anni fa; ne segnalano una seconda e una terza 250.000 e 150.000 anni fa. L'ultima risalirebbe a 35.000 anni.
Secondo le storie dei popoli in tale periodo regnarono Dei e semidei; non i Cro Magnon. I nostri ricordi si fermano a 12.000 anni fa quando la temperatura era più elevata di 14°C rispetto a quella attuale; è il momento in cui si verifica l'esplosione di una supernova conosciuta come "Vela X" che irradia il sistema solare; l'attimo in cui la cometa Encke semina i suoi frammenti sulla Terra causando lo spostamento dell'asse che assume una posizione obliqua, fatto riportato anche da Platone. L'epoca in cui i Poli terrestri si invertono come accertato dalle analisi geologiche. È la fine dell'era glaciale.
L'innalzamento delle acque degli oceani di ben 130 metri in seguito allo scioglimento dei ghiacci alla fine della glaciazione, circa 12.000 anni fa, ha certamente contribuito ad inabissare molte terre lungo le coste, compreso un intero continente, ed estinguere la civilizzazione che ci ha preceduto. Ma abbiamo testimonianza di altri eventi disastrosi avvenuti 7.000 anni fa e in epoche a noi più recenti, che potrebbero spiegare quanto è divenuto leggenda o mito.
Aristotele parlava di un "Anno Supremo" con un grande inverno, chiamato dai Greci "Kataklismos" che, guarda caso, significa diluvio, contrapposto ad una grande estate che "incendiava il mondo". Due fenomeni ricorrenti nelle catastrofi cicliche menzionate dai popoli.
Eraclito era certo che ogni 11.000 anni circa il mondo venisse distrutto dal fuoco; Esiodo scrisse di quattro ere e di quattro civiltà cancellate dall'ira degli Dei: "La quinta generazione degli uomini sta sulla generosa Terra, è la generazione del ferro." La civiltà precedente era stata cancellata "dall'oceano che aveva traboccato quando la Terra e l'immenso cielo si fusero".
Il diluvio ha ispirato molti artisti
Analoghe tradizioni si ritrovano nel Tibet, in India; scritte nelle Yugas, nell'Avesta, dove si parla di inondazioni e uragani, di distruzioni ad opera del fuoco e dell'acqua.
Nella Cina si ricordano dieci periodi detti "Kis" dove il "mare è portato fuori dal suo letto, le montagne sbucarono dal terreno, i fiumi cambiarono il loro corso e gli uomini e le cose vennero distrutte, le antiche tracce cancellate".
Le cronache messicane riportano che "la vita si era manifestata quattro volte e per quattro volte distrutta". "Egli creò molti mondi prima del nostro, ma li distrusse tutti. Poi creò la Terra, ma dovette riformarla sei volte."
Se frasi simili non fossero riportate su antichi documenti considerati parte integrante della storia e della cultura, nonché delle credenze dei popoli, considerando che oggi crediamo molto spesso solo a quanto ci fa comodo, verrebbe da pensare a fervidi scrittori di fantascienza.
A quali fonti hanno attinto gli antichi cronisti per formulare simili dichiarazioni? Quali conoscenze possedevano? Chi parlò loro dei mondi distrutti? Conobbero il Creatore dei mondi? Furono testimoni delle sei fasi di perfezionamento della Terra? O fu lo stesso Creatore a parlarne loro?
Se non è fantascienza questa. Eppure qualcuno, a quanto pare, ha preso nota di quattro creazioni, di altrettante distruzioni.
I Maya contavano le ere con i nomi dei Soli che le avevano contraddistinte: il Sole delle acque, quello del terremoto, quello dell'uragano e quello del fuoco.
Le tracce di Atlantide devono essere ricercate però molto indietro nel tempo, oltre 25.000 anni fa. Lewis Spence (vedi nota 1 in fondo pagina) concorda con la teoria secondo la quale Atlantide sia scomparsa non in una sola volta, ma in seguito ad una serie di cataclismi avvenuti nel 25.000, nel 14.000 e nel 10.000 a.C., quando Atlantide scomparve del tutto.
Pianta di Atlantide secondo le descrizioni riportate nei poemi
Secondo gli Atzechi il continente perduto esisteva nel 20.238 a.C., data che coinciderebbe con quanto scritto da Platone nei suoi poemi, e che al momento della sua scomparsa nel 9.500 a.C.; quella civiltà aveva un ordinamento giuridico già da 8.000 anni. Considerando certa la sua esistenza oltre 20.000 anni fa, fatto confermato anche dai sacerdoti egizi, la sua collocazione, secondo molte tesi, compresa quella dell'ammiraglio Flavio Barbiero, sarebbe stata nella Terra Antartica, a quel tempo situata 2.600 km più a nord rispetto alla sua posizione attuale. Quando metà del continente Antartico era libero dai ghiacci.
La mappa di Philippe Buache, e non è la sola, raffigura l'Antartide senza ghiacci come doveva apparire circa 13.000 anni fa; il Polo si trovava nelle isole Macquarie, quindi la penisola di Palmer, l'area di Weddel, la Terra della Regina Maud erano prive di ghiaccio. Qui si colloca la mitica Atlantide. Una terra vasta 14 milioni di kmq, con la capitale posizionata in un'ampia pianura presso il mare e al centro dell'isola; dove oggi si trovano le banchise di Filchner e Lassiter.
