La madre “Tierra” come bene comune, Leonardo Boff invoca una governance globale 10 marzo 2010 di Umberto Mazzantini
«La terra ha dei diritti?»
Il cantico delle creature al tempo della globalizzazione secondo il teologo ed ex francescano brasiliano.
LIVORNO. Leonardo Boff uno dei massimi esponenti di quella che fu chiamata la teologia della liberazione, è intervenuto sulle colonne di Tierramerica con un impegnato editoriale che parte dall’assunto che «Quello che è importante non è la salvezza dello status quo, ma la salvezza del sistema terra. Questa è la nuova centralità, che ridefinirà gli indirizzi della politica».
Secondo il teologo ed ex francescano brasiliano, membro dell’iniziativa della Carta della Terra e professore emerito di etica all’università di Rio de Janeiro, «Non esiste nel mondo una rappresentanza politica degli interessi dell’umanità e della madre tierra che tuteli la loro protezione naturale e culturale. Da secoli viviamo sotto la giurisdizione degli Stati nazione, con le loro particolari sovranità ed autonomie. Dato che i problemi diventano sempre più globali, questa configurazione politica è insufficiente per offrire le soluzioni che sono necessarie. L’Organizzazione delle Nazioni Unite (Onu), che sarebbe l’istituzione appropriata, è demoralizzata e al suo interno conta solo il Consiglio di sicurezza, controllato dalle cinque potenze con diritto di veto, con in testa gli Stati Uniti».
Sul giornale on-line per l’America dell’Ips, Boff lamenta che a livello mondiale non esista un accordo che stabilisca regole a livello globale e che siano scomparsi tutti i riferimenti collettivi per facilitare il consenso e dirimere i vari conflitti. Anche per questo ci sarebbe stato il fallimento della conferenza sul clima di Copenhagen e del summit sul commercio mondiale a Doha nel 2001.
«Viviamo un momento della storia nel quale è in gioco il nostro futuro comune – scrive Boff – L’incatenamento della crisi e specialmente la questione ecologica possono originare una tragedia di enormi proporzioni, che impone un intervento urgente. Il presupposto per questo è un riferimento comune, un insieme di valori, principi ed inspirazioni che offrano un fondamento etico e politico alla comunità mondiale».
Il teologo ricorda l’iniziativa di Miguel D’Escoto, il sandinista nicaraguense che è stato presidente dell’assemblea generale dell’Onu tra il 2008 e il 2009, che ha consultato personalità e capi di Stato per formulare un progetto di Dichiarazione universale del bene comune della terra e dell’umanità, alla cui redazione ha partecipato anche lo stesso Boff. Un testo simile, che vuole integrare la Dichiarazione universale dei Diritti Umani del 1948, sarà reso noto alla Conferencia internacional sobre el clima che si terrà a Cochabamba, fortemente voluta dal presidente boliviano Evo Morales come alternativa all’accordo di Copenhagen.
«Considera che la terra e l’umanità sono parte di un vasto universo in evoluzione – spiega Boff – che hanno lo stesso destino e costituiscono, nella loro complessità, un’entità unica. La terra vive e si comporta come un unico sistema autoregolato, formato dai suoi componenti fisici, chimici, biologici ed umani che la fanno propizia alla produzione ed alla riproduzione della vita, e per questo è la nostra Gran Madre e la nostra casa comune. Essa è composta dall’insieme degli ecosistemi, nei quali ha generato una molteplicità magnifica di forme di vita complementari ed interdipendenti che integrano la sacra unità della vita e fanno sì che l’essere umano, uomo e donna, sia la stessa terra che parla, pensa, sente, ama, cura e venera. Posto che la crisi ambientale deve essere affrontata globalmente, è giusto definire il “bien común de la Tierra y la humanidad“».
Secondo Leonardo Boff, le caratteristiche che distinguono il “bene comune” sono l’universalità e la gratuità e «Deve includere tutti, persone e popoli, e allo stesso tempo essere offerto a tutti gratuitamente perché rappresenta quello che è essenziale, vitale ed insostituibile per l’umanità e la terra stessa».
Il primo bene comune è proprio la terra, il nostro pianeta, «Condizione per tutti gli altri beni. Appartiene all’universo, a sé stessa ed all’insieme degli ecosistemi che la compongono. Gli esseri umani non sono i suoi padroni, ma i suoi ospiti: per essere generatrice di vita ha la dignità ed il diritto di essere curata e protetta. La biosfera è un patrimonio che l’umanità deve tutelare. Questo vale per tutte le risorse naturali: l’aria, l’acqua, la fauna, la flora, i microorganismi ed anche per il mantenimento del clima. Per questo i cambiamenti climatici si devono affrontare globalmente, come una responsabilità condivisa».
Secondo il teologo, gli altri beni pubblici che fanno parte di questo patrimonio comune al servizio della vita del pianeta sono il cibo, le sementi, l’elettricità, le comunicazioni, le conoscenze accumulate dai popoli e dalla ricerca scientifica, le culture, le arti, la musica, le religioni, la salute, l’educazione e la sicurezza.
«Il secondo bene comune è l’umanità, con i suoi valori intrinseci come portatrice di dignità, coscienza, intelligenza, sensibilità, compassione, amore ed apertura verso il tutto. L’umanità appare come un progetto infinito e perciò sempre incompiuto. Il fecondo concetto di bene comune vieta, per esempio, che si brevettino le risorse genetiche fondamentali per l’alimentazione e l’agricoltura, mentre le scoperte tecniche brevettate devono sempre tener di conto di una destinazione sociale. Appartiene al bene comune dell’umanità e della madre tierra la convinzione che una energia benevola sia alla base di tutto l’universo, che sostenga ognuno degli esseri e che possa essere invocata, accolta e venerata».
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