Gli Stati Uniti hanno superato il picco idrico nel 1970, e non se n’è accorto nessuno. Quali le soluzioni per l’assenza di riserve nel lungo periodo?
Probabilmente non tutti sono familiari con la teoria dei picchi. La prima e più importante applicazione di questa teoria si ha con Marion King Hubbert, il geofisico americano che la applicò alle riserve di petrolio. La teoria dei picchi è in sostanza molto semplice: ogni materia prima naturale non è infinita, dunque, prima o poi finisce. Inoltre, esaurite le riserve più accessibili del materiale desiderato, “l’inaccessibilità dei depositi rimanenti comporta il fatto che i ritmi di estrazioni inizino un irreversibile declino”. La teoria dei picchi è stata applicata ai combustibili fossili, di recente alle riserve d’uranio e, oggi, all’acqua.
SORPRESA, L’ACQUA E’ FINITA – Pare che a nessuno fosse venuto in mente di verificare se le riserve idriche del pianeta fossero soggette alla legge dei picchi. Ci hanno dunque pensato gli studiosi del Pacific Institute, che, effettuati i calcoli, sono in grado di affermare: “ci sono fortissimi indizi del fatto che gli Stati Uniti abbiano superato il picco dell’acqua già negli anni ‘70″, ma non se n’è accorto nessuno. E questo nonostante il fatto che il ciclo dell’acqua sia molto più gestibile di quello del petrolio, poichè “l’uso di quest’ultimo richiede una trasformazione chimica che non si può invertire se non in tempi geologici”, mentre per l’acqua “l’uso la lascia nel suo stato chimico originale, e le trasformazioni di stato si effettuano in quello che per le ere geologiche è un battito di ciglia”.
TRE TIPI – L’analisi di Peter Gleick e Meena Palaniappan si basa su tre casi: il picco delle acque rinnovabili (secondo gli studiosi, superato in America già nel 1960, se si pensa che il Colorado River da quella data non immette più acqua nel mare), il picco delle acque non rinnovabili (i bacini idrici come quello californiano, già da tempo in sofferenza), e il picco ecologico dell’acqua (intendendosi il punto massimo di utilizzo umano dei bacini idrici, prima che lo sfruttamento eccessivo non causi danni ambientali permanenti). “Combinati”, continuano gli studiosi, “questi tre picchi pongono un duro limite all’uso sostenibile dell’acqua. Possiamo superarlo per un po’, ma dovremmo velocemente tornarne al di sotto, o comunque nei pressi del limite, se non vogliamo iniziare a pagare davvero tanto per la nostra fornitura idrica.”
BACKDROP – E quali le soluzioni per la carenza d’acqua? E’ quello che gli studiosi chiamano il “backdrop”, l’uscita di sicurezza. Per i combustibili fossili, il backdrop sono le energie rinnovabili: il solare e il vento sono la nostra uscita di sicurezza dal petrolio. E per la carenza d’acqua? La risposta è molto più complicata: la via d’uscita dall’acqua, infatti, “è solo altra acqua”. Due sarebbero le soluzioni, entrambe difficili e dispendiose: il “trasporto di lunga distanza”, e “la desalinizzazione su larga scala”.
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