Oggi la banchisa è circondata da una catena di montagne a picco sul mare, liscia e uniforme per 500 Km di larghezza e 350 Km di altezza. 12.000 anni fa era esposta a mezzogiorno e i monti situati alle sue spalle la riparavano dai venti freddi. Nel centro di essa, a 9 Km dal mare, c'era un monte non molto alto ove sorgeva il tempio di Nettuno.
Sulla base della descrizione di Platone la posizione del monte sacro di Atlantide si trova a 79° di latitudine sud e 45° longitudine ovest, nella parte orientale della cosiddetta isola di Berkner.
Inoltre le acque interne del mare di Weddell sono delimitate dalle Sandwich, un arco di piccole isole distanziate in modo regolare: le coste a picco sul mare, a quel tempo ad un livello più basso di 130 metri, danno tutt'oggi l'idea di enormi colonne che si elevano dal fondo dell'oceano. Erano le vere "colonne d'Ercole", a protezione di una grande baia.
Isole di Sandwich dal satellite. Considerando un mare più basso dovevano apparire come gigantesche colonne.
Per questo forse venne dato lo stesso nome a Gibilterra, una porta fra un bacino chiuso e uno aperto. Charroux mette in risalto le osservazioni dei grandi studiosi di glaciazioni, Jelersma, Romanovski, Cailleux, secondo i quali l'ultima fusione dei ghiacci avvenne 12.000 anni fa, in modo repentino, o a causa di qualcosa che urtò il nostro pianeta, o in conseguenza di un fenomeno cosmico di notevole entità. Tutti i ghiacciai si fusero insieme, il pianeta fu sconvolto da gigantesche mareggiate.
Oltre 18.000 anni fa l'inclinazione terrestre era tra 6° e 8°; la calda corrente equatoriale rendeva mite e stabile la temperatura e garantiva la regolarità delle piogge in tutto il globo. Il pianeta presentava una coltre di ghiaccio di 9 milioni di Km2; 12.000 anni fa di almeno 6 milioni di Km2. La Danimarca e parte della Germania erano sotto il ghiaccio. Di contro la Siberia godeva di un clima temperato e nelle sue vaste praterie pascolavano milioni di mammut.
Attualmente un cerchio con un raggio di 3600 Km abbraccia la regione dei ghiacci. Nel passato il polo nord era 20° più distante dal punto che occupa oggi; era più vicino all'America, può darsi che 4.000 anni fa si trovasse nella Terra di Baffin o vicino a Boothia Felix; ma è certo che lo sterminio dei mammut fu causato da asfissia o fenomeni elettrici, in seguito a combustioni avvenute nell'atmosfera. Il susseguente movimento che racchiuse la Siberia nel circolo polare contribuì a conservare intatti i corpi degli animali ibernandoli. Nel 1939 e nel 1940 scavi in Alaska riportarono alla luce animali ancora con la carne attaccata alle ossa in seguito allo stato di congelamento.
Gli scienziati hanno accertato che nel 10.400 a.C. si è verificata l'ultima inversione dei poli magnetici, quindi circa 13.000 anni fa si verificarono grandi sconvolgimenti, come riportato anche dal "Codex Chimalpopoca", che nomina quattro disastri provocati dallo spostamento dell'asse terrestre, causando il cambiamento repentino del clima in diverse regioni della Terra.
I segni sono tuttora evidenti. A 3500 metri le Ande sono percorse da una curiosa striscia biancastra lunga più di 500 km formata da sedimenti calcificati di alghe marine; prova ineluttabile che una volta quelle rocce erano bagnate dal mare.
Anche sulle sponde del lago Titicaca, ove l'acqua possiede un'alta percentuale salina, si stende una linea bianco giallastra formata da sedimenti salini. obliqua rispetto all'attuale superficie dell'acqua; evidentemente prima della catastrofe doveva essere orizzontale.
Esaminando le pianure abissali è stato scoperto che tutti i letti dei fiumi con la foce nell'Atlantico proseguono nei fondali, scavando veri canyon sottomarini fino alla profondità di un miglio e mezzo, evidente che i loro corsi si sono formati quando quei fondali non erano sommersi.
Le Piramidi della piana di Giza allineate con Orione, le costruzioni di Tiahuanaco, allineate con i solstizi d'inverno e d'estate e la costellazione dell'Acquario del 15.000 a.C., i templi di Angkor in Cambogia allineati con le stelle della costellazione del Drago; i menhir e i dolmen; i riferimenti alla precessione anche nelle distanze fra i grandi centri, la loro ubicazione lungo il 30esimo parallelo, si possono leggere come messaggi in pietra di una civiltà evoluta che voleva lasciare ai posteri il segno del suo passaggio e la testimonianza di un immane e funesto evento che può essere certamente classificato e identificato come il "Diluvio Universale".
Fu il tempo in cui comparvero i Neter in Egitto, i Viracocha, i Kukulkan, i Votan, che diverranno gli dèi giunti dall'ovest dei popoli antichi; certamente i superstiti della grande isola costretti ad abbandonarla a causa dell'arrivo del gelo e delle acque che salirono di livello per decine di metri invadendo le coste.
Il grande continente scompare sotto il ghiaccio, e le terre del pacifico ridotte ad una miriade di isole che possiedono ancora templi megalitici costruiti con materiali inesistenti in loco e con strade che si fermano davanti all'oceano e a volte proseguono nelle sue profondità.
Si è anche parlato di due continenti, ad Atlantide si affianca Mu, ma nelle cronache dei popoli si indica un continente ubicato ad ovest, sia di Giza, sia del Perù, quindi si fa riferimento ad una sola terra in mezzo all'oceano.
