E’ chiaro che chi tocca i fili muore. C’è scritto sotto ogni cabina elettrica. E Lannes invece quei fili li tocca sempre correndo il rischio di restarvi fulminato. I fili sono quelli della ragnatela delle navi dei veleni. E Lannes è l’unico che ancora cerca di trovare la verità scavando fra carte, documenti,archivi segreti. Lannes lo abbiamo visto in azione qualche mese fa da noi in Calabria. E’ venuto per un ciclo di conferenze sulle navi di veleni ed a dirci che la nave Catania trovata davanti al mare di Cetraro era un palese falso messo in atto dalla Ministro Prestigiacomno in accordo con i servizi segreti. Lannes che gira sotto scorta dal dicembre dell’anno scorso notò in Calabria movimenti strani attorno ai suoi spostamenti. La sua auto venne seguita da qualcuno , durante i suoi spostamenti fra Cetraro e Reggio Calabria e gli attacchi , giunti ad orologeria, per screditarlo attraverso la stampa camminano sempre insieme a chi cerca di intimidirlo. Per questo la scorta decise di non far svolgere a Lannes l’ultimo convegno a Paola organizzato sempre dal Forum delle associazioni calabresi . Ora un nuovo attentato all’auto di famiglia e il furto dell’auto ad un suo stretto collaboratore. Piccole intimidazioni ma che hanno lo scopo di far spaventare , non Lannes che sanno non aver alcun timore, ma tutto ciò che gravita attorno a lui, dalla famiglia ai suoi collaboratori anch’essi spesso intimiditi con minacce telefoniche . Ma scrive Lannes sul suo giornale on line www.italiaterranostra.org :
“ Proprio quando l’inchiesta sulle navi dei veleni è alla battute finali ed emerge il coinvolgimento diretto dello Stato italiano (governi e sottogoverni), ignoti lanciano ancora impunemente intimidazioni contro il giornalista Gianni Lannes e la sua famiglia. E’ successo ancora stanotte dopo una convulsa giornata a Roma (11 maggio), nella sede di Maricogecap (Comando generale delle guardie costiere) con l’ammiraglio Pollastrini che da mesi non si fa trovare e pretende per l’intervista domande anticipate, regolarmente inviate dal cronista. Allora, considerato il pericolo e le minacce dirette, anzi palesi, possiamo anticipare all’opinione pubblica il coinvolgimento diretto di Gaetano Pecorella, attuale presidente della Commissione Bicamerale sul ciclo dei rifiuti, detta altrimenti “ecomafie”. Altro che conflitto di interessi. “
Lannes accusa direttamente il Presidente della Commissione rifiuti Gaetano Pecorella di voler nascondere la verità sulle navi dei veleni e non solo. Il giornalista sostiene di aver ottenuto legalmente una copia della documentazione inerente l’arrivo in Italia di container ( MSCU 252503/6) provenienti da Israele e dalla Turchia , sbarcato dalla nave San Francisco, nel porto di Ravenna , contenenti rifiuti metallici contaminati radioattivamente. Ma di fronte alla pericolosità di tale carico evidenziata dal giornalista Gianni Lannes, il presidente della commissione Gaetano Pecorella si prende la briga di scrivere all’ARPA di Ravenna e chiedere che tale carico venga lo stesso smaltito e così scrive:
“Le misure di irraggiamento fornivano valori superiori alla fluttuazione media del fondo ambientale locale di radiazioni. In particolare i controlli eseguiti evidenziavano che il superamento dei valori si verificava in un punto localizzato sul fianco destro rispetto all’apertura del container. E’ bene evidenziare che si tratta di valori assolutamente poco significativi … si chiede a codesto ente che: voglia autortizzare la “Marcovici Agencies ltd a provvedere nel minor tempo possibile, ed a proprie spese, alla individuazione del materiale radioattivo e allo smaltimento/bonifica dello stesso in maniera tale da consentire la commercializzzione della parte sicura ed evitare così un grave pregiudizio per la stessa; in subordine, qualora si ritenesse che il materiale in ogni caso non debba sostare presso il porto di Ravenna, si chiede che la “Marcovici Agencies ltd sia autorizzata a trasportare il materiale in altro paese diverso da Israele”.
Le misurazioni radiometriche parlano chiaro: “…Poiché le misure di irraggiamento risultavano superiori alla fluttuazione media del fondo ambientale locale di radiazioni, … è stata data comunicazione alla Prefettura … affinché il carico venisse restituito…”. Pecorella però si è opposto, legalmente si intende.
Il giornale on line Italia terra nostra a nome del direttore Gianni Lannes e dell’intera redazione ha quindi “ invitato pubblicamente l’avvocato professor Gaetano Pecorella a dimettersi istantaneamente – per indegnità morale – dalla carica istituzionale che attualmente ricopre. Alla magistratura competente si chiede di aprire un’indagine davvero risolutiva. All’opposizione parlamentare di farsi finalmente viva. Non consentiremo a questi sciagurati al potere di uccidere i nostri figli.”
Ma Lannes non demorde e continua la sua lotta ecco cosa scrive sul suo giornale on line. Cose che non troviamo scritte su nessun altro giornale e che devono far riflettere su come si faccia di tutto per far calare il silenzio su un affare che ancora oggi continua e che non si è fermato né con la Jolly Rosso né con le rivelazioni dei pentiti. Il traffico di scorie radioattive e nucleari continua ancora oggi ed è di questo che il giornalista Lannes si sta occupando.
