- Fadalto: scoperta la causa dei boati Microsismi da presenza idrica
NELLE PREALPI VENETE IN PROVINCIA DI BELLUNO
Fadalto: scoperta la causa dei boati
Microsismi da presenza idrica
Dopo quasi un anno di studi e spaventi per la popolazione: la sorgente a 700 metri di profondità
L'area del Fadalto
MILANO - Un boato, e poi piccole scosse. Dall’inizio del 2011 il piccolo paese di Fadalto (nelle Prealpi venete, tra Alpago e Cansiglio) ha visto ripetersi un fenomeno che, dopo aver suscitato grande inquietudine nella popolazione locale, trova oggi una spiegazione. Non si tratterebbe degli «spettri misteriosi di un terremoto che striscia nella roccia» bensì di un «aggiustamento» del sistema idrogeologico dell’intera zona. Secondo lo studio presentato al trentesimo convegno del Gruppo nazionale di geofisica della terra solida, basato su sette mesi di lavoro e sull’analisi di più di 500 casi, i boati del Fadalto altro non sono che microsismi: eventi superficiali, che nascono a un profondità di circa 700 metri. Ben diversi dai terremoti tettonici, quelli che causano danni a persone e cose, che nell’Italia nord-orientale nascono a una profondità tra i 5 e i 15 chilometri.
MICROSISMI - «Non conosciamo ancora il meccanismo esatto all’origine dei boati», spiega Pierluigi Bragato, tecnologo dell’Istituto nazionale di oceanografia e geofisica sperimentale, «ma abbiamo elementi sufficienti per avanzare ipotesi ragionevoli. La zona in cui avvengono è carsica: in parole semplici, è piena di “buchi”. I rumori che si sentono, e le scosse che seguono, potrebbero essere causate da microfratture agevolate dalla presenza dell’acqua, o da movimenti di piccole faglie lubrificate dalle precipitazioni, o dai cosiddetti colpi d’ariete: sbalzi di pressione nel sottosuolo che provocano un forte rumore e una forte vibrazione. Sappiamo per certo che esiste una correlazione tra la quantità di pioggia e il verificarsi dei microsismi». Prima i microtremori non erano stati registrati perché le stazioni sismometriche erano troppo distanti. E i boati potrebbero derivare dalle piogge eccezionali cadute in zona nell’inverno 2010. I
BOATI - Il boato esattamente che cos’è? «Un’onda sismica che parte e, passando dal terreno all’aria, si trasforma in onda sonora. Funziona esattamente come la cassa di uno stereo», spiega Bragato. Insomma: c’è pericolo o meno? «Secondo le indagini portate avanti in questi mesi assieme alla Protezione civile del Veneto, i boati di Fadalto non preludono a terremoti. Sono superficiali, ma non tanto da poter danneggiare le case: le vibrazioni investono volumi di roccia situati a una profondità tale da non provocare crolli. L’unico effetto immediato è lo spavento».
PIENA - Lo studio dei boati del Fadalto ha prodotto un altro risultato interessante. «Abbiamo rilevato una corrispondenza tra i boati e l’innalzamento del fiume Livenza. Se si immagina l'altopiano del Cansiglio come un cubo, il Fadalto sta su uno spigolo e il Livenza sgorga da quello opposto. A distanza di un paio di giorni dai boati, il fiume produce una micropiena: anche in assenza di piogge, il livello dell’acqua sale leggermente. Se come ipotizziamo i due fenomeni sono collegati, il motore dell’intera faccenda è la struttura e il comportamento idrogeologico di tutto il Cansiglio: un sistema idraulico che si regola».
TRENTINO - In Trentino esiste un fenomeno analogo. Vicino al paese di Sporminore, la grotta chiamata Bus de la Spiaconsiste in un sifone pensile che, a intervalli regolari, vede salire e scendere il livello interno dell’acqua. Quando il sifone si riempie, all’incirca sei volte nelle 24 ore, l’acqua sale provocando un profondo muggito. «Il caso dei sismi avvenuti recentemente nel Trentino meridionale», spiega Marco Avanzini, responsabile della sezione di geologia del Museo delle scienze di Trento, «è di natura molto diversa. In quell’occasione si trattava di terremoti veri e propri con profondità ipocentrali attorno ai 10-11 chilometri, allineati lungo una grande faglia conosciuta per essere a tutt’oggi attiva. A un sisma principale sono seguite scosse di intensità minore. Questo però è un meccanismo normale, che fa parte della crescita delle nostre catene montuose».
Elisabetta Curzel
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