Indagando riguardo alle cause che possono aver scatenato un simile sconvolgimento scopriremo che si sono verificati altri cataclismi, diversi diluvi in luoghi e tempi diversi. Le principali vicende degli uomini sono riportate nei libri sacri dei popoli e in questi anche la descrizione di un fenomeno celeste che ha interessato molte terre emerse e coinvolto i popoli del pianeta, che può aver dato origine ad un "diluvio universale".
Leggendo tali testi Immanuel Velikovsky fu attratto da quanto scritto nel "Libro di Giosuè". Giosuè, non riuscendo a raggiungere i nemici che inseguiva, implorò il Sole di fermarsi: "Sole fermati sopra Gabaon e tu Luna nella valle di Ajalon. E il Sole rimase immobile e la Luna ristette, finché il popolo non si fu vendicato dei suoi nemici. Così il Sole non tramontò per quasi un giorno intero."
Un fatto giudicato impossibile, frutto di fantasia, ma come vedremo perfettamente giustificabile e non impossibile.
Dello stesso fenomeno troviamo testimonianze nei manoscritti dei popoli dell'America. Negli annali di Cuauhtitlan, messicani, è scritto che durante una catastrofe cosmica avvenuta in un remoto passato la notte durò molto tempo; nel Midrashim è scritto che il Sole e la Luna rimasero immobili per trentasei "itim" ossia diciotto ore, quindi il giorno durò trenta ore. Se da un emisfero il Sole si ferma dall'altro è la Luna a fermare il suo movimento. Quindi se tale fenomeno è stato registrato da più parti è avvenuto in realtà. Cosa lo ha generato?
Lo spostamento dell'asse terrestre giustifica l'effetto di un Sole immobile; ma l'asse terrestre si può spostare dalla sua posizione se il pianeta passa attraverso un forte campo magnetico o in seguito all'urto con un corpo celeste. Per un periodo di tempo un emisfero sarebbe immerso in una notte prolungata, mentre l'altro vedrebbe un giorno più lungo.
Inoltre l'inversione o il solo rallentamento di rotazione cambierebbe la velocità angolare della massa oceanica provocando onde di marea e uragani che spazzerebbero la Terra. La conseguenza sarebbe la distruzione dell'umanità, l'inabissamento e l'innalzamento delle terre.
Questo sembra sia quello che è avvenuto nella metà del secondo millennio prima dell'era presente dove si registrano ben due spostamenti; movimenti che sono segnalati anche nell'ottavo e nel settimo secolo, almeno altri tre o quattro. In tali occasioni si spostarono anche Marte, Venere e la Luna. Quindi stando alle cronache dobbiamo concludere che circa 4.000 anni fa una cometa impattò o sfiorò la Terra causando immani disastri.
Alcuni papiri fanno riferimento al ribaltamento della Terra; nel papiro di Harris 1300 a.C. è scritto che "una catastrofe di fuoco e acqua provocò il rivoltarsi della Terra". Secondo il papiro Hermitage del 1700 a.C. "il mondo si capovolse".
Ipuwer l'egiziano, nel 1250 a.C., fu testimone della tragedia e la descrisse in un papiro: "il mondo prese a girare a rovescio come se fosse una ruota del vasaio e la Terra si capovolse; il fiume è sangue. Il sangue è ovunque". Fatto che ritroviamo nell'Esodo: "Tutte le acque del fiume furono trasformate in sangue. Vi era sangue in tutta la terra d'Egitto."
Nei miti troviamo il sangue di Osiride, di Seth o Apopi e quello di Tiamat.
Il sangue, ovvero la polvere rossa di origine meteoritica rilasciata da una meteora. Dal cielo cadde anche la miscela di idrogeno e carbonio che nell'ingresso nell'atmosfera non bruciando totalmente divenne liquida. La pioggia di bitume, densa che oscurò la Terra, descritta nel manoscritto Quichè; la nafta citata nel Midrashim.
Numerosi testi citano il fenomeno: "Avvenne un gran terremoto e il Sole divenne nero come un panno da lutto, la Luna diventò come sangue e le stelle del cielo caddero sulla Terra; la volta celeste si squarciò e si arrotolò come una pergamena e ogni montagna e ogni isola vennero rimosse dai loro siti; tutte le isole scomparvero e le montagne non si videro più. Una tempesta di fuoco e grandine mescolati con sangue, si riversò sulla Terra; una massa ardente simile ad una montagna infuocata fu precipitata nel mare; cadde dal cielo una grande stella, ardente come una torcia, che piombò su un terzo dei fiumi e delle sorgenti; allora vidi un nuovo cielo e una nuova terra, il primo cielo e la prima terra erano spariti e il mare non c'era più." (Apocalisse di Giovanni)
Un manoscritto Maya, tradotto nel 1930, racconta di diluvi e inondazioni che si verificarono alla fine del quarto Sole: "Nell'undicesimo giorno Ahau Katun cadde una pioggia violentissima e ceneri dal cielo. In una sola grande ondata le acque del mare si rovesciarono sulla terra e il cielo precipitò."
Un altro manoscritto pre-Maya di 3.500 anni descrive la fine di Mu: "Nell'anno sei del Kan, l'undici Muluc del mese di Zac avvennero terribili terremoti che continuarono fino al tredici Chuen. Mu, la contrada dalle colline d'argilla fu sacrificata. Si sollevò due volte e scomparve mentre la terra veniva scossa. Il suolo sprofondò e riemerse, si spaccò e si divise in molte parti, e sprofondò con i suoi abitanti."
