Denominati Keplero 4b, 5b, 6b 7b ed 8b, questi pianeti sono stati annunciati il 4 gennaio 2010, da parte dei membri del team scientifico del telescopio Keplero durante un meeting della American Astronomical Society a Washington.
Nella foto a fianco vediamo la rappresentazione artistica del telescopio spaziale Keplero nella sua missione di scoperta di nuovi pianeti abitabili al di fuori del Sistema Solare. “Queste scoperte mostrano che il nostro strumento sta lavorando molto bene” dice William Borucki dell’ Ames Research Center in California, responsabile scientifico della missione “ci sono indicazioni che Keplero raggiungerà tutti i suoi obiettivi scientifici”.
I cinque pianeti sono un po’ più grandi della Terra: noti come “Giovi bollenti” (ndr: il plurale di Giove non l’avevo mai sentito!) a causa della loro massa imponente e della loro temperatura estrema, i nuovi esopianeti variano in grandezza da quella di Nettuno a un po’ di più di Giove stesso. Hanno orbite che variano tra 3.3 a 4.9 giorni e si stima che le loro temperature varino tra 2200 e 3000 gradi Fahrenheit, sensibilmente più caldi della lava fusa e troppo caldi per la vita come noi la conosciamo.
Nella figura a fianco ecco i cinque esopianeti, grandi e caldi, confrontati per dimensioni con alcuni pianeti del Sistema Solare e per temperatura con altre grandezze note, però espresse in °K oppure in °F: comunque si parla (dal basso verso l’alto) di temperatura del ghiaccio che fonde (0°C), dell’acqua che bolle (100°C) del piombo fuso, della lava fusa, dell’oro che fonde ed infine della fusione del ferro.
“E’ bellissimo osservare le prime scoperte del Keplero” dice Jon Morse, direttore della Direzione astrofisica della NASA a Washington “ci si aspettava che Keplero potesse scoprire da subito pianeti della grandezza di Giove in piccole orbite. E’ solo questione di tempo prima che possa arrivare a scoprire pianeti più piccoli con periodi orbitali maggiori, per poi giungere sempre più vicini alla scoperta di un pianeta simile alla Terra”
Lanciato il 6 marzo 2009 da Cape Canaveral, la missione di Keplero è osservare continuamente e simultaneamente più di 150000 stelle e lo strumento scientifico, un fotometro, ha già misurato centinaia di possibili tracce di pianeti, in corso di analisi.
Keplero è alla ricerca di tracce (ndr o se vi piace di più firme, dato che nel testo originale usano proprio la parola signature) di pianeti, misurando i picchi di riduzione della luminosità delle stelle: quando un pianeta passa davanti alla sua stella (transita davanti ad essa), periodicamente ne blocca la luce. La dimensione del pianeta può essere calcolata dall’ampiezza del picco, mentre la temperatura può essere stimata a partire dalle caratteristiche della stella attorno cui orbita e dal suo periodo orbitale.
Molte di queste tracce, firme oppure ancora impronte digitali finora scoperte sono di qualcos’altro che non un pianeta, ad esempio una piccola stella che orbita una stella più gande, ma gli osservatori da Terra hanno confermato l’esistenza di questi 5 esopianeti. Queste scoperte si basano sui dati raccolti in circa quaranta giorni a partire dall’inizio delle operazioni il 12 maggio 2009.
Nella figura a fianco si vede come sono stati scoperti i cinque nuovi esopianeti, proprio quando sono passati davanti alla stella intorno cui orbitano, facendo diminuire la luce della stella con un picco verso il basso.
Keplero continuerà le sue operazioni scientifiche fino a novembre del 2012 e cercherà pianeti piccoli come la Terra, includendo quei pianeti che orbitano le stelle nella zona calda abitabile, dove potrebbe esistere acqua allo stato liquido sulla superficie del pianeta stesso. Dal momento che transiti di pianeti grandi come la Terra nella zona abitabile di stelle simili al Sole (ndr per la legge di Keplero, giustappunto…) avvengono una volta l’anno e richiedono almeno tre transiti per averne la conferma, ci si aspetta che ci vogliano dunque almeno tre anni per scoprire e verificare tali pianeti.
Secondo quanto dice Borucki, la ricerca continuativa e di lunga durata da parte di Keplero, potrebbe pure servire agli scienziati a migliorare nel futuro l’abilità di calcolare la distribuzione dell’ampiezza dei pianeti e del loro periodo orbitale.
“Le scoperte odierne sono un contributo importante a questo obiettivo” dice Borucki “e le osservazioni di Keplero ci diranno se ci sono o no molte stelle con pianeti in grado di ospitare la vita oppure se noi siamo soli nella nostra galassia.”
Per ulteriori informazioni sulla missione Keplero, potete visitare questo link
Nessun commento:
Posta un commento