Cina e Arabia Saudita unite nella repressione
News Stefano!
Due paesi lontani, ma vicini nella visione autoritaria del potere. Che si premuniscono contro la rivolta dei gelsomini. Mentre la sete di libertà continua a correre sul Web …
Pechino intensifica non solo la repressione ma anche la propaganda contro la rivoluzione dei gelsomini che i militanti per i diritti umani e la democrazia cinesi stanno cercando di attuare ispirandosi alle rivolte del mondo arabo. In un editoriale pubblicato oggi in prima pagina dal Quotidiano giovanile diPechino si chiede al popolo di “proteggere la stabilità” dalle persone che dall’interno e dall’esterno della Cina stanno cercando di “usare vari mezzi per incitare la politica della strada”. Il riferimento è all’appuntamento che ormai da settimane viene lanciato, attraverso il Web e iSocial Network, sfidando la censura governativa, a partecipare a manifestazioni estemporanee, una sorta di Flash Mob nelle strade delle principali città cinesi. Pur di evitare che queste proteste vengano riprese e raccontate, sono già due domeniche che la polizia cinese sta arrestando e trattenendo per ore decine di giornalisti occidentali.
CONTRARIO AI COSTUMI ARABI – Anche a Riyad si stanno prendendo seri provvedimenti contro gli squilli di rivolta provenienti dai paesi vicini. Il Ministero dell’Interno ha infatti bandito proteste e marce, nonché ogni genere di manifestazione, compresi i sit-in di protesta, adducendo che essi vanno contro i principi della Shariah e i costumi dell’Arabia. Così riferisce Arab News, aggiungendo che il ministero ha precisato che le forze di sicurezza utilizzeranno ogni misura ritengano opportuna per previre ogni disordine e ogni minaccia all’ordine pubblico. Anche qui si parla di repressione e censura in piena regola.
RIFORME TARDIVE – Il bando segue una serie di proteste popolari della settimana scorsa, intese a richiedere al liberazione di alcuni prigionieri politici. Un gruppo di Facebook sta organizzando per il prossimo 11 marzo una protesta per richiedere riforme e libertà. Lo scorso mese il re Abdullah, dopo avariati mesi di assenza a causa di una malattia, ha annunciato una serie di riforme per garantire maggiori diritti e benefici per i cittadini, come un aumento dello stipendio per i dipendenti pubblici, il pagamento alla famiglia di una somma in caso di morte o in caso di impossibilità fisica a continuare a lavorare, nonché finanziamenti pubblici a chi intenda aprire un’attività. Evidentemente tali iniziative sono considerate palliativi e le riforme tardive.
http://www.giornalettismo.com/archives/116551/cina-e-arabia-saudita-unite-nella-repressione/
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