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Iran, Stati Uniti e Gran Bretagna starebbero pianificando un attacco
Un'operazione per neutralizzare gli impianti nucleari potrebbe essere lanciata entro i prossimi mesi
WASHINGTON – Stati Uniti e Gran Bretagna sono pronte a colpire l’Iran. Un'operazione militare per neutralizzare gli impianti nucleari potrebbe essere lanciata entro i prossimi mesi, forse in primavera. La notizia diffusa dal sito del quotidiano britannico Guardian combacia con le indiscrezioni da Israele sulla decisione del premier Netanyahu di agire al più presto. L’offensiva – sempre secondo i media – potrebbe essere lanciata con missili da crociera, jet e piccoli nuclei di forze speciali. Londra, in coordinamento con gli Stati Uniti, avrebbe già studiato piani di contingenza e scenari per l’utilizzo dei suoi sottomarini d’attacco. Il progetto non ha subito accelerazioni, affermano le fonti del Guardian, tuttavia gli Usa vorrebbero intervenire prima che gli iraniani nascondano tutti i loro impianti in profondi bunker sotterranei. Un obiettivo che dovrebbero conseguire nell’arco di un anno. In realtà i tunnel sono una buona difesa ma l’aviazione statunitense dispone di bombe speciali studiate proprio per distruggere bunker. Ordigni che nei mesi scorsi sono stati forniti anche a Israele.
ISRAELE- Sempre informazioni comparse sulla stampa aggiungono che i cacciabombardieri israeliani avrebbero intensificato le esercitazioni per missioni a lungo raggio. Alcune di queste simulazioni si sono svolte nel poligono italiano di Decimomannu, in Sardegna. In precedenza i piloti si addestravano usando lo spazio aereo turco ma da quando i rapporti tra i due paesi sono entrati in crisi, Gerusalemme ha inviato spesso i suoi jet in Italia grazie ad un accordo bilaterale.
(Fotogramma/Lo Bianco)
I RISCHI - Le voci su un possibile attacco all’Iran non sono nuove e ritornano di frequente. E’ strano, però, che siano diffuse in questo modo: nessuno avvisa il nemico su quello che vuol fare. Le rivelazioni dunque rappresentano una sorta di monito a Teheran ed esercitano una pressione su un regime piuttosto diviso. Il Pentagono, almeno fino a pochi mesi fa, si è sempre dichiarato contrario a una nuova guerra, soprattutto in Iran. Molti analisti hanno messo in guardia sui rischi: non c’è la sicurezza di un successo completo, l’intera regione potrebbe essere trascinata in un conflitto e gli ayatollah potrebbero ricorrere al terrorismo. L’ex capo del Mossad, Meir Dagan, che pure ha coordinato una lotta segreta contro i mullah, è apparso sulla stessa linea. Il quadro economico mondiale sembra sconsigliare nuove avventure belliche mentre il presidente Obama ha ordinato il ritiro dall’Iraq, ha in programma una forte riduzione di unità in Afghanistan ed ha autorizzato solo un impegno ridotto in Libia.
IL CONTRASTO - Il quadro, tuttavia, è mutato dopo l’estate. Washington ha annunciato di aver sventato un presunto complotto terroristico iraniano contro l’ambasciatore saudita negli Usa ed ha esercitato pressioni sull’Aiea affinché riveli dati cruciali sulle ricerche atomiche di Teheran. L’intelligence ha aggiunto di aver rilevato attività di nuclei clandestini di pasdaran pronti a organizzare attacchi in diversi scacchieri. Per molti osservatori si tratta di segnali che fanno pensare a un aggravamento del confronto con l’Iran anche se le possibilità di un attacco sarebbero – per ora – remote. A meno che Israele non decida di passare all’azione. E a quel punto – aggiungono fonti diplomatiche – per gli Usa sarebbe complicato restare neutrali.
Guido Olimpio
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