Era ora: la prova scientifica dei fenomeni “psi”
dallo SchwartzReport del 18 dicembre 2010
traduzione a cura di Erica Dellago e Clea Nardi
Un eccellente saggio che espone alcune nuove e appassionanti ricerche sulla coscienza.
Stephan A. Schwartz
CASSANDRA VIETEN, Direttore di Ricerca presso l'Istituto di Scienze Noetiche - The Huffington Post
Bene lettori, più avanti in questo articolo, utilizzerò un esempio che potrebbe riguardare un giardino, una barca a vela, un uomo che corre oppure un treno. Riuscite a indovinare precisamente quale? Secondo un articolo pubblicato in uno dei prossimi numeri del Journal of Personality and Social Psychology (JPSP), Daryl Bem, professore di psicologia del Cornell, indica che è possibile farlo, oltre il 25 percento delle volte che mediamente ci si aspetta per caso.
L’articolo, intitolato "Sentire il futuro: prova sperimentale di influenze anomale retroattive sulla percezione e loro effetto", presenta prove da nove esperimenti condotti su oltre 1.000 soggetti e suggerisce che gli eventi nel futuro possano influenzare gli eventi nel passato - un concetto noto come "retrocausalità”.
In alcuni esperimenti, gli studenti sono stati in grado di indovinare gli eventi futuri a livelli di precisione ben superiori a quanto ci si aspetterebbe dal caso. In altri, eventi accaduti nel futuro sembrano aver influenzato quelli del passato, come quello in cui la ripetizione di una lista di parole ha aumentato il ricordo di quelle stesse parole, con la particolarità che la prova ha avuto luogo solo dopo il test di memoria.
Come Direttore di Ricerca dell'Istituto di Scienze Noetiche, dove, tra le altre cose, analizziamo esperienze che sembrano trascendere i confini abituali di tempo o di spazio (genericamente chiamate esperienze "psi"), ho già ricevuto un gran numero di commenti e domande riguardanti la pre-stampa dell’articolo che sta girando.
I commenti vanno da "Wow, eccezionale!" a "Non è possibile - ci deve essere qualche errore”. Ma la maggioranza delle risposte sono del tipo "E allora?? Non è una novità. Sono già stati pubblicati centinaia di articoli in decine di riviste accademiche che relazionano in merito a risultati significativi su esperimenti psi. Cosa c'è di tanto importante?"
Quindi, cosa rende questa pubblicazione degna di particolare nota? Per cominciare, Bem non è uno psicologo qualunque: è uno dei più importanti psicologi al mondo (probabilmente è stato citato in uno dei 101 testi di psicologia che hai scritto, e probabilmente ne è co-autore). E JPSP non è una rivista qualsiasi ma si trova al top delle riviste di psicologia; l’articolo, considerata la premessa, è stato sottoposto a un rigoroso esame dei revisori (in cui i colleghi di scienze valutano l'articolo e decidono se è degno di essere pubblicato).
Inoltre, Bem ha volutamente adottato protocolli di ricerca benaccetti negli studi, anche se con alcuni risvolti chiave, facili e replicabili (non richiedono una quantità di attrezzature speciali, e hanno analisi semplici).
Anche così, resta da vedere se la grande comunità scientifica presterà attenzione a questo studio.
Il che pone la questione: perché la letteratura esistente sui fenomeni “psi” viene regolarmente respinta dalla comunità scientifica e di fatto ignorata all'interno della più ampia comunità accademica?
Come dice in proposito il giornalista scientifico Jonah Lehrer: "Sono stati dimostrati decine di volte, spesso da scienziati di buona reputazione ... Perché, allora, gli scienziati seri respingono la possibilità di “psi”? Perché le persone razionali continuano a supporre che la parapsicologia sia una sciocchezza? Perché questi risultati entusiasmanti hanno costantemente fallito la prova della replica."
Tali affermazioni fanno impazzire alcuni miei colleghi, che indicano un’ampia quantità di letteratura in cui gli esperimenti “psi”, che hanno coinvolto decine di scienziati indipendenti e migliaia di soggetti, sono stati replicati numerose volte per decenni, venendo pubblicati su riviste soggette a valutazione del lavoro scientifico da parte dei revisori.
Eppure, nonostante la significatività statistica, la maggioranza della comunità scientifica respinge ampiamente il concetto di “psi” come frivolo, artefatto, non replicabile, o con effetti così minimi da essere inutili - non importa quanto rispettabile sia lo sperimentatore o di prestigio la sua associazione.
Peggio ancora, gli scettici accusano i ricercatori “psi” di essere del tutto fraudolenti, o in buona fede ma illusi. Ai giovani scienziati viene regolarmente consigliato di stare lontano dall’ATF (fattore anti-ruolo: che non permetterebbe loro di ottenere un incarico permanente, o di perderlo), associato a tali interessi.
E' risaputo come a eminenti scienziati, tra cui premi Nobel, sia stato revocato l'invito a tenere conferenze nel momento in cui è stato scoperto il loro interesse per lo “psi”.
Anche gli studiosi religiosi, che si occupano di esaminare gli aspetti spirituali dell'esperienza umana, hanno problemi con lo “psi”.
Per quanto riguarda le dimensioni dell’effetto, se si guardano i risultati complessivi di molti studi, sì, gli effetti “psi” sono statisticamente significativi, seppur limitati.
Comunque, un doppio standard è applicato alla potenziale importanza di piccoli effetti.
Le dimensioni dell’effetto riportate nello studio di Bem e in numerosi studi “psi” precedenti erano spesso molto più grandi delle dimensioni dell’effetto associate a molti fatti scientifici benaccetti, come ad esempio prendere l'aspirina per prevenire gli attacchi di cuore, o il Tamoxifene contro il rischio di coaguli di sangue.
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