(blogeko.it) La spaventosa marea nera del Golfo del Messico continua ad ingrossarsi ed è lì lì per innestarsi nella Corrente del Golfo, quella che arriva a lambire l'Europa Nord Occidentale: Scozia, Norvegia eccetera.
L'ho detto in un modo molto schematico e tagliato abbastanza con l'accetta: poi cercherò di dettagliare.
Gli altri aggiornamenti relativi al disastro ecologico scaturito ormai quasi un mese fa dall'esplosione della piattaforma Bp: si è scoperto che il petrolio, ahimè, non è solo in superficie ma anche nelle acque profonde, invisibile ai satelliti; il tubo inserito ieri dai robot sottomarini per portare in superficie il petrolio comincia a funzionare, ma, almeno per il momento, non è che faccia granchè.
Il Governo americano sottolinea che non è chiaro quanto petrolio il tubo riesce a condurre dal pozzo che perde alla nave cisterna situata in superficie, e che comunque questa non è una soluzione.
E' purtuttavia il primo tentativo per controllare il greggio che, in un mese!, non si conclude con un fiasco totale.
Neanche la Bp dice quanto petrolio viene risucchiato dal tubo. Afferma che il sistema potrebbe catturare ("potrebbe catturare", e non "cattura") fino all'85% della perdita. I tre quarti.
Nell'ipotesi (prudenziale) che si riversino in mare 50.000 barili di petrolio al giorno, la nave cisterna ne inghiottirebbe nel migliore dei casi solo 37.000 circa.
Intanto si è scoperto che il petrolio non è solo quello visibile in superficie. Il New York Times per primo ha svelato che nel Golfo del Messico ci sono enormi "nuvole" di greggio, a tutte le profondità: una addirittura lunga 15 chilometri e larga cinque.
Assorbono ossigeno dalle acque: c'è la possibilità che si vengano a creare "zone morte", dove nessuna creatura del mare riesce a sopravvivere.
E poi l'altra faccenda. La macchia di petrolio che si trova sulla superficie del mare sta per salire sul nastro trasportatore planetario formato dalle grandi correnti oceaniche. E una volta che ci è salita, non ne scende più.
I modelli computerizzati dicono che la marea nera potrebbe essere già entrata, o è a poche miglia dall'entrare, nella "loop current", una corrente che compie una sorta di arco nel Golfo del Messico. E poi prosegue per un cammino lunghissimo. Guardate.
La "loop current" è quel semicerchio rosso oltre il quale la corrente piega a Nord Est: lambisce la Florida e poi passa lungo la costa orientale degli Stati Uniti. E' la famosa Corrente del Golfo che arriva fino in Europa.
Seguite la freccia "Gulf Stream", "Corrente del Golfo", appunto. Un ramo lambisce Norvegia e Scozia, un altro sfiora la Penisola Iberica prima di piegare verso Sud Ovest e tornare verso il Golfo del Messico. E ora immaginate il cammino del petrolio lungo questa sorta di autostrada del mare.
Sulle Bbc News secondo il Governo americano il tubo per portare in superficie il petrolio non è la soluzione
Sul New York Times enormi "nuvole" di petrolio in fondo al mare
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