Lo strato dell'iridio presente nel suolo proverebbe l'impatto con un grande asteroide. La produzione di questo elemento, in seguito all'attività dei soli vulcani, non giustifica le tracce di iridio sulla Terra, quindi è certo un impatto con un grosso asteroide, o probabilmente l'incrociarsi con una cometa e la sua coda o, ancora, uno sciame di modesti asteroidi.
I pianeti ruotano sulle attuali orbite solo da migliaia di anni e non da miliardi. Più volte corpi meteoritici si sono scontrati con i pianeti modificandone il moto e l'orbita. La Terra non è stata esente da questo ed ha cambiato più volte l'orbita. L'uomo ha dovuto cambiare il calcolo del tempo e la posizione dell'asse terrestre.
Lo Tzunami che si è abbattuto sulle coste di Sumatra il 26 dicembre 2004 ci ha costretto a portare un ennesimo piccolo ritocco al nostro orologio in seguito ad uno spostamento dell'asse di lievissima entità.
Spostamento che sembra aver causato un cambiamento climatico in alcune regioni. Cosa che stiamo constatando. Forse prevedibile, data la lunghezza della frattura di 1200 Km prodotta dal fenomeno nel fondale oceanico davanti a Sumatra.
Sicuramente la meccanica celeste ha bisogno di studi più approfonditi per essere compresa nella sua totalità; scopriremo anche come mai una meteora possa divenire un pianeta, come sembra essere accaduto a Venere che nel tempo ha assunto un'orbita circolare.
Migliaia di anni fa Venere e Marte avevano orbite diverse, più ellittiche, che li hanno portati alla collisione fra loro fino a assumere l'attuale posizione in orbite più circolari.
Dalle analisi dei depositi di polline e di altre componenti biologiche rinvenute nei sedimenti lacustri, negli oceani e nelle carote estratte dai ghiacci, è emerso che negli ultimi 12.000 anni si sono verificati notevoli variazioni del clima in un modo repentino e inspiegabile se considerati nel decorso normale.
Gli studiosi si sono resi conto che i sistemi planetari come il nostro sono soggetti ad un comportamento imprevedibile a lungo tempo, variabile nella sua configurazione anche a causa di agenti estranei come gli oggetti "Apollo".
L'astronomo Van Flanders (vedi nota 2 in fondo pagina) ha confermato l'ipotesi di una esplosione di uno o più pianeti situati nella fascia degli asteroidi, all'origine della fascia stessa e di Marte, al tempo satellite di uno dei due pianeti. L'ultima esplosione sarebbe avvenuta 3,2 milioni di anni fa; data che segna anche l'inizio dell'ultima glaciazione sulla Terra; quindi è stata formulata una nuova teoria che considera l'origine di tali glaciazioni nello spostamento dei poli geografici in seguito al passaggio ravvicinato di un pianeta delle dimensioni di Marte o Venere, accertando che un tale passaggio è in grado di spostare i Poli di 18°.
È quindi importante ricorrere ai testi antichi per ricavare le informazioni che riguardano l'evoluzione del nostro sistema solare, in quanto uniche fonti di tali fenomeni, anche se questi sono stati riportati sotto forma di miti o leggende e narrati con un linguaggio, non prettamente scientifico, ma allegorico.
Le tradizioni di numerosi popoli riportano che i mari vennero squarciati e le loro acque sollevate e scaraventate sui continenti.
Una cometa che passasse vicino alla Terra solleverebbe le acque degli oceani a chilometri di altezza. Il Midrascim riporta: "le acque vennero ammassate fino all'altezza di 2500 Km ed erano visibili da tutte le nazioni della Terra".
A causa della vicinanza della Terra la cometa lasciò per un istante la propria orbita e seguì quella terrestre, poi si allontanò e si riavvicinò, avvolta in una nube gassosa che sembrava una colonna di fumo durante il giorno e di fuoco durante la notte. La Terra dopo sei giorni passò attraverso la coda della cometa, vicino alla testa, si verificarono violente scariche elettriche; quella più grossa provocò ondate altissime. Dalla coda partirono ramificazioni che la fecero sembrare un furioso animale con numerose teste e una pioggia di meteoriti caddero sulla Terra, mentre i gas la inondarono.
Quando il cielo scarica la sua energia
Eventi celesti che i popoli interpretarono come una lotta fra un mostro a forma di serpente e il dio della luce: "Hai diviso il mare, schiacciato la testa dei draghi sulle acque; al Leviatano hai spezzato la testa".
La battaglia fra Marduk e il drago Tiamat, fra Iside e Set, Krisna e il serpente, Ormuz e Ariman, Giove e Tifone. "Tifone dominava le montagne e la sua testa sfiorava spesso le stelle, dalle sue mani si diramavano cento teste di draghi, dalle sue cosce pendevano grovigli di vipere, e i suoi occhi lanciavano lampi di fuoco." La cometa era Venere.
Bassorilievo raffigurante Marduk e Tiamat
L'accenno all'evento lo ritroviamo nella storia naturale di Plinio: "Una terribile cometa fu scorta dai popoli in Etiopia, Egitto, alla quale Tifone, re in quel tempo, diede il nome; essa appariva fiammeggiante, attorcigliata a spirale, non somigliava ad una stella più di quanto non le somigli una palla di fuoco."
Lo storico Hevelius nel 1600 scrisse "Nell'anno 2450 (1495 a.C.) fonti autorevoli riportano che una cometa venne avvistata in Siria, Babilonia, India, mentre gli Israeliti compivano il loro viaggio alla ricerca della terra promessa."
