Da qualche parte nella Via Lattea, in posizione diametralmente opposta alla Terra, si aggira una galassia composta principalmente da materia oscura. Sukanya Chakrabarti, astronomo della University of California Berkeley, l'ha definita "Galassia X".
La Galassia X fa parte di una classe di galassie satellite, troppo oscure per essere osservate, e rimaste per lo più sconosciute alla scienza per la loro insondabilità. Chakrabarti ha elaborato un metodo per osservare queste galassie satellite analizzando le distorsioni nella distribuzione dell'idrogeno nelle galassie a spirale.
"La mia speranza è che questo metodo possa servire come una strumento di indagine della distribuzione della massa e della materia oscura nelle galassie, nello stesso modo in cui le lenti gravitazionali sono diventate oggi uno strumento di indagine per le galassie distanti" spiega Chakrabarti.
"Questo approccio" continua Chakrabarti "ha vaste applicazioni in molti campi della fisica e dell'astronomia. Per rilevare indirettamente la materia oscura e le galassie nane dominate da materia oscura, le dinamiche planetarie, e le l'evoluzione delle galassie guidata da impatti di galassie satellite".
La Via Lattea è circondata da almeno 80 galassie nane, la cui esistenza è già stata determinata, o soltanto ipotizzata. Queste galassie sono chiamate galassie satellite. La Grande e la Piccola Nube di Magellano, ad esempio, hanno due galassie satellite.
I modelli teorici sulle galassie a spirale suggeriscono che ci potrebbero essere molte più galassie satellite, anche a migliaia, alcune più rilevanti in termini astronomici indipendentemente dalla loro dimensione.
Chakrabarti ed il suo collega Leo Blitz hanno scoperto che queste galassie satellite creano delle alterazioni nella distribuzione degli atomi di idrogeno che compongono i dischi di molte galassie a spirale, e che queste alterazioni potrebbero rivelare non solo la massa, ma anche la distanza e la posizione di una galassia satellite.
Il gas di idrogeno di una galassia a spirale è confinato sul piano del disco galattico, e si estende fino a cinque volte oltre il diametro visibile della spirale.
"Il metodo che usiamo è come determinare le dimensioni e la velocità di una nave osservando la sua scia" spiega Blitz. "Si osservano onde provenire da molte navi, ma si deve essere in grado di separare la scia di una barca di medie o piccole dimensioni da quella di una nave da crociera".
Grazie a questo nuovo metodo, è stato possibile rilevare una galassia satellite oscura della Galassia Vortice (M51), grande circa un terzo della celebre galassia a spirale (foto sopra), e un'altro satellite oscuro attorno a NGC 1512, grande circa un centesimo rispetto alla galassia attorno a cui gravita.
La tecnica di Chakrabarti e Blitz si basa sulle osservazioni radiotelescopiche ad alta risoluzione. I dati utilizzati per testare la posizione della Galassia X provengono dal database The HI Nearby Galaxy Survey creato grazie al Very Large Array, e dai dati ottenuti dall'Australia Telescope Compact Array.
Il metodo si è rivelato efficace nel predire la presenza di galassie piccole fino ad un millesimo della massa della galassia primaria.
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