Il giudice dice no al tentativo di oscurare la campagna "facciamo luce su Enel" riconoscendo la validità dei dati riportati dall'associazione. E giustificando l'uso di espressioni dure come "crimine"
Il giudice ritiene quindi che “il nucleo essenziale della notizia riportata da Greenpeace è dunque conforme a verità…”, che “le espressioni utilizzate dalla resistente [Greenpeace] appaiono infatti non solo conformi all’importanza e all’interesse della tematica trattata, ma anche al contesto espressivo delle campagne di denuncia ambientale…” e che “la durezza delle espressioni è giustificata dalla gravità della tematica affrontata, dal suo rilevante interesse per l’opinione pubblica (oltre che per la comunità scientifica internazionale), dalla funzione tipicamente di denuncia dell’associazione resistente …”. Secondo il giudice “i termini killer, vittima, crimine, sporca verità e quanto altro indicato […] configurano un linguaggio, nell’intero contesto, adeguato all’importante iniziativa di denuncia ambientale…”.
«È questa la vittoria di un principio fondamentale della democrazia: il diritto alla critica. Il linguaggio aspro non è censurabile se si basa su dati e argomenti scientificamente fondati. L’utilizzo energetico del carbone danneggia il clima e uccide le persone, ed Enel è il primo utilizzatore di carbone in Italia» dichiara Giuseppe Onufrio, Direttore esecutivo dell’associazione.
Secondo Greenpeace, "la produzione termoelettrica a carbone di Enel è causa, in Italia, di una morte prematura al giorno e di danni al Paese stimabili in circa 2 miliardi di euro l’anno; mentre in Europa quella stessa produzione causa quasi 1.100 casi di morti premature l’anno e danni per 4,3 miliardi di euro. Enel è il maggior emettitore in Italia di CO2: 36,8 milioni di tonnellate emesse nel 2011 e il quarto emettitore in Europa (78 milioni di tonnellate). Enel, in Italia, emette una quantità di anidride carbonica pari alla somma delle emissioni attribuite al comparto dell’acciaio e del cemento, circa il 55% in più di quanto attribuito ai grandi gruppi di raffinazione".
Greenpeace chiede a Enel di "dimezzare la sua produzione a carbone entro il 2020 e di azzerarla al 2030 rinunciando ai progetti di nuove centrali a carbone e sostituendo al carbone fonti pulite e rinnovabili. www.FacciamoLuceSuEnel.org"
Leggi qui la sentenza del giudice del Tribunale di Roma
http://www.vita.it/ambiente/energia/greenpeace-vittoria-in-tribunale-contro-enel.html
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