Giappone – le centrali
di Sylvie Coyaud
Sulla costa orientale del Giappone, 4 centrali nucleari sono state danneggiate dai terremoti incessanti e dallo tsunami di venerdì. Tra gli addetti ci sono feriti, irradiati e dispersi – i dati sono ancora frammentari – e decine di migliaia di abitanti sono stati evacuati.
NOTIZIE – I reattori a rischio sono ad acqua bollente , più semplici ed economici, ma anche più vecchi. Il vantaggio è che usano l’acqua sia come vettore dell’energia da fissione delle barre d’uranio, che per il sistema di raffreddamento. Il vapore in uscita attiva le turbine, per la produzione di elettricità, entra nel condensatore dove raffredda, ridiventa acqua e ritorna nel reattore. Il problema è che in caso di incidente, e in Giappone sono stati parecchi proprio a causa dei terremoti, i danni al circuito di tubature e pompe bloccano il raffreddamento.
Una volta che il reattore si è spento automaticamente, com’è accaduto a quelli in attività in tutte le centrali, occorre però dissipare il calore che continua a produrre, a volte per settimane, altrimenti le pareti del contenitore e le tubature ne vengono ossidate e danneggiate. Non c’è modo di fermare la reazione con un sistema indipendente, quindi vanno usati sistemi di emergenza, per esempio generatori diesel e iniettori ”manuali”. Ma la violenza del sciame sismico attuale e dello tsunami ha danneggiato anche quelli.
Fukushima I (Daiichi) : qui il livello d’allarme è stato il più elevato. Il refrigerante e l’acqua pura non sono bastati e ora si prova ad iniettare acqua di mare. Nel reattore 1, senza sapere quanta acqua arriva perché sono rotti gli indicatori di livello e di pressione. Come altrove si sono dovute aprire le valvole del circuito per farne uscire vapore, ma si accumula comunque idrogeno. È questo ad aver causato le esplosioni di sabato mattina nel reattore 1 e nella notte tra domenica e lunedì nel reattore 3. Nelle torri d’uscita, il vapore viene “filtrato” per diminuirne la radioattività catturando gli isotopi più pericolosi. Per ora il vento lo spinge principalmente verso nord/nord-est.
I sei reattori di Fukushima I sono entrati in funzione tra il 1967 e il 1971. Le unità 1, 2, 3 dovevano chiudere e la dismissione doveva iniziare proprio in questi giorni. Il reattore 3 è “freddo”, sulle unità 1, 2 e 4 le operazioni sono ancora in corso.
Fukushima II (Daini): non c’è stata alcuna esplosione e i quattro reattori, dei primi anni ‘80, risultano integri. Per problemi transitori al circuito di raffreddamento, s’è dovuto lasciare uscire il vapore.
Onagawa : ci sono tre reattori del 1984, del 1995 e del 2002, con problemi da anni. E’ stato domato l’incendio che s’era prodotto nelle turbine.
Tokai : la prima centrale costruita in Giappone in funzione dai primi anni ’60, oggi con 11 reattori. Nel reattore 2, il primo entrato in funzione nel paese, il sistema di raffreddamento è interrotto, due generatori d’emergenza su tre sono guasti. È anche il sito di Tokai-mura, l’impianto di arricchimento dell’uranio dove nel 1999 c’è stato un brutto incidente dopo un “risparmio” sulla formazione del personale.
Link
- l’Agenzia internazionale per l’energia nucleare (il direttore Yukiya Amano è giapponese, e anche se si è occupato di nucleare soprattutto nell’ottica del disarmo, conosce bene le centrali del suo paese, e anche la cultura del “salvare la faccia” che a volte impedisce ai loro dirigenti di chiedere aiuto);
- la World Nuclear Association per gli aggiornamenti, è il sito della “confindustria” per così dire, ma non minimizza i rischi;
- La Commissione statunitense per il nucleare
- INES , la scala di valutazione del rischio
- Le centrali nucleari in Giappone
- Wikipedia: c’è una voce ben curata per ogni centrale, più dettagliate e aggiornate quelle in inglese.
Non abbiamo usato i comunicati della Tokyo Electric Power Company (TEPCO) e della Tohoku Electric Power Co. che gestiscono queste centrali. Non hanno una reputazione di trasparenza e di tempestività nel trasmettere le informazioni (obbligatorie) alla Japanese Nuclear Safety Agency e a quella internazionale di Vienna. In passato i loro responsabili sono stati sanzionati falsificazione dei dati e, dopo altri terremoti, hanno cercato soprattutto di contenere le fughe di notizie. Questa volta, la catastrofe è tale che potrebbe essere diverso, ma possiamo basarci soltanto sulla nostra esperienza.
Ci scusiamo per la semplificazione e contiamo sui lettori per gli errata corrige. Come sempre.
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