In Islanda il default votato dai cittadini
News Stefano!
Egregio direttore, qualcuno crede ancora che non vi sia censura al giorno d’oggi? Allora perché, se da un lato siamo stati informati su tutto quello che sta succedendo in Egitto, dall’altro i mass-media non hanno sprecato una sola parola su ciò che sta accadendo in Islanda? Il popolo islandese è riuscito a far dimettere un governo al completo; sono state nazionalizzate le principali banche commerciali; i cittadini hanno deciso all’unanimità di dichiarare l’insolvenza del debito che le stesse banche avevano sottoscritto con la Gran Bretagna e con l’Olanda, forti dell’inadeguatezza della loro politica finanziaria; infine, è stata creata un’assemblea popolare per riscrivere l’intera Costituzione. Il tutto in maniera pacifica. Una vera e propria rivoluzione contro il potere che aveva condotto l’Islanda verso il recente collasso economico. Sicuramente ci si chiede perché questi eventi non siano stati resi pubblici durante gli ultimi due anni. La risposta ci conduce verso un’altra domanda, ancora più mortificante: cosa accadrebbe se il resto dei cittadini europei prendessero esempio dai ‘concittadini’ islandesi? Abbiamo forse sentito parlare di tutto ciò nei mezzi di comunicazione europei? Abbiamoricevuto un qualsiasi commento su questi avvenimenti nei noiosissimi salotti politici televisivi o nelle tribune elettorali radiofoniche? Abbiamo visto nella nostra beneamata televisione anche un solo fotogramma che raccontasse qualcuno di questi momenti? Sinceramente no. I cittadini islandesi sono riusciti a dare una lezione di democrazia diretta e di sovranità popolare e monetaria a tutta l’Europa, opponendosi pacificamente al sistema ed esaltando il potere della cittadinanza di fronte agli occhi indifferenti del mondo.
LegaPadana Lombardia (Cremona)
Ha ragione. La crisi della Grecia ha catalizzato l’attenzione. La sua lettera riassume quello che è successo ma in cosa consiste la ‘rivoluzione’ degli islandesi? Nel 2006, nonostante le principali agenzie di rating considerino l’Islanda e il suo debito AAA (il modo più positivo possibile), in alcune banche del Paese iniziano i primi episodi di insolvenza. Nel 2008 viene nazionalizzata la banca Glitnir Bank. La moneta crolla, la Borsa viene sospesa e il Paese dichiarato in bancarotta. L’anno dopo i cittadini scendono in piazza e il governo si dimette. Il parlamento propone di pagare i 3,5 miliardi di euro di debiti nei confronti di Olanda e Gran Bretagna. Nel 2010 gli islandesi tornano in piazza e chiedono di sottoporre a referendum la decisione di pagare il debito ai creditori. Quest’anno, a marzo, si vota e i No al pagamento del debito ottengono il 93% dei voti.
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