Forbes ha ragione, ma compie un errore non secondario sostenendo che Google
censurerebbe solo "su richiesta dei governi". In realtà non è così, la censura Google è più
articolata e sottile, e anche e soprattutto autonoma:
1) Page & Brin possono accettare, se effettivamente esistono, le richieste dei governi che si
confanno o non si oppongono alla loro ideologia estremista ebraica: sì alla censura del
revisionismo olocaustico in Francia e di quello in Turchia sul massone antimusulmano
Kemal Ataturk fondatore della Turchia laica e prosionista oggi in crisi; no alla censura del
Dalai Lama - grande amico del sionismo, che ha sempre sostenuto le balcanizzazioni degli
Stati multinazionali - in Cina;
2) richieste o non richieste, Google censura e discrimina comunque anche di propria
esclusiva iniziativa - violando la sovranità degli Stati in cui si infiltra o è ospitato - quei siti
e persone che non rispettano i suoi "gusti" di grande Sacerdote del Tempio Internet.
3) Torna dunque solo in parte l'analisi di Tarpley postata su Comedonchisciotte di ieri:
Tarpley ricorda la funzione di Google e di Twitter in Iran, in Georgia, nelle rivoluzioni
colorate antiPutin, ma poi inquadra tutta la complessa realtà di questi processi eversivi nel
solito schemino antiamericanista e antiCIA: "Google fa parte di un cartello di società
operanti in internet, che complottano assieme all'apparato d'intelligence statunitense,
anche per la destabilizzazione di governi stranieri... La manipolazione politica per mezzo di
Internet è una componente indispensabile della ricetta della CIA per condurre rivoluzioni
colorate, rivoluzioni di velluto, golpe popolari e golpe postmoderni [2]... il Dalai Lama è in
realtà un famigerato asset dell'intelligence occidentale ...".
Dubitiamo di questa riduzione di Page&Brin, con le loro forti specificità e senso di identità
ebraici, ad "agenti della CIA". E' la solita storia che sullo sfondo di quanto emerso nel e
attorno al libro di Walt e Meirsheimer "La Lobby israeliana", fa vedere a molti solo quello
che non fa paura, ed è anzi tranquillizzante: la Cia nella strategia della tensione, la CIA
nelle BR, la CIA nel caso Mattei, la CIA in Georgia, la CIA nei conflitti africani e
mediorientali, la CIA in Iran... Tutto qui, un tempo col pendant di destra del KGB: ogni
volta, contro i fatti, la presenza Israele e la dialettica Israele-USA viene annullata e
obnubilata: in tal modo autorevoli commentatori e finti rivoluzionari recuperano e
egemonizzano la fetta oggi sempre più ampia del bacino di utenza internet e dei mass
media in generale, tendenzialmente portata (non certo solo per motivi "psicologicocaratteriali"
come recita un'altra balla) a indagare eventuali complotti che possono
eventualmente decidere delle sorti dei paesi e dei popoli.
Ma al di là di questo pur fondamentale problema, quel che emerge è chiaro: come abbiamo
sempre sostenuto e come ha scritto ieri su Comedonchisciotte Tarpley, l'automatismo e il
carattere "liberal" del motore di ricerca israelo-americano sono due grandi balle che
nascondono il progetto di egemonia ideologica a livello planetario di Brin&Page e compari:
dialogate, discutete, scannatevi su tutto, gentili e cari utenti, ma tacete su tutto quello che
può ledere l'immagine della tribus dei due fondatori di Google. Altrimenti piovono i "filtri"
o gli oscuramenti per siti e blog indipendenti, diminutio e alert news che ledono gli autori
veramente politically not correct , il tutto che i governi teoricamente sovrani siano
d'accordo o no: perché Google non è alle dipendenze di nessuno, e può ispirare e
egemonizzare persino la "potentissima" CIA.
Leggi tutto e sempre sul 21e33 gli articoli di Global Time (anche in pdf) e della rivista
americana Forbes, "Where Google still censors” sul sito
(http://www.forbes.com/forbes/2010/0208/outfront-technology-china-where-googlestcensors.
html) o qui in pdf
Tante altre notizie su www.ariannaeditrice.it
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