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L'attività solare influenza i terremoti
Già da una prima lettura ho trovato estremamente stimolante la ricerca pubblicata nel 1988 su " Il Nuovo Cimento", firmata da due ricercatori italiani, Mazzarella e Palumbo, sul legame che intercorre fra l'attività solare e gli eventi sismici terrestri. Questo studio, pur non trattando di luci sismiche, ha l'incontrastato valore di stimolare e aiutare a comprendere l'enigma delle EQL. Prima di trarre delle conclusioni vediamo a quali risultati pervennero i due ricercatori.
L'idea alla base di questo contributo è di scoprire se vi sia un legame fra l'attività solare (macchie) e alcuni terremoti avvenuti sulla Terra; nella fattispecie in quelli accaduti nel nostro paese. Per verificare questa ipotesi e trovare il meccanismo fisico che esplica a tale funzione, vengono analizzati statisticamente il numero di terremoti avvenuti in Italia dal 1833 al 1980 e l'andamento del numero delle macchie solari nel medesimo periodo (come ben sapete le macchie solari sono aree nella superficie del Sole con una temperatura inferiore rispetto alla media, 4500°K contro i 6000°K circa, dovute alla comparsa di forti campi magnetici che bloccano l'attivita convettiva nella zona e la loro presenza, oltre ad essere un indice dell'attività solare, determina l'insorgere di anomalie magnetiche sulla Terra). Per ottenere un gruppo di dati omogenei dal catalogo dei terremoti italiani, i due ricercatori hanno preso solo quelli con valore superiore al VII grado della scala MCS (250 casi). Inoltre occorreva eliminare, da questo nuovo insieme, tutti quei terremoti che risultavano scosse di assestamento; da quest'ultima operazione rimasero 161 eventi sismici che coprono un arco di tempo che va dal 1833 al 1980. Dal confronto di queste due famiglie di dati emerse una correlazione fra l'andamento delle macchie solari ed i grandi terremoti registrati in Italia.
L'andamento dei 161 eventi sismici presenta una ciclicità di circa 11 anni, che riflette il ciclo undecennale delle macchie solari. Pertanto, a mano a mano che aumenta il numero delle macchie, aumenta la frequenza con cui avvengono i terremoti; giungendo ad un massimo dopo 5,5 anni che rappresenta la parte centrale del ciclo undecennale del Sole. Questo non significa necessariamente che con un’intensa attività solare si generino dei terremoti, devono altresì sussistere contemporaneamente ben precise condizioni fisiche nella litosfera perchè ciò accada. L’analisi statistica mostra l'esistenza di una particolare modulazione temporale degli eventi tellurici che segue, entro certi limiti, l'andamento delle macchie sul Sole. Il meccanismo fisico che lega questi due fenomeni, all’apparenza indipendenti, è rappresentato dalla magnetostrizione. Questo effetto si esplica con una variazione in lunghezza della struttura cristallina quando risulta immersa in un campo magnetico. Il processo magnetostrittivo, da non confondersi con quello piezoelettrico (la magnetostrizione agisce su materiali ferromagnetici, mentre l’azione piezoelettrica agisce su materiali dielettrici, come il quarzo), determina la comparsa di deformazioni crostali che, aumentando lo stato di stress eventualmente presente nella litosfera, può stimolare la comparsa delle scosse.
I fatti evidenziati da questa ricerca, congiuntamente all’accertata influenza del Sole sulle caratteristiche elettriche della nostra atmosfera, possono rappresentare la risposta all'irrisolta questione del perchè per diversi terremoti, avvenuti anche nella stessa località e con la medesima intensità, solo per alcuni comparvero le luci sismiche. La spiegazione potrebbe appunto risiedere nel livello di attività della nostra stella che, attraverso i processi precedentemente evidenziati, influenza gli eventi geofisici facendo comparire queste incredibili luci durante le varie fasi del terremoto. Procedendo in questa analisi speculativa, potrebbe sussistere un celato legame fra fenomeni che hanno luogo sul Sole e particolari eventi luminosi terrestri. L'azione magnetostrittiva esercitata dal Sole potrebbe indurre deformazioni crostali senza necessariamente provocare il terremoto, ma di intensità tale da permettere la fuoriuscita (attraverso crepe e fratture), di quei particolari gas imprigionati nel sottosuolo responsabili da secoli di quelle luci che gli osservatori, di volta in volta, hanno riportato come Ignis Fatuus o Will-o'-the-Wisp; spesso notati vicino al suolo e non sempre legati alla natura paludosa del terreno. Sarebbe interessante una ricerca mirata ad evidenziare un'eventuale correlazione fra questi due fenomeni anche se, devo ammettere, questo tipo di analisi diventerebbe ardua vista la scarsità di osservazioni accurate (ed attendibili), raccolte al riguardo di questi intriganti fenomeni luminosi [53].
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