Tettonica di Espansione della Terra
(di James Maxlow)
Premessa
(di Roberto Morini)
Sono lieto di presentare gli studi del Geologo australiano, Dott. James Maxlow, sulla “Tettonica di Espansione”, giacché corrobora sia la teoria sulla crescita ed evoluzione dell’Universo (compresa la Terra) attraverso l’attivazione di parte dell’Energia Inespressa, altrimenti detta “Oscura”, sia le controverse teorie sulla Terra cava che prendono, conseguentemente, particolare corpo esprimendo un “Sistema Terra” col suo Sole/cuore/nucleo centrale.
Da troppo tempo ormai si cerca di nascondere l’evidenza. Le foto scattate dai satelliti ESSA 7 e ERS 1 non lasciano dubbi sulle aperture situate ai poli e, come se non bastasse, l’attivazione proporzionale di parte dell’Energia/Materia Inespressa dimostra, a conti fatti, che lo sviluppo attuale della Terra rispetto alle origini, come calcolato dal Dott. Maxlow, palesa conseguentemente una sorta di “cavità” pari a circa un quarto del suo attuale volume complessivo.
Va ricordato, tuttavia, che i calcoli del Dott. Maxlow si rifanno alla datazione tradizionale del Pianeta calcolata in 4 miliardi e 537 milioni di anni. Da uno studio pubblicato su “Nature Geoscience – 07/2010”, infatti, sembrerebbe che la Terra si sia formata ben 70 milioni di anni dopo. Questo ricondurrebbe la parte “cava” al 23% circa del volume.
Sulla possibilità che esistano forme di vita in questa cavità all’interno della Terra non vi sono dubbi. Se, poi, tali forme di vita siano più o meno evolute non possiamo che fare delle ipotesi, o affidarci alle testimonianze dirette e alle tradizioni di tanti popoli che continuano a tramandarle.
Quello che diviene importante in questo contesto, è che anche gli altri pianeti e satelliti dovrebbero avere subito lo stesso processo evolutivo. Quindi dovrebbero essere, in proporzione alle rispettive masse, altrettanto cavi, con la possibilità che contengano anch’essi, al loro interno, le forme di vita più disparate.
(Prima parte)
Quando ho iniziato ad analizzare la tettonica di espansione, il Prof. Sam Warren Carey (Professore Emerito di Geologia presso la University of Tasmania, ormai deceduto) dichiarò, con profondità, al sottoscritto: “Se cinquanta milioni di individui prestano fede a una credenza erronea, quest’ultima rimane comunque tale”. La tesi sostenuta dal professore è che la validità di una teoria non dipende dal numero di persone che la ritengono esatta; di conseguenza, una teoria comunemente accettata potrebbe rivelarsi essenzialmente fallace a dispetto del consistente numero di soggetti che la considerano corretta.
Per esempio, l’interpretazione dei dati operata secondo la Tettonica a Placche si basa sulla fondamentale premessa che nel corso della storia il raggio della Terra si sia mantenuto costante, o pressoché tale. Come si descriverà a grandi linee nel presente documento, questo contrasta con l’interpretazione degli stessi dati globali, operata secondo la Tettonica di Espansione, la quale si basa sulla fondamentale premessa che nel corso della storia il raggio della Terra sia costantemente aumentato.
Sarebbe necessario comprendere che tutti i dati globali, storici e moderni, impiegati per sostanziare sia la Tettonica a Placche, sia la Tettonica di Espansione, sono di fatto identici. L’unica ragione per cui cinquant’anni fa la Tettonica a Placche ha prevalso, risiede nel fatto che il dibattito sulla possibilità che il raggio terrestre cambi, o no, nel tempo era in gran parte ipotetico, vista l’impossibilità di verificarlo o misurarlo in modo convincente.
Da allora la tecnologia ha compiuto grandi progressi, dallo sviluppo dei computer e delle prerogative di raccolta ed elaborazione dei dati, sino ai progressi: dei software, delle tecnologie satellitari e delle presentazioni tramite i media, così come la comprensione popolare della Terra fisica e dei principi della tettonica globale.
(immagine a lato: Mappa Geologica Mondiale 1990)
Il tempismo delle mie iniziali ricerche sulla Tettonica di Espansione fu allo stesso tempo propizio e decisivo. L’ultimazione e la pubblicazione della “Geological map of the World”, concernente il substrato roccioso utilizzato nei miei studi a modello, coincise con l’inizio della mia ricerca.