La testa della cometa non urtò contro la Terra, ma scambiò con essa gigantesche scariche elettriche. Le montagne emisero lava in ogni luogo dell'emisfero occidentale e nuove pieghe si sollevarono; emersero nuovi vulcani e i mari e i fiumi bollirono. La tradizione giudaica afferma che la melma sul fondo del Mare del Passaggio era calda.
Nei giorni di Yao la Cina fu coinvolta in un immane catastrofe: "in quell'epoca il Sole non tramontò durante dieci giorni, le foreste bruciarono e abominevoli animali si sparsero ovunque".
I Cinesi affermano che, in seguito allo stabilirsi di un nuovo ordine, le stelle si muovono da ovest a est, i segni dello zodiaco cinese procedono in una posizione retrograda, contro il corso del Sole.
Ad Ugarit venne ritrovato un poema dedicato alla Dea Anat che massacrò la popolazione e cambiò le due albe e la posizione delle stelle. Nel Talmud è scritto che "sette giorni prima del diluvio, Iddio cambiò il primevo ordine, ed il Sole sorse nell'Ovest e tramontò nell'Est".
Così anche il Corano parla del Dio dei due Est e dei due Ovest.
Dato che il globo terrestre è un grosso magnete e che un fulmine colpendo un magnete inverte i Poli, si può rilevare l'orientamento del campo magnetico terrestre in quanto la lava, raffreddandosi, assume una magnetizzazione permanente secondo l'orientamento del campo magnetico dell'epoca. L'esame di alcune rocce ignee rivela che sono polarizzate in modo opposto alla direzione attuale del campo magnetico locale, indicando che la polarità della Terra si è invertita in epoche ecologiche recenti.
Possiamo affermare che la Terra non rimase nella stessa orbita, né i suoi Poli rimasero ai loro posti, né la direzione dell'asse era quella precedente. Quando si scontrò con Venere per la prima volta, la Terra non aveva ancora un corso definitivo, il suo movimento venne cambiato e subì una scossa nelle sue rivoluzioni; la sua posizione venne per un momento rovesciata, poi ne assunse una obliqua e, successivamente, si capovolse di nuovo. Venne spinta su un orbita più lontana dal Sole, le regioni polari spostate. Gli oceani evaporarono e precipitarono come neve sulle nuove regioni polari, l'asse puntò in una direzione diversa e l'ordine delle stagioni fu turbato.
Quanto scritto nel Talmud fa supporre che la stessa cometa ritorno dopo 50 anni e passò vicinissima alla Terra. Non invertì i Poli, ma costrinse l'asse ad una inclinazione alterata per molto tempo, l'umanità fu decimata; caddero meteoriti e la Luna ed il Sole si arrestarono. I popoli messicani da quel giorno cominciarono ad attendere una nuova catastrofe ogni 52 anni, e seguivano Venere per vederla apparire; quando infine appariva di nuovo senza che alcuna sciagura si fosse abbattuta sul mondo le popolazioni festeggiavano l'inizio di un nuovo ciclo con sacrifici umani.
Venere, quando ancora non aveva stabilito la sua orbita intorno al Sole, incrociò con Marte dando vita a collisioni con il pianeta. Dell'evento ne troviamo traccia anche nell'Iliade di Omero. Nel poema Marte, nelle vesti di Ares il "terribile" Dio della guerra, è protagonista di un cruento e lungo duello con Atena, protettrice dei Greci e Dea del pianeta Venere. Gli autori Greci descrissero la nascita di Atena (Venere) dicendo che scaturì dalla testa di Giove prima che si lanciasse contro la Terra.
Venere-Atena, dagli occhi fulgenti prese per mano il terribile Ares e lo condusse fuori della battaglia: "Ares disgrazia dei mortali, sanguinoso assalitore di mura, non lasceremo Troiani ed Achei combattere".
Ma Ares, incitato da Apollo, si lanciò sul campo di battaglia che si oscurò. Pallade Atena impugnò la frusta e le redini e si diresse contro Ares con indosso l'elmo di Ade per non farsi scorgere dal Dio. La Dea lanciò la sua lancia contro il ventre di Ares, che "muggì alto come novemila guerrieri o diecimila grida di guerra, lanciate nel furore della lotta". Ares apparve come un'oscura tenebra dalle nubi e, dopo il calore, si levo un vento ardente.
Gli Dei spinsero i due eserciti alla battaglia; dall'alto tuonava Zeus, dal basso Poseidone fece tremare la terra fino alla sommità delle montagne. Ares balzò contro Atena con la sua lancia di bronzo e colpì lo scudo di lei; Atena raccolse un macigno con il quale colpì Ares alla nuca privandolo della sua forza.
Sul campo apparve una fitta nebbia, il fiume gonfiò i suoi flutti, l'oceano venne pervaso dal timore del fulmine di Zeus e nella battaglia precipitò "un prodigioso fuoco fiammeggiante" che bruciò i morti e arse tutta la piana.
Vari artisti hanno allegoricamente riprodotto nelle loro opere l'incontro fra Marte e Venere.
Rappresentazioni artistiche del contatto fra Marte e Venere
Omero dedica al Dio anche un inno: "Potentissimo Ares, valoroso capo, che ti muovi lungo il tuo ardente cerchio nell'etere fra le sette stelle erranti, dove i tuoi corsieri fiammeggianti ti sollevano sempre al di sopra del terzo carro".
