Ecco la verità sulla morte di Jurij Gagarin
Avreste mai pensato che Jurij Alekseevič Gagarin cosmonauta e aviatore sovietico, il primo uomo a volare nello spazio, colui che aveva dedicato la sua vita al volo, potesse morire per un attacco di panico? E’ quello che sostiene una commissione indipendente dal governo russo dopo 9 anni di attente indagini e valutazioni e che svela il mistero della morte di Gagarin precipitato a Kiržač in Russia a bordo di un MiG15UTI il 27 marzo del 1968 a soli 34 anni.
di CLAUDIA MIGLIORE
E’ il 27 marzo del 1968. Sono passati sette anni dall’impresa che lo ha reso un eroe. Compiere un’intera orbita ellittica attorno alla Terra. Gagarin sta volando a bordo di un piccolo caccia MiG-15UTI e improvvisamente si schianta al suolo nelle vicinanze della città di Kiržač in Russia. Un incidente anomalo, misterioso. Un’improvvisa picchiata e poi lo schianto. Cosa poteva aver causato la morte di un esperto aviatore, prima ancora che cosmonauta, in un volo che avrebbe dovuto essere una passeggiata diviene subito oggetto di mille ipotesi. Soprattutto dopo le frettolose conclusioni dei militari sovietici che attribuiscono l’incidente al probabile avvistamento di una sonda atmosferica o di un manto di nubi. Per loro il caso è chiuso. Il mistero risolto. Ma per molti altri non è così.
Tutte le ipotesi e le recenti scoperte
Alcool, complotto, abduzione da parte degli ufo, falsa morte per rinascere a nuova vita, omicidio. In questi quarant’anni si è sentito di tutto con una ricorrenza drammaticamente simile alla morte di molti altri personaggi famosi. In questo caso è stato scomodato persino il leader sovietico Leonid Brezhnev che invidioso del successo di Jurij Gagarin avrebbe fatto sabotare l’aereo. Le mille ipotesi negli anni hanno favorito la nascita della leggenda. L’ennesimo mistero nascosto negli archivi dell’Unione Sovietica. Fino ad oggi.
L’ex colonnello dell’aviazione Igor Kuznetsov, dopo aver preso parte alle prime indagini e aver lavorato negli ultimi nove anni per risolvere questo mistero, ha dichiarato al quotidiano britannico «Daily Telegraph» quella che secondo il gruppo di studio è la possibile causa di quella “picchiata” improvvisa.
Quel 27 marzo 1968 Gagarin e il suo copilota Vladimir Seryogin stanno conducendo un volo di routine ad oltre 3000 metri di altezza. Il cosmonauta si accorge improvvisamente che una presa d’aria nel suo abitacolo è stata lasciata aperta. La cabina non è adeguatamente pressurizzata e l’aereo è a 3000 metri d’altezza. Gagarin si spaventa. Si fa prendere dal panico o forse deve aver pensato all’unica cosa possibile per salvarsi la vita, scendere in picchiata ad un’altezza più sicura. Scendere, velocemente, ad oltre 145 metri al secondo. Per non morire. A quei tempi i piloti non sapevano che una discesa così improvvisa e veloce poteva provocare danni enormi. I due perdono conoscenza e si schiantano nel vicino bosco di Kiržač.
Il colonnello Kuznetsov assieme ai suoi collaboratori ha usato le più moderne tecniche investigative e consultato centinaia di documenti per riuscire a scoprire le circostanze che causarono quel fatale schianto. Kuznetsov aveva anticipato queste conclusioni già alcuni anni fa. Oggi ne è fermamente convinto e chiede la riapertura del caso che gli era stata già negata nel 2007 dell’allora presidente russo Vladimir Putin. Chi sa come mai.
Al momento della morte Jurij Gagarin aveva 34 anni, una moglie e due bambine ed era in procinto di partire per una nuova missione nello spazio. Lo storico volo del 1961 rimarrà invece il suo unico viaggio in orbita. Forse la sua famiglia dopo oltre quaranta anni avrà il diritto di sapere come è morto uno dei più famosi eroi nazionali russi.
(11 gennaio 2010)
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