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L’Euro? Ha il 50% di possibilità di scomparire. A dirlo è Paul Krugman, premio Nobel e opinionista sul New York Times, intervistato da Corradino Mineo suRaiNews24.t
"La linea economica basata sul rigore è una politica zombie"
Ricordate gli "Zombi" di Romero? Rappresentavano la società dei consumi (per citare solo una tra le tante metafore espresse nei tanti film diretti dal regista americano). Mentre quelli super-veloci di "28 giorni dopo"? La rabbia repressa, la frustrazione, la violenza innata degli scontri interni alle civiltà nel post-11 settembre e in un clima socio-economico-politico in continua evoluzione. E quelli della serie tv di successo "The walking dead"?
Una minaccia invisibile, che mette in luce la disperazione e la cattiveria dell’animo umano. Beh, parliamo di morti viventi, perché ne ha parlato anche Paul Krugman, dando spunto a un eventuale regista di aggiornare la metafora: i nuovi zombie?
Si risvegliano affamati con gli euro in tasca, fanno marcette gridando al rigore, barcollano (ma tutti in riga) claudicanti e ciechi verso una meta impossibile da raggiungere.
Krugman pensa che sia assurdo che le decisioni vere vengano prese solo da Francoforte o Berlino, e che la Merkel continui a marciare ciecamente verso il baratro: "La sua linea economica basata sull’austerità è una politica zombie", ha affermato Krugman, per poi spiegare: "La natura dei morti viventi è quella di continuare a camminare senza badare al danno che causano. E’ chiaro che da 2 anni questa linea economica non va da nessuna parte e non rappresenta un modello di successo". Bisogna cambiare, entro qualche settimana, al massimo entro un mese, "altrimenti l’Euro non esisterà più".
"Mi piacerebbe che Monti, Hollande e Rajoy", auspica Krugman "dicessero tutti insieme che ci sarà la fine dell’euro se non faremo dei cambiamenti. Vorrei sentir dire loro: abbiamo fatto i nostri compiti a casa, ma il mercato farà saltare in aria tutto e succederà al più presto se non cambiamo le nostre politiche economiche".
Esige un’azione chiara e immediata per cambiare le cose.
Qual è la proposta avanzata dall’economista di Long Island? La Banca centrale dovrà stampare più moneta a farla circolare rapidamente e non solo verso le banche. L’aumento dell’inflazione e la svalutazione dell’Euro non saranno problemi così gravi come si pensa, anzi: aiuteranno l’economia europea a respirare e a risorgere.
Aiuti alle banche, ma alla popolazione chi ci pensa?
E contro il salvataggio a tutti i costi delle banche, Krugman si scaglia anche sul New York Times, di cui è opinionista, il cui articolo originale è stato riportato da El Paìs. "Ancora una volta l’economia affonda", scrive Krugman "la disoccupazione esplode, le banche hanno problemi, i governi si affrettano a chiedere il salvataggio; ma, per qualche ragione, si salvano solo le banche non i disoccupati". Krugman si scaglia contro l’assenza di cambiamento delle politiche che fino a ora non hanno fatto altro che aumentare il tasso di disoccupazione, soprattutto giovanile.
Non ci sarebbe, dunque, alla base un ragionamento che tenda ad agevolare i cittadini e i disoccupati: il salvataggio tout court delle banche non prevede un aiuto a coloro i quali vertono in condizioni economiche più che critiche. Questo porta a non agevolare la crescita, e quindi a non incrementare lo status economico del Paese, anzi: "La disoccupazione nell’Eurozona è esplosa e tutto indica che il continente sta entrando in una nuova recessione. Intanto l’inflazione decelera e le aspettative del mercato dell’inflazione futura sono scese considerevolmente. Per qualsiasi regola abituale di politica monetaria, la situazione esigerebbe tagli aggressivi dei tassi di interesse, ma la Bce non si muove". Insomma, se le cose non cambiano (e velocemente), avverte Krugman, "la catastrofe assoluta può essere dietro l’angolo".
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