Senza tale mappa la Tettonica di Espansione avrebbe continuato a restare a livello “medievale”. Inoltre, la tecnologia degli hardware e software informatici ha soddisfatto il requisito di presentare i modelli di Tettonica di Espansione della Terra corroborando i dati vincolati da tempo sui suoi globi sferici.
A tutt’oggi i più importanti esiti della mia ricerca sulla Tettonica di espansione sono i seguenti:
-Il modello degli assemblaggi della placca continentale è stato completato al cento per cento della storia geologica della Terra, dall’Archeano fino ai giorni nostri. Tali assemblaggi hanno posto in evidenza un elevato grado di accuratezza dell’adattamento crostale (senza bisogno di frammentare arbitrariamente i continenti, o di collocare preesistenti croste tramite subduzione).
-È stata prodotta una formula per la velocità di cambiamento del raggio terrestre e completata la modellistica dei dati fisici. Il modello matematico dimostrava che il raggio della Terra è aumentato esponenzialmente nel tempo, fino alla velocità attuale pari a 22 millimetri l’anno.
-Su tutti i modelli elaborati sono stati accuratamente localizzati gli antichi poli magnetici ed equatori. Entrambi i poli si configurano come polo nord e polo sud diametralmente opposti, consentendo l’esatta collocazione degli antichi equatori e relative zone climatiche.
-Sono stati esaminati dati geologici, geografici e geofisici su tutti i modelli. Tali dati dimostrano di coincidere con precisione con le previste limitazioni biotiche e climatiche polari ed equatoriali.
Sono stati animati i modelli quadrimensionali per indicare l’aumento del raggio terrestre nel tempo, in concomitanza con la distribuzione globale dei set di dati selezionati.
Geologia e Record rupestre
Geologia (dal greco gê “Terra”; e logos “discorso”) significa letteralmente discorso sulla Terra ed è definita come la scienza e lo studio della materia solida che costituisce, appunto, la Terra. A mio avviso tale definizione deve essere ampliata ulteriormente e si deve riconoscere che le rocce che costituiscono la Terra rappresentano, di fatto, la cronaca dei processi fisici che hanno interessato il Pianeta per tutta la sua storia, come un libro aperto in attesa d’essere letto. Per comprendere ed esaminare il “record rupestre” preservato nelle rocce è conseguentemente necessario capire il linguaggio della geologia.
Sovente si considera James Hutton il primo geologo moderno. Nel 1785, egli presentò alla Royal Society di Edimburgo un documento, poi pubblicato nel 1788 con il titolo “Teoria della Terra”, in cui ipotizzava che, onde consentire un lasso di tempo sufficiente all’erosione delle montagne e alla formazione di sedimenti sul fondo marino (a loro volta innalzatisi fino a formare le terre emerse) il pianeta dovesse essere molto più datato di quanto ritenuto in precedenza. Nel 1795 Hutton pubblicò una versione in due volumi sulle sue idee.
Da allora le conoscenze geologiche si sono ampliate a livello mondiale, unitamente all’archiviazione di un ingente quantitativo di dati globali: geofisici, geologici e geografici, a disposizione e uso interpretativo di tutti. La principale perplessità, durante la mia iniziale ricerca sulla Tettonica di Espansione, verteva sui dati attuali che non erano mai stati testati su modelli di Terra in espansione. La nostra percezione dei principi della tettonica globale era, ed è tuttora, fortemente orientata sulla Tettonica a Placche a scapito di teorie alternative.
Storiografia sulla Terra
Molte teorie sono emerse e scomparse nel corso dei millenni, particolarmente dopo che la scienza geologica è stata formalmente riconosciuta. La Teoria della Terra Piatta, in voga nell’antichità, è ormai superata, ma serve come punto di partenza per comprendere la progressione delle nostre conoscenze sulla Terra nelle varie epoche storiche. Questo concetto deriva dalle limitate conoscenze del passato sulla dimensione e configurazione della Terra e, sicuramente dal limitato numero di “scienziati” o filosofi capaci di desumere informazioni utili per dare senso compiuto alle conoscenze allora disponibili.
L’ipotesi che i continenti non siano sempre stati nelle posizioni attuali, fu introdotta già nel 1596 dal cartografo fiammingo Abram Ortelius. Basandosi sulle simmetrie delle linee costiere atlantiche, Ortelius affermava che le Americhe, l’Eurasia e l’Africa erano un tempo unite e che si distaccarono “a causa di terremoti e inondazioni”, dando origine all’odierno oceano Atlantico. Per evidenziarlo scrisse: “Le vestigia del distacco si palesano da sé, se qualcuno prende una mappa del mondo ed esamina attentamente le coste dei tre continenti”.
