Un altro aspetto rilevante riguarda le caratteristiche del corpo celeste e della sua stella, attorno alla quale ruota e da cui si generò.Questa ha superato la fase di “gigante rossa”, che si ha quando un astro al termine del suo ciclo vitale si espande dopo aver bruciato l’idrogeno alimentandosi poi con il rimanente elio. Un destino che riguarderà anche il Sole, molto più giovane ma simile per dimensioni a Hip 13044, e che si stima fra cinque miliardi di anni si ingrandirà inglobando lentamente tutti i pianeti del sistema solare. Ed ecco l’altra particolarità osservata dai ricercatori europei: il grande pianeta, che ha una taglia e una consistenza che ricorda molto quella di Giove, è sopravvissuto alla fase di inglobamento del suo astro.
Questa scoperta dunque mette in discussione l’attuale teoria sulla formazione e sopravvivenza dei pianeti, poiché è la prima volta che un pianeta intorno a una stella molto vecchia e povera di elementi pesanti viene osservato. Non solo il pianeta dovrebbe essere morto: addirittura non dovrebbe mai essere nato, perché finora si era ipotizzato le stelle e i loro pianeti fossero fatti dagli stessi “mattoni di costruzione”. Per Hip 13044b e il suo astro madre non è così.
«Questo pianeta lascia disorientati – ha spiegato il coordinatore della ricerca, il dottor Johny Setiawan, astrofisico del Max Planck Institute – perché i modelli che spiegano la nascita dei pianeti richiedono che le stelle debbano contenere molti elementi pesanti. Pianeti nati intorno a stelle come questa probabilmente si formano in modo diverso. Forse esistono meccanismi di formazione dei pianeti attorno alle stelle povere di metalli diversi da quelli che conosciamo». Non soltanto si è dunque scoperto il primo pianeta di un’altra galassia, ma si è preso atto di un fenomeno imprevisto. E approfondire lo studio di quanto è successo in questo remoto sistema solare favorirà la conoscenza di un futuro che non vivremo.
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