“ Il capitano Natale De Grazia- scrive Lannes- aveva individuato la rotta giusta: ben 180 affondamenti sospetti (Adriatico, Ionio e Tirreno). Lo hanno ammazzato gli apparati italici di sicurezza, vale a dire lo Stato che poi gli ha conferito una medaglia d’oro al valore per tentare di smacchiarsi la coscienza. Correva l’anno 1995, per l’esattezza a cavallo fra il 12 e 13 dicembre. L’amico Francesco Neri, magistrato integerrimo e generatore in quel periodo remoto dell’inchiesta sulle navi dei veleni rischia grosso dopo la recente bomba a Reggio Calabria. Lui non ha neppure la scorta. Non è un politicante da strapazzo e non tesse affari con le mafie intercontinentali. A me la tutela della Polizia di Stato è stata assegnata il 22 dicembre 2009 dal ministero dell’Interno. Non l’avevo richiesta e volentieri ne faccio a meno, purché sia tutelata effettivamente la mia famiglia. Da alcuni mesi ci stanno pressando in ogni modo e avvertiamo il loro fiato sul collo. A distanza di dieci mesi non sappiamo nulla in merito alle indagini giudiziarie sugli attentati del 2009. Ora ignoti nottetempo hanno manomesso l’auto di famiglia. E’ un segnale? Cosa vogliono dirmi? Sempre nella stessa nottata ignoti hanno rubato l’auto ad un caro amico nonché collaboratore di Terra Nostra. Scusi Berlusconi, ma che razza di tutela è se siamo effettivamente in balia degli eventi e in anticipo conoscono i miei spostamenti nonché i punti deboli di persone care? Tranquilli boiardi di stato. La famigerata inchiesta sulle “navi dei veleni” è in dirittura d’arrivo, autofinanziata in toto. La mole di scoperte e di materiali faticosamente analizzati sul campo, i riscontri in mare, gli impedimenti governativi, le barriere istituzionali hanno allungato i tempi prefissati a dicembre. A fine settembre sarà pubblicato il rovente dossier. Sia ben chiaro: le navi a perdere hanno ormai superato quota 200; e non sono relitti bellici della prima o seconda guerra mondiale. Abbondano i container colmi di rifiuti chimici oltre a scorie radioattive e quant’altro la bulimia del profitto a tutti i costi ha saputo realizzare sulla pelle degli ignari esseri umani. L’ultimo riscontro probante smaschera il professor avvocato Gaetano Pecorella, gran sodale del presidente del consiglio Silvio Berlusconi, ma soprattutto presidente della commissione “ecomafie”. Vale a dire il garante ambientale e sanitario dei cittadini. In questo caso difesa a parole, poiché lo stesso Pecorella aiuta in realtà gli ecomafiosi. Da alcuni mesi ho stabilito un contatto con la segreteria dell’ammiraglio Raimondo Pollastrini, comandante generale della Guardia costiera. Non è possibile intervistarlo personalmente, forse si fa prima con il presidente Napolitano o magari con l’unto del signore. L’alto graduato pretende le domande prima del colloquio. Incredibile. Comunque, sono stati sottoposti 23 quesiti in materia di inabissamenti nel Mediterraneo. Risposte? Nessuna. Il 10 maggio in Roma a Maricogecap non c’era nessun ufficiale per fare il punto della situazione. A stento sono riuscito a colloquiare telefonicamente con il comandante Vittorio Alessandro. Addirittura a Reggio Calabria, tale Antonio Ranieri, in forza alla direzione marittima mi ha impedito di visionare il registro pubblico dei sinistri in mare. Caso unico in tutte le guardie costiere d’Italia. Cosa nasconde questo ufficiale reo del disastro a base di idrocarburi di nave Eden V? La censura non è altro che il modo concreto per il discorso dell’ordine di travestire, escludere, eludere o negare quei contenuti che rischierebbero di mettere in pericolo la sua legittimità, le sue certezze, il suo potere. Vero ministri in carica ancora per poco? Che singolare coincidenza. Stanotte l’ennesima sorpresa intimidatoria, mentre il ministro Prestigiacomo – rea di aver insabbiato il fenomeno a Cetraro – non ha accettato il contraddittorio pubblico nella televisione ormai controllata dal boss di Arcore. Attenzione, per dirla con Brecht: “il nemico marcia alla nostra testa”.
Su tutto questo e su altro ancora, Lannes sta preparando un esplosivo dossier che presenterà entro il mese di settembre alla stampa straniera con sede a Roma. Lo farà alla stampa straniera perchè a quella italiana non ci si può affidare. Se parla di navi dei veleni lo fa per fare qualche scoop e poi far ritornare tutto nel dimenticatoio, mentre un problema così grave che riguarda la vita di noi tutti avrebbe bisogno di un continuo bombardamento che metterebbe sotto accusa tutto il governo con fatti gravi e documentati piuttosto che per le veline e per i massaggi nei centri di benessere.
su Mezzoeuro del 15 maggio 2010
17 Maggio 2010 francesco cirillohttp://scirocco.blog.tiscali.it/
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