Najova non è arrivata l'altro ieri ma è in Italia dal 2006. Era fuggita dal suo paese dopo essere stata ripudiata e minacciata di morte dai parenti per la sua relazione con un uomo e la successiva gravidanza. Scappata prima a Tripoli, dove ha lasciato il figlio, ha poi raggiunto le coste italiane con un gommone, rischiando di annegare nel grande cimitero chiamato mediterraneo. La sua permanenza in Italia, fatta di lavori precari, di solitudine, clandestinità e di qualche incontro sbagliato è stata da subito molto dura. A causa di persone senza scrupoli viene coinvolta in una storia di droga, passa otto mesi in carcere ma nel processo viene completamente scagionata e assolta.
Oggi la donna dalle labbra cucite chiede alle istituzioni e a tutti noi di rispondere alla sua richiesta di aiuto perché il rientro nel suo paese comporterebbe il pericolo concreto di essere uccisa dai parenti per motivi culturali e religiosi. E le leggi nazionali e internazionali vietano il respingimento di persone che nei loro paesi rischiano persecuzioni.
Sarebbe importante se a Najova, detenuta presso il Centro di identificazione di via Mattei a Bologna, arrivasse la nostra solidarietà e vicinanza. Sarebbe importante se la direttrice del Centro di identificazione ed Espulsione, dr.ssa Annamaria Lombardo, ricevesse messaggi da tutta Italia e dall'Europa e li rigirasse al Ministro dell'Interno, al Governo e al Presidente della Repubblica per chiedere che i diritti umanitari e l'accoglienza dei rifugiati rimangano solido patrimonio di un paese che è stato la culla del diritto romano.
23 maggio 2010 Domenico Ciardulli
http://www.ciardullidomenico.it/ARTICOLI/labbra_cucite_najova.htm
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