Quindi l'Iliade è stata scritta nel 747 a.C. o poco tempo dopo; Omero (vedi nota 3 in fondo pagina) visse dopo i profeti Amos e Isaia; il materiale per la stesura del dramma cosmico doveva essere stato fornito da perlomeno un paio di congiunzioni fra i due pianeti, durante le quali furono coinvolte anche la Luna e la Terra.
Il vento che spazza il campo di battaglia lo si ritrova anche nei miti del Messico nello scontro fra Quetzalcohatl, il pianeta Venere, e Huitzilopochtli, grande distruttore di città e di uomini, identificato con Marte. Nelle cerimonie messicane il sacerdote, che impersona Quetzalcohatl, scaglia una freccia contro Huitzlopochtli simboleggiando la scarica elettrica che Venere lanciò contro Marte.
Venere e Marte nei miti messicani
Tutti i pianeti del sistema furono disturbati dai contatti fra Venere e Marte. Negli annali dei Libri di Bambù si legge che "i cinque pianeti uscirono dalle loro orbite"; in una carta astronomica del Medio Evo, nota come la carta di Suchow, si asserisce che i pianeti erano usciti un tempo dalle loro orbite.
Che tale fenomeno si sia ripetuto nel tempo lo leggiamo in un passo del testo taoista Wen Tze: "Quando il cielo desidera distruggere gli esseri umani, li brucia; i cinque pianeti lasciano i loro cammini; le quattro stagioni si mescolano; la luce del giorno si oscura, montagne incandescenti sprofondano, i fiumi vengono prosciugati; tuona in inverno, gela in estate; l'atmosfera è densa e gli esseri umani soffocano, l'aspetto e l'ordine del cielo sono alterati; le regole del tempo sconvolte".
Riguardo agli scontri fra i pianeti ne parla anche il Surya Siddhanta; la battaglia degli Dei omerica è descritta nell'Edda, e nel testo indo iraniano Bundadis dove si narra che il pianeta Gokihar, perturbatore della Luna, e un corpo celeste con la coda chiamato Muspar seminarono confusione fra il Sole e le stelle; ma alla fine il Sole "legò Muspar al proprio splendore per mutuo accordo, perché rimanesse meno pericoloso". Gokihar è Marte e Muspar è Venere.
Marte cozzando con Venere, temuta per 700 anni, salva la Terra da una catastrofe più grande.
Quindi Venere venne in collisone con la Terra nel quindicesimo secolo prima del presente ed entrò in contatto con Marte nell'ottavo. Quest'ultimo, sebbene spinto fuori traiettoria, riuscì a portare Venere in un orbita, quasi circolare, fino al suo attuale tragitto; che non la vede allontanarsi dal Sole più di 48°, precedendolo al mattino e seguendolo al tramonto.
Altre prove dello spostamento dell'asse e dei Poli, come conseguenza di queste collisioni che hanno originato il mito del diluvio universale, si possono trovare nel computo del tempo, ossia nella lunghezza dell'anno, del giorno, delle stagioni; osservando una carta compilata prima quantomeno dell'ultimo disastro verificatosi nel settimo secolo a.C.
Una carta simile è dipinta sul soffitto della tomba di Senmut e rappresenta il cielo egizio prima dell'inversione dei Poli dove appare che l'ovest e l'est sono invertiti. Orione appare ad Ovest di Sirio invece che ad Est, cioè nella direzione errata, avvalorando quanto scrisse Platone; "Intendo il cambiamento nel sorgere e tramontare del Sole e degli altri corpi celesti, che in quel tempo usavano tramontare nel punto dove ora sorgono, e sorgere dove ora tramontano."
Euripide scrisse che "Giove si levò capovolgendo le stelle sulla sua strada ardente"; Erodoto venne informato dai sacerdoti egizi che "il Sole si era levato due volte dove era uso tramontare e due volte era tramontato dove di solito si levava", quando l'Egitto non era ancora un regno.
L'astronomia non prende in considerazione una tale possibilità e giustifica tutto con la precessione degli equinozi del tutto insufficiente a spiegare la posizione delle stelle riportata nella mappa della tomba.
Un tempo la costellazione polare era l'Orsa Maggiore e testimonianze in tal senso giungono da ogni parte del mondo antico.
Nelle tavolette astronomiche indù del 1.000 a.C., nelle Upanishad e in altri testi è scritto che la Terra si spostò dal suo posto di 100 Yoiana, ossia da 800 a 1500 Km. Il giorno più lungo dei babilonesi dell'ottavo secolo era di 14h e 24', oggi risulta di 14h e 10', si riscontra una differenza di latitudine di 2° nord, quindi Babilonia era situata a circa 35° dall'equatore. Tale dato è confermato anche all'astronomo greco Claudio Tolomeo, da uno studioso arabo del medioevo, Arzachel, e da Giovanni Keplero.
I templi antichi in genere erano costruiti in modo da guardare il Sole nascente; in virtù di tale consuetudine è stato possibile accertare che quelli costruiti prima del settimo secolo a.C. sono orientati verso un est diverso da quello attuale.
In America si usava porre davanti ai templi una colonna per determinare gli equinozi, chiamata Intihuatana, il luogo dove è legato il Sole. Tali colonne si trovano ovunque, le più note a Machu Picchu, Ollantaytampu, Pissac, Hatuncolla. Ricordano l'obelisco egizio innalzato per misurare le ore del giorno osservando la direzione della sua ombra.
Considerando che gli equinozi hanno giorni e notti di uguale durata in tutte le latitudini e che nei solstizi la luce diurna cambia con la latitudine; più è lontano l'equatore, più grande è la differenza fra il giorno e la notte nel giorno del solstizio. Differenza che dipende anche dalla inclinazione dell'equatore sul piano dell'orbita dell'eclittica, attualmente di 23° 30'.
