di Matteo Giuli
Dal Venezuela dure critiche
ROMA - "Altro che occupazione militare noi non siamo sotto la tutela statunitense", hanno replicato il presidente René Preval e il primo ministro di Haiti Jean-Max Bellerive, dopo le dure critiche partite dal Venezuela e dalla Bolivia, che avevano accusato gli Stati Uniti di occupare con arroganza l'isola, colpita dal sisma il 13 gennaio scorso. Anzi gli esponenti haitiani precisano che l'intervento USA è stato concordato.
Una risposta che fa riflettere, considerando il numero dei militari già coinvolti nella drammatica emergenza, salita nelle ultime ore a quota 15mila unità.
Tuttavia il presidente Hugo Chavez non si è fermato qui. Ha detto che il terremoto di Haiti sarebbe il risultato dei nuovi test sperimentali degli americani per una eventuale guerra in Iran. Le affermazione del presidente venezuelano coinciderebbero con un nuovo progetto denominato HARP acronimo di High Frequency Active Auroral Research Program, un sistema che attraverso onde elettromagnetiche è in grado generare cambiamenti violenti e imprevisti nel clima, terremoti e addirittura risvegliare i vulcani. Un vero rischiuo per il pianeta che ha destato una certa preoccupazione anche da parte di William Cohen, l'ex segretario della difesa statunitense.
Nel frattempo oltre alle polemiche politiche varie voci spesso contrastanti continuano a tirare le somme sul bilancio delle vittime. Le autorià haitiane parlano di 150mila morti, l'Onu invece ammette che sarà impossibile stabilire il numero esatto. Infatti la situazione caotica non aiuta a facilitare le operazioni e dopo otto giorni in assenza di un coordinamento umanitario è pratciamente impossibile azzardare delle cifre.
Sale operatorie in funzione giorno e notte
Per ora le uniche notizie certe riguardano le condizioni estreme in cui sono costretti ad operare i sanitari. Nella capitale di Port-au-Prince i chirurghi di Medici Senza Frontiere, che lavorano 24 ore su 24, affrontano ogni giorno una media di 150 interventi nelle apposite camere operatorie allestite. Ma la situazione sanitaria riguarda anche l'assistenza psicologica per tutti coloro che hanno subito le amputazioni degli arti. Secondo la Croce Rossa più di 3 milioni di persone sono state colpite dal disastro e necessitano di assistenza. Le zone maggiormente interessate attorno a Port-au-Prince sono Petits Goaves e Les Nippes, dove si registrano quasi 1.000 morti e 500.000 senza tetto. Leogane, ad ovest di Port-au-Prince, resta il centro più colpito, con circa 10.000 persone rimaste uccise e l'80-90% degli edificidanneggiati. Sono attesi in questi giorni 5 voli con 6.500 kit per famiglia, 500 tende e 6 macchine (4x4 Land Cruiser 2 pickup). Lo scopo è quello di raggiungere 60.000 famiglie da assistere. Ad Haiti sono arrivati intanto il Presidente e il Segretario Generale della Federazione Internazionale della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, Tadateru Konoè e Bekele Geleta, in visita sui luoghi del disastro. Sul fronte sanitario per i sopravvissuti i maggiori problemi sono rappresentati dalle ferite e dalle infezioni a seguito dei traumi non curati. In aumento con la mancanza di acqua potabile anche la minaccia di malattie infettive e diarrea. A causa dei danni alle strutture mediche i trattamenti di routine per persone con malattie pre-esistenti come l'Hiv-Aids, diabete e cancro non possono essere effettuati.
La terra trema ancora
Ancora panico e scosse di assestamento ad Haiti. L'Istituto geologico americano (Usgs) questo pomeriggio ha registrato a pochi minuti di distanza - e con epicentro nei pressi di Port-au-Prince - due scosse di terremoto, di magnitudo 4,9 e 4,8 della scala Richter. La prima è stata localizzata a poco meno di 50 chilometri dalla capitale, la seconda a circa 2. Intanto si continua a scavare tra le macerie. Oggi essere rimasta seppellit per otto giorni è stata tratta in salvo una bambina viva di 11 anni. Un miracolo hanno gridato gli abitanti del posto vedendo estrarre questo piccolo corpo rimasto per otto giorni e otto notti senza cibo e acqua.
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