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Base Nato di Nisida
immagini della stanza dei bottoni
E' da qui che parte l'operazione "Active Endeavour", scattata dopo l'attentato dell'11 settembre. In sette anni la componente marittima Nato ha controllato oltre 98 mila navi
di Dario Del Porto
In una sala operativa affacciata sul mare di Nisida si gioca un capitolo nevralgico della lotta al terrorismo iniziata all'indomani degli attentati dell'11 settembre 2001. È qui, nella base della componente marittima di Napoli del comando Nato, che vengono coordinate tutte le operazioni di sicurezza dell'Alleanza atlantica nel Mediterraneo. Il traffico mercantile che si sviluppa nel "teatro" compreso tra lo stretto di Gibilterra e il Canale di Suez viene monitorato ventiquattr'ore su ventiquattro in collaborazione costante con personale dell'intelligence. L'attività, denominata "Active Endeavour", è scattata dopo i fatti di New York quando, per la prima e unica volta dalla sua istituzione, la Nato si è vista costretta ad applicare l'articolo 5 del trattato previsto in caso di attacco a un Paese membro dell'Alleanza. La stanza dei botton i di questa complessa operazione, alla quale lavorano ogni giorno mediamente 1200 persone, è a Napoli, agli ordini dell'ammiraglio Roberto Cesaretti, che comanda la componente marittima della Nato. In sette anni sono state "interrogate" 98 mila navi mercantili mentre altre 147 sono state ispezionate in mare. Le missioni con velivoli complessivamente effettuate sono circa 1600. La piattaforma di Nisida, sfruttando anche i trasponder obbligatori sulle navi che superano le 300 tonnellate, permette di incrociare con i servizi di sicurezza i dati che riguardano le imbarcazioni e di far scattare i controlli nei casi ritenuti in qualche misura degni di attenzione o addirittura sospetti. Su un traffico navale stimato in circa 6-7mila imbarcazioni, la centrale operativa è in grado quotidianamente di sorvegliare oltre 5 mila navi sopra le 300 tonnellate.
Oltre al personale presente in centrale, ogni giorno la sicurezza del Mediterraneo viene sorvegliata con l'ausilio di tre fra caccia e fregate, uno o più sottomarini (ma nell'attività ne sono stati utilizzati complessivamente 60 per controllare nella massima segretezza aree di volta in volta indicate dai servizi d'intelligence) mentre nel Mare Egeo sono pronte ad essere impiegate in caso di necessità unità operative greche e turche. L'operazione ha consentito inoltre di scortare 488 unità ausiliarie e mercantili verso lo stretto di Gibilterra. Il sistema realizzato con "Active Endeavour", spiega il capitano di fregata Alfonso Citarella, che comanda la centrale operativa, ha permesso anche di prendere consapevolezza di una serie di traffici che viaggiano attraverso il Mediterraneo e, pur non essendo direttamente collegati al terrorismo possono in qualche occasione venire a contatto con gli ambienti della eversione internazionale: si va dal contrabbando di sigarette alla droga, al traffico di essere umani, l'immigrazione clandestina.
"Active Endeavour" consente poi lo scambio continuo di informazioni tra 42 Paesi aderenti all'Alleanza o ad essa vicini proprio con l'obiettivo di controllare questi affari e garantire sicurezza. Circa sei o sette volte all'anno, la Nato aggrega all'operazione le forze di risposta rapida del gruppo permanente dell'Alleanza. Il passaggio succe ssivo sarà, spiegano gli esperti, quello da «piattaforma a network», così da perfezionare ulteriormente il sistema. La speranza invece è che la «guerra asimmetrica» ingaggiata dal terrorismo internazionale e la minaccia di attentati che, dall'11 settembre, turba l'Occidente, possa essere contenuta sempre più fino al punto da far rientrare, prima o poi, l'allarme di questi anni.
(29 aprile 2008)
fonte: http://napoli.repubblica.it/dettaglio/base-nato-di-nisida-immagini-della-stanza-dei-bottoni/1451549
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