Il cartello dice: "Non comprare" (Foto: Flickr)
Inutile girarci intorno. Siamo noi, noi ricchi, il 20 per cento della popolazione mondiale, i principali responsabili dei cambiamenti climaticidovuti alle emissioni di gas serra. I ricchi consumano di più e hanno perciò un impatto sul pianeta molto maggiore di coloro che vivono in condizioni di sussistenza. Per questo al Nobel per la pace Mohan Munasinghe, vice presidente dell’IPCC, il gruppo internazionale di esperti sul clima che vinse il premio nel 2007 dividendoselo con Al Gore, è venuto in mente che a fianco agli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, fissati dalle Nazioni Unite per combattere la povertà, dovrebbero stare gli Obiettivi di Consumo del Millennio per quel 20 per cento di ricchi che consumano l’85 per cento delle risorse del pianeta.
Munasinghe lo ha suggerito, in un articolo apparso a gennaio di quest’anno, come valido strumento per fare in modo che siano proprio i ricchi a rendere il pianeta più sostenibile. In molti hanno accolto la sua proposta, tra cui Erik Assadourian, ricercatore del Worldwatch Institute, che ha sposato in pieno la causa e invitato gli internauti a dare suggerimenti per compilare una lista di obiettivi.
Nei mesi il progetto ha preso corpo e pur restando una piattaforma aperta, suscettibile quindi di modifiche, aggiunte, ottimizzazioni, è vicino all’obiettivo: il 6 maggio prossimo verrà presentato e discusso in un incontro della Commissione sullo sviluppo sostenibile alle Nazioni Unite. Il traguardo a cui tutti puntano è quello di arrivare a una lista di obiettivi sottoscritta dall’Onu in tempo per la Conferenza di Rio sullo sviluppo sostenibile, che si terrà a giugno del 2012, anche nota come Rio+20.
A vent’anni dal Summit di Rio del 1992, che pose al centro dell’attenzione mondiale il problema dei cambiamenti climatici, il meeting del prossimo anno è considerato un momento cruciale per porre le basi di quell’economia verde che sola potrà salvarci dalle peggiori conseguenze del riscaldamento globale e traghettare miliardi di persone fuori dallapovertà.
Ecco alcuni degli obiettivi di consumo emersi dal dibattito che è seguito alla proposta di Munasinghe, così come sono riportati da Assadourian del Worldwatch Institute. A ben guardare molti di essi sembrano destinati afare bene su più fronti, non soltanto quello ambientale. La difficoltà sarà trovare il giusto raccordo tra gli atti volontaristici e il ruolo dei governi, perché questa lista di buoni propositi non resti solo sulla carta.
1) Dimezzare il consumo di energia entro il 2025. Obiettivo più che ambizioso, che ha come possibili corollari: dimezzare l’uso di carburanti fossili entro il 2020 o dimezzare il consumo energetico domestico entro il 2020. Visto che già consumiamo le risorse di un pianeta e mezzo, pur avendone a disposizione soltanto uno, dice Assadourian, e dal momento che le proiezioni demografiche parlano dell’arrivo di altri due miliardi di abitanti sul pianeta, l’obiettivo numero uno è di trovare modi perconsumare meno, così da fissare degli standard che resteranno buoni anche per figli e nipoti.
2) Abbattere la spesa militare del 75 per cento entro il 2025. Nel mondo si spendono 1.500 miliardi di dollari l’anno in armamenti e guerre: un sostanziale spreco di soldi, che sarebbero meglio investiti in ricerca per migliorare la produzione di energia da fonti alternative, e di materiali, che sarebbero meglio impiegati in tecnologie per usi civili.
3) Dire addio al Prodotto Interno Lordo come misura del “valore” di una nazione e trovare un indicatore più affidabile, che non confonda più la crescita economica con il progresso.
4) Dimezzare il tasso di obesità e sovrappeso entro il 2020. Ridurre i consumi alimentari, diminuire drasticamente il consumo di carne e altri prodotti di origine animale, incrementare il consumo di prodotti della terra coltivati localmente sono tutti modi per diminuire le emissioni e contemporaneamente migliorare la salute delle popolazioni.
5) Dimezzare le ore di lavoro settimanali dalle attuali 40 e più a 20: lavorando meno si inquina meno, consumando meno e riciclando di più si ha bisogno di produrre meno beni e quindi di lavorare meno e così via. Iltempo risparmiato può essere usato in maniera utile per la comunità e per godersi finalmente la vita.
6) Distribuire meglio la ricchezza aumentando le tasse ai più ricchi. A molti questa proposta non piacerà, e tra l’altro si tratta di un’iniziativa che compete ai governi e non ai cittadini.
7) Raddoppiare l’uso dei mezzi di trasporto non motorizzati (bici, piedi…). A questo scopo sarebbe utile avvicinare le abitazioni ai centri delle città per rendere il tragitto casa-ufficio percorribile con mezzi alternativi all’auto. Infatti un corollario di questa proposta prevede di raddoppiare la densità abitativa delle zone suburbane entro il 2020.
8) L’ultimo obiettivo è quello di garantire a tutti l’accesso alle cure sanitarie. In molti paesi d’Europa è già così, in America la questione è assai più complicata.
Vi propongo tre articoli d'interessante lettura:
RispondiEliminaLe tecnologie ad energia libera: http://wp.me/p19KhY-fK
Pannelli solari addio:
http://wp.me/p19KhY-rc
Uranio e benzina non servono più: http://wp.me/p19KhY-qm