Nel 1915, Alfred Wegener presentò serie argomentazioni sull’idea di “deriva dei continenti” nella prima edizione del suo libro “The Origin of Continents and Oceans”. Nel suo libro notava come la costa orientale del Sud America e la costa occidentale dell’Africa apparissero un tempo congiunte. Pur non essendo Wegener il primo a notarlo, fu in ogni caso il primo a raggruppare rilevanti riscontri fossili e geologici a sostegno di questa semplice osservazione. Le sue idee, tuttavia, non furono prese in seria considerazione dalla maggior parte dei geologi dell’epoca, che sostenevano non ci fosse alcun evidente meccanismo a sostegno della “deriva dei continenti” come era definita allora. Specificamente, non comprendevano come le rocce continentali potessero procedere attraverso quelle più compatte della crosta oceanica.
È interessante notare che, nel 1958, il Prof. Sam Carey, per dimostrare i concetti sulla deriva dei continenti, produsse modelli in scala della Terra e dimostrò che “Se tutti i continenti fossero riassemblati in una configurazione Pangeana su un modello che rappresentasse le dimensioni attuali della Terra la combinazione risulterebbe ragionevolmente precisa al centro del riassemblaggio e lungo i margini comuni dell’Africa nord-occidentale e dell’insenatura della costa orientale degli Stati Uniti, ma diverrebbe progressivamente imperfetta lontano da tali aree”. Carey, da questa ricerca, trasse la conclusione che la combinazione di questi antichi continenti “sarebbe stata più precisa se il diametro della Terra fosse stato inferiore all’epoca della Pangea”. Con l’accettazione della Tettonica a Placche queste fondamentali osservazioni e conclusioni fisiche di Carey sono state totalmente ignorate.
Durante lo stesso periodo, diversi pensatori indipendenti consideravano attribuibile la formazione degli oceani all’aumento del raggio terrestre. Nel 1889 e successivamente nel 1909, Roberto Mantovani pubblicò una teoria sulla “espansione della Terra e deriva dei continenti”. In questa teoria considerava che un continente compatto ricoprisse l’intera superficie di una Terra più piccola. Egli, ipotizzò “un’espansione termica, dovuta ad attività vulcanica, che frantumò la massa terrestre in continenti più piccoli”. Questi continenti, allora, si allontanarono l’un l’altro per l’espansione presso le “spaccature” dove si trovano attualmente gli oceani. A questa teoria, seguirono il pionieristico lavoro e le pubblicazioni di: Lindemann nel 1927; Christopher Otto Hilgenberg durante gli anni ’30; Sam Carey dagli anni ’50 alla fine dei ’90; Jan Kozier negli anni ’80 e Klaus Vogel fra gli anni ’80-’90.
Tutti questi ricercatori hanno dimostrato che se ogni continente fosse fisicamente riunito agli altri, in presenza di un globo terrestre pari al 50-60% delle dimensioni attuali, gli stessi avvilupperebbero nettamente di crosta continentale la terra. Tale coincidenza ha portato Hilgenberg, Carey e in particolare Vogel, a concludere che “l’espansione terrestre determinò la separazione e il graduale allontanamento dei continenti intanto che si spostavano radialmente verso l’esterno, durante i tempi geologici”.
In ogni caso, negli anni ’60, i difetti e le inadeguatezze di ciascuna di queste teorie portarono all’accettazione della teoria della Tettonica a Placche. Questa teoria è ora accreditata in quanto derivante dalle ipotesi sulla deriva dei continenti, così come propose all’inizio Alfred Wegener.
Molti di noi hanno, ora, una ragionevole famigliarità con il concetto di Tettonica a Placche, per cui la crosta terrestre esterna sarebbe costituita da una serie di grandi croste rigide, simili a placche che si spostano casualmente sulla superficie della Terra sotto l’influsso delle correnti convettive del mantello. Nel processo di migrazione casuale le placche crostali si spaccano, scivolano l’una sull’altra e/o periodicamente collidono sino a formare montagne e sottomettersi (subduzione) sotto le croste continentali. Il primo e assoluto fondamento della Tettonica a Placche si basa sul raggio terrestre che è rimasto costante, o pressoché invariato, durante i 4 miliardi e 500 milioni di anni di vita della Terra.
(segue...)
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