KATHMANDU, Nepal — Si è ulteriormente aggravato il bilancio delle vittime e dei danni nella zona Himalyana, colpita da un forte terremoto tre giorni fa. Ad oggi si contano un centinaio di morti, e decine di migliaia di abitazioni distrutte: i sopravvissuti sono costretti a dormire all’aperto sotto la pioggia perchè non hanno più una casa e gli aiuti faticano a raggiungerli.
Il terremoto di magnitudo 6,8 della scala Richter si è verificato l’altro giorno nelle regioni himalayane, lungo la frontiera tra India, Nepal e Tibet. Le scosse sono state avvertite chiaramente nelle città di Bangladesh e New Delhi che si trovano a mille chilometri di distanza, così come sugli ottomila.
I collaboratori del Comitato EvK2Cnr che si trovavano al Laboratorio-Osservatorio Piramide a 5.050 metri di quota hanno sentito il terremoto e i conseguenti crolli di neve e ghiaccio sull’Everest. Anche diversi alpinisti che si trovavano sulle altre montagne hanno confermato l’accaduto, tra cui il diciotenne Arjun Vajpai, sul Manaslu per tentare un nuovo record.
L’epicentro è stato localizzato nel Sikkim, un piccolo Stato che si trova nella zona nord-est e che ha subito i maggiori danni: 60 morti e oltre 100.000 case danneggiate. Quaranta i morti nelle regioni circostanti, in Nepal e in Tibet. A tutto questo si aggiungono piogge e smottamenti che costringono le persone rimaste senza casa a dormire all’addiaccio e rendono ancor più difficoltosi i soccorsi. Secondo quanto riportato dai giornali indiani infatti, al momento alcune zone del Sikkim sono ancora isolate a causa delle frane che ostruiscono le vie d’accesso. Il maltempo inoltre non permette nemmeno agli elicotteri di alzarsi in volo e raggiungere le regioni più inaccessibili.
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