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Sono già stati battezzati gli “indignados” di Wall Street. Ma la generazione di statunitensi scontenti dell’andamento della vita e delle risposte adottate, mostrano analogie, secondo gli osservatori, anche con i popoli della Primavera araba. Quelli che dall’Egitto alla Libia chiedono uno stop a disuguaglianze e privilegi, mancanza di opportunità e scarsa attenzione da parte dei governanti.
Di certo, tutti loro hanno in comune la stessa capacità di maneggiare la Rete. Di chiamare a raccolta simpatizzanti del movimento senza leadership e oppositori di speculazioni finanziarie, e di far sentire la loro voce attraverso un sito Internet, la presenza nei principali social network e la diffusione di video amatoriali in cui testimoniano presunti soprusi e abusi.
A quanto pare, a condividere i motivi della protesta del movimento Occupy Wall Street e a mettere a disposizione i propri mezzi, c’è anche il gruppo di hacker raccolti dietro la sigla Anonymous. Tuttavia, un recente messaggio dal tono minaccioso - “Prima di commettere atrocità contro persone innocenti, pensaci due volte. Ti stiamo osservando! Aspettaci!” - non solo ha messo in guardia gli agenti del dipartimento di Polizia di New York, ma ha allarmato la stessa opinione pubblica pacifista.
Il web è stato protagonista di un caso sospetto. Sembra infatti che ci siano stati problemi e disservizi nell’utilizzo della posta elettronica con la società di telecomunicazioni Yahoo. I manifestanti denunciano un tentativo di censura. Il colosso statunitense riconosce il problema e lo addebita a un pessimo funzionamento momentaneo dei filtri antispam.
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