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Cosa accadrebbe se l'Area Euro si sgretolasse disordinatamente?
Di Fabrizio Aurilia
Cosa succederebbe davvero se si verificasse un disordinato smembramento dell'Area Euro? Se lo sono chiesto gli analisti di Credit Suisse in un report di oggi sulle strategie globali. La banca è convinta che le future valute dei Paesi periferici (Portogallo, Spagna, Irlanda, Grecia, Italia esclusa) si svaluterebbero di circa il 50%, spingendo i debiti in mano agli altri Paesi esteri al 200-250% del Pil per i Paesi periferici e creando un calo del 40% dei crediti statali e privati.
Le perdite delle principali banche europee si aggirerebbero intorno ai 300 miliardi di euro, di quelle periferiche, escluse quelle italiane, intorno ai 630 miliardi e la Banca centrale europea avrebbe un buco di 150 miliardi. I debiti esteri della banche dell'Europa periferica salirebbero di circa 800 miliardi.
Storicamente, nei default disordinati, il Pil crolla del 9% e le sofferenze aumentano del 22%. Il forex team di Credit Suisse vede inoltre probabili questi tre scenari: un congelamento dei depositi, un nuovo forte marco tedesco supervalutato del 40% e una "guerra commerciale".
L'utile per azione potrebbe a questo punto crollare del 40%, l'S&P 500 potrebbe andare a 750 punti e le banche europee potrebbero perdere ancora un altro 40%. I grandi esportatori europei potrebbero soffrire, mentre, al contrario, i piccoli potrebbero avvantaggiarsi.
Dopo aver prospettato questo scenario apocalittico, Credit Suisse rassicura dicendo che "una circostanza del genere ha solo il 10% di possibilità di verificarsi". I debiti e i disavanzi pubblici europei sono inferiori rispetto a quelli del Regno Unito e degli Stati Uniti. Inoltre converrebbe sempre salvare i Paesi periferici dell’Area, perché il costo del loro salvataggio sarebbe comunque più conveniente per l’Europa rispetto al loro default.
Il prezzo da pagare per l’uscita della Grecia infatti sarebbe il 10-20% del Pil, mentre un default di Italia e Spagna non è nemmeno preso in considerazione dalla banca svizzera. Gli analisti credono che il rischio maggiore sia rappresentato non tanto dal fallimento improbabile dell'Italia, quanto da una sua volontaria uscita dall'Euro.
Le soluzioni, quindi, per risolvere razionalmente la crisi dell’Area Euro, prospettate da Credit Suisse, sono varie. Gli Eurobond, per esempio, potrebbero funzionare, ma ci vuole troppo tempo per mettere d’accordo i Governi. Oppure potrebbe essere utile trasformare l'Efsf, il fondo salva Stati, in una banca, ma sarebbe necessaria l'approvazione parlamentare degli Stati.
Ma la migliore tra le soluzioni è quella di aumentare la disponibilità dell'Efsf a 900 miliardi di euro, di cui 400 utilizzati strutturalmente, 300 per il riacquisto del debito a prezzi di mercato e il resto messo in una banca dell'Efsf utilizzata per l'acquisto di bond periferici. Infine parte della soluzione dovrebbe essere: un più soft quantitative easing, cioè meno denaro in circolazione, e un Euro più debole.
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