Gli egizi per misurare il tempo usavano oltre ad un orologio solare anche uno ad acqua (vedi nota 4 in fondo pagina) e l'esemplare trovato a Karnak, assegnato al tempo di Amenhotep della diciottesima dinastia, ha fornito i seguenti risultati:
- Mentre la lunghezza del giorno del solstizio d'inverno a 25° di latitudine nord risulta oggi di 10h e 26', l'orologio ha fornito un giorno di 11h e 18'; la lunghezza della notte che in realtà è di 13h e 41' secondo tale orologio risulta di 12h e 42', una differenza in entrambi i casi di 52'.
- Per il solstizio di estate il giorno risulta di 12h e 48' anziché 13h e 41' e la notte di 11h e 12' anziché 10h e 19'; con una differenza di 53'.
- Negli equinozi di primavera e di autunno l'orologio indica invece l'esatta durata del giorno e della notte più lunghi; ossia un giorno di 11h e 12' e una notte di 13h e 41'.
Quindi Tebe era più vicina all'equatore, oppure l'inclinazione dell'equatore era minore dell'attuale angolo di 23°30'.
Come detto in precedenza testimonianze indicano un piano dell'eclittica inclinato di 8° e uno spostamento di 18° a causa dei fenomeni sopra esposti, fra i quali non possiamo determinare quale originò il mito del diluvio; anche perché è nella natura umana dimenticare, cancellare dalla mente un evento traumatico. Certamente quello avvenuto 13.000 anni fa alla fine dell'era glaciale lo fu, ma chi sopravvive a tali sciagure tende a ricordare quelle più recenti, anche se in seguito ne può distorcere i pochi ricordi e confondere tempi e avvenimenti.
La civiltà potrebbe aver avuto origine prima di quanto si possa pensare; la genesi fornisce l'elenco di dieci patriarchi antidiluviani che vennero dopo Adamo.
Beroso, basandosi su testi Caldei, scrisse che prima del diluvio dieci re avevano regnato per 320 sari, ossia 432.000 anni. Secondo la storia sumera incisa sulle tavolette, prima del diluvio i re regnarono per 370.600 anni.
Tavoletta sumera che narra del diluvio
Tavoletta sumera che narra
della genesi dell'universo
Un'altra storia ci parla di Ruta e Daitya due grandi isole distrutte da un evento catastrofico 850.000 anni fa. Al tempo di Nimrod (290 a.C.), in Babilonia erano archiviati documenti storici di 150.000 anni. Nel Timeo viene affermato che gli Assiri conservavano le memorie di 270.000 anni e di sette ere precedenti.
La storia di Noè e del diluvio, diventa quella di Uta Napishtim dell'Epopea di Gilgamesh; di Deucalione e Zeus; di Ogige la cui Terra fu sommersa da un immane diluvio; del gigante tolteco Nama e di sua moglie Nata, che istruiti dal Dio Titlacahuan costruirono una barca da un cipresso e si salvarono quando le acque raggiunsero il cielo.
I celti parlavano dell'isola di Numitore che dopo il diluvio chiamarono Irlanda; l'Edda scandinava descrive il cataclisma che oscurò il Sole mentre le stelle cadevano dal cielo; gli Indù hanno il mito di Vaivasvata che, seguendo un pesce con la sua arca, si salvò dal diluvio.
Ogni popolo porta il ricordo di un diluvio definito "universale", perfino le tribù indiane dei pellerossa americani, Delaware, Dakota, Sioux, Irochesi, Pawnee, Okanogan.
Diviene quindi impossibile assegnare una precisa collocazione storica all'evento. Inoltre l'attuale posizione del Polo e dell'asse non sono definitivi, come ha affermato Schiapparelli, "non vi sono argomentazioni astronomiche o meccaniche che rendano il fatto incontestabilmente stabilito; rimane solo da accertare le precedenti età della storia del globo".
D'altronde non siamo in grado di conoscere, o scoprire, come il nostro sistema si sia generato perché non eravamo presenti quando venne forgiato nel suo attuale aspetto, ma possiamo dedurre che se eventi di questa natura si sono verificati in passato, possono certamente verificarsi in futuro.
Nel sistema solare esiste infatti la possibilità di una collisione fra due pianeti o due satelliti: l'orbita di Plutone incrocia quella di Nettuno e, anche se il piano dell'orbita del primo è inclinato di 17° sul piano dell'eclittica rendendo non imminente tale collisione, dal momento che l'asse maggiore dell'orbita di Plutone cambia la sua direzione, sono probabili contatti fra questi pianeti, se non interverrà una cometa a spostare le loro orbite. Una volta che collideranno, per qualsiasi causa, le loro orbite cambieranno provocando susseguenti collisioni che coinvolgeranno altri pianeti.
Esiste anche la possibilità che la collisione avvenga fra Plutone e Tritone, satellite di Nettuno.
Intorno a Giove girano delle lune con orbite che s'intersecano fra loro; l'orbita del sesto satellite incrocia con quella del settimo e quella dell'ottavo con quella del nono.
La collisione come si è visto in passato porta alla nascita di comete che intrecciano nel loro tragitto le orbite di altri pianeti. Venere ne è l'esempio più eclatante.
