Futuro alternativo
di Sylvie Coyaud
Nel 2009 i governi che hanno sottoscritto la convenzione delle Nazioni Unite sul clima (UNFCCC) avevano incaricato il Panel intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC) di valutare costi e benefici delle energie alternative nel limitare le emissioni di gas serra. I risultati sono stati presentati in anteprima ad Abu Dhabi, il 9 maggio.
IL CORRIERE DELLA SERRA – Special Report on Renewable Energy Sources and Climate Change Mitigation uscirà il 31 maggio e pare che superi le 1.100 pagine. Per ora è disponibile il sommario per i “decisori politici, 25 pagine più le appendici rilette e controllate dai delegati delle varie nazioni. Induce a un po’ di ottimismo, nonostante l’incertezza degli scenari riguardanti l’ economia mondiale, perché malgrado la crisi
- nel periodo 2008-2009, sono stati prodotti in tutto il mondo 300 gigawatt in più di elettricità, dei quali 140 da fonti rinnovabili;
- l’energia eolica è aumentata del 30%; fotovoltaica in rete del 50%; geotermica del 4%; solare idro-termica del 20%; la produzione di etanolo del 10% e degli altri biocarburanti del 9%.
- già oggi il 50% dell’energia da fonti rinnovabili è prodotto nei paesi in via di sviluppo.
Potenzialmente, l’energia da fonti rinnovabili, di cui ora viene utilizzato solo il 2,5% , supera abbondantemente la domanda globale nel mondo e nella maggior parte delle sue regioni. In nessuno dei 164 scenari presi in considerazione, il suo sviluppo ostacola la crescita economica: al contrario, la accelera nei paesi più poveri dove è necessaria un’energia prodotta localmente, in assenza di infrastrutture per distribuirla. Dei quattro scenari analizzati nei dettagli per valutare gli investimenti necessari a stabilizzare a 600-440 parti per milione la concentrazione di CO2 equivalente in atmosfera, servono
- 1.360 – 5.100 miliardi di dollari fino al 2020 e 1.490 – 7.180 dal 2021 al 2030 (1) compresi gli incentivi e gli investimenti in ricerca e sviluppo, soprattutto per integrare nella rete di distribuzione i carburanti liquidi per i trasporti;
- norme di efficienza energetica, per l’edilizia e i trasporti in particolare;
- un “livellamento del campo di gioco” con l’abolizione dei sussidi alle energie sporche (557 miliardi di dollari all’anno, rispetto a 47 per quelle pulite secondo il rapporto dell’International Energy Agency del 2010) e il passaggio al “chi inquina paga”, mentre finora i costi ambientali e sanitari delle energie sporche sono pagati dallo stato con i soldi delle tasse;
Gli autori del rapporto insistono sul fatto che non esiste una soluzione ideale ma tante, e che ormai i decisori politici hanno un’ampia gamma di esperienze dalla quale scegliere le misure più efficaci per il proprio paese.
(1) Sembrano tanti, ma nel 2009 erano stati investiti più di 1.400 miliardi di dollari in energie pulite e i costi della tecnologia scendono dall’inizio del secolo contrariamente a quanto succede per fonti di energia quali carbone, gas, petrolio e nucleare. Invece 600 ppm di CO2 sembrano tantissimi.
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