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Già nel 1922 il centro meteorologico statunitense del Weather Bureau indagava sulle cause di una sorprendente ritirata dei ghiacci della calotta polare artica. In questi anni, sempre più numerose si susseguono le notizie dello scioglimento dei ghiacci polari artici e della possibilità di raggiungere il Pacifico direttamente dalla Siberia. A fare luce su tali fenomeni è stata la recente spedizione scientifica diretta dal dott. Sohn della Woods Hole Oceanographic Institution e finanziata dalla NASA.
Telecamere robot hanno evidenziato per la prima volta, sotto i ghiacci eterni dell’Artico, una enorme attività vulcanica che ha sorpreso i ricercatori. I risultati, riportati sulla prestigiosa rivista Nature, hanno evidenziato la presenza di decine di vulcani che, a quattromila metri di profondità, vomitano magma e nubi ardenti alla velocità di 500m/s che si mescolano con l’acqua gelida e formano grandi nuvole sottomarine di particolato vulcanico che poi si depositano in uno spesso tappeto esteso per chilometri.
Il colossale fornello geotermico si accende e si spegne sotto i ghiacciai dell’Artico in maniera del tutto naturale e questo giustifica pienamente la variabilità areale dei ghiacciai artici che da tempo i mass media imputano solo all’azione forsennata di produzione dell’anidride carbonica (CO2) da parte dell’uomo. I vari convegni internazionali che cercano di fissare un tetto alle emissioni di CO2 passeranno alla storia come la più inutile manifestazione di presunzione dell’uomo.
Adriano Mazzarella
Docente di Climatologia Dipartimento di Scienze della Terra
Responsabile Osservatorio Meteorologcio Università degli Studi di Napoli Federico II
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