Nel Visuddhi Magga, buddista, si nominano nove soli e nove età; come nei libri della Sibilla. Adesso siamo nel settimo Sole, due età devono ancora venire. Saranno due immani catastrofi a segnarne la fine e il principio? "Questo mondo sarà distrutto, anche il possente oceano si prosciugherà e questa grande terra brucerà."
"L'intero firmamento cadrà sulla divina Terra e sul mare: e quindi fluirà una interrotta cateratta di fuoco divorante, e brucerà terra e mare; ed il firmamento del cielo e le stelle e la creazione stessa fonderanno e saranno dissolti in una sola massa fluida. Un sol giorno vedrà il funerale di tutto il genere umano. Tutto scenderà in un abisso, sarà travolto in un'ora."
Adam Barber, sostenitore delle teorie di Brown, affermò che prima del 2005 un cataclisma peggiore della bomba H avrebbe spostato l'asse di 130°, secondo il geofisico Warlow lo spostamento doveva essere di 180°. Siamo giunti al 2009.
Da secoli ogni fine millennio si preannuncia un diluvio universale che ancora non si è verificato.
Secondo Silvestro Papa Mago alla fine dell'anno Mille doveva esserci la fine del mondo. "Mille e non più Mille" era la frase che circolava in Europa e si profetizzavano carestie, epidemie, piogge di sangue e grandine di pietre.
Perfino nel giugno del 2005 si è parlato di uno spostamento del polo magnetico nord dal Canada alla Russia nel giro di due anni.
Larry Newitt scienziato della Commissione geologica Nazionale Canadese in accordo con scienziati russi prevede per il futuro un forte indebolimento del campo geomagnetico terrestre.
Il polo magnetico attuale si trova nell'isola di Ellef Rignes da circa 750.000 anni e, dato che in genere un tale cambio si verifica all'incirca ogni 500.000 anni, è facile supporre uno spostamento nei prossimi anni.
Valeri Rudakov, insigne fisico russo dell'Accademia delle Scienze, ha dichiarato che lo spostamento indebolirà il campo magnetico terrestre per un periodo compreso fra 5.000 e 10.000 anni, creando notevoli problematiche per uomini e animali.
Nel 2012 passeremo attraverso un forte campo magnetico, o si verificherà un cambio nel campo magnetico terrestre? Un collegamento al ciclo delle macchie solari, come accennato nell'articolo "2012: Allarme NASA".
Dobbiamo aspettarci l'inversione della polarità; un cambio nel movimento di rotazione terrestre, come citato negli antichi scritti?
Una collisione con un altro corpo celeste?
Oggi non siamo più impressionati dal fatto che il mondo può finire, siamo troppo presi dagli interessi materiali, impegnati ad accaparrare proprietà e a difenderle con la forza, se occorre. Le grandi catastrofi che si sono verificate negli ultimi 10.000 anni causando lo spostamento dei limiti dei mari, sommergendo continenti e sollevando terre ad altezze impensabili però non tengono conto del nostro egoistico interesse.
La dinamica dell'universo segue il suo corso e ci potremo ritrovare al centro di un nuovo cataclisma universale. Per la fine del 2012 i Maya avrebbero previsto la fine di questo Sole nel fuoco e nell'acqua; certo non possiamo condizionare la nostra vita da queste numerose Cassandre, quindi diamoci appuntamento il 22 dicembre 2012 per veder sorgere il Sole.
Anche perché, se, in effetti, tale spostamento, non dipende dallo scivolamento dei ghiacci delle calotte polari come affermava Charles Hapgood, ma esclusivamente dall'avvicinamento, o dall'urto, di un corpo celeste, sia esso un asteroide, sia un pianeta; nessuno può certo prevedere con assoluta sicurezza quando accadrà.
Note:
1. Archeologo scozzese appassionato di occulto e mitologia, che scrisse cinque libri sull'Atlantide.
2. Secondo Thomas Van Flanders, astronomo ed ex direttore dell'osservatorio navale degli Stati Uniti, Marte era la Luna di un pianeta chiamato "V" (il quinto), esploso circa 65 milioni di anni fa, di conseguenza risultano due i pianeti mancanti alle distanze 1,6 e 2,8 unità astronomiche. È stato provato che gli asteroidi della fascia esistente fra Marte e Giove sono quanto rimane di un grande pianeta della stessa dimensione di Saturno. Studi e indagini hanno accertato che si sono verificate almeno tre esplosioni all'interno del sistema. La prima è indicata 250 milioni di anni fa, la seconda 65 milioni di anni fa e infine la terza 3,2 milioni di anni fa. Sempre secondo Van Flandern esistevano due pianeti dove adesso vi sono gli asteroidi; uno siliceo, di tipo così detto "S", situato nella parte interna e l'altro carbonaceo, di tipo "C", nella parte centrale ed esterna. 3,2 milioni di anni fa esplose una Luna che si trovava nella parte interna della cintura.
3. Prendiamo i dati ufficiali, non cerchiamo il pelo nell'uovo riguardo alla sua esistenza e le sue opere.
4. Gli egizi avevano ideato un orologio ad acqua composto da un vaso cilindrico graduato all'interno, con il fondo forato per far uscire lentamente l'acqua in modo regolare e le pareti inclinate di 70°. È stato trovato anche un orologio solare più antico che veniva rivolto verso il Sole all'alba in modo che la traversina posta sopra la pietra giungesse fino alla sesta tacca segnando la sesta ora prima di mezzogiorno; ora in cui veniva spostato dalla parte opposta. Con il calar del Sole l'ombra si allungava indicando le ore pomeridiane.
http://www.channel360news.com/2009/08/2012-un-altro-diluvio.html
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