Haiti, nuove scosse in arrivo. Cresce la protesta tra gli sfollati
Susan Dabbous
EMERGENZA. Esiste il 90% di probabilità che arrivino altri tre terremoti del quinto grado Richter. Non sono esclusi sismi superiori a quello del 12 gennaio. L’allarme dei sismologi americani. Intanto sull’isola viene contestato il presidente Preval.
Nonostante si estraggano ancora persone vive da sotto le macerie, ieri ad Haiti la maggior parte dei 50 team di soccorritori ha ceduto il posto alle ruspe. La decisione è arrivata dopo che il governo di René Preval e le Nazioni unite hanno annunciato la fine delle attività di ricerca. Continua invece l’allarme terremoto dopo le scioccanti rivelazioni dell’Usgs (Istituto geofisico americano). Nuove violente scosse potrebbero infatti verificarsi nei prossimi mesi o addirittura anni. «Haiti emerge dalla placca caraibica che si scontra con quella nordamericana - afferma l’Istituto dopo le ultime rilevazioni -. Le due masse imponenti che agiscono di continuo sul suo territorio, la rendono una zona instabile». Esiste la possibilità (inferiore al 3 per cento) che nei prossimi trenta giorni il Paese sia colpito da una o più scosse di assestamento di magnitudo pari o addirittura superiore al settimo grado della scala Richter.
Difficile sapere quale possa essere la durata degli sciami sismici (serie di scosse continue), anche se «la loro presenza è del tutto positiva - spiega il geologo Riccardo Caniparoli - perché in questo modo si sprigiona l’energia accumulata durante il terremoto. Se questa si liberasse di colpo, infatti, si assisterebbe a un nuovo disastro». Lo sciame sismico, poi, non va confuso con le scosse di assestamento, «scosse inferiori o di pari grado alla prima che possono avvenire, però, anche in un’altra zona del Paese. L’ipocentro, infatti, può migrare rispetto al luogo in cui è sorto il terremoto originario», continua Caniparoli. Scongiurando il peggio, ovvero un sisma superiore a quello del settimo grado della scala Richter, a Port au Prince esiste il 90 per cento di probabilità che arrivino altre due o tre scosse del quinto grado o superiori. L’Usgs ha ricordato a questo proposito che negli ultimi tre secoli l’isola caraibica è stata distrutta almeno quattro volte da terremoti più violenti di quello del 12 gennaio.
La differenza, però, è che stavolta, contrariamente al 1770, la capitale haitiana può essere ricostruita con norme antisismiche. Regole che non sono state evidentemente adottate finora, come dimostra l’ultimo bilancio dei danni stilato da Onu e governo haitiano: 200mila feriti, oltre 110mila i morti, 132 gli estratti vivi dalle macerie. Il ministero dell’Interno haitiano ha reso noto, inoltre, che ci sarebbero almeno 55mila famiglie sinistrate e quasi 610mila terremotati che vivono in circa 500 accampamenti improvvisati. Le abitazioni distrutte sono più di 11mila e 32mila quelle danneggiate. «Costruire con criteri antisismici sulla carta è semplicissimo - afferma Franco Ortolani, geologo e direttore del dipartimento di Pianificazione e scienza del territorio dell’università Federico II di Napoli -. Le costruzioni in futuro dovranno essere particolarmente resistenti. Per la sua localizzazione, infatti, Haiti ha una sismicità elevata paragonabile più a quella di Giappone e California che a quella italiana. E - aggiunge - le abitazioni dovranno resistere alla portata devastatrice delle spinte orizzontali. Gli sfollati - continua - sono molto più al sicuro all’aperto che nelle costruzioni pericolanti, anche se apparentemente ancora agibili».
Intanto, in attesa della messa in sicurezza degli edifici praticabili e della costruzione di tendopoli, ad Haiti cresce la rabbia. Ieri il presidente René Preval è stato contestato al grido di “Abbiamo fame, abbiamo sete. Abbasso Preval. Evviva Obama”. Sempre più impopolare in patria, il governo di Barack Obama sta avendo invece un grande successo mediatico sull’isola caraibica (nonostante le critiche per la gestione logistica degli aiuti, che arrivano per lo più dall’Europa). Successo dovuto anche ai noti nomi di Hollywood, a cominciare da George Clooney, che ieri si sono riuniti negli studi della Cnn per una maratona televisiva dedicata a raccogliere fondi a favore di Haiti. Soldi che potrebbero essere utilizzati proprio per ricostruire il Paese con criteri antisismici. Ammesso che, una volta spenti i riflettori, qualche vip vada a sincerarsene.
http://www.terranews.it/news/2010/01/haiti-nuove-scosse-arrivo-cresce-la-protesta-tra-gli-sfollati
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