Circa 1.000 pescherecci cinesi sono attesi gia’ da questa sera nelle acque delle Senkaku, isole disabitate controllate dal Giappone e rivendicate dalla Cina. Lo riporta l’agenzia Kyodo, riprendendo da Pechino l’edizione online della Central People’s Broadcasting Station.
Allo stato, però, secondo le previsioni meteo riportate dalla tv pubblica nipponica Nhk, l’arrivo dei circa 1.000 pescherecci cinesi in acque territoriali giapponesi, come annunciato dalla radio statale di Pechino, appare difficile almeno oggi, a causa degli effetti del tifone Sanba, il 16/mo della stagione, ora sulla penisola coreana. In ogni caso, se un gran numero di navi cinesi dovesse sconfinare, appare difficile evitare frizioni, come scontri con le motovedette della guardia costiera giapponese, nel pieno delle tensioni crescenti tra i due Paesi. La China National Radio ha riferito in un’edizione online che le autorita’ cinesi di vigilanza sulle attivita’ dei pescherecci seguiranno tutte le operazioni intorno agli isolotti disabitati, chiamati da Pechino Diaoyu, tramite un satellite. I 1.000 pescherecci sono attesi dalle province costiere quali Zhejiang e Fujian, mentre le motovedette cinesi, che venerdi’ hanno attraversato le acque delle isole contese in una prova di forza, potrebbero intervenire in caso di necessita’. Il premier Yoshihiko Noda ha dato istruzioni, incontrando il capo di gabinetto, Osamu Fujimura, perche’ la guardia costiera sia pronta ad affrontare le situazioni piu’ difficili nel miglior modo possibile.
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LE ISOLE CONTESE SONO RICCHE DI GAS E PETROLIO - Le Diaoyu-Senkaku sono formate da tre isole maggiori e da numerosi scogli, per una superficie totale di appena 7 chilometri quadrati. Eppure sono al centro di una disputa tra Cina e Giapponeperche’ nel loro sottosuolo sono state individuate ingenti riserve sottomarine di gas naturale e probabilmente anche petrolio, che secondo proiezioni di Pechino potrebbero arrivare a coprire fino al 20% delle riserve del Dragone. A cio’ si aggiunge un fondale ricchissimo di pesce e un patrimonio faunistico introvabile negli arcipelaghi vicini, caratteristiche. Queste risorse naturali spiegano il perche’ di una cosi’ accesa disputa territoriale su degli scogli inabitabili, attualmente amministrati dal governo nipponico. Le origini della disputa tra Cina e Giappone risalgono a piu’ di un secolo fa, quando le isole Diaoyu/Senkaku facevano parte – insieme a Taiwan, da cui distano appena 100 miglia nautiche – dei territori ceduti dalla Cina al Giappone con il Trattato di Shimonoseki, in seguito alla sconfitta del 1895 del primo conflitto sino-giapponese. Il gruppo di scogli aveva adottato il nome di Senkaku appena cinque anni prima quando il Giappone incorporo’ le isole all’amministrazione di Okinawa sostenendo di aver effettuato studi da cui sarebbe emerso che l’arcipelago non solo era terra nullius, ma non esistevano indizi che facessero pensare che era sotto il controllo della dinastia cinese dei Qing. Nel 1943 la Dichiarazione del Cairo, secondo cui tutti i territori strappati alla Cina dal Giappone avrebbero dovuto essere restituiti alla Cina , menziono’ solo l’isola di Formosa (Taiwan) e le Pescadores. Nel 1944 un tribunalegiapponese sanci’ che le isole erano parte integrante di Taiwan, al tempo sotto l’influenza nipponica, ma l’anno successivo con la fine del secondo conflitto mondiale si stabili’ che Okinawa e i territori circostanti sarebbero dovuti passare agli Stati Uniti che poi li avrebbe restituiti a Tokyo nel 1972. Ad oggi per i giapponesi le isole Senkaku fanno parte del territorio nazionale in virtu’ del Trattato di Shimonoseki, mentre per i cinesi il trattato e’ nullo come tutti gli altri trattati ineguali firmati nell’800 sotto la minaccia delle armi delle potenze straniere.
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