Durante le prime ore di domenica scorsa, il Sole ha emesso diverse tonnellate di plasma nello spazio circostante. Il plasma può essere considerato il “quarto stato” della materia: non solido, liquido, aeriforme, ma “ionizzato” quando una notevole quantità di elettroni viene strappata dagli atomi cui normalmente appartengono. L’eruzione solare, tecnicamente una espulsione di massa coronale, è stata fotografata dal Solar Dynamics Observatory (SDO) della NASA, una sonda lanciata lo scorso febbraio per studiare il Sole e approfondire gli effetti dell’attività solare e la sua influenza qui sulla Terra. Grazie alle proprie strumentazioni, la sonda è in grado di fotografare il Sole ad alta definizione, offrendo maggiori dettagli per lo studio della superficie solare.
Il materiale espulso dal Sole sotto forma di plasma è principalmente costituito da protoni ed elettroni e viene trascinato dal campo magnetico della corona solare, la parte più esterna dell’atmosfera della stella che si estende per centinaia di migliaia di chilometri. La nube fuoriuscita dalla superficie solare domenica dovrebbe raggiungere la Terra nel corso delle prossime ore. L’incontro con l’atmosfera del nostro pianeta darà luogo a fenomeni piacevoli, come le aurore, e altri meno entusiasmanti, come le interferenze per i satelliti artificiali.
Le particelle di energia emesse dal Sole viaggiano verso la Terra formando il vento solare. Raggiunto il nostro pianeta, il vento solare interagisce con il campo magnetico terrestre (la magnetosfera). Il plasma del vento solare può penetrare all’interno dell’atmosfera, dove le enormi quantità di protoni ed elettroni danno vita alle aurore. Le particelle ad alta energia “caricano” gli elettroni degli atomi neutri che si trovano nell’atmosfera terrestre. In pratica gli elettroni cambiano posizione e poi ritornano progressivamente al loro stato iniziale, “scaricando” la loro energia attraverso l’emissione di fotoni (luce). La colorazione delle aurore dipende dunque dai gas presenti nell’atmosfera: l’ossigeno atomico porta le aurore verdi, mentre quello molecolare le aurore rosse. Queste si formano in genere a 100 chilometri dalla superficie terrestre e sono maggiormente visibili ai poli, dove la protezione magnetica è minore.
A causa della notevole entità dell’ultima espulsione di massa coronale, l’aurora potrebbe essere visibile anche a latitudini più basse del consueto. Il fenomeno dovrebbe essere visibile in parte del Nord America e anche nell’Europa settentrionale nella notte tra oggi e domani.
L’attività del Sole è sostanzialmente ciclica, ogni ciclo dura in genere undici anni. La precedente attività più intensa si è verificata nel 2001 e si ripeterà probabilmente da qui un anno.
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