Possiate svegliarvi come il sole all’alba
pronti per fare la vostra sacra offerta.
Avanti, con gioia,
come un pellegrino nel suo viaggio.
O Essere eroico.
Cammina con decisione
offrendo te stesso alla vita.
Possa tu piantare
(RIG VEDA)
Questo attaccamento al corpo genera un esagerato attaccamento al sesso, al denaro, al potere. Tutte cose che possiamo godere solo con il corpo, solo nel corpo, solo qui, e solo ora. Il tutto in una rincorsa folle verso il fare, fare il massimo e subito, verso l’avere, sempre più esagerato, in una ricerca frenetica di vita, senza sapere cosa sia la vita, né il perché di essa.
Ho avuto una per me tragica testimonianza di questo, il giorno in cui mia madre, ormai ottantaquattrenne mi ha chiamato per parlarmi. L’ho trovata sconvolta, in lacrime. Si era resa conto di avere ormai il cuore molto debole e di essere vicina alla morte. Mi ha abbracciato e mi ha detto: “Ho fatto cinque figli e li ho accompagnati in una vita che è stata, come tutte le altre, ora felice ora triste, ora più intensa ora meno. Ho dodici nipoti che sono la mia gioia. Perché devo morire? E se devo necessariamente morire, perché sono nata? Perché nasciamo? Perché viviamo? Perché moriamo?“.
Questo di mia madre è l’urlo della umanità che vorrebbe sapere, ma che è stata spaventata troppo per desiderare interamente questa conoscenza. Allora l’umanità si nasconde dietro ad una cortina di ignoranza, di angoscia, di ironia, pur di non sapere, pur di non avere paura. Preferisce soffrire anziché sapere, perché le hanno detto che prima o poi dovrà morire e che la morte è la fine di tutto ciò che ha di valido, la fine della vita.
Ebbene non è così. La vita è eterna. Esisteva ben prima della nascita, non finirà certo con la nostra morte.
“Vi ho scritto queste cose perché sappiate che la vostra vita è eterna”
(S. Giovanni, Lettera, 1-5.13).
“Bisogna che l’uomo accetti la morte come accetta la nascita. Facendo così imparerà allora che non deve morire, ma che la sua vita è eterna”
(Rabbi Yitzahaz, Commento al Salmo, 118.17).
“Nessuno muore, poiché l’anima porta in se stessa i segni della sua eternità”
(Corano, LXXV.38).
“Ciò che esiste non può cessare di esistere”
(Bhagavad Gita, 2.16).
Questa affermazione non può stupire perché anche la nostra scienza occidentale la riconosce vera in una delle leggi fondamentali della chimica moderna. Antoine Laurent Lavoisier nel 1790, nei suoi studi sul principio di conservazione della massa metteva il mondo scientifico davanti ad una affermazione rivoluzionaria: “Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma“. Il ciclo cosmico prova che la vita è eterna. Essa non ha inizio, interruzione o fine. Assume nel suo continuo trasformarsi infinite forme, apparendo, scomparendo, e riapparendo come le onde dell’oceano che prendono forme, dimensioni, forze differenti, diversificandosi tra loro senza mai perdere la loro natura essenziale, quella di essere acqua. La creazione è un vasto serbatoio di una sola energia che si trasforma in più energie per creare diverse espressioni della materia.
Nell’uomo questo percorso di cambiamento è generalmente chiamato morte, ma come sempre in natura, la trasformazione, la morte di una forma, in un determinato momento o luogo, determina la nascita di una altra forma in un altro momento o luogo, o in un diverso livello di manifestazione.
Prendete ad esempio il ciclo della pianta che diventa seme per tornare pianta, o del vapore che diviene acqua, spesso ghiaccio, per tornare acqua e poi ancora vapore. Similmente l’uomo diviene entità visibile quando assume un corpo fisico, recita diversi ruoli, da studente a pensionato, muta la sua struttura da neonato a vecchio, per poi cambiare ancora una volta il suo aspetto, il suo ruolo, il suo modo di manifestarsi su altri piani di esistenza ed eventualmente, vedremo, ritornare se sarà il caso a recitare un ruolo diverso in questo mondo. Quindi la morte non è affatto ciò che è creduta nell’opinione comune. Non esiste una morte contrapposta alla vita, ma solo nascita e morte nel ciclo della vita.
“La morte non è nient’altro che un cambiamento di coscienza da un luogo di esistenza ad un altro: La vita al contrario è un processo
(Kirpal Sing, Il mistero della morte, pag.46). continuo che non conosce fine”
Il Signore Krishna assicura Arjuna sul campo di battaglia di Kurukshetra:
“Non vi è mai stato un tempo nel quale io non fossi, né tu non fossi, né tutti questi dominatori di uomini non fossero. Né vi sarà mai un tempo nel quale tutti noi cesseremo di esistere. Come l’abitante di questo corpo passa dall’infanzia alla vecchiaia, così pure egli passa in un altro corpo. Questo non sconcerta il saggio”
(Bhagavad Gita, 2.12-13).
“La morte che ispira terrore e stringe il cuore, è per me l’annuncio di una vita più gioiosa. Dò a lei pienamente il benvenuto”
(Kabir).
“La morte è la più grande delle illusioni terrene. Non esiste morte, ma solo cambiamento delle condizioni di vita. La vita è continua, ininterrotta, inestinguibile, non nata ed eterna, costante. Essa non finisce con la morte dei corpi che la rivestono”
(Annie Besant, Teosofa).
brano tratto da “Dove va l’anima dopo la morte?” di Cesare Boni
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