BREVE INTRODUZIONE AL BUDDHISMO THERAVADA
di Ajahn Amaro
Tratto da un discorso tenuto durante un ritiro a Angela Center, Santa Rosa, California, nel novembre del 1997.
QUALCHE GIORNO FA QUALCUNO HA CHIESTO: "Cos’è il buddismo theravada?". E’ una domanda pertinente, perché spesso le persone entrano in contatto con la vipassana, la meditazione di intuizione profonda e con gli insegnamenti ad essa correlati, ma staccati dalle sue origini. Addirittura certe volte non sanno neanche che la vipassana ha a che fare col buddismo e ignorano chi fosse il Buddha.
Come ebbe inizio
Il Buddha cominciò la sua vita come principe ereditario di un piccolo regno situato nell’odierno Nepal. Nacque verso il 563 a.C., ma parecchi studiosi e varie tradizioni buddiste non si sono messi ancora d’accordo su una data esatta. Dopo essere stato vezzeggiato fino a 29 anni all’interno dei confini del palazzo, un impulso di ricerca spirituale lo spinse ad abbracciare la vita da asceta errante. Trascorsi alcuni anni di intensa pratica meditativa, accompagnata da parecchie inutili discipline austere, scoprì la Via di Mezzo e realizzò la vera natura delle cose. Fu illuminato.
Gli fu richiesto di insegnare e quindi passò i seguenti 45 anni spostandosi per la valle del Gange, nell’India nordorientale, dividendo con chi gli chiedeva insegnamenti, la comprensione che aveva realizzato. In questo periodo formò un ordine monastico ben preparato e una vasta comunità laica. La sua morte fisica (parinibbana) avvenne a Kusinara, ai piedi dell’Himalaya verso il 483 a.C. Dal punto di vista storico, sembra che la scuola theravada, nella sua forma iniziale, risalga a circa 100 anni dopo la morte del Buddha. Qualche mese dopo il Parinibbana, si tenne un grande concilio di anziani per formalizzare e stabilire gli Insegnamenti. Dopo altri cento anni si tenne un secondo concilio, sempre per esaminare tutti gli Insegnamenti (i Discorsi e le regole monastiche), allo scopo di mantenere tutti sulla stessa linea. Malgrado ciò, pare che fu proprio in quel periodo che si ebbe la prima grave frattura all’interno del Sangha. Per come la capisco io – ma ci sono varie versioni dell’accaduto – una gran parte della Comunità voleva cambiare alcune regole, tra cui quella che avrebbe permesso ai monaci di usare denaro.
La maggioranza del Sangha voleva fare queste riforme, ma un piccolo gruppo disse: "Be’, che vi paia sensato o meno, vogliamo fare le cose nello stesso modo in cui le fecero il Buddha e i suoi primi discepoli". Questa minoranza fu designata con il nome di Sthaviras (in sanscrito) o Theras (in pali), che significa "Anziani". Dopo circa altri 130 anni, da questi si sviluppò la scuola theravada. "Theravada" significa letteralmente "La via degli anziani" e con tale nome furono poi conosciuti. La caratteristica di questa tradizione può esprimersi così: "Giusto o sbagliato, questo è il modo stabilito dal Buddha, perciò è il modo che anche noi seguiremo". Per questo essa ha sempre avuto una qualità particolarmente conservatrice. Questo è la versione molto abbreviata della storia, ma descrive i lineamenti essenziali della nostra origine.
Come in tutte le tradizioni religiose e come in tutte le istituzioni umane, col tempo sorsero molte altre scuole. Si dice che 250 anni dopo il Buddha, durante il regno dell’Imperatore Asoka, vi erano 18 diverse principali scuole del Buddha-sasana, dell’insegnamento del Buddha. E’ importante notare, tuttavia, che non erano sètte completamente separate. Vi erano regolari monasteri dove gente di diverse scuole viveva insieme, e anzi ciò era piuttosto comune. Era normale che scuole e insegnanti di diversi orientamenti lavorassero insieme e vivessero vicini. L’accento veniva posto su elementi diversi, ma vi era una notevole armonia all’interno del Sangha. La tradizione theravada (sthaviravada in sanscrito) era una di queste scuole.
Sotto il patronato dell’imperatore Asoka
Una delle ragioni per cui la tradizione theravada si è mantenuta integra nella sua forma originale va attribuita all’imperatore Asoka. Questi era un re di stirpe guerriera di cui si è detto, con una iperbole tipica del mito, che avesse ucciso i suoi 99 fratelli per impossessarsi del trono. Poi guerreggiò nel resto dell’India, conquistando la maggior parte del subcontinente indiano. Dopo una battaglia particolarmente sanguinosa contro i Kalingan, in cui i morti furono circa 60.000, egli guardò quel mare di corpi gementi, piangenti, insanguinati e smembrati e improvvisamente fu colpito dalla follia di ciò che andava facendo. Si disse: "mi sono messo su una via veramente atroce". Ma nel frattempo aveva conquistato tutta l’India, per cui poteva permettersi di prendere un po’ di respiro. Si disse anche: "Devo fare qualcosa per la mia vita spirituale perché se non lo faccio al più presto, sarò veramente in terribili guai".
Invitò vari insegnanti appartenenti a diverse sette – non solo buddisti – per venire ad esporgli le loro dottrine. Vennero, uno dopo l’altro, varie persone, ma nessuna fu veramente convincente. Finché un giorno, dalla finestra del suo palazzo, vide un giovane novizio buddista che camminava per strada. Fu molto colpito dal contegno di quel bambino di soli sette anni, e pensò: "Come può un bambino così piccolo avere un contegno tanto nobile e un’espressione così serena?" Ordinò di portare quel bambino a palazzo. Il re lo fece entrare e gli disse: "Accomodati pure". Il novizio, sapendo che secondo il protocollo un membro del Sangha non doveva sedersi più in basso di un laico, e vedendo che l’unica sedia in alto era il trono, si arrampicò sul trono. Anche se Asoka non avesse ucciso 99 fratelli e non avesse conquistato tutta l’India, un gesto così gli avrebbe fatto rizzare i capelli in testa. Disse perciò al novizio: "Cosa credi di fare salendo sul trono?" Il novizio rispose con queste parole: "Il Dhamma ha il potere supremo nel mondo. Siccome ho dedicato la mia vita a realizzare questa verità, è mio obbligo sedermi su qualcosa che lo rappresenti".
L’imperatore allora cominciò a porgli domande. Fu così impressionato dalle risposte del novizio che pensò: "Devo trovare chi sono gli insegnanti di questo bambino". Si scoprì allora che il ragazzino apparteneva alla scuola theravada dei discepoli del Buddha. Fu questa la tradizione che Asoka perciò abbracciò e siccome era responsabile dell’intera India, decise che l’India sarebbe diventata una nazione buddista. In primo luogo incoraggiò la tradizione theravada, pur dando sostegno anche ad altre tradizioni buddiste e ad altre sette non buddiste. Più tardi suo figlio e sua figlia, Mahinda e Sanghamitta, andarono a Sri Lanka. Sanghamitta era una bhikkhuni, una monaca buddista, e Mahinda era un monaco. Portarono la tradizione theravada a Sri Lanka, dove si affermò, verso il 240 a.C.
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