Haiti, tragicamente colpita da un terremoto che ha fatto migliaia di vittime, non e' l'unico luogo in cui un sisma devastante puo' verificarsi. Esistono, infatti, altri posti nel mondo, in particolare negli Stati Uniti, Turchia, Australia, Nepal e Giappone, che sono a rischio. Ad elencarle e' Andrew Swift, ricercatore ed editorialista a 'Foreign Policy', in articolo pubblicato sul magazine online 'Slate.fr'.
Tra le aree che i geologi classificano a rischio 'sisma di grande intensita', c'e', rileva Swift, negli Stati Uniti il delta del Mississippi inferiore. Una serie di terremoti, che si sono verificati nel XIXesimo secolo lungo la faglia di 'New Madrid' -che si estende in alcune aree dell'Illinois, del Missouri, dell'Arkansas, del Kentucky, del Tennessee e del Mississippi- ha invertito il senso del flusso del Mississippi e colpito un'area tre volte piu' grande di quella che interessata dal sisma di San Francisco del 1906.
Rispetto a duecento anni fa, sottolinea, il numero di persone che potrebbero essere coinvolte e' molto piu' importante (si trovano le citta' di Saint Louis e di Memphis) ed e' probabilmente ''la faglia piu' minacciosa degli Stati Uniti''.
Nel 2008, la Fema, l'agenzia federale Usa per le situazioni di emergenza, ha avvertito che un terremoto di grande intensita' in quell'area ''potrebbe provocare i piu' importanti danni economici mai registrati negli Stati Uniti'', in particolare a causa ''della mancanza preparazione'' se paragonata ai livelli della California o del Nord Ovest Pacifico.
Stati Uniti ma non solo. A preoccupare i geologi e' anche la faglia Nord Anatolica in Turchia, paese in cui negli ultimi quarant'anni si sono registrati oltre sei sismi. Gli scienziati, scrive Swift, sostengono che il prossimo sisma potrebbe prodursi leggermente all'ovest di Izmit (la citta' in cui si e' verificato un terremoto nel 1999 che e' costato la vita ad oltre 18.000 persone) e a sud di Istanbul, area con oltre 12 milioni di abitanti.
L'Australia, che a differenza degli altri paesi non e' collocata in prossimita' di una faglia, occupa invece un'area intra-placca (e' situata tra la placca Pacifica, quella delle Filippine e quella Euroasiatica), il che costituisce di per se' un motivo di preoccupazione.
L'attivita' sismica dell'Australia, scrive Swift, e' il risultato dei movimenti tettonici che si operano a distanza del continente e che mettono a rischio scosse l'intero paese e sono difficilmente prevedibile. ''I materiali di costruzione utilizzati nelle grande citta' come Sydney sono vecchi e usati a causa della corrosione e, in linea generale, sono fragili come la dimostrato il terremoto di magnitudo 5,5 che si e' verificato nel 1989 a Newcastle e che ha provocato oltre un miliardo di euro di danni.
Anche il Nepal e' un'area a rischio sisma. Nel sud della catena himalayana, a soli 240 chilometri al sud ovest dell'Everest, la capitale Kathmandu si situa alla giunzione tra le placca indiana e quella euroasiatica. Nonostante non si siano registrati sismi importanti in questa regione in questi ultimi anni, sottolinea Swift, ''i geologi hanno fatto presente che le numerose faglie lungo le montagne dell'Himalaya comportano il rischio di un sisma di grandissima densita' a Kathmandu''. E tra i motivi di maggiore preoccupazione e' il fatto che ''il paese e' poco preparato per far fronte ad un terremoto e che le tecniche di costruzioni sono inadatte''.
Il Giappone, infine. Grazie alla loro esperienza, scrive Swift, ''i giapponesi hanno investito massicciamente nella preparazione ai sismi e nelle infrastrutture. Nonostante questo non devono sottostimare le minacce''. Il pericolo piu' importante per quel paese, sottolinea ancora, ''oltre alla forte densita' demografica delle citta''', e' il rischio tsunami legato ''all'attivita' sismica al largo del litorale giapponese''.
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